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Perle risorgimentaliste

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Oltre a queste noterelle, vi consigliamo la lettura di Antologia inversa di Nicola Zitara

e le ottime e documentatissime monografie storiche di Giuseppe Ressa
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La negazione di Dio


"II governo borbonico rappresenta l’incessante, deliberata violazione di ogni diritto; l’assoluta persecuzione delle virtù congiunta all’intelligenza, fatta in guisa da colpire intere classi di cittadini, la perfetta prostituzione della magistratura, come udii spessissimo volte ripetere; la negazione di Dio, la sovversione d’ogni idea morale e sociale eretta a sistema di governo." [Lord Gladstone]


Il lord non aveva mai visitato di persona una prigione borbonica.Nonostante lo avesse ammesso egli stesso stesso a Napoli - tra il 1888 e il1889 - dove si trovava per essere festeggiato dai maggiorenti del Partito Liberale, questa perla è circolata sui testi scolastici per un altro secolo ancora e qualcheduno (anche di notevole livello culturale - sic!) la ripete tuttora.


Vi consigliamo la lettura della monografia di Giuseppe Ressa:  La calunnia come arma politica: “negazione di Dio”.


Per quel che ci risulta il primo testo a far luce su questo falso storico è stato quello di Carlo Alianello, La conquista del sud, Rusconi editore.



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Epopea dei Mille e piastre turche

"Studi in archivi e su periodici di Edimburgo mi hanno permesso di rile­vare e confermare il versamento a Garibaldi di una somma veramente ingen­te, durante la sua breve  permanenza a Genova, prima che la Spedizione sciogliesse le ancore.

La somma, riferita con precisione, è di tre milioni di franchi francesi. Questo capitale tuttavia non venne fornito a Garibaldi in moneta francese, bensì in piastre d’oro turche.

Non è agevole valutare il valore finanziario di tale somma. Riferito alle valute dell’epoca dei principali Stati europei, e rapportandolo al reddito na­zionale, con larga  approssimazione si tratta di molti milioni di dollari di og­gi".

[Tratto della relazione tenuta da Giulio Di Vita al convegno “La liberazione d'Italia ad opera della Massoneria” organizzato a Torino (24 e 25 settembre 1988) dal Centro per la storia della Massoneria e dal Collegio dei Maestri Venerabili di Piemonte e Valle d'Aosta]

A questa perla bisogna aggungere che sempre nella stessa relazione si parla anche del misterioso nauifragio in cui perì Ippolito Nievo, custode dei fondi segreti della spedizione e della relativa documentazione.

A cosa servirono le piastre? A corrompere ufficiali e dignitari borbopnici. Perchè in tanti si lasciarono corrompere? Qualcuno avanza l'ipotesi che la mancata epurazione dei quadri dell'esercito (mai avvenuta, neppure negli anni della restaurazione!) abbia lasciato mano libera alle varie sette liberali o liberaleggianti nei centri di comando dell'esercito borbonico.

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Calatafimi

"Qui si fa l'Italia o si muore", magari a pronunciare la famosa frase fu il generale borbonico Landi mentre accettava una fede di credito -
si dice sia stato Garibaldi in persona a offrirgliela- di quattordicimila ducati [224mila €, 430milioni di vecchie lire] in cambio della non belligeranza contro i garibaldini.


La storiella della fede di credito potrebbe essere una bufala, il fatto che tutti i figli di Landi abbiano fatto poi carriera nell'resercito italiano invece è una verità acclarata.

Ovviamente questa perla sui testi scolastici è meglio evitarla, non ci sono prove documentali.

Abbiamo volutamente tralasciato altre perle siciliane, come la caduta di Palermo, l'aiuto dei picciotti, la promessa della terra ai combattenti per la libertà, le speranze separatiste poi deluse. Dovete studiare un po' anche voi, come abbiamo fatto noi, "fatti non foste a viver come bruti" o sì?

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Garibaldi a Napoli - Pensioni ai camorristi

Liborio Romano, in giugno, prende contatti col capo della Camorra Salvatore De Crescenzo - detto Tore ‘e Criscienzo, ospite delle galere napoletane per otto anni - e gli offre la liberazione in cambio del sostegno alla rivoluzione. Nel mese di luglio, Don Liborio, ministro della Polizia, li arruola nella guardia urbana col compito di mantenere l’ordine pubblico fino all’arrivo di “Don Peppino”.

