Fonte:
Il Mattino
Mercoledì
16 Aprile 2003
Cassano:un altro Sud è possibile
Titti Marrone
Da quando il sociologo barese Franco Cassano ha
elaborato la categoria
del «pensiero meridiano», lanciata nell’omonimo libro
laterziano di gran successo uscito nel 1996, si sono create su esso
almeno un paio di correnti contrapposte.
La prima l’ha vista come possibilità di resistenza a una
modernità dai valori molto «nordisti» con la
produttività e il consumismo ai primi posti.
Dell’altra, preoccupata delle possibili intonazioni antimoderne,
si
è fatto portavoce ieri sera il filosofo Biagio De Giovanni
intervenuto ieri sera, con Mauro Maldonato, Fabio Ciaramelli e Felice
Piemontese, alla presentazione dell’ultimo libro del sociologo
barese
Oltre il nulla - Studio su Giacomo Leopardi.
Come succede in pratica con tutti i libri di Cassano, detentore di una
scrittura brillante a supporto di un pensiero spiazzante per vocazione
e implicazioni, il volumetto di 85 pagine ha già a sua volta
provocato dibattiti, distinguo, polemiche. Soprattutto per il primo dei
due saggi che lo compongono, dedicato a «il problema
dell’eminenza meridionale», in cui Cassano analizza alcuni
scritti giovanili dello Zibaldone sulla preminenza della civiltà
meridionale nell’antichità, soppiantata dal preedominio
dell’algido Nord nell’età moderna. Ed è
questo il punto
su cui De Giovanni, che ha conosciuto Cassano nei lontani anni della
École barisienne, ha formulato i suoi rilievi.
Chiedendosi chi sia, per Cassano, «l’uomo del Sud», e
se il
Mezzogiorno e il Mediterraneo, nella sua idea, non finiscano per essere
una sorta di categoria dello spirito, piuttosto che un luogo
geografico. Dove la stessa analisi del sociologo barese, separando la
modernità dalla critica a essa, tende a fare del moderno
un’icona monca, priva di una sua parte costitutiva. E dove il
Mediterraneo appare isolato, posto fuori dall’Europa, in una
visione
che finisce per approdare a un nichilismo totale.
Rilievi cui Cassano, dal canto suo, risponde negando ogni intento
nichilista e rivendicando al contrario la centralità
dell’immaginazione, «una specie di grande preghiera laica,
un
fingere uno sguardo simile a quello divino sul reale». È
questo uno dei motivi, ha spiegato, del suo interesse per Leopardi, di
questo libro che avrebbe intitolato «Lo sguardo da lontano»
se non ce ne fosse stato un altro di Lèvi Strauss con lo stesso
titolo.
Un altro motivo del libro, per Cassano, è rendere omaggio a sua
madre di recente scomparsa, marchigiana e portatrice di una
conterraneità con Leopardi trasmessa al figlio, evidentissima in
alcune pagine.
Dal dibattito di ieri sera è stato chiaro che Franco Cassano,
invece di «abolire il Mezzogiorno» come suggerisce
provocatoriamente il titolo del recente libro di Carlo Viesti, intenda
dedicarglisi sempre di più. «Io non interpreto il Sud come
dimensione negativa, da superare. Penso al contrario che
l’Italia,
guardandovi, possa capire meglio se stessa», ha detto.
«Può esistere un Sud non rappresentato come lamento su se
stesso, ma come occasione per l’intera Europa, se questa non
vuole
diventare una costola dell’impero americano. Lo dico senza
fondamentalismo sudista, avendo in mente la civiltà mediterranea
indicata da Gadamer e Morin. Ineliminabile per un’altra idea di
Occidente, senza la quale si finirebbe allo scontro tra
civiltà».
(Tratto
da Il Mattino - online,
Mercoledì
16 Aprile 2003)