Pare che il 1861 sia stato l'anno dell'unità d'Italia.
Una dozzina di anni prima - nel 1849 - si costituiva in Piemonte la
banca Nazionale degli Stati Sardi, di proprietà privata. Il
maggiore interessato, Cavour - che aveva interessi propri in quella
banca (1) - impose al parlamento savoiardo di affidare a tale
istituzione compiti di tesoreria dello Stato. Si ebbe così una
banca privata che emetteva e gestiva denaro dello Stato !
A quei tempi l'emissione di carta moneta veniva fatta solo dal Piemonte.
Il Banco delle Due Sicilie emetteva invece monete d'oro e d'argento.
La carta moneta del Piemonte aveva anch'essa una riserva d'oro - circa
20 milioni - ma il rapporto era: tre lire di carta per una lira d'oro,
dunque una "convertibilità in oro" fra virgolette.
Inoltre, per le continue guerre che i savoiardi facevano, anche quel simulacro di convertibilità crollò, tanto che la carta moneta piemontese - per l'emissione incontrollata che se ne fece - era diventata carta straccia già prima del 1861.
Ma torniamo ai fatti. Conquistata tutta la penisola, i piemontesi misero le mani nelle banche degli Stati appena conquistati.
E dopo qualche tempo fu la banca Nazionale degli Stati Sardi a divenire la banca d'Italia.
Con l'occupazione piemontese era stato immediatamente impedito al Banco delle Due Sicilie - diviso poi in Banco di Napoli e Banco di Sicilia – di raccogliere dal mercato le proprie monete d'oro per trasformarle in carta moneta secondo le leggi piemontesi, poiché in tal modo i Banchi avrebbero potuto emettere carta moneta per un valore di 1200 milioni e sarebbero potuti diventare padroni di tutto il mercato finanziario italiano.
Quell'oro pian piano passò nelle casse piemontesi, nonostante la
nuova banca d'Italia non risultasse averne nella sua riserva, e
nonostante appunto tutto quell'oro rastrellato al Sud. Come avevano
fatto ? Avevano dato a tutto quell'oro una via "sociale", naturalmente,
quella del finanziamento per la costituzione di imprese al nord,
operato da banche, costituitesi per l'occasione come socie - guarda un
po' - della banca d'Italia: Credito mobiliare di Torino, Banco sconto e
sete di Torino, Cassa generale di Genova e Cassa di sconto di Torino.
Le ruberie operate, e l'emissione non controllata della carta moneta
ebbero come conseguenza che ne fu decretato già dal 1°
maggio 1866, il corso forzoso: la lira di carta non poteva più
essere cambiata in oro.
Da qui incominciò a nascere il Debito Pubblico: lo Stato, per
finanziarsi, iniziava a chiedere carta moneta a una banca privata.
Lo Stato quindi, a causa del genio di Cavour e soci, cedette da allora
la sua sovranità in campo monetario, affidandola a dei privati,
che non ne avevano - non ne hanno e mai dovrebbero averne alcun titolo
o diritto – in quanto la sovranità per sua natura non
è cedibile. Essa è del popolo e dello Stato che lo
rappresenta.
Per chi vuol approfondire le
vicende legate alla unificazione del mercato finanziario e all'uso
spregiudicato del potere politico militare - per privilegiare quella che
Zitara chiama la banca tosco-padana - consigliamo alcune letture: |
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