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Fonte
La Padania  05/05/2005

«Mezzogiorno, uniti si munge meglio»

di Roberto Pich

Pagliarini: macché macroregione, i governatori del Sud vogliono solo spremere più soldi allo Stato.


Il Coordinamento delle Regioni del Sud? Sia il benvenuto, se si tratta di uno strumento per ottenere più autonomia da Roma. Ma per Giancarlo Pagliarini, deputato leghista, già ministro del Bilancio nell’avventura del primo governo Berlusconi ed esperto di economia per il Carroccio, i dubbi sono tanti.


L’iniziativa ordita da Antonio Bassolino, ’o governatore campano, non è infatti la prima in questo senso.


«Ricordate quando lanciò il “manifesto di Eboli” nel marzo del 2000? - racconta Pagliarini - Fu una cosa scandalosa, tanto più che arrivava da un politico che dovrebbe essere di sinistra...».


Perché la scandalizzò tanto quel manifesto, onorevole Pagliarini? Di cosa si trattava?


«In sostanza, i candidati presidenti regionali del centrosinistra si trovarono a Eboli e sottoscrissero un manifesto con il quale, al di là di tanti bei proclami, chiedevano che i criteri di finanziamento dell’Unione europea alle zone disagiate venissero rivisti».


Per quale motivo? Non ne avevano già a sufficienza di fondi europei, magari poi inutilizzati per mancanza di progettualità?


«È qui il punto, e premetto che, se questo coordinamento avesse un obiettivo progettuale, ne sarei ben contento. Se si riunissero per arrivare a una strategia comune nel combattere l’evasione fiscale mostruosa che hanno, o per decidere le infrastrutture turistiche da realizzare, bene. Ma no, all’epoca di Eboli il problema di Bassolino e dei suoi amici era tutt’altro. Cosa stava infatti succedendo? Che si stava avvicinando pericolosamente l’allargamento dell’Unione europea ad Est...»


Pericolosamente per chi?


«Per chi, come il Meridione, vive di evasione fiscale e di lavoro nero. I finanziamenti Ue vengono infatti erogati in base al Pil di una data zona. Ora, i Paesi dell’Est avevano un Pil inferiore a quello delle regioni meridionali, per cui i soldi europei stavano per prendere un’altra strada».


Quale fu dunque la richiesta di Bassolino e degli altri candidati governatori per il centrosinistra?


«Molto semplice: di non usare più il Pil come criterio per decidere la ripartizione dei fondi, bensì il numero di disoccupati. Come a dire: “noi siamo più ricchi dell’Est Europa perché produciamo più ricchezza, ma siccome da noi il lavoro nero è altissimo e la disoccupazione ufficiale pure, con i criteri attuali perdiamo finanziamenti”».


Non avranno detto proprio così, almeno per l’evasione fiscale...


«No, certo, ma il ragionamento implicito è questo e la sostanza del ragionamento è questa: cambiare i criteri di ripartizione dei fondi per gabbare gli europei dell’Est che sono più poveri dei meridionali italiani. E ancora più scandaloso è che questa proposta sia arrivata da persone di sinistra...».


Torniamo all’incontro tra i governatori del Sud: si va verso la macroregione del Sud, come auspicato ad esempio dal professor Gianfranco Miglio anni fa?


«Magari, ne sarei ben felice. Come sarei ben felice se questo progetto fosse improntato ad ottenere maggior autonomia da Roma...».


Non crede che sarà così?


«Ho i miei dubbi, anzi. Credo al contrario che l’obiettivo sia quello di coordinarsi per cercare di spremere ancora più soldi allo Stato. Speranza vana peraltro...».


Per quale motivo?


«Perché non ce ne sono più di soldi. Stiamo attraversando una crisi di competitività che dura da vent’anni, le aziende al Nord stanno chiudendo. Guardi nel tessile cosa succede: a Como, a Varese, aziende storiche chiudono i battenti, la produzione di ricchezza è ferma, l’economia stagnante. Insomma, non c’è più niente da ciucciare».


