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https://www.larticolo.it - Lunedì, 20 Settembre

Economia - Sviluppo del Mezzogiorno
L’intervento di Tremonti ha rilanciato una questione cruciale per il Sud

Serve davvero una banca per il Mezzogiorno?

Il dibattito sulla creazione di un istituto di credito tra vecchie polemiche e prospettive future
 di Pierluigi Boda

La questione dell’accesso al credito nel Mezzogiorno è un terreno di scontro su cui periodicamente si misurano diverse visioni delle politiche per lo sviluppo. Una settimana fa l’ex superministro dell’Economia Giulio Tremonti è intervenuto sul Corriere della Sera con un contributo sul tema che continua a fare discutere. Tremonti, in breve, sottolinea come il Mezzogiorno sia l’unica grande regione europea che non può contare su una banca “autoctona”, capace di supportarne adeguatamente lo sviluppo, dando linfa alle energie imprenditoriali.


Secondo Tremonti il sistema attuale, così com’è, non è in grado di svolgere l’azione di sostegno necessaria al rilancio. E conclude che «ripartire dal Mezzogiorno per far rinascere nel Mezzogiorno una sua banca, non è impossibile, è necessario».


Nel dibattito scatenato da queste affermazioni sono intervenuti in molti, sia sulla stampa nazionale che su quella locale, servendosi delle poche - e in realtà non così sconvolgenti - affermazioni dell’ex numero uno di via Venti Settembre per supportare le tesi più disparate. Sullo sfondo, ma neanche tanto, c’è ancora la grande questione del Banco di Napoli, in cui sempre di più si tende a riconoscere un’occasione perduta.


In Campania il confronto sulle problematiche legate al settore del credito, oltre alle polemiche giù citate, ha avuto negli ultimi mesi, due fasi critiche: prima con la polemica relativa al rapporto tra la Fondazione San Paolo e il settore accademico regionale, in particolare l’ateneo federiciano. In un secondo momento con l’approvazione a Santa Lucia della legge sulle banche di interesse regionale, finalizzata a sostenere le banche che decidono di contribuire in modo più incisivo allo sviluppo locale. Questo provvedimento rappresenta probabilmente il primo passo di una più ampia strategia volta al consolidamento del settore creditizio. In questa prospettiva si era iniziato a riparlare dei Confidi e soprattutto dell’ipotesi di un Mediocredito campano, che raccolga operatori locali di piccole e medie dimensioni in un consorzio capace di aumentarne la capacità di esposizione e in generale l’incisività nell’ambito dei processi di sviluppo imprenditoriale regionale.


Due elementi che caratterizzano lo scenario del breve e medio periodo rendono il nodo del sistema bancario del Mezzogiorno ancora più cruciale: da una parte l’entrata in vigore dell’accordo Basilea II probabilmente peggiorerà, con standard di trasparenza più impegnativi, il già travagliato rapporto tra banche e piccole e medie imprese meridionali. Dall’altro c’è la progressiva trasformazione degli incentivi a fondo perduto in prestiti a tasso agevolato erogati dalle banche (si comincia con la Finanziaria 2005), che, tra i suoi obiettivi, oltre all’alleggerimento dell’impegno per le casse dello Stato, ha quello di responsabilizzare maggiormente il sistema del credito nella selezione delle imprese da sostenere. Rendendolo ancora più determinante - se possibile - per le dinamiche di crescita delle regioni meridionali.


Con la prima analisi di Mario Bartiromo (vai>>), L’Articolo avvia una riflessione sul sistema bancario del Mezzogiorno, provando a spingersi oltre agli scenari angusti e ai regolamenti di conti evocati dall’intervento dell’ex-ministro fiscalista Giulio Tremonti.


 
Lunedì, 20 Settembre


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