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Noi abbiamo letto il libro di Cassano, ve ne consigliamo la lettura. Il primo pensiero nostro è stato questo: solo uno nato fuori dal Sud - non avendo alcun complesso di inferiorità, essendo egli nato in Ancona - avrebbe potuto pensare al Sud non come quell'inferno che taluni descrivono ma come un luogo in cui sono sedimentate civiltà antichissime profondamente legate al Mediterraneo e ai suoi ritmi che non sono quelli delle metropoli occidentali.
In rete puoi trovare decine e decine di pagine in cui il pensiero meridiano viene discusso, a volte citato come scudo e a volte come leva per partire verso orizzonti nuovi che non necessariamente debbano rifarsi ai modelli produttivistici dominanti.
Quello che manca, riferendoci al nostro Sud, all'ex Regno delle Due Sicilie, è il respiro politico. Questa raffinata elaborazione culturale non riesce infatti a tradursi in un progetto politico, resta confinata in eventi locali, dibattiti, magari ad uso turistico.
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"Pensiero meridiano è quel pensiero che si inizia a sentir dentro laddove inizia il mare, quando la riva interrompe gli integrismi della terra (in primis quello dell'economia e dello sviluppo), quando si scopre che il confine non è un luogo dove il mondo finisce, ma quello dove i diversi si toccano e la partita del rapporto con l'altro diventa difficile e vera. Il pensiero meridiano infatti è nato proprio nel Mediterraneo, sulle coste della Grecia, con l'apertura della cultura greca ai discorsi in contrasto, ai dissoi logoi".
"Bisogna essere lenti come un vecchio treno di campagna e di contadine vestite di nero, come chi va a piedi e vede aprirsi magicamente il mondo, perche' andare a piedi e' sfogliare il libro e invece correre e' guardarne solo la copertina. Bisogna essere lenti, amare le soste per guardare il cammino fatto, sentire la stanchezza conquistare come una malinconia le membra, invidiare l'anarchia dolce di chi inventa di momento in momento la strada.
Bisogna imparare a star da se' e aspettare in silenzio, ogni tanto
essere felici di avere in tasca soltanto le mani. Andare lenti e'
incontrare cani senza travolgerli, e' dare i nomi agli alberi, agli
angoli, ai pali della luce, e' trovare una panchina, e' portarsi dentro
i propri pensieri lasciandoli affiorare a seconda della strada, bolle
che salgono a galla e che quando son forti scoppiano e vanno a
confondersi al cielo. E' suscitare un pensiero involontario e non
progettante, non il risultato dello scopo e della volonta', ma il
pensiero necessario, quello che viene su da solo, da un accordo tra
mente e mondo."
"L'Occidente dovrebbe cessare di guardare con un orrore comodo e
superbo alla barbarie del fondamentalismo, dei nazionalismo e
dell'economia criminale e tentare di combatterli iniziando con il
controllare il proprio fondamentalismo, quello dell'economia. Solo
limitando l'homo currens si
può sbarrare la strada allo sradicamento e agli usi reattivi
della tradizione, al suo ritorno vìoIento e soffocante. Prendere
atto del lato oscuro e aggressivo della propria cultura significa
finalmente uscire dall'etnocentrismo.
Esistono una pluralità di vie per arrivare a Dio, una
pluralità di lingue per dargli un nome. Se ogni cultura
prendesse atto del proprio lato oscuro, di quei frutti avvelenati che
essa produce (e che ama disconoscere imputandoli ad altri) si potrebbe
iniziare a parlare. Finché gli homines prodotti dalle altre
culture saranno considerati soltanto stadi intermedi sulla via del
raggiungimento dell'homo currens sarà perfettamente normale che
i perdenti non accettino di stringere la mano a coloro che hanno
imposto il gioco nel quale vincono sempre.
Dalla traduzione reciproca e su un piano di parità delle diverse culture si potrebbe invece ricavare un allargamento del patrimonio culturale generale dell'umanità, le premesse di una coscienza planetaria adeguata alla nostra "comunità di destino terrestre" (Morìn?Kem, 1994), un incrocio alto delle libertà e delle protezioni.
