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SICILIA, leggenda e storia

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      Con l'incoronazione a Palermo di Carlo di Borbone, il 30 giugno 1735, si celebrò l'ultima incoronazione di un re in Sicilia. Le prerogative di un Regno di Sicilia, inteso come "Stato Siciliano" non sopravviveranno più a lungo.

      Carlo regnò da Napoli fino al 1759, anno nel quale salì sul trono di Spagna. Gli successe il figlio Ferdinando che aveva appena nove anni, sotto la tutela del ministro Bernardo Tanucci che presiedeva un "consiglio" del quale facevano parte alcuni siciliani.

      In questo periodo in Sicilia si viveva il cosiddetto "illuminismo borbonico". Due viceré abbastanza "illuminati", Domenico Caracciolo e Francesco D'Aquino, introdussero in Sicilia molte innovazioni sociali, economiche e culturali. La Sicilia, però, non tollerava che il re risiedesse a Napoli e inoltre reclamava la propria indipendenza.

      Il 20 maggio 1795 venne decapitato Francesco Paolo Di Blasi, un famoso giurista che con altri tre indipendentisti, pure condannati a morte, questi tramite impiccagione, avevano tramato per creare una Repubblica Siciliana libera e indipendente. I martiri siciliani avevano fatto propri alcuni principi della Rivoluzione Francese, ma non avevano avuto alcun collegamento con questa ed avevano agito autonomamente. Appena tre anni dopo arrivò a Palermo, nel giorno di Natale del 1798, Ferdinando con la propria famiglia, le truppe francesi guidate dal gen. Championett lo avevano, infatti, scacciato da Napoli, occupandone il regno continentale.

      I Siciliani lo accolsero calorosamente e con grande generosità, anche perché pensarono che il Regno di Sicilia avrebbe avuto ora il proprio Re "in sede". I Siciliani gli finanziarono la flotta e tre reggimenti di fanteria. Gli fecero anche molte donazioni. Gli Inglesi con l'ammiraglio Nelson ed il cardinale Ruffo, nel 1802, consentirono a Ferdinando di tornare sul trono di Napoli; grande fu la delusione in Sicilia anche perché Ferdinando non dimostrò nessuna gratitudine per l'ospitalità e gli appoggi ricevuti.

      Nel 1806, questa volta sotto l'impeto degli eserciti napoleonici, Ferdinando si rifugiò nuovamente in Sicilia mentre a Napoli si insediavano prima Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone, e subito dopo Gioacchino Murat, cognato dell'imperatore. I siciliani, però, furono meno ospitali e meno generosi che non nella volta precedente. II Parlamento Siciliano fece rispettare le proprie prerogative e fece pesare nei confronti dell'Impero Britannico il ruolo che la Sicilia aveva nei confronti di Napoleone. Il grande Corso era il pericolo maggiore e ormai dominava incontrastato in tutta l'Italia attraverso una rete di Stati-fantoccio. Il Piemonte era stato addirittura incorporato alla Francia.

      Lord Bentinck, ministro plenipotenziario inglese, perora la costituzione del 1812, che avrebbe rinnovato lo stato, messo la Sicilia all'avanguardia degli Stati Europei, ridimensionato il ruolo di Ferdinando, che venne relegato a Ficuna. Viene cosi' incoraggiata la formazione di una flotta da guerra siciliana e viene formato un esercito siciliano. Lord Bentinck fu ampiamente ripagato perché i siciliani dimostrarono di saper ben combattere contro Napoleone. I Franco-ltaliani, infatti, non riuscirono mai a compiere uno sbarco in Sicilia nonostante i ripetuti tentativi del Murat. Le navi siciliane si spinsero fino all'alto Tirreno insidiando il porto di Genova. Livorno e l'isola d'Elba furono occupate dai siciliani. Dopo il congresso di Vienna e la Restaurazione, che fecero tornare sui loro troni i sovrani spodestati, Ferdinando di Borbone, che e' IV di Napoli e III di Sicilia, istituisce il Regno delle Due Sicilie. E' l'8 dicembre 1816. La Sicilia perde così il suo Parlamento e la stessa costituzione del 1812.

