Si riaccende il dibattito, peraltro mai sopito, sulla Banca del Sud di cui anche questo foglio si è ampiamente occupato seguendone le evoluzioni sin dalla ormai nota "provocazione" lanciata dall'onorevole Tremonti nell'ambito di una intervista rilasciata qualche tempo fa sulle pagine del Corriere della Sera.
Il Ministro delle Comunicazioni, Mario Landolfi vede in Poste
Italiane il soggetto idoneo ad incarnare la predetta Banca,
operando attraverso una raccolta aggiuntiva di risparmio.
Le repliche non si sono fatte attendere. Tra queste, di particolare
significato annotiamo l'intervento squisitamente tecnico
del vicepresidente di Intesa Mediocredito Giovanni Tricchinelli e
dell'ABI. Il dottor Tricchinelli pone in evidenza le diversità
operative esistenti tra Poste Italiane e gli Istituti di Credito.
Le Banche raccolgono risparmio destinandolo in attività e
progetti di sviluppo legati ai settori produttivi, mentre le Poste
canalizzano la loro raccolta prevalentemente alla Cassa Depositi e
Prestiti che, quale investitore con profilo istituzionale, indirizza la
maggior parte dei propri investimenti in iniziative pubbliche.
l Mezzogiorno, invece, ha bisogno di un soggetto che ne promuova lo
sviluppo e la modernizzazione, sostenendo tutte quelle realtà
che danno linfa alle piccole e medie imprese, producendo
ricchezza sul territorio, suscitando energie, capitali e progetti che,
diversamente, non avrebbero uno strumento adeguato per trova re la loro
giusta esaltazione.
Questa funzione non può che essere svolta da una banca
culturalmente idonea a "sentire" il territorio, perché in esso
radicata. Levata di scudi, invece, da parte del presidente Sella a
difesa del sistema banca rio, che sottolinea idoneità e
competitività delle banche attive nel Mezzogiorno,
già in richiesto alla Banca del Sud.
Pur comprendendo la posizione assunta dal presidente dell'ABI nei
confronti della proposta avanzata dal Ministro Landolfi, ci sentiamo di
non condividere l'asettica affermazione con la quale il dottor Sella ha
rimarcato: "Se l'idea è promuovere la nascita di un Istituto che
finanzi il Sud senza applicare corrette procedure di selezione del
merito di credito, riproponendo quelle prassi che hanno
inflitto ai cittadini meridionali la perdita delle loro banche..."
senza tener conto delle analisi, considerazioni e precisazioni che
negli anni hanno fatto chiarezza contestualizzando la vicenda ed
evidenziando nel prosieguo operativo la necessità di
ridimensionare il fenomeno, almeno per l'ex Banco di Napoli (v. tempi
di recupero dei crediti SGA).
Siamo certi che la "storia non finisce qui", ma riaffermiamo, con
determinazione, la convinzione più volte espressa che la Banca
del Sud è già presente sul territorio con il S.P. Banco
di Napoli, in attesa dell'attivazione concreta della Banca d'Affari
promessa, in un recente incontro tenuto a Napoli, dall'Amministratore
Delegato dottor Iozzo agli imprenditori ed alle istituzioni campane.
Nell'ultimo Consiglio di Amministrazione svoltosi a Torino, al
Direttore Generale del S.P. Banco di Napoli conferita la
corresponsabilità con le strutture di centrale torinesi, del
"progetto finanza per lo sviluppo", un centro al servizio delle imprese
che dovrà coordinare tutte le attività di banca d'affari,
ivi compresa la finanza agevolata, anche per progetti trasversali,
coerenti con le vocazioni dei rispettivi territori. Un primo passo
è stato fatto, ma non è sufficiente.
Riteniamo, infatti, che una adeguata efficacia - efficienza possa
essere raggiunta soltanto con una presenza dei centri decisionali "dove
si svolge l'azione", ferma restando la più complessiva strategia
di Gruppo, dove l'attività specifica di territorio va ad
innestarsi. Usciremo da questo immobilismo? Siamo fiduciosi! Ci
aspettiamo una inversione di rotta che possa finalmente porre fine alla
domanda: "Quale Banca del Sud?".
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