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NAZIONE SICILIANA - LUGLIO 2002 - ANNO I - N. 1

IL TERZO  OCCHIO 

Questo giornale vuol far capire, vuol  far riaccendere quella fiamma mai spenta  nei cuori dei siciliani sulla loro identità. Anche se la partitocrazia italiana dal 1861 ad oggi ha fatto un criminale, sistematico  e scientifico lavaggio del cervello  ai siciliani facendoli credere italiani, c’è  sempre quel “quid” dentro di noi che va  oltre il campanilismo, è proprio orgoglio  nazionale, è nazionalismo, è essere fieri di  essere siciliani, è essere fieri di essere  nazione siciliana. Però, come detto prima,  i siciliani portano dentro qualcosa  che loro stessi non sanno.


Loro non sono  consapevoli della loro identità.


Lo  scopo di questo foglio è quello di cercare  di aprire il “terzo occhio” e quindi di  far riguadagnare ai siciliani quella consapevolezza  che attualmente manca. Certo  è una battaglia impari con i mezzi a disposizione  del governo italiano. Tutte le  televisioni di stato e private inneggiano al  risorgimento omettendo, ovviamente, gli  efferati eccidi perpetuati dai sabaudi piemontesi  in nome della libertà. Ma quale  libertà se dopo l’annessione al Piemonte  in tutto il Sud la gente non poteva più vivere? 


La storiografia ufficiale non parla  della rivoluzione siciliana del 1866, detta  del “sette e mezzo” perché tanto durò.  Allora come fare sapere la verità storica  ai siciliani, come fare sapere che nel quotidiano  vengono truffati dalla partitocrazia  italiana che finge di fare gli interessi  del popolo inscenando scontri tra destra  e sinistra ma che in effetti fa solo gli interessi  della grande industria del nord. 


Quello che ci vorrebbe in Sicilia è una televisione  privata dei siciliani. Mi si potrebbe  obiettare che c’è ne sono alcune  che danno spazio. Ecco a noi non serve  uno spazio, serve tutto lo spazio. Se potessimo  lanciare una sottoscrizione per  tale realizzazione, forse utopistica, lo faremmo  subito. Chissà, forse lo faremo. 


Antonio di Janni

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IL RECUPERO DELLA MEMORIA STORICA  CONTRO IL LAVAGGIO DEL CERVELLO  E CONTRO LA “DISINFORMATIA”

C’è  qualcosa di nuovo nel Meridione ed  in Sicilia. Con sempre maggiore frequenza  vengono pubblicati “libri verità”. Soprattutto  libri di storia che tendono a smentire  quella montagna di menzogne che caratterizzò  l’agiografia risorgimentale italiana. 


Quella montagna di menzogne, che i POPOLI  vinti furono costretti ad ingoiare unitamente  alle violenze, alle persecuzioni, agli  arresti indiscriminati, alle torture, alle espoliazioni  e a tutto ciò che un regime nazi-fascista  “ante litteram” seppe creare nei territori  del soppresso Stato delle Due Sicilie  soprattutto nel primo cinquantennio successivo  all’occupazione del 1860 ed ai falsi  plebisciti che ne seguirono. Insomma un vero  e proprio lavaggio del cervello, che fece  insorgere quella Sindrome di Stoccolma,  della quale furono vittime non solo le generazioni  che ci hanno preceduto ma anche  quelle a noi contemporanee. 


Fortunanatamente di giorno in giorno  aumentano le “eccezioni” alla regola del  conformismo e della rassegnazione e non  sono più tanto pochi i Cittadini del Sud che  acquistano consapevolezza di se stessi, della  loro identità, del diritto alla propria memoria  storica. E del diritto al proprio avvenire  di libertà, di progresso, di benessere.


Qui, in  Patria, senza essere costretti ad emigrare.  Se ciò avviene, è anche per merito di numerosi  studiosi che hanno avuto il coraggio e la tenacia  di divulgare i risultati delle loro ricerche. 


Di seguito vi segnaliamo soltanto quattro  di questi benemeriti, instancabili e profondi  studiosi- Salvatore Riggio Scaduto, Antonio  Pagano, Gustavo Rinaldi e Ottavio Rossanivi  diamo i titoli delle loro più recenti pubblicazioni.  Troppo poco.Ma su ognuno di loro  torneremo presto.


