Inviato da Pietro Dommarco il 17/02/2004
Il Duca di Maddaloni, deputato al neonato Parlamento Italiano (all'epoca a Torino) pronuncia il 6 Novembre 1861 il seguente appassionato discorso (Estratto):
"La loro smania di subito impiantare nelle province del napoletano quanto piu' si poteva delle istituzioni del Piemonte, senza neppur discettare se fossero o no opportune fece nascere sin dal principio della Dominazione Piemontese il concetto e la voce 'piemontizzare'.
Intere famiglie veggonsi accattar
l'elemosina; diminuito anzi annullato il commercio; serrati i privati opifici
per concorrenze subitanee, intempestive, impossibili a sostenersi e per lo
annullamento delle tariffe (L'unificazione dei dazi aveva costretto le
esilissime industrie del napoletano a subire la sfavorevole concorrenza delle
imprese del nord/ndr), e per le mal proporzionate riforme (Instaurando cioé una
politica colonialista, di solo sfruttamento, non diversamente da quanto avevano
fatto Spagna e Inghilterra nei territori conquistati/ndr).
E
frattanto tutto si fa venir dal Piemonte, persino le cassette della posta, la
carta per i dicasteri e per le pubbliche amministrazioni. Non v'é faccenda
nella quale un onest'uomo possa buscarsi alcun ducato che non si chiami un
piemontese a disbrigarla. A' mercanti di Piemonte dannosi le forniture piu'
lucrose: burocratici di Piemonte occupano quasi tutti i pubblici uffizi,
gente spesso piu' corrotta degli antichi burocratici napoletani. Anche a
fabbricare le ferrovie si mandano operai piemontesi i quali oltraggiosamente
pagansi il doppio che i napolitani. A facchini della dogana , a carcerieri,
a birri vengono uomini dal piemonte e donne piemontesi si prendono a nutrici
dello spizio de' trovatelli, quasi neppure il sangue di questo popolo piu' fosse
bello e salutevole. Questa é invasione non unione, non annessione! Questo é
voler sfruttare la nostra terra siccome terra di conquista. Il governo del
Piemonte vuole trattare le province meridionali come il Cortez ed il Pizarro
facevano nel Peru' e nel Messico, come gli Inglesi nel
Bengala.
Bella unificazione é quella di una contrada cui si
affoga in un mare di sangue, cui si crocifigge in un letto di miserie! E
pure questi misfatti perpetrano gli uomini preposti oggi alla cosa pubblica:
essi che spengono nei nostri popoli anche le dolci illusioni di libertà, che
gli fan vedere come un reggimento costituzionale potesse divenire sinonimo di
dispotismo; come all'ombra di un vessillo tricolore facilmente si violasse
il domicilio, il segreto delle lettere e la libertà personale si potesse
manomettere e sin le forme stesse della giustizia; e gli accusati tener
prigionieri ed ingiudicati lunga pezza e mandare a morte senza neppur
procedura di giudizio, per solo capriccio di un caporale o per sospetto e
delazione di qualche scellerato.
I popoli del napoletano,
affascinati da meraviglioso ardimento, stanchi di una signoria che contrastava
le loro giuste aspirazioni di libertà e di indipendenza italiana accolsero il
Garibaldi. Ma fastiditi ben tosto, di lui no, ma degli uomini che per esso
reggevano o meglio sgovernavano la pubblica cosa, accettarono il partito di
darsi a casa Savoia. Ma oggi aborrenti della tirannide e della rapacità
piemontese, ed inorriditi dall'anarchia la quale sotto Garibaldi era alle
porte del regno ed oggi vi si é messa dentro e regnavi ferocemente, darebbersi a
qualsiasi uomo o dimonio il quale, non il bene di queste contrade promettesse
di fare, ma il loro male
minore".
Truppa, Truppa,
Truppa!
"Accanto alle corrispondenze dell'intellettuale, le
relazioni del politico. Inviato nelle province meridionali dal Ministro
dell'interno Minghetti, per render conto della situazione locale, Diomede
Pantaleoni é un tipico conservatore. Ribellioni contadine, reazione borbonica,
brigantaggio, gli appaiono soltanto 'questioni di ordine pubblico', da risolvere
con criteri repressivi. Truppa, Truppa, Truppa! é il suo consiglio,
accolto prontamente dalla classe politica dirigente che alla gerarchia militare
il compito di riportare l'ordine nel Meridione (14 Agosto 1861)". (Da
A.Coletti: "La Questione Meridionale"/SEI).
"La popolazione é
nella sua gran maggioranza fiacca, indifferente, corrotta, piena di sua
importanza, si crede mal trattata quando ci deve tutto e se non fosse per noi
pel nostro esercito si troverebbe nello stato il piu' orrendo di
anarchia.
Non ti fare illusione. Se le nostre truppe si ritirassero, il paese
si troverebbe in mezzo alla più sfrenata, alla piu' feroce, alla più selvaggia
guerra civile.
Queste popolazioni, se abbandonate da noi,
avrebbero la sorte del Messico, delle repubbliche meridionali d'America, della
Grecia e della Turchia. Questo é un paese che non si tiene che con la forza o
col terrore della forza.
Non é mai stato tenuto altrimenti e se tu vuoi che
si dichiari per noi bisogna far loro vedere che noi siamo di gran lunga i piu'
forti. Truppa, truppa, truppa. Ci vogliono almeno 40 o 50 mila uomini effettivi
e 3000 gendarmi, salvo a quadruplicare il numero di questi quando si ritireranno
la truppe. Se noi esitiamo, se mostriamo debolezza, siamo finiti, siamo
rovinati.
Questo popolo di codardi si rivolgerà al Borbone
ed ai Briganti che ostrano più risolutezza ed ai quali stimeranno perciò che
appartenga la forza ora, la vittoria poi". (Da F.Della Peruta: "Contributo
alla storia della questione meridionale", "SOCIETA'" anno VI nr. 1, Marzo
1950).
In collaborazione con Rino Adamo
Ai sensi della legge n.62
del 7 marzo 2001 il presente sito non costituisce testata giornalistica.
Eleaml viene aggiornato secondo la disponibilità del materiale e
del web@master.