Questo giornale vuol far capire, vuol far riaccendere quella fiamma mai spenta nei cuori dei siciliani sulla loro identità. Anche se la partitocrazia italiana dal 1861 ad oggi ha fatto un criminale, sistematico e scientifico lavaggio del cervello ai siciliani facendoli credere italiani, c’è sempre quel “quid” dentro di noi che va oltre il campanilismo, è proprio orgoglio nazionale, è nazionalismo, è essere fieri di essere siciliani, è essere fieri di essere nazione siciliana. Però, come detto prima, i siciliani portano dentro qualcosa che loro stessi non sanno.
Loro non sono consapevoli della loro identità.
Lo scopo di questo foglio è quello di cercare di
aprire il “terzo
occhio” e quindi di far riguadagnare ai siciliani quella
consapevolezza che attualmente manca. Certo è una
battaglia impari
con i mezzi a disposizione del governo italiano. Tutte le
televisioni
di stato e private inneggiano al risorgimento omettendo,
ovviamente,
gli efferati eccidi perpetuati dai sabaudi piemontesi in
nome della
libertà. Ma quale libertà se dopo
l’annessione al Piemonte in tutto
il Sud la gente non poteva più vivere?
La storiografia ufficiale non parla della rivoluzione siciliana
del
1866, detta del “sette e mezzo” perché tanto
durò. Allora come fare
sapere la verità storica ai siciliani, come fare sapere
che nel
quotidiano vengono truffati dalla partitocrazia italiana
che finge di
fare gli interessi del popolo inscenando scontri tra destra
e
sinistra ma che in effetti fa solo gli interessi della grande
industria del nord.
Quello che ci vorrebbe in Sicilia è una televisione
privata dei
siciliani. Mi si potrebbe obiettare che c’è ne sono
alcune che danno
spazio. Ecco a noi non serve uno spazio, serve tutto lo spazio.
Se
potessimo lanciare una sottoscrizione per tale
realizzazione, forse
utopistica, lo faremmo subito. Chissà, forse lo
faremo.
C’è qualcosa di nuovo nel Meridione ed in Sicilia. Con sempre maggiore frequenza vengono pubblicati “libri verità”. Soprattutto libri di storia che tendono a smentire quella montagna di menzogne che caratterizzò l’agiografia risorgimentale italiana.
Quella montagna di menzogne, che i POPOLI vinti furono costretti
ad ingoiare unitamente alle violenze, alle persecuzioni,
agli arresti indiscriminati, alle torture, alle
espoliazioni e a tutto ciò che un regime
nazi-fascista “ante litteram” seppe creare nei
territori del soppresso Stato delle Due Sicilie soprattutto
nel primo cinquantennio successivo all’occupazione del 1860
ed ai falsi plebisciti che ne seguirono. Insomma un vero e
proprio lavaggio del cervello, che fece insorgere quella Sindrome
di Stoccolma, della quale furono vittime non solo le
generazioni che ci hanno preceduto ma anche quelle a noi
contemporanee.
Fortunanatamente di giorno in giorno aumentano le
“eccezioni” alla regola del conformismo e della
rassegnazione e non sono più tanto pochi i Cittadini del
Sud che acquistano consapevolezza di se stessi, della loro
identità, del diritto alla propria memoria storica. E del
diritto al proprio avvenire di libertà, di progresso, di
benessere.
Qui, in Patria, senza essere costretti ad emigrare. Se
ciò avviene, è anche per merito di numerosi
studiosi che hanno avuto il coraggio e la tenacia di divulgare i
risultati delle loro ricerche.
Di seguito vi segnaliamo soltanto quattro di questi benemeriti,
instancabili e profondi studiosi- Salvatore Riggio Scaduto,
Antonio Pagano, Gustavo Rinaldi e Ottavio Rossanivi diamo i
titoli delle loro più recenti pubblicazioni. Troppo
poco.Ma su ognuno di loro torneremo presto.