Se lo meritano.  Salvatore Riggio Scaduto, scrittore, etnologo  e magistrato in carriera, ha pubblicato  recentemente, per i caratteri della Lussografica  di Caltanissetta, il volume: “SCRITTI  ERETICALI”, che, come si legge nel sottotitolo,  è un’ampia raccolta di articoli e di considerazioni  sulla mala signoria dei moderni angioini. 


E’ insomma una buona analisi dei diritti  USURPATI al Popolo Siciliano. Fra i quali quelli  “costituzionali”.Non è un’affermazione generica,  perchè fra l’altro il Riggio Scaduto contesta  la linea e l’operato della Corte Costituzionale  nei confronti dell’applicazione dello  Statuto di Autonomia Siciliano, che è appunto  parte integrante della Costituzione italiana.  E soprattutto contesta la soppressione di  fatto dell’Alta Corte per la Regione Siciliana. 


Insomma: una vera gatta da pelare per i  professionisti della legalità, che fanno finta  di non accorgersi che, in Sicilia, con la Specialità dello Statuto viene calpestata la Legge  per antonomasia. La Costituzione, cioè.  Antonio Pagano, direttore della rivista  “DUE SICILIE”, ha dato alle stampe, per i  caratteri della CAPONE Editore, il libro:  “DUE SICILIE 1830-1880”.


Si tratta della  ricostruzione delle vicende che portarono  alla fine del Regno delle Due Sicilie e alla  condizione di degrado e di asservimento  coloniale dei Popoli del Sud all’imperialismo  interno del giovane Regno d’Italia. L’Autore  si sofferma nella descrizione e nella documentazione  di quei massacri, di quelle espoliazioni  e di quelle azioni di denazionalizzazione  e di deculturazione, delle quali ancora  oggi piangiamo le conseguenze. 


Il Pagano è un vulcano ed i suoi argomenti  non faranno certamente dormire sogni  tranquilli ai manipolatori della verità  storica o ai custodi di quella cultura ufficiale,  che svolgono nel modo più sottile ed  elegante il loro ruolo colonizzante.  Gustavo Rinaldi, storico di grande valore,  ha pubblicato un lavoro di grande utilità per  chiunque voglia documentarsi sulle trame internazionali,  gli imbrogli e le turpitudini, che  caratterizzarono la conquista del Regno delle  Due Sicilie ed, in conseguenza, il suo crollo  politico economico culturale e morale.


Interessantissime  le scelte dei documenti e delle  citazioni. Descrive con grande competenza  anche i” fatti” militari. Si tratta del libro “IL  REGNO DELLE DUE SICILIE. TUTTA  LA VERITÀ” Controcorrente Edizioni, Napoli,  Dicembre 2001. 


Come Siciliani dobbiamo essere particolarmente  grati al Rinaldi che ha ripubblicato  un interessantissimo articolo di Maurizio  Blondel, apparso sull’Avvenire del 19 agosto  2001, sulla Rivolta del Sette e Mezzo.Quella  del sette e mezzo fu una vera e propria  rivoluzione, ancora oggi scomoda e maldigerita,  perché smentisce i risultati del falso  plebiscito unitario e rende ridicola la relativa  retorica. I moti rivoluzionari finirono con  l’avere l’epicentro a Palermo e si protrassero  con alterne vicende per sette giorni e  mezzo (da qui la denominazione della rivolta  stessa), dal 15 al 22 settembre 1866. Si  contarono a migliaia i morti ed i feriti .


Palermo  fu bombardata dal mare dalla Flotta  militare italiana e da terra dal Regio Esercito.  Il tutto durante il felice Regno di Vittorio  Emanuele II di Savoia… Appunto.  Ottavio Rossani “propone una nuova lettura  dei moti anti-piemontesi dopo l’Unità” dice  l’occhiello del titolo dell’articolo, pubblicato  sul Corriere della Sera dell’11 c.m., a firma delo  stesso Autore.


Il Rossani ha pubblicato da  pochi giorni addirittura il libro:“STATO SOCIETÀ E BRIGANTI NEL RISORGIMENTO  ITALIANO”, per la Editrice “Pianetalibroduemila.”  Anche lui scava nel passato  per trovare le ragioni del presente.  Parla delle trame e delle turpitudini che  portarono alla conquista del Sud, alla contrapposizione  di interessi fra Nord e Sud,  fra sviluppo e sottosviluppo. 


