Questa volta le notizie sono in abbondanza, le linee telefoniche continuano a funzionare mentre i tg bene?!! informano. L’annuncio surreale, confezionato e datoci in pasto con una fredda lettura, di un destino infame e violento con coloro che da sempre vantano un credito con la fortuna mi sembra difficile da accettare.
Dal ’54 sono trascorsi cinquantuno anni e l’Italia, in parte, ha
imparato a conoscere l’altra Italia, Nocera Inferiore, però,
dice ancora il tg, è in provincia di Napoli.
Non ci resta che celebrare questa estrema unzione ed attendere i
giornali dell’indomani: uno di essi lo potremo leggere solo quando il
sole sarà ben visibile in cielo.
E’ passato mezzo secolo da quella notte del cinquantaquattro, tra il 25
ed il 26 ottobre, quando la montagna travolge Salerno portando via,
verso il mare, uomini, donne e bambini.
Sono gli anni in cui da Milano giungono gelati confezionat e a
Mirafiori Sud o nelle ringhiere della città meneghina, nel pieno
rispetto del principio dei vasi comunicanti, uomini e donne sbarcano in
un mare grigio condito da fango e cemento. Sono trascorsi poco
più di cinquant’anni da quella sera, ed che ai posteri, con
pietà misericordiosa, chiedono spazio nella loro memoria.
Cinquant’anni ed altre montagne cadono. Dopo quella di Sarno ecco
l’altra a Nocera. Sembra uno sporco gioco, una inimmaginabile roulette
russa. Bisogna solo sperare di trovarsi al momento da tutt’altra parte.
La terra è nuovamente irrorata del rosso che gronda dalle fronti
madide, stanche ed invecchiate. Il sangue dell’uomo, prima o poi,
ritorna alla terra che lo ha generato. Il rosso sembra volersi
nascondere, travolto, invece, da fango, mattoni, arbusti, veri e propri
fiumi impazziti che letto hanno trovato in quelle strade che fino a
qualche ora fa univano rioni, contrade e paesi.
Le distese di del pomodoro San Marzano non esistono quasi più da
un pezzo, le industrie conserviere si sono rese responsabili di tale
esproprio, altrettanto violento come quello compiuto in questa zona da
centinaia di escavatrici che della montagna raschiano quotidianamente
il ventre.
A Nocera Inferiore il monte Albino è caduto, due famiglie
distrutte. Ancora lutti e lacrime, ennesimo sangue che bagna la mia
terra del sud.
Questo
breve ma intenso intervento di Nardiello che abbiamo tratto da ilbrigante
online ci ha riportato alla mente alcune notizie lette tempo fa in
un testo che non riusciamo più a ritrovare e che riguardavano le
calamità naturali e il dissesto idrogeologico della penisola
italiana.
Nello scritto si diceva che se si fosse adottato il sistema
idrogeologico del regime borbonico in Italia si sarebbero evitate tante
catastrofi e si elogiavano gli interessanti studi del responsabile del
tempo Afan De Rivera.
Oggi su Internet esistono decine di pagine in cui Afan de Rivera viene
ricordato e citato e qualche volta ci si dimentica di annotare che era
direttore generale dei ponti e delle strade del Regno borbonico, ma
questa è un’altra storia e riguarda quella incessante opera di deborbonizzazione
a cui è stato sottoposto il territorio meridionale.
In basso riportiamo alcune righe che danno una idea dell’importanza del
lavoro e degli studi di Carlo Afan de Rivera.
"Fra i progetti più illuminati che Carlo Afan de Rivera promosse e realizzò, possiamo ricordare le opere di bonifica del Fusaro, del Patria, del tavoliere di Puglia e quello del lago Salpi e delle saline di Margherita di Savoia, già Reali saline di Barletta. Proprio quest’ultimo progetto, può essere considerato come uno dei più innovativi.
Il raggiungimento di una diversificazione degli usi delle diverse
risorse idriche sottende ad azioni finalizzate, nello specifico, al
migliore uso senza creare conflitti ed al tempo stesso riconoscere la
necessità di salvaguardare la complessità anche in
termini produttivi del territorio. In questo senso il progetto del
Rivera prevedeva azioni tali da non ridurre in alcun modo la
produttività della salina, e contemporaneamente valorizzare il
delicato ecosistema d’estuario rappresentato dal lago Salpi.
La previsione riguardava la canalizzazione delle acque in esubero
provenienti dalle continue piene del fiume Ofanto (canale…….), in modo
da convogliarle, all’interno del lago Salpi, e contemporaneamente,
protegge l’area delle saline in modo da evitare il rischio, sempre
costante nella storia di queste saline, che le acque dolci del fiume
mescolandosi a quelle della salina danneggiassero la produzione del
sale. I risultati ottenuti furono, innanzi tutto, d’incentivare la
produzione del sale, che rappresentava la principale fonte di reddito
per le casse dell’erario, ed inoltre la possibilità
d’impiantare, nelle acque salmastre del lago Salpi, un’acquicoltura.
La captazione di quantità in esubero di acqua dolce, proveniente
dal fiume Ofanto, giungevano nel lago Salpi, dopo una fase di
decantazione del particellato grossolano, all’interno di vasche
ottenute realizzando argini all’interno dello stesso lago salmastro. Le
acque dolci così depurate avrebbero alimentato il bilancio di
acque dolci (fino a quel momento deficitario e con seri rischi di
insabbiamento e successivo insalinamento dell’intero specchio d’acqua
retro-dunale), destinate a miscelarsi con quelle salate e che
giungevano nell’estuaro attraverso alcune foci dislocate lungo la duna
costiera.
Concludendo, Afan de Rivera attua una forma di bonifica che non prevede
l’annullamento della zona umida del lago Salpi, ma piuttosto tende a
potenziarne la caratteristica di essere un ecosistema di transizione
fra l’acqua salata del mare e quella dolce del fiume Ofanto, e sfrutta
proprio questa sua particolarità per incentivare la ripresa
economica di un vasto territorio che ancora risentiva di una gestione
mirata soprattutto allo sfruttamento indifferente di tutte le risorse
presenti. "
(tratto da Iacoviello M., Lafratta R., Ecologically oriented planning, environmental continuities and precise actionsProject for the reconstitution of a wet area north of the Phlegraean coast, in Edirted by Umberto Frantino, Antonio Petrillo, Attilio Petruccioli. Michele Stella, Landscapes of Water, hostory, Innovatipn and Sustainable design, Uniografica, Corcelli Editore, Bari, 2002.)
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