"Senta, non ci chiami "neoborbo-nici". Suona male, come di gente che non ha niente da fare nella vita..... Ossignore, e come vi dovrei nominare, scusi? Cultori delle Due Sicilie alieni dal presente e dalla politica? .No, macché. Borbonici. Alla vecchia maniera. Non "neo". Persone e movimenti che difendono l'identità territoriale e culturale del Regno delle Due Sicilie, in Italia l'unico vero Stato-nazione per settecent'anni, dal 1130 in cui Ruggero il Normanno..... Tocca fermarlo, Paolo Postiglione, 39 enne imprenditore e inventore del marchio "Je suis napolitain", o la storia del sud, contraffatta dai colonialisti Savoia e dai loro accoliti, te la riscrive senza prender fiato anno dopo anno fino all'infausto 1860 della caduta dell'ultimo Borbone. Lui e il suo "1860, Io nun me scord', gruppo di analisi e proposta politica", ripartono da lì, da quella .innaturale frattura della storia.. Ma non si sentono dei nostalgici: .Abbiamo lo sguardo rivolto al domani. All'Europa, dove eravamo dei grandi. Non all'Italia, dove siamo diventati piccoli, parassiti, piagnoni, assistiti, mafiosi, camorristi e pezzenti..
Sede e base logistica del gruppo è un negozio in via Santa
Teresa a Chiaia, Napoli. Tutto ciò che vende (camicie,
giubbotti, t-shirt, bandiere e labaretti, costumi e teli da mare,
berretti e sciarpe e cravatte, portafogli e orologi, cd con l'inno del
Re di Paisiello, piatti, spille, orecchini, decalcomanie, cartoline e
quant'altro) reca il lussuoso stemma dei Borbone, sorta di patchwork di
tutti i blasoni che hanno fatto il meridione d'Italia, Castiglia, Leon,
Aragona, Angiò, Asburgo e svariati altri per un totale di 19,
compreso quello dell'effimero regno crociato di Goffredo di Buglione.
Dove lo stemma non sta per intero, bastano i tre gigli oro in campo blu
degli Angiò. .Così si familiarizza il popolo meridionale
con i simboli che rappresentano la sua memoria storica.; e si fanno
buoni affari, anche al museo di Capodimonte, sull'aliscafo
Napoli-Palermo, negli alberghi.
"Io nun me scord'" vuole l'autodeterminazione politica ed economica del
Meridione entro l'Unione europea, una Borsa a Napoli per quotare
piccole e medie imprese del sud, il blocco dell'emigrazione, il rigetto
dell'assistenzialismo in qualunque forma. Nella geografia dei borbonici
finemillennio, si pensa come punto di raccordo e snodo di connessione
della miriade di gruppi e gruppetti che in tutto il sud tornano, in un
modo o nell'altro, ai Borbone: Nazione napoletana, Terra e
libertà, Noi siciliani, Calabria libera, il barese Federalismo e
libertà, e un'altra quindicina. C'è anche una casa
editrice, "Il giglio" di Napoli, testi sui briganti (.partigiani e
patrioti, in realtà.), l'industria del Regno delle Due Sicilie
(.quando al nord neppure sapevano cos'era.), la repressione dei
piemontesi, popolo e nobiltà sotto i Borbone.
Stesse ambizioni di supremo coordinamento nutrono però, oltre a
"Io nun me scord'", anche il Movimento neoborbonico (a loro il "neo"
non suona stonato) e "Rinascita meridionale", che quest'anno si
è costituito come .movimento politico unitario. e stampa un paio
di numeri l'anno dell'omonimo giornale. La buttano, questi ultimi,
sull'autodifesa economica: .Difendi i tuoi figli, compra solo prodotti
del sud., proclamano con la loro campagna Comprasud, sorta di invito
all'autarchia contro l'espropriazione centralista e nordista dei
risparmi del sud.
Leghisti allo specchio, questi borbonici? .Bossi non è né
un alleato né un nemico. È un demagogo, semmai. E con la
Lega Sud, emanazione economica della Lega Nord, non abbiamo nulla in
comune.. Si vedono però ogni anno agli Incontri tradizionalisti
di Civitella del Tronto in Abruzzo, ultima fortezza borbonica a cadere
davanti alle baionette dei piemontesi, il 21 marzo 1861: ospite fissa
l'anziana principessa Urraca di Borbone.
L'ultima battaglia l'hanno persa, i borbonici: contro Walter Veltroni,
che quando era ministro dei Beni culturali ha negato la Cappella
palatina della Reggia di Caserta per il matrimonio di Carlo di Borbone
con Camilla Crociani: i due hanno ripiegato dalla storia all'operetta,
convolando a nozze il 31 ottobre in quel di Montecarlo.
Assai più cruento si annuncia il prossimo scontro. Nome
dell'operazione: Contronovantanove. Natura: guerriglia di
controinformazione. Oggetto: .La Napoli dell'ufficialità
politica e culturale, figlia dei giacobini del 1799, si appresta a
festeggiare in pompa magna, e con 15 miliardi a disposizione, i
duecent'anni della Repubblica partenopea., dice Postiglione; .noi
spiegheremo che quella sedicente rivoluzione consegnò per sei
mesi metà meridione ai francesi tradendo il re, il popolo, la
religione e provocando 60 mila vittime..
Useranno tutti i mezzi. Quelli pacati dei convegni e delle borse di
studio. Quelli sessantottini del volantinaggio a tappeto e della
contestazione davanti al teatro San Carlo. E quelli dell'happening di
strada: hanno in mente di innalzare forche in quella stessa piazza
Mercato dove, tornato il Borbone, i sanfedisti del cardinal Fabrizio
Ruffo di Calabria e gli inglesi di Orazio Nelson impiccarono, in quel
1799, 102 giacobini. Come la prenderanno i presunti giacobini di oggi,
sindaco Bassolino in testa?
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