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Fonte:
https://www.api.napoli.it/ - 14-02-2006

EUROPARLAMENTO: PRIMO SÌ A FISCALITA` VANTAGGIO        

Il Parlamento Europeo riunito a Strasburgo in seduta plenaria ha dato il via libera all`introduzione della fiscalità di vantaggio o compensativa nei territori e nelle aree depresse degli stati membri.


«Il via libera del Parlamento europeo alla fiscalità di vantaggio è un altro passo avanti, atteso dopo l’approvazione in commissione per gli affari economici e monetari di tre settimane fa. – ha dichiarato Dario Scalella, Presidente Confapi Campania - In Europa, tuttavia, è la votazione in Commissione che conta.


E poi spetterà ai Governi nazionali darne concreta applicazione. Auspichiamo che ciò avvenga in tempi rapidi, partendo da una riduzione dell’Irap. È un intervento tanto più urgente in Campania, dopo un’addizionale dell’imposta dello 0,30% approvata per ripianare i buchi nel settore sanità. L’Irap è così salita nella nostra regione al 4,55%, in netta controtendenza rispetto ad altre aree del Paese.


Contemporaneamente è necessario precisare che non è attraverso la sola fiscalità di vantaggio che si può improntare una politica attiva per il rilancio del Mezzogiorno. Ci vuole un programma articolato che punti su Infrastrutture, Innovazione e Internazionalizzazione.


Per le infrastrutture basti ricordare i recenti dati Unioncamere che confermano come in Campania moltissimi imprenditori siano insoddisfatti per le condizioni in cui versano (il 27% si è dichiarato per niente soddisfatto, solo lo 0,5% si è detto molto soddisfatto). E occorrono misure nuove per le “sicurezze”, che impattino su diverse problematiche.


Dalla criminalità organizzata alla microcriminalità, al concetto più ampio di rispetto delle regole, che non può prescindere da un piano concreto e efficace contro le varie forme di sommerso».


Autore: fb


Fonte:
https://www.api.napoli.it/ - 11-04-2005

La cabina di regia è una buona idea per rilasciare lo sviluppo del Sud        

Le questioni poste da Nicola Rossi e da Isaia Sales, sull’ultimo numero del Corriere Economia, riguarda un argomento fondamentale: le politiche sovra regionali del sud Italia vanno gestite in una struttura coordinata a livello centrale o basta, come dice Sales, l’attuale conferenza stato Regioni?


A mio parere è necessario impostare il problema all’interno del sistema locale meridionale. Nell’attuale assetto costituzionale, d’altronde, le competenze spesso sono oggetto di contenzioso tra Regioni e Stato, né può dirsi che la nuova riforma che sta seguendo l’iter parlamentare (opportunamente lungo) vada con certezza a ridurre questo rischio.


Il ruolo nuovo delle regioni e delle politiche territoriali è il risultato di un’evoluzione del sistema Italia, frutto anche di ritardi nel rendere operative norme pure presenti nell’ordinamento (basta ricordare che le stesse regioni, previste dalla Costituzione, hanno realmente cominciato ad operare soltanto nei primi anni settanta). Il rischio di “inutili strategie centraliste”, pertanto, come ha opportunamente ricordato Isaia Sales, è in agguato.


Ed è un rischio che, se non adeguatamente valutato, può determinare una situazione addirittura peggiore del pericolo che si propone di debellare (lo spreco di risorse). Oltre che contravvenire a un’esigenza sempre più avvertita da imprese e cittadini di “prossimità”, di capacità di leggere il territorio e indirizzarlo, attraverso scelte di politica industriale sulle quali, tanto sul piano nazionale, quanto su quello regionale, la politica non ha mai particolarmente brillato. Ma è il rischio di “neocentralismo”che può e deve essere superato.