La dominazione borbonica fu triste per l'isola (eccetto il regno di Carlo V il riformatore), per l'inettitudine e la perversità del re che nulla aveva capito della vasta importanza che essa aveva assunto nella storia.

Alla restaurazione Ferdinando abolì' ogni forma di autonomia dell'isola. Il regime poliziesco, il disprezzo verso la cultura (irrideva i letterati come "pennaioli") avevano diffuso un grave malcontento..

      La lotta per l'indipendenza diventa per i siciliani un obiettivo primario. Lo dimostra la rivoluzione scoppiata a Palermo il 15 luglio 1820 che sarà violentissima anche se non riesce ad espandersi in tutta la Sicilia. Gli ultimi focolai di rivolta verranno spenti nel 1826 con l'intervento diretto delle truppe austriache. La rivoluzione del 1820 fu osteggiata sia dai Borboni sia dai liberali di Napoli, appunto perché più che "liberale" era indipendentista, anzi separatista.

      Altri moti vi furono nel 1837. Ma senza dubbio la più grande rivoluzione, estesasi a tutta la Sicilia, fu quella preannunziata, scoppiata a Palermo il 12 gennaio 1848. Suo leader carismatico fu Ruggero Settimo. La rivoluzione del 1848 fu definita "federalista" perché la Sicilia dichiarava di volersi federare con altri stati italiani.

      Non fu affatto una rivoluzione "unitaria", come poi si cercò di farla credere. L'indipendenza della Sicilia rimaneva infatti l'obiettivo prioritario, come si evince dall'articolo 2 del Titolo I dello " Statuto Costituzionale del Regno di Sicilia" approvato dal parlamento siciliano: "LA SICILIA SARA' SEMPRE STATO INDIPENDENTE" ed ancora: "II re dei Siciliani non potrà governare su verun altro paese. Ciò avvenendo, sarà decaduto ipso facto. La sola accettazione di un altro principato o governo lo farà anche incorrere ipso facto nella decadenza".

      Il 15 maggio 1849, superate le ultime eroiche resistenze, le truppe borboniche riprendono possesso della Sicilia. II sogno indipendentista sembra per il momento infranto, Il 1848 com'è noto, era stato l'anno delle rivoluzioni in tutta quanta l'Europa. In ogni singola realtà nazionale ovviamente esistevano motivazioni diverse. II fatto certo era che si affermavano le teorie liberali e che ovunque si contestavano l'ordinamento reazionario e le restaurazioni scaturite dal congresso di Vienna.

      Erano, quindi, obiettivamente in crisi i principi sui quali era basata la "Santa Alleanza", che com'è noto era stata stipulata nel 1815 fra Austria, Prussia e Russia per garantirsi che l'ordine politico e territoriale scaturito dal congresso di Vienna non venisse più sconvolto, né dall'interno né dall'esterno. L'Inghilterra, pur essendo stata una delle protagoniste principali della lotta contro l'espansionismo francese, non aderì alla Santa Alleanza. Si andava delineando, cosi', una differenziazione, che sarebbe nel tempo diventata aperta ostilità, fra la politica dell'Impero britannico e degli Stati che componevano la Santa Alleanza.

CAVOUR

      Nel 1849 un intervento "moderatore" inglese sull'Austria impedì che il generale Radetsky invadesse il Piemonte dopo la battaglia di Novara ed indusse l'Austria a contentarsi di una semplice "indennità di guerra" pur se di notevole importo per l'epoca: 75 milioni.

      Londra inoltre era diventata la città dove trovavano maggiore ospitalità gli "esuli" italiani. L'accortezza diplomatica del Cavour, asseconda le mire espansionistiche contro l'Imperatore Russo. In questo quadro rientra la guerra di Crimea. II Piemonte partecipa alla guerra con l'Inghilterra e la Francia in favore della Turchia e contro lo Zar, che vorrebbe "liberare" le popolazioni cristiane e nel contempo trovare uno sbocco "geografico" e politico verso il Mediterraneo.

