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Fonte:
https://comitatiduesicilie.org/ 

Fenestrelle

di Carmine Posillipo

Caserta 7 luglio 2009

Domenica 5 luglio 2009, ho visitato quella che è ritenuta, la più grande fortezza d’Europa, si eleva dai 1.200, fino ai 1.800 mt, su di un percorso di circa 3,5 Km, attraverso varie roccaforti unite come da una grande muraglia le une con le altre. Costruita per difendere i confini del regno di sardegna da una probabile invasione Francese, in realtà nel corso della sua storia è stata utilizzata quasi esclusivamente come prigione, doveva sbarrare il passo a chi percorrendo la val Chisone voleva entrare agevolmente (si fa per dire) in italia. In questa fortezza perduta tra le alpi Cozie, sulla strada che da Pinerolo conduce al Sestriere, furono imprigionati illustri uomini politici, cardinali e nobili, Napoleone, vi aveva imprigionato l'eroico cardinale Pacca e Cavour l'arcivescovo di Torino Fransoni. 

Dal 1861 con l’invasione del Regno delle due Sicilie ad opera dei piemontesi, i soldati del disciolto esercito Borbonico, che, sentendo alto il senso di appartenenza al Regno di Napoli, al grido di: “uno Dio uno Re”,  non vollero tradire e furono deportati a migliaia nella fortezza di Finestrelle, ove la quasi totalità perse la vita per le dure condizioni di vita e per l’inclemenza delle condizioni atmosferiche della zona. 

Vestiti da divise di tela, i soldati Borbonici non potevano certo sopportare il rigido clima della zona, domenica 5 luglio 2009, alle 9.00 del mattino ho dovuto indossare una giacca per il freddo e sulle circostanti montagne c’erano ancora residui della neve invernale. 

I corpi dei soldati, che morirono sulle alture di questa fortezza non sono mai stati ritrovati, si sa però per certo che i piemontesi usavano gettare nella calce viva i morti, è ancora possibile vedere una di queste buche dove sono stati ritrovati resti umani disciolti in una fanghiglia non ben definibile, con brandelli di accessori delle divise borboniche. 

La storia dei vincitori aveva condannato all’oblio i fieri e fedeli soldati, vittime di questo genocidio, diverse volte ne avevo avuto menzione dai miei compatrioti e quest’anno sono riuscito finalmente a raggiungere questo triste luogo. 

Sin dal mio arrivo alle 8.00 del mattino il luogo mi trasmetteva tutta la sua angosciante aria di morte, fredde pietre che un’attiva associazione ha provveduto a valorizzare negli anni, attraversato il ponte levatoio si arriva nella piazza del san Carlo dove fa mostra di se la chiesetta, all’interno della quale, il parroco di Fenestrelle ha provveduto a celebrare  una messa in memoria dei nostri defunti. Nel piazzale si può notare la lunga scala che collega l’intera fortezza con ben 4.000 gradini interamente coperta, la seconda al mondo per numero di gradini. 

La scala, collega le varie piazzeforti presenti ai vari livelli. Dopo la santa messa e la benedizione, la bandiera delle due sicilie ha ricevuto l’omaggio delle armi, di una rappresentanza di figuranti dell’esercito piemontese. 

L’ing. Duccio Mallamaci, ha pronunciate un breve e toccante discorso ai presenti auspicando un’Italia dove regni la pace tra le genti, nel rispetto reciproco dei popoli, successivamente abbiamo sfilato per il sentiero fino a raggiungere le prigioni, dove è stata deposta una corona di alloro presso la lapide che ricorda i militi prigionieri. 

La cerimonia mi ha particolarmente toccato, ma stranamente mi sono sentito come alleggerito da un peso che avevo in me da quando ero venuto a conoscenza di questo luogo. Sono convinto che ogni duosiciliano dovrebbe visitare questo luogo, e solo dopo averlo visitato si può capire l’attaccamento degli uomini che qui persero la vita alla loro terra e al loro Re. 

Sulla lapide che recita:

“Tra il 1860 e il 1861 vennero segregati nella fortezza di Finestrelle migliaia di soldati dell’esercito delle due sicilie che si erano rifiutati di rinnegare il Re e l’antica Patria pochi tornarono a casa i più morirono di stenti i pochi che sanno s’inchinano”


 ho attaccato questi miei versi:

Fenestrelle

Fredde celle in fredda terra, 

chiudere gli occhi alla vita 

senza il conforto di un amore, 

mamme e spose, vivranno  e moriranno 

aspettando invano un ritorno

 te, soldato che non ti sei piegato,

forza e onore, io sarò sempre lì 

al tuo fianco, per non cancellare 

il tuo ricordo e per dar monito 

alle future genti che il tuo sacrificio 

non sia stato vano.

Carmine Posillipo












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