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Obiettivo 116

La nuova strategia del cosiddetto Lombardo-Veneto si pottrebbe sintetizzare così: obiettivo 116. Cosa significa?

L'articolo 116 grazie alle modifiche apportate nel 2001 dal centrosinistra da alle regioni la possibilità di ampliare i propri poteri in svariate materie. In altre parole può essere utilizzato come un grimaldello per ottenere in buona parte ciò che al Nord non si è riusciti ad ottenere in blocco col referendum di giugno.

Per la Lombardia, Formigoni dichiara al Corriere della Sera che il consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno nel quale si chiede, fra l'altro, di "attivare le procedure che l'attuale Costituzione consente per l'assegnazione alla Regione Lombardia di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia".

Per il Veneto, Raffaele Grazia (FI), presidente della commissione affari istituzionali del consiglio regionale, ha detto al Gazzettino: "In Veneto siamo più avanti della Lombardia in quanto in prima commissione abbiamo già cominciato il dibattito su ben quattro diverse proposte di legge statale e costituzionale di iniziativa regionale".

Vannino Chiti, ministro per i raporti col parlamento, ha dichiarato che "forme di regionalismo differenziato non sono uno scandalo".

Studiatevi il congegno legislativo (l'art. 116 richiama il comma 3 dell'art. 117) e vedrete che il NO al referendum di giugno - anche chi vi scrive ha votato NO seppur con molti dubbi - non è servito granchè.

Buona lettura e tornate a trovarci

Zenone di Elea, Rds 3 agosto 2006

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Costituzione Repubblicana

Titolo V
(Fonte: Ministero dell'Interno - le evidenziazioni sono nostre)

Art. 116.


Il Friuli Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino-Alto Adige/Südtirol e la Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste dispongono di forme e condizioni particolari di autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con legge costituzionale.


La Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol è costituita dalle Province autonome di Trento e di Bolzano.


Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, concernenti le materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 e le materie indicate dal secondo comma del medesimo articolo alle lettere l), limitatamente all’organizzazione della giustizia di pace, n) e s), possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata.


Art. 117.


La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonchè dei vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali.


Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie:

a) politica estera e rapporti internazionali dello Stato; rapporti dello Stato con l’Unione europea; diritto di asilo e condizione giuridica dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione europea;

b) immigrazione;

c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose;

d) difesa e Forze armate; sicurezza dello Stato; armi, munizioni ed esplosivi;

e) moneta, tutela del risparmio e mercati finanziari; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; perequazione delle risorse finanziarie;

f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del Parlamento europeo;

g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali;

h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale;

i) cittadinanza, stato civile e anagrafi;

l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa;

m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale;

n) norme generali sull’istruzione;

o) previdenza sociale;

p) legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane;

q) dogane, protezione dei confini nazionali e profilassi internazionale;

r) pesi, misure e determinazione del tempo; coordinamento informativo statistico e informatico dei dati dell’amministrazione statale, regionale e locale; opere dell’ingegno;

s) tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.


Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa; armonizzazione dei bilanci pubblici e coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei princìpi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.


Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato.


Le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, nelle materie di loro competenza, partecipano alle decisioni dirette alla formazione degli atti normativi comunitari e provvedono all’attuazione e all’esecuzione degli accordi internazionali e degli atti dell’Unione europea, nel rispetto delle norme di procedura stabilite da legge dello Stato, che disciplina le modalità di esercizio del potere sostitutivo in caso di inadempienza.


La potestà regolamentare spetta allo Stato nelle materie di legislazione esclusiva, salva delega alle Regioni. La potestà regolamentare spetta alle Regioni in ogni altra materia. I Comuni, le Province e le Città metropolitane hanno potestà regolamentare in ordine alla disciplina dell’organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite.


Le leggi regionali rimuovono ogni ostacolo che impedisce la piena parità degli uomini e delle donne nella vita sociale, culturale ed economica e promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive.


La legge regionale ratifica le intese della Regione con altre Regioni per il migliore esercizio delle proprie funzioni, anche con individuazione di organi comuni.


Nelle materie di sua competenza la Regione può concludere accordi con Stati e intese con enti territoriali interni ad altro Stato, nei casi e con le forme disciplinati da leggi dello Stato.



Art. 119.

I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno autonomia finanziaria di entrata e di spesa.


I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno risorse autonome. Stabiliscono e applicano tributi ed entrate propri, in armonia con la Costituzione e secondo i princìpi di coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario. Dispongono di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibile al loro territorio.


La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.


Le risorse derivanti dalle fonti di cui ai commi precedenti consentono ai Comuni, alle Province, alle Città metropolitane e alle Regioni di finanziare integralmente le funzioni pubbliche loro attribuite.


Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni.


I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni hanno un proprio patrimonio, attribuito secondo i princìpi generali determinati dalla legge dello Stato. Possono ricorrere all’indebitamento solo per finanziare spese di investimento. È esclusa ogni garanzia dello Stato sui prestiti dagli stessi contratti.


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Fonte:

Intervista al governatore sui nuovi poterei regionali

«Lombardia autonoma, ecco come farò»

La mossa di Formigoni: avvio subito l'iter previsto dalla Costituzione, ne ho parlato con Prodi e Letta

di Claudio Schirinzi

MILANO - Formigoni chiede al governo e al Parlamento maggiore autonomia per la Lombardia. «Non è né una ripicca, né una rivalsa sulla sconfitta al referendum - spiega -.