      I Borboni, intanto, intraprendono una serie di accordi commerciali proprio con la Russia. E' troppo: l'Inghilterra rompe ogni indugio e centuplica i suoi sforzi per creare uno stato unitario che vada dalle Alpi al Mediterraneo per fermare per terra e per mare gli imperi dell'Europa continentale. In questo contesto si svolgerà la spedizione dei Mille, che avrà ovviamente una fortuna molto diversa da quelle, improvvisate e senza supporti stranieri, di Carlo Pisacane nel 1844 e dei fratelli Bandiera nel 1857.

      Inutile precisare che, nel 1860, l'Inghilterra, o per meglio dire la Gran Bretagna, e' la maggiore potenza del mondo, lo stato più industrializzato, più ricco, più moderno', più efficiente. E' la cosiddetta "età Vittoriana", dal nome della regina Vittoria, che si avvale di governi e di primi ministri sempre all'altezza della situazione, nonostante i contrasti. La regina Vittoria, ad esempio, ritenne eccessivamente filo-italiana la politica del governo Palmerston-Russel, che tuttavia accettò.

      Lo sbarco dei Mille a Marsala avvenne l'11 maggio 1860; viene enfatizzato dalla cultura ufficiale come un avvenimento radioso. Che abbia avuto un'importanza storica notevole non c'è dubbio. Sulla sua valutazione e sulla sua "letteratura" rimangono perplessità e contrasti. Anche sulla reale partecipazione del popolo siciliano all'impresa esistono pareri divergenti. Fondamentale per la riuscita dell'impresa furono le trame dei servizi segreti inglesi, della massoneria, della mafia e degli ufficiali borbonici. Componenti, queste, che vengono cancellate dai libri di testo scolastici e dalla cultura ufficiale.

GARIBALDI

      Ma che sono insostituibili per comprendere la crisi successiva all'annessione della Sicilia, la qualità della classe siciliana e tante altre vicende. Al momento dello sbarco, a Marsala. solo la comunità inglese festeggia Garibaldi. Alla battaglia di Calatafimi Garibaldi combatte, in realtà, solamente contro il battaglione del maggiore borbonico Sforza. Mentre il gen. Landi, inetto e traditore, blocca migliaia di soldati meridionali ben armati e ben addestrati. Ed ordina allo stesso Sforza di ritirarsi consentendo ai Garibaldini di vincere una battaglia che già sembrava anche a loro irrimediabilmente persa. Analoghi episodi avvengono a Palermo, a Milazzo e via via in tutta la Sicilia ed in tutto il meridione d'Italia.

      A questo punto ci sembra doveroso fare cenno ad alcune presenze straniere al servizio della spedizione dei Mille, anche queste spesso depennate dalla storia ufficiale e dai testi scolastici. Inglese è il colonnello Giovanni Dunn, cosi' come inglesi sono i leggendari Peard, Forbes, Speeche (il cui nome Giuseppe Cesore Abba, non potendo sottacere, trasforma nell'italiano Specchi). Numerosi gli ufficiali ungheresi: Turr, Eber, Erbhardt, Tukory, Teloky, Magyarody. Figgelmesy, Czudafy, Frigyesy e Winklen. La legione ungherese divenne preziosa per l'occupazione della Sicilia e per tante battaglie. La "forza" dei "volontari" polacchi aveva due ufficiali superiori di spicco: Milbitz e Lauge. Fra i turchi spicca Kadir Bey. Fra i bavaresi ed i tedeschi di varia provenienza si deve ricordare Vvolff, al quale viene affidato il comando dei disertori tedeschi e svizzeri, già al servizio dei Borboni . . . E' veramente triste fare questo elenco che potrebbe continuare a lungo.

      Il 4 agosto I860 le leggi del Regno d'Italia vengono estese anche alla Sicilia con conseguenze più disastrose di quelle dell'occupazione militare, in quanto l’ economia a base feudale e latifondista non fu in grado di risollevarsi in conseguenza dell'unificazione, venendo anzi a costituire una componente sostanziale della cosiddetta "questione meridionale" (di cui il brigantaggio dei primi anni dell'Unita' fu un tragico preavviso).

