L'articolo "LA
BANCA
CHE ILSUD NON HA" di GIULIO TREMONTI, apparso sul Corriere della Sera – 11 settembre
2004 è stato rilanciato dall'ANSA,
il cui lancio
è stato poi ripreso da vari siti
(ma non da sudnews, almeno noi non l'abbiamo trovato), domenica 12 ci sono stati due commenti su Il Mattino di Napoli, commenti che abbiamo trovato sul sito dell'Unione Industriale di Napoli.
La versione integrale dell'articolo l'abbiamo trovata in questi due siti oltrechè sul Corriere della Sera ovviamente:
____________________________________________________________________________________Massimo Lo Cicero
Dalla prima pagina del Corriere della Sera Giulio
Tremonti ci ricorda che il Mezzogiorno è l’unica grande regione
europea che non abbia una banca propria: una banca che ne esprima e
sostenga la vitalità imprenditoriale. Aggiunge che le banche
attive nel Mezzogiorno non potranno mai sostituire una banca del
Mezzogiorno.
Conclude che «ripartire dal Mezzogiorno per far rinascere nel Mezzogiorno una sua banca, non è impossibile, è necessario». Ovviamente si devono sottoscrivere tutte e tre le affermazioni di Giulio Tremonti.
Ma, nei tre lunghi anni trascorsi al ministero
dell’Economia, perché Tremonti non si è dedicato alla
rinascita di una banca del Mezzogiorno? Ostentando, invece, un palese
fastidio per la necessità di attivare strumenti e politiche per
la crescita del Sud. Anzi Tremonti alimentava la sua credibilità
politica proprio grazie alla rappresentanza degli interessi sociali
organizzati del centro-nord.
I medesimi interessi che - rappresentati dalla Lega di Bossi, allora alleata del centrosinistra, e ben radicati nelle stesse forze politiche del centrosinistra - hanno voluto e ottenuto lo smantellamento del Banco di Napoli nel corso degli anni Novanta.
Complice o latitante larga parte della classe dirigente e del ceto politico meridionale. Un classico caso in cui vale un proverbio popolare. Accecati dalla punizione esemplare da infliggere al «covo del malgoverno democristiano», i nostri «riformatori» hanno buttato a mare il bambino insieme con l’acqua sporca. Ma, come dice anche Tremonti, parafrasando una nota canzone napoletana, «non è questa la sede per processare il passato ma per guardare al futuro».
Oggi sarebbe molto difficile creare ex novo una banca che sia lo strumento degli interessi economici del Mezzogiorno ma questa difficoltà potrebbe anche essere superata. Purtroppo, da oltre mille anni la società meridionale non riesce a creare le istituzioni necessarie al proprio sviluppo.
Secondo Tremonti qui non esiste una società «municipale» che, al contrario e nel nord del paese, si oppose ai grandi poteri esogeni e rappresentò la culla di una borghesia commerciale ed industriale.
La banca locale di quella borghesia lombarda - che di questo parliamo - dovettero, però, costruirla banchieri tedeschi e dovette difenderla, dalla mareggiata degli anni Trenta, un banchiere abruzzese: Raffaele Mattioli. Ed oggi, ironia della sorte, è scomparsa, come il Banco di Napoli.
Una banca non vive perché raccoglie risparmio ma perché capisce a chi darlo in prestito e come controllare l’esito dei progetti che ha finanziato. Se nella banca conta la società locale, essa può scoprire i progetti migliori e supportarne la realizzazione.
La cultura americana - che ha realizzato e difende criteri di trasparenza e visibilità degli affari imprenditoriali, fatte salve le eccezioni che confermano la regola - sostiene, al contrario, che i banchieri devono tenere «a distanza di un braccio» gli imprenditori proprio per evitare le collusioni che la promiscuità tra gruppi sociali potrebbe generare, e genera, in Europa. Nelle banche, che in Italia hanno superato gli anni Novanta, grandi banchieri e grandi imprenditori lavorano insieme - mentre alle piccole imprese vengono somministrate terapie americane - ma questa soluzione ibrida non ci ha risparmiato clamorose crisi imprenditoriali.
L’economia italiana, stima la Banca Mondiale, presenta una dimensione sommersa pari al 27% del pil mentre la media dei paesi ad alto reddito, con cui siamo confrontabili, non arriva al 16%. Il Mezzogiorno è più povero e più «sommerso» della media italiana, come è noto.
Dunque, nel Mezzogiorno, a fare gli americani si capisce poco e si realizza ancora meno. Andare sotto braccio con imprese in cui i conti sono molto opachi è pericoloso nel Mezzogiorno come altrove. Ma perché scomparve il Banco di Napoli? Perché vennero recisi, negli anni Novanta, sia i canali finanziari, che sostenevano le imprese meridionali con agevolazioni pubbliche, che i canali relazionali, che permettevano alla rappresentanza politica della società meridionale di partecipare al governo del paese e controllare, attraverso il governo del paese, la formazione dei gruppi dirigenti nelle banche, meridionali e non.
Quel sistema, rimosso radicalmente, funzionava male ma quello che lo ha sostituito non ha risolto i problemi della mancata crescita meridionale e mostra di non avere interesse alla soluzione di quei problemi.
Creare oggi una grande istituzione finanziaria del Mezzogiorno sarebbe certamente utile ed opportuno. Al suo capitale dovrebbero partecipare organismi internazionali, qualche banca estera che le conferisca una sistema di relazioni a scala mondiale, le regioni ed altri enti meridionali, imprese e risparmiatori del Sud.
La banca dovrebbe impiegare questi capitali per creare un organizzazione di elevata reputazione professionale: capace di raccogliere risparmio nel mondo ed utilizzarlo per portare le imprese meridionali sul mercato mondiale. Sarebbe intelligente immettere in questo progetto larghissima parte dei fondi erogati dall’Unione europea, piuttosto che frammentare la loro utilizzazione in effimeri traguardi locali. La banca potrebbe essere, infatti, la vera leva economica del Mezzogiorno; anche quando gli aiuti europei saranno prevalentemente destinati ai paesi dell’est: cioè nel 2011.
Cercando riscontri all'intervento di Tremonti sul Corriere della Sera, ci siamo imbattuti in una rassegna stampa della Popolare di Bari sull'argomento - una polemica risalente al 2002 - vi invitiamo a visitare la pagina della Popolare:
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