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Fonte
La Padania  05/05/2005

IL FEDERALISMO DI PULCINELLA

di Gianluigi Paragone

A Bassolino, del federalismo, non gliene frega niente. E gliene può fregare visto che il federalismo non sa neanche da che parte si guarda. La storia politica di Bassolino muove dal partito comunista, quello vero, quello che si chiamava Pci ed era il più corposo partito comunista d’Occidente.


Bassolino, in quegli anni di militanza politica, non era l’Anthony che oggi va in America con uno stuolo di persone, di nani e ballerine, per rendere omaggio ai paisà  di Broccolino. A salutare gli emigrati in terra newyorchese in occasione del Columbus day e della più imponente festa organizzata dalla Comunità  italoamericana, ci vanno anche le Regioni della Padania: ma con meno persone a seguito e un bel po’ di sobrietà  e classe in più.


Ops... ma che ho detto! Ho parlato di Padania al Re di Napoli: per lui - citiamo le sue parole di ieri l’altro - la Padania non esiste, esiste solo il Mezzogiorno. Che il Mezzogiorno esista, noi non lo mettiamo in dubbio: con tutti i soldi che ha portato via al Nord... Ma ormai sono soldi passati, sono il malcostume che ci piacerebbe declinare al tempo passato.


Torniamo al federalismo che Bassolino dice di rivendicare e alla sua iniziativa che È passata per lo più inosservata. L’altro ieri, ‘o Sindaco ha riunito i presidenti delle giunte regionali del Sud con lo scopo di creare un coordinamento delle Regioni meridionali per scrivere un piano (d’attacco) da sottoporre al Governo. Detto con le loro parole: un soggetto creato con lo scopo di pianificare programmi comuni che consentano al Mezzogiorno di diventare una priorità  nazionale.


Detto con le nostre: un soggetto nato per un’altra pappata. Pensate che gli manchi la faccia tosta per farlo? Ma va... hanno approvato un massiccio incremento di consiglieri regionali, non si fanno problemi a intruppare consulenti vari per ogni cosa o a chiedere ancora i finanziamenti per il terremoto dell’Irpinia o a mettere sul gobbone dei contribuenti lo smaltimento dei rifiuti campani. Che problemi volete si facciano per chiedere a Roma o a Bruxelles altri contributi a pioggia?


Non lo dicono ma l’idea È quella di una “Borbonica”, un Regno delle Due Sicilie aggiornato ai tempi moderni. Il che potrebbe anche non essere una cattiva idea se fosse sostenuta da una spinta responsabilmente federalista. Ma cosi non è perché 1) il federalismo serve per snellire lo Stato centrale da strutture intermedie qual è questo coordinamento e non viceversa come hanno fatto Bassolino e soci;  2) perché il federalismo mette in risalto le differenze dei singoli territori, le loro eccellenze culturali ed economiche: il coordinamento di Bassolino mette loro un coperchio sopra; 3) perché invece di riportare alle Regioni competenze (come vuole la riforma di questo governo e la devoluzione), il coordinamento riporta a Roma i problemi nella speranza che Roma li risolva.


Questo film l’abbiamo visto per troppo tempo e onestamente non aspettiamo la replica. A scanso di equivoci, lo ribadiamo. Attenzione al Sud significa: individuazione dei bisogni e delle esigenze del territorio e della sua economia (turismo, terziario, agricoltura su tutto), equa ripartizione dei finanziamenti pubblici non a fondo perduto, creazione di strumenti di sostegno come la Banca del Sud di tremontiana concezione.


Di tutto questo non c’è traccia nel progetto di Bassolino e degli altri governatori meridionali. La loro macroregione del Sud (di cui il professor Gianfranco Miglio aveva gia  messo i confini politici oltre che geografici) non rompe il muro del centralismo romano, non è sostenuto da un’idea federalista ma, al contrario, è un’alleanza per drenare soldi e finanziamenti pubblici. A Roma o in Europa. E’ insomma il piagnisteo sudista, a privilegio dei pochi, degli spreconi e di chi non ne vuole sapere di svezzarsi dalla mammella romana. A Napoli si dice “chiagne e futte”, piangono e grattano...


C’è poi un altro aspetto che ‘o Governatore ha studiato, creando questa operazione del coordinamento: un’operazione tutta politica e personale. Lo spazio interno ai Ds e all’Unione, per Bassolino, non è centrale come lui vorrebbe; è marginale.


‘O sindaco non ha alcuna intenzione di finire come Cofferati, il Cinese che sembrava potesse spaccare il mondo trascinato dai movimenti e che invece ora è già  in crisi in quel di Bologna. Vuole contare su una base che non lo abbandoni, su una base solida e meno girotondina.


Così  si è messo in testa di poter fare il Bossi del Sud, il capo-popolo di un elettorato localizzato da aizzare contro la riforma del governo. Ecco perché, Bassolino veste i panni del Masaniello, pizzica la pancia del meridione assistenzialista e fa lui il Capo del federalismo con la pummarola n’coppa.






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