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Chi li ha visti?

Ovvero il "Manifesto di Eboli" e il "Patto di Teano" che fine hanno fatto? L'articolo che riportiamo, scritto dagli amici del periodico Due Sicilie, anticipava lucidamente dove sarebbero andati a parare, al nulla.
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Tratto da:
Due Sicilie  N° 4 luglio 2000

Il manifesto di Teano ‑ Eboli

La politica dei soliti noti

La politica dei soliti noti, dei vecchi giocatori delle tre carte. riparte, da luoghi simbolo del Mezzogiorno, all’attacco dell'unica questione che tiene banca da quando, 140 anni fa, si volle ad ogni casto l'unì(à di una penisola divisa in piccoli, spesso dignitosissimi Stati. L'occasione che ha visto l’innesto di questa riproposizione della questione meridionale: all'attenzione della nazione è, guarda caso, fornita dalle elezioni dei governi regionali del 16 aprile scorso.


La sinistra per prima si è lanciata sul vecchio osso da spolpare, proponendo da Eboli, cm “patto meridionalista e federalista" per il Sud ripescando e appropriandosi, proletariamente si intende, del meridionalismo storico di personalità quali Salveminí, Dolci e Carlo Levi. Certamente la riscossa, ammainata opportunamente la bandiera rossa, non poteva che partire da dove si fermò quel Cristo, sconsolato e impigrito da tanta desolante tangibile miseria, che, di là dal Sele, tediava la vita di chi, come lo stesso Levi annotò nel suo libro, non si riteneva “cristiano mia bestia".


Ormai è noto che dove non può il Padreterno arriva puntuale e benemerita la mano fraterna di Bassolino, ‘o Sinnaco, ‘o Ministro, ‘o Presidente, ‘o Rrel Da Eboli un manifesto federalista che non vuole, non può, mettere in discussione l'unità della nazione, anzi vuole rafforzarla per essere più visibile alle politiche di mamma Europa. E quando si scopre che l’UE stanzia fondi per oltre 50.000 miliardi per il Mezzogiorno non in base a progetti per la sviluppo e l'occupazione, ma secondo il numero di disoccupati, allora appare nitida la politica europeista di Bassolinp e compagni.


Se disoccupazione vuoi dire calamitare valanghe di miliardi da distribuire in modo assistenziale al popolo imberbe del Sud, neutralizzandone ogni possibile e legittima rivendicazione in termini di servizi sociali, sicurezza e quant'altro, ben si comprende come la disoccupazione ufficiale aumenti, refrattaria ad ogni panacea e misura di governo.


Questo è quanta di più "innovativo” e “federalista" si può trovare nel manifesto di Eboli: come dire della di­soccupazione la professione preferita per i meridionali. Per il resto retoricume, politichese vecchia maniera, e tanta smania di accaparrami i fondi europei. Purtroppo è doveroso e sconsolante affermare che il torinese Carlo Levi capì il Meridione e i meridionali più di ogni Bassolino, Mastella e Buttiglione del Sud e non lo fece non in virtù di una pur grande e viva cultura, ma semplicemente perché non nascose a se stesso e alla nazione ciò che solo gli stupidì o i collusi non vedono e non vogliono vedere.


Avere vacazioni diverse significa avere cultura e tradizioni diverse che, in funzione dì una sconfessata e anacronistica unità politica, statale e colturale, devono tradursi in strategie politiche ed economiche diverse, non omologanti e copiate semplicisticamente da altri. Invece la questione meridionale vive la sua attualità solo quando viene stritolata dai movimenti elettorali delle fazioni che si contendono il potere, per essere subito dopo, a trono conquistato, riposta nei solito, privilegiato cassetto, meglio conservata dei sangue di S. Gennaro.


Il solito gioco. ormai tristemente neo ed altrettanto tristemente trascurato dai meridionali, sostenuto e amplificato dai giornali, tromboni di regine, buoni a riconoscere e talvolta a rivelare le cause della 'questione’ in questa “mala unità". salvo ritirarsi quando la logica imporrebbe il termine "indipendenza" in luogo del piú rassicurante "federalismo nell'unità nazionale".


Basta con l'illusione di una rinascita del Sud con il federalismo o con quant'altre alchimie politiche, 140 anni di raggiri vanno oltre ogni ragionevole sopportazione. E se Bassolino e soci ci sfottono da Eboli, ampiamente premiati dagli elettori (è questa la triste realtà con cui confrontarsi), da un altro luogo sacro per la tricolorata schiatta italica riprende la stessa "questione" il Polo di Berlusconi-Fini-Casini con il "nuovo" alleato Bossi, un tempo maledetto figlio del Po.


E da dove poteva riprendere quota, nuova linfa, se non da Teano, luogo simbolo di quel fatidico passaggio di consegne fra il dittatore G. Garibaldi da Nizza e Vittorio Emanuele II? Della serie: alla vergogna non mettere limiti.


Anche in questo caso, il popolo meridionale applaude convinto (noi speriamo costretto) le quattro eminenze del Polo, "quatto perete affacciat'ô balcone", che come quelli di Eboli si impegnano a garantire sviluppo, ricchezza, occupazione e sicurezza. La Lega di Bossi ha capito finalmente che l'unica "questione", che paga in termini di potere e di lustro politico, è quella meridionale, poiché è il solo vero problema che non deve essere risolto se il Nord vuole continuare a fregiarsi del titolo di "locomotiva del Paese".


Bossi e i suoi amici hanno capito che è meglio per il Nord un Sud sottosviluppato nell'Italia unita a cui vendere i suoi prodotti, piuttosto che un Nord indipendente in una Europa delle regioni dove sarebbe a rischio la sua sopravvivenza civile ed economica.


Per questo l'incontro di Teano 2000 è, per certi versi, in linea, contiguo, all'incontro del 1861 malgrado li separino 140 anni di storia (e che storia!!!). Insomma "ca tu 'o chiamme Ciccio o Ntuono, ca tu 'o chiamme Peppe o Ciro..." che la si veda da Eboli o da Teano sono dolori per il nostro deretano.


A ogni buon conto, visto il responso che le urne hanno decretato, almeno al Sud, Bassolino a parte, c'è da auspicarsi che un ulteriore spostamento a Nord (vedi parlamento del Nord) della egemonia politica provochi un salutare rigonfiamento degli attributi dei meridionali tale da costringerli a mettere a buon partito tutte le strategie e armi di cui da sempre, invano, ci riteniamo abile possessori, salvo poi fare come il cane del cacciatore: " ô mumento 'e sparà, lle vene voglia e piscià".


Frak



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Il nostro commento all'indomani
de "Il Manifesto di Eboli" e de"L'incontro di Teano"
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"Sono calati, tutti, ancora una volta a dirci cosa è bene per noi. 
Chi per un volgare calcolo di bottega 
- vedi manifesto di Eboli di ispirazione bassoliniana - 
chi per dispensarci una nuova e più moderna  forma di subalternità 
- vedi incontro di Teano - 
e noi ci crediamo.
Vogliono farci danzare al suono della loro musica 
e noi abbocchiamo come tanti stolti. 
Lo dovremmo ormai sapere che la libertà è una conquista, 
che nessuno te la regala, 
che te la devi prendere o riprendere. 
Noi dobbiamo riprendercela, questa libertà,
prima di tutto nella nostra mente di colonizzati .
Altrimenti non saremo mai veramente liberi.
E solo allora potremmo fare accordi con tutti
senza tema di essere - di nuovo - fregati."



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