Chiediamo di poter fare le cose che ci servono e che possiamo fare meglio dello Stato». L'obiettivo? Energia a prezzi più bassi, maggiore indipendenza della scuola pubblica e privata, riconoscimenti anche economici per medici e infermieri, limiti sulle emissioni inquinanti più restrittivi per l'immatricolazione di veicoli nuovi, possibilità di accordi internazionali in materia di ricerca scientifica, snellimento dei processi civili attraverso un potenziamento delle strutture dei giudici di pace e delle camere di arbitrato e conciliazione.

Formigoni si appella all'articolo della Costituzione (il 116) sulle Regioni a statuto speciale, secondo il quale «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» su materie specifiche «possono essere attribuite ad altre Regioni». È un'iniziativa, quella del presidente lombardo, che richiede un accordo bipartisan, perché il progetto deve essere approvato dal consiglio regionale (guidato dal centrodestra) e poi «approvato dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di un'intesa fra lo Stato e la Regione interessata». Dunque è indispensabile un accordo con il centrosinistra: prima con il governo, poi con la maggioranza parlamentare.


Crede sia possibile arrivare a questo accordo?

«Giovedì il consiglio regionale ha approvato un ordine del giorno nel quale si chiede, fra l'altro, di "attivare le procedure che l'attuale Costituzione consente per l'assegnazione alla Regione Lombardia di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia". Ds e Margherita hanno votato con la maggioranza, e questo è stato un gesto di coraggio particolarmente apprezzato. In Lombardia si è inaugurata una fase nuova, una fase di dialogo costruttivo. La nostra maggioranza è forte e autosufficiente, ma la proposta che porterò prima in giunta e poi in consiglio è aperta al confronto, alla discussione, al contributo di tutti. Poi partirà il negoziato con il governo».


Ne ha già parlato con il governo?

«Ne ho chiacchierato con il sottosegretario Letta e l'ho accennato al presidente Prodi».


Perché non ha chiesto più autonomia per la Lombardia quando al governo c'era Berlusconi?

«Per lo stesso motivo per cui non abbiamo ancora varato lo statuto regionale, e cioè perché serviva un quadro di riferimento normativo consolidato. Ora, dopo il risultato del referendum, sappiamo che questa è la Costituzione con la quale dobbiamo fare i conti e quindi ci muoveremo su due fronti: da un lato lo statuto, dall'altro l'articolo 116».


È il primo passo verso la costituzione di quel Lombardo-Veneto che nella Cdl qualcuno teorizza?

«No: è la Lombardia che diventa più autonoma. Credo che altre Regioni potrebbero percorrere la stessa strada, magari chiedendo maggiori poteri su altre materie. Guai a farne una questione ideologica.

Stiamo parlando di un regionalismo differenziato da maneggiare con grandissima cura e con molto spirito pragmatico. L'obiettivo è creare un vantaggio per i cittadini, non quello di conquistare un pennacchietto da mettere sul cappello».


Su quali materie chiederete maggiore autonomia?

«Premesso, come ho già detto, che la mia è una proposta aperta al dialogo e al confronto, i temi potrebbero essere quelli relativi alla salute, all'istruzione, all'ambiente, all'energia, alla ricerca scientifica e tecnologica, all'organizzazione della giustizia di pace».


Quali potrebbero essere i vantaggi per i cittadini?

«Partiamo dalla salute: una maggiore autonomia ci consentirebbe, ad esempio, di superare i limiti imposti dallo Stato in termini di posti letto per numero di abitanti per far salve le peculiarità territoriali pur nel rispetto degli equilibri fra entrate e spese. Penso poi alla scelta del modello organizzativo, al regime giuridico delle Aziende sanitarie, alle procedure di accreditamento. Infine i contratti di lavoro del settore e le convenzioni con i medici di medicina generale: potremmo chiedere di più in cambio di remunerazioni migliori».


Veniamo all'istruzione: la richiesta di maggiori poteri non è una scorciatoia per favorire le scuole private e quelle cattoliche in particolare?

«No: è la strada maestra per valorizzare i singoli istituti, pubblici e privati, il corpo docenti e il rapporto fra presidi e genitori. I programmi resterebbero quelli fissati a livello nazionale, salvo la piccola quota definita da ciascuna Regione, ma ogni istituto dovrebbe avere un'autonomia esasperata nella definizione dell'offerta formativa, nella gestione delle risorse finanziarie e umane. E anche in questo settore si potrebbe arrivare a una contrattazione decentrata per tradurre anche in termini economici la valorizzazione delle professionalità».


Passiamo agli altri temi.

«La Lombardia è tra le Regioni che consumano più energia e potrebbe trarre vantaggio da una maggiore flessibilità nell'approvvigionamento energetico. Potremmo chiedere allo Stato un'esenzione fiscale, dell'Iva per esempio, in cambio di misure per il risparmio energetico e della disponibilità a ospitare strutture come gli hub del gas. Per quanto riguarda la ricerca, infine, vorremmo avere la possibilità di stipulare accordi con altre Regioni o altri Stati, favorire la mobilità dei ricercatori e così via».


Resta il tema delicatissimo della giustizia.

«Della giustizia di pace, come prevede la Costituzione. Se riusciamo a farla funzionare meglio, possiamo sgravare quella ordinaria dalle cause minori che intasano i tribunali. E così pure con la valorizzazione delle camere di arbitrato e di conciliazione presenti nelle Camere di Commercio. Una giustizia più veloce è un fattore di competitività, perché gli investitori stranieri spesso sono spaventati dai tempi lunghi delle nostre controversie giudiziarie».


Presidente, non è che, perso il referendum, cercate di fare rientrare dalla finestra quello che è rimasto chiuso fuori dalla porta?

«No. Quello che ho in mente è un federalismo funzionale, cioè né ideologico, né di bandiera. Per questo credo che un accordo sia possibile e necessario».






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