Garibaldo, una volta giunto a Napoli e avendo saccheggiato tutto ciò che c'erta da saccheggiare, decretò un vitalizio a Marianna De Crescenzo [detta la Sangiovannara] sorella di Tore ‘e Criscienzo.

Si puo' infangare la storia patria con una perla simile? No, ovviamente, meglio che il popolo bue (soprattutto quello meridionale) non le sappia certe verità.

Magari, sapendole, potrebbe cominciare a votare diversamente.

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L'incontro di
Teano

Questa perla ci è venuta in mente all'autogrill di Teano, dove all'ingresso - sulla destra  - campeggia una gigantografia del famoso incontro. Facciamo parlare Granzotto, noi potremmo non essere creduti.

"Sui Mille, su Garibaldi, sullo scappellamento (mai verificatosi) di Teano gli storici si dilungano, compiaciuti."[Paolo GRANZOTTO - Il Giornale, 20.08.2003]

L'incontro di Teano

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Il mito del Sud arretrato

Il Meridione possedeva una flotta mercantile pari ai 4/5 del naviglio italiano ed era la quarta del mondo, ne facevano parte più di 9800 bastimenti per oltre 250mila tonnellate ed un centinaio di queste navi (incluse le militari) erano a vapore.

Quando si sottolinea l'inadeguatezza del sistema viario meridionale al momento dell'unità si omette di parlare dei trasporti marittimi e dei commerci via mare che erano sviluppatissimi.

Nelle Due Sicilie ci fu l’istituzione del primo sistema pensionistico in Italia (introdotto nel 1813 con ritenute del 2 % sugli stipendi degli impiegati statali).

Potremmo continuare con tanti esempi inconfutabili, ma per la perla del Sud arretrato - la più dura da sgretolare - vi consigliamo la lettura di un ebook gratuito scritto da un dottore, Giuseppe Ressa (visto che gli storici accademici non si scaldano per la verità storica - forse poco redditizia in termini di prebende statali - la storia per ora la riscrivono i dottori! complimenti a Ressa per la sua lodevole e documentatissima fatica) che potete liberamente scaricare e stampare - in formato pdf oppure in formato html qui da noi, nella versione orginale formato doc-msword dal sito di Briigantino, Il Portale del Sud.


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Il sistema industriale napoletano?

"Sarebbe difficile fare il totale di tutte le espressioni denigratorie messe in circolazione in Italia e fuori, e a tutti i livelli della pubblica informazione, per svilire il ricordo dei Borbone di Napoli. "Il protezionismo borbonico" è una di queste, e viene solitamente impiegata per sottintendere che il repentino crollo del sistema industriale napoletano e, in genere, della manifattura meridionale, dopo l'unificazione statale piemontese, va addebitato alla precedente politica"
[Nicola Zitara - Fora]

Quando si sottolinea l'inadeguatezza del sistema industriale meridionale al momento dell'unità gli accademici lo liquidano come un inconsistente parto della politica protezionistica borbonica.

Su questa perla sull'arretratezza del Sud vi consigliamo la lettura di uno degli ultimi interventi di Nicola Zitara su Fora in questo sito.

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La questione meridionale

Per trovare le cause di questa perla - la cosidetta questione meridionale - gli storici accademici si sono spinti fino all'epoca romana!
Leggetevi l'intervista che Del Boca - presidente dell'Ordine Nazionale dei giornalisti e autore di "Maledetti Savoia" - rilasciò al periodico Due Sicilie nel 2001.

"La questione meridionale nasce col risorgimento ed è questione irrisolta, perché il Nord è sceso al Sud ed ha rubato tutto quello che era possibile rubare. Siamo nelle condizioni di un signore che ha una borsa di soldi in mano, che mentre sta per andare ad aprire un suo negozio, viene aggredito da un rapinatore che lo picchia, lo spoglia, gli porta via tutto quanto e lo lascia lí mezzo morto. Questa è la situazione del Nord col Sud. Poi passano gli amici del rapinatore e vedono questo qui per terra, stracciato, lacero che chiede aiuto e dicono: "ma terrone di merda, brutto, sporco, buttato per terra cosí, non hai dignità". E questo qui si è fatto venire un complesso d’inferiorità, perché, cornuto e mazziato, aveva i quattrini per andare a fare una cosa, glieli hanno portati via e adesso ha vergogna a rivendicare quello che era legittimamente suo. Questa è la lezione che il meridionale deve imparare, cioè buttare via le paure, non per una rivincita, ma per conoscere psicologicamente cosa è successo davvero. " [Lorenzo del Boca - Due Sicilie, 2001]