Tutto a vantaggio del Nord, ovviamente.  Dimostra quelle che furono le ragioni sociali  del cosiddetto BRIGANTAGGIO. Ci delizia,  fra le altre interessanti citazioni, con quella di  Luigi Carlo FARINI, Luogotenente del Re Vittorio  Emanuele (inviato a Napoli in attesa  che vi arrivassero ufficialmente Garibaldi e lo  stesso Re), il quale afferma che «…FRA SETTE  MILIONI DI ABITANTI NON VE N’ERANO  MENO DI CENTO CHE CREDESSERO  NELL’UNITÀ NAZIONALE».


Non aggiungiamo  altro: questa testimonianza del FARINI,  (che confessiamo di non aver mai conosciuto  prima) ci è sufficiente per apprezzare  l’apporto alla cultura anticolonialista che anche  il Rossani ha voluto dare.


Giuseppe Scianò
www.scianogiuseppe.it

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RIFLESSIONI SULLE PRESUNTE DOMINAZIONI
STRANIERE IN SICILIA NAZIONE SICILIANA


Dal 1860 in poi ai Siciliani è stato  fatto il lavaggio del cervello per  convincerli del fatto che essi sono stati  sempre servi di dominazioni straniere,  sempre abitanti di una colonia. Ed i risultati  di questo lavaggio del cervello sono  stati devastanti. 


A volte il popolo siciliano è stato definito  un popolo, “bastardo”, a volte è stato definito  un popolo “meticcio”, a causa di contatti  avuti con altri popoli. 

Ed allora io mi pongo degli interrogativi:  Se i Siciliani sono “meticci” e gli Italiani sono  una “razza pura”, come è possibile che i  Siciliani siano Italiani? 

E se gli Italiani sono una “razza pura” immune  da commistioni, è possibile che i Longobardi  non siano mai stati nell’Italia del  Nord e del Centro, come io erroneamente  credevo, ma sono stati in Sicilia? 


Grazie ad una tenace attività svolta dagli  “amici” della Sicilia, la storia siciliana è stata  fatta in parte scomparire (per esempio il  periodo dei grande sovrano siciliano Federico  II, che tra il 1200 ed il 1300 guidò vittoriosamente l’epica resistenza del piccolo  popolo siciliano contro l’aggressione di  mezza Europa), ed in parte è stata alterata. 


Per la Sicilia, infatti, si parla di dominazione  normanna (la dinastia normanna all’inizio  venne da fuori, ma col passare degli anni  divenne una dinastia nazionale); di dominazione  sveva (gli Svevi non sono mai venuti  in Sicilia: era Federico II, re di Sicilia per  legittima successione, in quanto figlio della  regina dì Sicilia Costanza, che era “di Svevia”);  di dominazione aragonese (sorvolando  anche sul fatto che per alcuni anni il Regno  di Sicilia fu in guerra con il Regno d’Aragona  e che nella grande battaglia navale di  Capo d’Orlando del 1299 si scontrarono la  flotta siciliana e quella aragonese). 


La lettura del quadro genealogico dei re  di Sicilia ci riserva, inoltre, una sorpresa:  dall’inizio del Regno di Sicilia, che si ha  nel 1130 con Ruggero II, alla fine dell’indipendenza  del Regno che si ha con l’ascesa  al trono d’Aragona e di Sicilia di Ferdinando  II, nel 1412, nel succedersi di tante presunte  dominazioni straniere, nel Regno di  Sicilia vi fu per quasi trecento anni sempre  la stessa dinastia, nella quale la successione  qualche volta si ebbe per linea femminile,  come, per esempio, nel caso di Costanza  d’Altavilla.


Con questa attività volta a distruggere la  storia siciliana è stata ottenuta la cancellazione  della memoria storico-culturale dei  Siciliani, è stata ottenuta, per usare un termine  adoperato da qualche studioso, la deculturizzazione  del popolo siciliano. 


Grazie a questa attività, i Siciliani conoscono  la storia di Crema e di Cremona,  sanno tutto sul Tumulto dei Ciompi  avvenuto a Firenze, ma non sanno, per  esempio, chi sia il loro grande sovrano  Federico II. 


Corrado Mirto
Docente di Storia Medievale
presso l’Università di Palermo


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