Aggredire o ridicolizzare è facile, e non richiede
motivazioni, mentre lo spazio limitato concesso a una
replica non consente di delineare, neanche sommariamente, le linee di
un percorso intellettuale che, per produrre tali reazioni,
deve evidentemente sfidare qualche luogo comune dominante.
Approfitterei allora di questa finestra per dire ai lettori del
Corriere: al centro del Pensiero meridiano è l'idea
di ripensare l'autonomia del Sud sul piano culturale e
politico, esattamente il contrario di quella apatia di cui parla
Lepre.
Essere autonomi è il miglior modo di crescere e di
migliorarsi, di sottrarsi al fatalismo e alla passività. Questa
tesi può non piacere, ma proprio per questo
non sarebbe stato male impegnarsi in una sua critica puntuale, come
usavano gli accademici di una volta. Invece solo sarcasmo e
banalità .
Se poi l'obiettivo polemico di Lepre è il mio elogio
della lentezza, vorrei invitarlo ad alzare il naso (dopo aver ascoltato
almeno gli “Almamegretta”) e a guardare fuori d'Italia, per scoprire
che la lentezza è anche il tema di autori
mitteleuropei o americani che non conoscono sicuramente Scarfoglio.
Insomma, nel cosmo esiste un pensiero critico più vasto di
quanto il modernismo orfano della rivoluzione di Lepre riesca a
immaginare.
La verità è che basterebbe guardarsi attorno,
leggere i libri che arrivano da tutto il mondo, sentire i disagi che
circolano dietro le “magnifiche sorti e progressive”
dell'umanità, stare nel proprio tempo.
Forse i libri che tanto irritano Lepre circolano e vengono letti
perché, invece di stare seduti sulla comoda rendita della
critica ai vizi meridionali, cercano di far circolare
l'idea che si possa uscire dal vecchio teatrino e scrivere
una pagina diversa, in cui il Sud non solo migliora se stesso senza
perdere la propria identità , ma riesce a dire
qualcosa di utile a tutti.
Si balocchi pure Lepre con i suoi fantocci e li infilzi
ripetutamente: tra i meridionali che si muovono i lettori del
Pensiero meridiano sono molti di più di quanto egli
non pensi.
Il
Sud e l'Unità d'Italia (9. La Sicilia)
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