All'Occidente spetta il compito difficilissimo (ma non nuovo) di
diffidare del proprio nobile unìversalismo che corre in soccorso
e in aiuto, di non pensare che le proprie istituzioni siano un campo
neutro sul quale le culture si sfidano e si incontrano ad armi pari.
Mi sì consenta di concludere con una riflessione personale che nasce dalla abitudine di passare le vacanze estive in Grecia e che probabilmente esprime più che un pensiero organico e maturo un intreccio di convinzioni. Sempre mi è capitato di osservare che laddove arrivano i turisti spariscono i religiosi: splendidi e non più remoti monasteri con pochi frati superstiti sono consumati ogni giorno da migliaia di turisti (tra i quali fl sottoscritto). C'è sempre qualcosa di amaro in ogni ritorno da queste visite, la sensazione che, nonostante il nostro continuo assaggiare tutto, un sapore serio ed importante si sottragga al nostro gusto e alla nostra conoscenza. "
Cassano, F. Un libro sul Sud in forte controtendenza.
Scritto con una prosa tersa e molto partecipe, le sue tesi disegnano un
crocevia dove si incontrano sociologia, lirica e progetto politico.
Corrado Augias, “Il Venerdì di Repubblica” Un testo ormai ‘cult’. Ida Dominijanni, “Il
Manifesto” Il pensiero meridiano è, innanzitutto,
riformulazione dell’immagine che il Sud ha di sé: non più
periferia degradata dell’‘impero’, copia sbiadita o deforme della
modernizzazione delle metropoli settentrionali, ma nuovo centro di
un’identità ricca e molteplice, capace di conoscere più
lingue, più religioni, più culture, secondo la vocazione
più autentica della civiltà mediterranea. Indice: Introduzione Per un pensiero del sud – Parte prima Mediterraneo: 1. Andare lenti; 2. Di terra e di mare. Parte seconda Homo currens: 3. Pensare la frontiera; 4. L'integralismo della corsa. Parte terza L'attrito del pensiero: 5. Albert Camus: necessità del pensiero meridiano; 6. Pier Paolo Pasolini: ossimoro di una vita. Riferimenti bibliografici (la scheda del liibro è tratta dal sito dell'editore Laterza) |
Franco Cassano nasce ad Ancona nel 1943
Insegna Sociologia della conoscenza nell'Università di Bari
Intellettuale di punta del marxismo meridionale, negli anni Ottanta inizia una riflessione che si apre a nuovi orizzonti: 1989 - pubblica "Approssimazione. Esercizi di esperienza dell'altro"
1993 - pubblica "Partita doppia. Appunti per una felicità terrestre" percorso in otto st azioni che cercano di evidenziare come ogni situazione della vita e della storia sia, appunto, una "partita doppia", abbia vantaggi e svantaggi, schiudendoci spesso all'orizzonte tragico, che è quello in cui l'uomo è gettato.
1996- pubblica "Il pensiero meridiano", in cui ripensa il Mezzogiorno riconsiderando la sua identità culturale rispetto alla modernizzazione, apre il dibattito sull'autonomia del pensiero meridionale ponendo le basi teoriche di un nuovo meridionalismo, il Sud del mondo (anche attraverso una riflessione su Camus e Pasolini) viene pensato a partire da parametri nuovi, valorizzandone prima di tutto l'osmosi con il mare, l'"andar lenti", contro il mito moderno dell'"homo currens", la sua dimensione di frontiera.
Altre pubblicazioni: "Mal di Levante" (Laterza, 1997),
"Paeninsula" (Laterza, 1998), "Modernizzare stanca" (Il Mulino, 2001),
"Oltre il nulla" (Laterza,
2003)
La modernità - secondo Cassano - presenta dei coni d'ombra, esistono degli aspetti che non riesce a risolvere in modo soddisfacente, esistono dei valori (favole, preghiere, ricordi infantili, passioni, relazioni affettive) che essa, a volte colpevolmente, trascura, e che possono essere proficuamente riattivati per renderci meno nevrotici.
Cassano appare come uno dei pensatori più liberi ed
originali del panorama intellettuale italiano. Fa parte del comitato
scientifico del Laboratorio Progetto Poiesis e della redazione della
rivista da Qui. Presiede a Bari il movimento di cittadinanza attiva
Città plurale.
Il Sud e l'Unità d'Italia (9. La Sicilia)
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