. D'altra parte Garibaldi, a Salemi, il 14 maggio dello stesso anno, pochi giorni dopo lo sbarco, aveva assunto la dittatura in nome di "Vittorio Emanuele Re d'Italia". L'immagine di un Garibaldi, democratico e repubblicano, rispettoso delle prerogative autonomiste dei siciliani, sarebbe stata costruita dopo e per altre esigenze.

      Inutile, a questo punto, parlare del "plebiscito" o di altro. Significativa invece è la "rivoluzione" scoppiata a Palermo il 15 settembre 1866 che duro' sette giorni e mezzo. La città venne bombardata dal mare e occorsero ben 40.000 soldati per domarne la resistenza, Migliaia i morti. . . dimenticati. Sommosse e disordini avvennero prima e dopo quella rivolta in tutta la Sicilia e saranno compagne di strada della grande crisi economica che seguì l'annessione.

      L'emigrazione, sconosciuta prima del 1860, divenne un vero e proprio esodo di dimensioni bibliche. I Fasci dei Lavoratori Siciliani, sorti come movimento sindacale e socialista, finiranno con il colorarsi di sicilianismo e di autonomismo, come dimostra il "memorandum" consegnato al commissario regio Giovanni Codronchi nel 1896, nel quale si chiedeva autonomia per la Sicilia.

      Durante la prima guerra mondiale, la Sicilia fu la regione italiana con il maggior numero di morti nonostante fosse la più lontana dal "fronte". Con il fascismo il divario fra la Sicilia e il nord Italia soprattutto nel periodo dell'autarchia aumentò a dismisura perché qui si era obbligati a comprare i prodotti delle industrie del nord Italia ad alti costi, mentre si dovevano cedere a basso prezzo il grano e gli altri prodotti agricoli tipici. Per la verità queste misure discriminatorie, per la Sicilia, erano iniziate fin dai 1860 con le tariffe doganali, ma durante il ventennio fascista si aggravarono.

FINOCCHIARO APRILE

      La seconda guerra mondiale costò ai siciliani bombardamenti e distruzioni, le cui testimonianze sono ancora visibili. Poco prima dello sbarco degli Alleati, nacque e si estese in Sicilia il movimento per l'indipendenza della Sicilia. I principali esponenti furono: Andrea Finocchiaro Aprile, Antonino Varvaro e Attilio Castrogiovanni. Aderirono uomini di cultura, imprenditori, studenti, contadini, lavoratori, reduci di guerra e cittadini di ogni estrazione. Fu un fenomeno improvviso e travolgente, anche se lungamente sognato ed in parte preparato nei decenni precedenti in clandestinità.

      La Sicilia, stanca delle sofferenze, delle umiliazioni e delle scelte politico-economiche a favore del nord Italia, rivuole l'indipendenza. II popolo siciliano vorrebbe, anzi, un "plebiscito" sulla propria indipendenza, ma gli Alleati la riconsegnano al governo Italiano. Ci saranno manifestazioni di piazza, morti e feriti. Fu costituito anche I'EVIS (Esercito Volontario per l'Indipendenza della Sicilia). Primo comandante fu Antonio Canepa che uso' lo pseudonimo di Mario Turri. Pseudonimo con il quale aveva firmato l'opuscolo "La Sicilia ai Siciliani" e il giornale clandestino "Sicilia Indipendente".

      "Canepa-Turri" fu ucciso il 17 gennaio 1945 a Randazzo. Con lui morirono Carmelo Rosario e Giuseppe Lo Giudice. Il successivo comandante dell'EVIS fu Concetto Gallo (pseudonimo: Secondo Turri). Gallo fu preso prigioniero dopo la battaglia di Monte San Mauro, a Caltagirone, il 30 dicembre 1945. Sommosse con vittime ci furono a Catania, Palermo, Comiso e tanti altri centri piccoli e grandi della Sicilia. Fu una grande lotta popolare.

      Il 15 maggio 1946, con decreto legislativo, Umberto II Re d'Italia promulgo' lo Statuto Speciale Di Autonomia della Regione Siciliana. Era una via di mezzo fra la richiesta di indipendenza e la restaurazione, dello stato centralizzato. Lo Statuto, pero', ancora oggi, non è applicato integralmente .








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