Insomma, niente macroregione del Sud secondo lei?


«Ma figurarsi, se lo facessero avrebbero tutto il mio appoggio. Loro si fanno lo Stato del Sud, noi la Padania e vivremmo tutti meglio. Ma non lo faranno mai, perché non conviene loro farlo».


Eppure c’è stato un momento nel quale siamo stati vicini a una soluzione del genere...


«Sì, era il 28 giugno 1996 e il governo nel quale era ministro Ciampi pensava di non aderire immediatamente all’euro, dal momento che i conti pubblici erano disastrosi: l’intenzione era quella di restare fuori dall’euro in un primo momento per sistemare i conti e l’economia e poi entrare nella moneta unica in un secondo momento. La Lega chiese che fosse il Nord a entrare nell’euro, perché poteva permetterselo, mentre il Sud ne sarebbe rimasto fuori in attesa di tempi migliori. Non si volle fare, e l’Italia finì con l’entrare nell’area euro da subito, troppo in fretta per poter rimettere in sesto l’economia di tutto il Paese, Oggi stiamo ancora pagando le conseguenza di quella scelta frettolosa».


Degli otto governatori riuniti a conferenza, ben sei sono di centrosinistra, e anche i due di centrodestra concordano con i colleghi. Perché al Nord non si è mai fatta una cosa del genere? Eppure l’idea di un coordinamento delle Regioni del Nord fu lanciata tempo fa dalla Lega...


«Non saprei dire perché. Si vede che i nostri governatori non ne hanno mai sentito il bisogno... Eppure sarebbe stata una cosa molto utile. Mi ricordo solo che ogni volta che Bossi piuttosto che Calderoli ne hanno parlato, sono stati subissati dai soliti insulti: “siete dei razzisti”, “sarebbe una secessione mascherata” e così via. Se lo fanno al Sud, invece va tutto bene».


Bassolino ci tiene a far sapere che la Padania non esiste, a differenza del Mezzogiorno...


«Buona questa... provi però a pensare che se la Padania non esistesse i suoi compaesani non avrebbero più la pensione».


Sarebbe a dire?


«Mi riferisco a uno studio del sottosegretario Brambilla sui contributi sociali versati da ogni regione e raffrontati alle pensioni incassate. Bene, se lei va a vedere, scoprirà che la Lombardia versa 99 euro in contributi sociali e riceve 100 di pensione. Il Veneto addirittura versa 102 e riceve 100. Poi va a vedere la Calabria, la Sicilia o la Campania si Bassolino e vede che ricevono 100 di pensione ogni 27 o 30 euro versati... In totale tre regioni meridionali come la Sicilia, la Campania e la Puglia ricevono ogni anno dalla Padania trasferimenti per pagare le loro pensioni pari a ventisettemila e trecento miliardi delle vecchie lire, novemila solo alla Campania. Questo ogni anno... Pensi allora un po’ se la Padania non esistesse, se - come diceva Miglio - un bel momento girassimo tutti tacchi e ce ne andassimo a vivere e a lavorare in un altro Paese. Me lo dica Bassolino come gliele pagherebbe le pensioni ai suoi concittadini. In compenso i padani non hanno ancora visto la Bre.be.mi (l’autostrada che dovrebbe collegare direttamente Brescia Bergamo e Milano, ndr) o la tangenziale di Mestre. La prima costerebbe 150 miliardi di lire, la seconda duemila: come a dire che noi padani ogni anno trasferiamo a quelle tre regioni del Sud l’equivalente di 23 tangenziali di Mestre o di 182 autostrade Bre.be.mi».


E questo solo per le pensioni?


«Già... altro che venire a dire che la Padania non esiste. Dovrebbero fare in ogni Paese un monumento al “Padano che lavora”, e invece non ci dicono neanche grazie».





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