Se lo meritano. Salvatore Riggio Scaduto, scrittore,
etnologo e magistrato in carriera, ha pubblicato
recentemente, per i caratteri della Lussografica di
Caltanissetta, il volume: “SCRITTI ERETICALI”, che,
come si legge nel sottotitolo, è un’ampia raccolta
di articoli e di considerazioni sulla mala signoria dei moderni
angioini.
E’ insomma una buona analisi dei diritti USURPATI al Popolo
Siciliano. Fra i quali quelli “costituzionali”.Non
è un’affermazione generica, perchè fra
l’altro il Riggio Scaduto contesta la linea e
l’operato della Corte Costituzionale nei confronti
dell’applicazione dello Statuto di Autonomia Siciliano, che
è appunto parte integrante della Costituzione
italiana. E soprattutto contesta la soppressione di fatto
dell’Alta Corte per la Regione Siciliana.
Insomma: una vera gatta da pelare per i professionisti della
legalità, che fanno finta di non accorgersi che, in
Sicilia, con la Specialità dello Statuto viene calpestata la
Legge per antonomasia. La Costituzione, cioè.
Antonio Pagano, direttore della rivista “DUE
SICILIE”, ha dato alle stampe, per i caratteri della CAPONE
Editore, il libro: “DUE SICILIE 1830-1880”.
Si tratta della ricostruzione delle vicende che portarono
alla fine del Regno delle Due Sicilie e alla condizione di
degrado e di asservimento coloniale dei Popoli del Sud
all’imperialismo interno del giovane Regno d’Italia.
L’Autore si sofferma nella descrizione e nella
documentazione di quei massacri, di quelle espoliazioni e
di quelle azioni di denazionalizzazione e di deculturazione,
delle quali ancora oggi piangiamo le conseguenze.
Il Pagano è un vulcano ed i suoi argomenti non faranno
certamente dormire sogni tranquilli ai manipolatori della
verità storica o ai custodi di quella cultura
ufficiale, che svolgono nel modo più sottile ed
elegante il loro ruolo colonizzante. Gustavo Rinaldi, storico di
grande valore, ha pubblicato un lavoro di grande utilità
per chiunque voglia documentarsi sulle trame
internazionali, gli imbrogli e le turpitudini, che
caratterizzarono la conquista del Regno delle Due Sicilie ed, in
conseguenza, il suo crollo politico economico culturale e morale.
Interessantissime le scelte dei documenti e delle
citazioni. Descrive con grande competenza anche i”
fatti” militari. Si tratta del libro “IL REGNO DELLE
DUE SICILIE. TUTTA LA VERITÀ” Controcorrente
Edizioni, Napoli, Dicembre 2001.
Come Siciliani dobbiamo essere particolarmente grati al Rinaldi
che ha ripubblicato un interessantissimo articolo di
Maurizio Blondel, apparso sull’Avvenire del 19 agosto
2001, sulla Rivolta del Sette e Mezzo.Quella del sette e mezzo fu
una vera e propria rivoluzione, ancora oggi scomoda e
maldigerita, perché smentisce i risultati del falso
plebiscito unitario e rende ridicola la relativa retorica. I moti
rivoluzionari finirono con l’avere l’epicentro a
Palermo e si protrassero con alterne vicende per sette giorni
e mezzo (da qui la denominazione della rivolta stessa), dal
15 al 22 settembre 1866. Si contarono a migliaia i morti ed i
feriti .
Palermo fu bombardata dal mare dalla Flotta militare
italiana e da terra dal Regio Esercito. Il tutto durante il
felice Regno di Vittorio Emanuele II di Savoia…
Appunto. Ottavio Rossani “propone una nuova lettura
dei moti anti-piemontesi dopo l’Unità” dice
l’occhiello del titolo dell’articolo, pubblicato sul
Corriere della Sera dell’11 c.m., a firma delo stesso
Autore.
Il Rossani ha pubblicato da pochi giorni addirittura il
libro:“STATO SOCIETÀ E BRIGANTI NEL RISORGIMENTO
ITALIANO”, per la Editrice
“Pianetalibroduemila.” Anche lui scava nel
passato per trovare le ragioni del presente. Parla delle
trame e delle turpitudini che portarono alla conquista del Sud,
alla contrapposizione di interessi fra Nord e Sud, fra
sviluppo e sottosviluppo.