Che le strategie politiche debbano legarsi al territorio, secondo un sano concetto di sussidiarietà, è indiscutibile. Se il territorio è più ampio di una Regione, servono meccanismi di coordinamento tra di esse. Non centralizzando tutto in seno alla Conferenza Stato – Regioni, ma trovando soluzioni che riguardino esclusivamente le aree coinvolte.


La soluzione migliore, insomma, sta in un’attivazione diretta da parte dei Presidenti delle Regioni interessate alle medesime problematiche, tenendo conto sia degli interessi territoriali, sia delle linee guida nazionali.


È questa, d’altronde, l’ottica in cui lo stesso Presidente della Campania si è già mosso in passato. Quando recentemente ha lanciato l’idea di un coordinamento delle regioni del Sud sulle politiche sovra regionali o , per esempio, ha avviato il confronto per la realizzazione di un Mediocredito Meridionale. Un Istituto che favorisca l’accesso al credito a medio termine delle piccole e medie imprese (da non confondere con l’idea di una Banca del Sud).


Il governatore campano ha attivato un confronto con i suoi colleghi del Sud Italia, rispondendo così alle sollecitazioni provenienti dal mondo imprenditoriale. Ora è necessario proseguire nel solco tracciato, dando seguito alle diverse iniziative sul credito avviate nel corso della legislatura appena conclusasi.


A cominciare dalla trasformazione in legge del ddl sul credito. Quest’ultimo opportunamente di competenza regionale, a differenza di tante altre questioni, di natura più ampia e strategica. La nuova programmazione 2007-2013, per esempio, è un nuovo, fondamentale banco di prova. L’allargamento dell’Unione Europea avrà riflessi importanti.


Allo Stato spetta un ruolo delicato in una partita che si gioca su più tavoli. Contemporaneamente la Basilicata e la Sardegna sono fuori dalle aree obiettivo 1. In mancanza di una positiva interazione sembrerà che le quattro regioni siano accomunate da una unica problematica: la criminalità. Per cui eventuali azioni di politica generale si potrebbero concentrare solo su questo argomento. La Campania farà invece bene a interagire con la Puglia, la Calabria e la Sicilia per fissare strategie comuni sulle risorse e sulla loro destinazione.


Specialmente per le infrastrutture. Lo abbiamo sostenuto con forza, ma è utile ripeterlo. “Definizione del documento strategico 2007-2013 con piano coordinato infrastrutture regioni Sud Italia” è il titolo della proposta n. 19 della Confapi Campania. Fa parte del documento inviato ai candidati alla Presidenza della Regione durante la campagna elettorale.


Serve una strategia interregionale, quindi, ma su iniziativa delle Regioni, non “ricentralizzata” a Roma. La geografia politica attuale, d’altro canto, con le Regioni del Mezzogiorno tutte governate dal centrosinistra dovrebbe rendere ancor più semplice dialogo e strategie armoniche. E consentire di definire una piano solido, condiviso e lungimirante per la prossima irripetibile occasione.


L’apertura dell’area di libero scambio del Mediterraneo. Iniziative di dialogo e interazione tra istituzioni locali, come è avvenuto tra le Camere di Commercio di Napoli e Milano, sono utili e avranno importanti riflessi per i sistemi locali, soprattutto attraverso un maggiore coinvolgimento delle imprese piccole e medie. Milano, infatti, nonostante non sia città mediterranea, vanta un primato assoluto sia in termini di aziende che hanno già rapporti economici e commerciali con l’area a ridosso del “mare di mezzo”, sia per strategie e fondi messi in campo in previsione del 2010. Si è mossa per tempo e bene.


Addirittura candidandosi a sede della Banca Euromed. Ma per il Mediterraneo la prima, naturale interazione deve avvenire tra le Regioni del Sud. E deve avvenire presto. In un’ottica che guardi alle peculiarità locali, tenga conto delle linee di sviluppo nazionale (ed europee), ma si muova attraverso un coordinamento che interessi più direttamente chi dal Mediterraneo è bagnato. Insomma, benissimo l’asse Napoli Milano, ma è Bari, è Reggio Calabria, è Palermo a rappresentare la rete dei nostri naturali interlocutori.