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Il declino economico del Mezzogiorno

Non esiste declino postunitario in quanto il Sud arriva al momento dell'unità senza un apparato produttivo moderno. Questa perla comincia a sfaldarsi anche nella storiografia di sinistra e questo ovviamente ci fa grande piacere. Infatti se si esclude Nicola Zitara, la revisione storiografixca è stata appannaggio di studiosi di destra o cattolici.

Queste cose non sono scritte nei libri della storia d'Italia perché la vera storia d'Italia ancora non è stata scritta; né è necessario essere filoborbonici per occuparsene; trovo nel prezioso lavoro del prof. Aldo Di Biasio, docente di storia nell'Università di Napoli e di idee politiche sicuramente non di destra, La Questione Meridionale in Terra di Lavoro (Napoli, 1976), precisa conferma a quanto ho appena detto: "Quella che era la più vasta, la più popolata, la più ricca, la più produttiva provincia del regno delle Due Sicilie, con la sua agricoltura fiorente e le sue manifatture prestigiose, la prediletta dimora estiva dei sovrani, l'area più fornita di infrastrutture dell'intero Meridione, anche per il crollo degli investimenti pubblici e un insostenibile aggravio del sistema fiscale doveva diventare una delle più depresse e diseredate aree del nuovo Regno d'Italia, ricca solo di pauperismo e di disoccupazione": a parlare è il prof. Carlo Zaghi, anch'egli esponente illustre della sinistra italiana, nella prefazione al citato lavoro di Di Biasio. [Cfr. Con l'Unità d'Italia iniziò il declino economico del Mezzogiorno di Emilio PISTILLI]


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Facite ammuina!”

Questa perla costituisce uno dei luoghi comuni più ripetuti, soprattutto da giornalisti e politici ignoranti ovvero istruiti alla scuola italiana (noi l'abbiamo sentita infilare in una relazione di un ispettore scolastico diretta ad un uditorio di docenti, durante un corso di aggiornamento!).

Riproduciamo la risposta fornita dal giornalista e saggista Gigi di Fiore ad un lettore che ne chiedeva l’origine:

«La leggenda del “facite ammuina” è uno dei tanti falsi sul Regno borbonico, nati negli anni successivi all’unificazione. Falsi denigratori, poi diventati “verità”, seppure mai verificata.

Ecco come nacque una regola totalmente inventata, di cui si dava addirittura il numero dell’articolo (il 27 del Regolamento della Marina borbonica).

Un ufficiale di Marina napoletano, Federico Cafiero (1807-1889), pessimo elemento da accenti macchiettistici, passato con l’esercito piemontese subito dopo lo sbarco di Garibaldi, era a bordo della sua nave con l’equipaggio e dormiva. Arrivò un’improvvisa ispezione, che trovò il comandante immerso nei suoi sogni e la nave abbandonata a se stessa. Naturalmente Cafiero fu punito e, quando tornò sulla sua nave, sentì il bisogno, per evitare ulteriori dispiaceri, di dettare all’equipaggio alcune regole di comportamento. Tra queste anche quella di fare rumore e chiasso in ogni  modo possibile per avvertirlo subito in caso di improvviso arrivo di ispezioni o di ufficiali superiori. Era il “facite ammuina”, diventato poi, per denigrazione, “regola della Marina borbonica”.

In realtà, come scrisse Roberto Selvaggi proprio su Il Mattino del 2 ottobre 1994, la Marina borbonica era la terza d’Europa ed aveva uno dei regolamenti più moderni di quel periodo. Tanto che, dopo l’unificazione, anche l’ammiraglio torinese Carlo Pellion di Persano propose di adottare le norme napoletane per la Marina italiana.»

(da Il Mattino, 11.04.2005)


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Se avete delle perle o delle precisazioni - con documenti alla mano non con delle invettive - segnalatecele. Grazie e tornate a trovarci.

Questa pagina ovviamente è in perenne costruzione.











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