Tutto a vantaggio del Nord, ovviamente. Dimostra quelle che
furono le ragioni sociali del cosiddetto BRIGANTAGGIO. Ci
delizia, fra le altre interessanti citazioni, con quella di
Luigi Carlo FARINI, Luogotenente del Re Vittorio Emanuele
(inviato a Napoli in attesa che vi arrivassero ufficialmente
Garibaldi e lo stesso Re), il quale afferma che
«…FRA SETTE MILIONI DI ABITANTI NON VE
N’ERANO MENO DI CENTO CHE CREDESSERO
NELL’UNITÀ NAZIONALE».
Non aggiungiamo altro: questa testimonianza del FARINI,
(che confessiamo di non aver mai conosciuto prima) ci è
sufficiente per apprezzare l’apporto alla cultura
anticolonialista che anche il Rossani ha voluto dare.
Dal 1860 in poi ai Siciliani è stato fatto il lavaggio del cervello per convincerli del fatto che essi sono stati sempre servi di dominazioni straniere, sempre abitanti di una colonia. Ed i risultati di questo lavaggio del cervello sono stati devastanti.
A volte il popolo siciliano è stato definito un popolo,
“bastardo”, a
volte è stato definito un popolo “meticcio”, a
causa di contatti
avuti con altri popoli.
Ed allora io mi pongo degli interrogativi: Se i Siciliani sono “meticci” e gli Italiani sono una “razza pura”, come è possibile che i Siciliani siano Italiani?
E se gli Italiani sono una “razza pura” immune da commistioni, è possibile che i Longobardi non siano mai stati nell’Italia del Nord e del Centro, come io erroneamente credevo, ma sono stati in Sicilia?
Grazie ad una tenace attività svolta dagli
“amici” della Sicilia, la
storia siciliana è stata fatta in parte scomparire (per
esempio il
periodo dei grande sovrano siciliano Federico II, che tra il 1200
ed
il 1300 guidò vittoriosamente l’epica resistenza del
piccolo popolo
siciliano contro l’aggressione di mezza Europa), ed in
parte è stata
alterata.
Per la Sicilia, infatti, si parla di dominazione normanna (la
dinastia
normanna all’inizio venne da fuori, ma col passare degli
anni divenne
una dinastia nazionale); di dominazione sveva (gli Svevi non sono
mai
venuti in Sicilia: era Federico II, re di Sicilia per
legittima
successione, in quanto figlio della regina dì Sicilia
Costanza, che
era “di Svevia”); di dominazione aragonese
(sorvolando anche sul
fatto che per alcuni anni il Regno di Sicilia fu in guerra con il
Regno d’Aragona e che nella grande battaglia navale
di Capo d’Orlando
del 1299 si scontrarono la flotta siciliana e quella
aragonese).
La lettura del quadro genealogico dei re di Sicilia ci riserva,
inoltre, una sorpresa: dall’inizio del Regno di Sicilia,
che si ha
nel 1130 con Ruggero II, alla fine dell’indipendenza del
Regno che si
ha con l’ascesa al trono d’Aragona e di Sicilia di
Ferdinando II, nel
1412, nel succedersi di tante presunte dominazioni straniere, nel
Regno di Sicilia vi fu per quasi trecento anni sempre la
stessa
dinastia, nella quale la successione qualche volta si ebbe per
linea
femminile, come, per esempio, nel caso di Costanza
d’Altavilla.
Con questa attività volta a distruggere la storia
siciliana è stata
ottenuta la cancellazione della memoria storico-culturale
dei
Siciliani, è stata ottenuta, per usare un termine
adoperato da qualche
studioso, la deculturizzazione del popolo siciliano.
Grazie a questa attività, i Siciliani conoscono la storia
di Crema e
di Cremona, sanno tutto sul Tumulto dei Ciompi avvenuto a
Firenze, ma
non sanno, per esempio, chi sia il loro grande sovrano
Federico II.
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