Autore: ds

Fonte:
https://www.api.napoli.it/ - 21-09-2004

Banca del sud? Meglio se un mediocredito che aiuti le piccole realtà

Non sappiamo se determinato da scrupoli espiatori, ma l’intervento dell’ex Supeministro Tremonti pubblicato sabato scorso su Il Corriere della Sera, ha riproposto sotto i riflettori una questione essenziale: la necessità di un istituto di credito meridionale. Meglio, riteniamo, di una Banca d’affari che favorisca la concessione di crediti a medio termine, specialmente alle aziende minori.

È quanto abbiamo proposto all’interno della Commissione sul Credito della Regione Campania, nell’elaborazione della legge bancaria (che auspichiamo termini presto l’iter procedurale). La strategia di un’azione comune delle regioni del Sud per la realizzazione di un unico Mediocredito, proposta dal Governatore della Campania, è perfettamente in linea con la filosofia del “fare rete” che la Confapi ha sposato da tempo.

La questione credito e Mezzogiorno, tuttavia, richiama alla mente una domanda: che ne è stato della Banca Euromediterranea?

Gli attenti lettori potrebbero far notare che quest’ultima non è esattamente un istituto di credito, ma gestirebbe esclusivamente le pratiche di finanziamenti provenienti dai paesi del Mediterraneo, per l’utilizzo dei fondi messi a disposizione della Comunità europea. Funzione non da poco in un periodo di progressiva spoliazione di centri decisionali (non solo bancari) nel Mezzogiorno.

E i riflessi sull’economia meridionale, in ogni caso, sarebbero di certo considerevoli. La nostra proposta di candidare Napoli a sede della filiale della Bei fu raccolta e fatta propria dalle Istituzioni, sottoscritta anche da Romano Prodi e dallo stesso Tremonti. Dopo lo studio di fattibilità ad hoc commissionato dalla Regione Campania alla Camera di Commercio di Napoli null’altro ci risulta sia.. accaduto.

Due mesi fa i riflettori sono tornati sulla Euromed per la conferenza Euromediterranea, organizzata a Milano, cui hanno partecipato ottanta personalità, tra ministri, imprenditori, manager, operatori della cultura e della comunicazione dei Paesi che affacciano sul mediterraneo.

Evento che rientra in un piano di lungo periodo, attuato dalla Camera di Commercio meneghina, che guarda con una precisa pianificazione al 2010, quando sarà effettuata l’apertura dell’area di libero scambio tra i paesi del Mediterraneo.

Tra poco più di cinque anni, infatti, si aprirà un mercato che comprende un totale di 40 nazioni e quasi 800 milioni di persone. Per arrivare preparati a questo appuntamento che avrà un impatto fortissimo sull’economia, la politica, la cultura dei paesi coinvolti non può bastare candidarsi a sede della Banca Euromediterranea.

Ci vuole un piano complesso e condiviso, avviato dalla Regione Campania e realizzato con il contributo degli attori economici e culturali che operano nella nostra regione. Il Mediterraneo come obiettivo, da perseguire con strategie precise. Attraverso, per esempio, una consulta stabile tra tutte le associazioni che sono interessate o che hanno come scopo esclusivo o principale il Mediterraneo e gli scambi tra i Paesi che vi si affacciano. Un tavolo stabile con rappresentanti dei governi coinvolti.

Operazioni di ricerca e di marketing strategico verso questo bacino. Un comitato costituito da personalità esperte dell’area nei vari settori. Una organizzazione che faccia della Campania (e se possibile del Sud) un sistema.

Tutti d’accordo sulla necessità del Mediocredito, ma, d’altro canto, quanto tempo ancora deve passare per riaccendere le luci sulla questione Euromed, con un piano articolato e condiviso?

Dobbiamo attendere che Milano organizzi un’altra Conferenza o possiamo cominciare da domani?

Autore: ds










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