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Tratto dal sito:

https://www.scuolamedicasalernitana.it/

Il sincretismo mediterraneo della Scuola Medica Salernitana

di Aurelio Musi
Ordinario di Storia Moderna - Università di Salerno

da “L’Agenda di Salerno e Povincia” n.60 (nuova serie) – Luglio/Agosto 2002

             La nascita della Scuola Medica Salernitana è strettamente legata al periodo di maggiore splendore della Storia di Salerno: il secolo X. La città è al centro di intensi scambi: è uno dei protagonisti di quel mare che larghissima parte ha avuto nella formazione e lo sviluppo della civiltà europea. Il Mediterraneo – ce lo ha spiegato in modo mirabile Fernand Braudel – non è solo un contenitore, un’entità geografica, uno scenario in cui altri producono, generano o rappresentano la loro storia. Esso stesso vive un’esistenza pulsante, non è solo modellato da chi lo abita e/o lo attraversa, ma condiziona la fisionomia, l’economia, la società, la cultura materiale e spirituale, le istituzioni, gli ordinamenti dei tanti popoli che abitano sulle rive o percorrono le sue acque. Il Mediterraneo sollecita flussi, scambi, sinergie diremmo oggi, ma anche relazioni di sincretismo tra quei popoli.


            Un esempio mirabile di SINCRETISMO MEDITERRANEO è proprio la Scuola Medica Salernitana. Alle sue origini c’è l’incontro, anzi, più che l’incontro, una singolare fusione tra culture: ebraica, araba, greca, latina. Tutte e quattro hanno dato, ricevuto e conservato: in misura, modalità e tempi storici assai differenti. Certo tutte e quattro le culture hanno rivelato una capacità di tenuta, di “lunga durata” per restare ancora nell’orizzonte della metaforologia braudeliana, insospettabile.


            Syncretismòs, per Plutarco, era la eterogenea coalizione cretese. Da lì deriva il significato di fusione di elementi e principi diversi che concorrono a formare un unico sistema filosofico e, soprattutto, religioso. Gli esempi storici sono tanti: valga per tutti la proposta di Erasmo da Rotterdam, il suo sincretismo fra ideali cristiani ed umanistici che divenne una delle alternative, insieme con il luteranesimo, al superamento della crisi religiosa del primo Cinquecento.


            Due sono i tratti pertinenti della semantica del sincretismo: la novità del risultato che si produce attraverso la sua azione; la sua assimilazione non ad una profonda fusione, quanto piuttosto ad una integrazione, in cui sono riconoscibili tutti i singoli e diversi apporti.


            Proprio questi tratti pertinenti sono identificabili nel discorso che sto svolgendo sulla Scuola Medica Salernitana: civiltà diverse, portatrici di elementi culturali specifici e autonomi, sono messe in relazione tra loro grazie al ruolo decisivo del Mediterraneo.


            La cultura greca, in primo luogo, Ippocrate, le basi della medicina sperimentale e scientifica, sono tramandate al Medioevo e oltre dalla Scuola Medica. Tale medicina, come è stato scritto, “si contrapponeva, ma nello stesso tempo, si integrava, con altre forme di medicina praticate da gran tempo nell’antichità, entro e fuori della Grecia, quella magica e quella religiosa e templare, ricollegatasi, quest’ultima, al culto di Apollo sanatore e di Asclepio suo figlio, le due divinità che presiedavano alla salute e alla lotta contro le malattie”. L’altro grande faro greco della Scuola Medica è Galeno, ossia la medicina come sintesi di arte e scienza, e come complessa articolazione disciplinare (anatomia, fisiologia, neurologia, ecc.).


            Quanto alla cultura latina ed ebraica, tutti gli studi classici e recenti sulla storia delal Scuola Medica, da Oskar Kristeller a Massimo Oldoni, ne hanno evidenziato apporti e influssi essenziali.


            Tra l’Ottocento e il Mille il mondo arabo giunse al suo massimo splendore anche come civiltà e cultura. Quattro sono in particolare i campi in cui la civiltà araba ha avuto un’importanza e un influsso decisivi sulla civiltà occidentale: la letteratura, la musica, la filosofia, la scienza. Cristiani e musulmani avevano un’esigenza comune: il rapporto stretto tra ragione e fede, tra filosofia e religione. Proprio questo rapporto fu al centro della riflessione e delle opere del grande filosofo arabo Avicenna (980-1037). La sua particolare lettura di Aristotele, oltre a far conoscere in Europa molte opere che si credevano perdute, ebbe notevole influenza sullo sviluppo della filosofia occidentale, soprattutto nei secoli XIV e XV, con il grande rifiorire della filosofia greca. Anche la storia della scienza, tra VII e XI secolo, è dominata dallo sviluppo del pensiero arabo. Esso fu l’erede della cultura greca, e pose le basi del pensiero scientifico moderno occidentale. Senza gli Arabi, non avremmo né la medicina moderna, né l’acquisizione delle cifre e del calcolo numerico, né la geografia come scienza, che essi, grandi esploratori del mondo, ebbero modo di sperimentare e mettere a punto nei loro avventurosi viaggi.


            Proprio il sincretismo mediterraneo ha prodotto una “via salernitana all’aristotelismo”, se così possiamo dire, che, come hanno dimostrato gli studi di Oskar Kristeller, è il vero lascito della Scuola Medica all’Umanesimo e al Rinascimento europei. Aristotele giunge alla Scuola Medica Salernitana via Galeno, Avicenna e Averroè. Tutto questo è sincreticamente fuso nella personalità intellettuale di Agostino Nifo, figura di primo piano della corte dei Sanseverino di Salerno, docento presso lo Studio della città campana, in cui insegna la profonda connessione tra medicina, logica e filosofia naturale. Si tratta di una direzione importante assunta dal primo Rinascimento italiano, un episodio significativo della fortuna di Aristotele tra Quattro e Cinquecento. E Salerno recò un contributo di rilievo in questa direzione. Fu qui che si formò una linea di aristotelismo laico fin dal secolo XII, da qui si diffuse nelle altre università italiane (Napoli, Bologna, Padova), qui riprese forza agli albori del Cinquecento. La tradizione scolastica fu trasfigurata nell’Umanesimo e nel Rinascimento attraverso nuovi contributi, soprattutto l’inserimento del programma didattico delle università degli Studia humanitatis, retorica, poetica, storia e filosofia morale.


            Ma è corretto parlare di Scuola Medica al singolare ? Studi recenti hanno dimostrato che forse è meglio declinare al plurale quella parola. Una molteplicità di sucole private e maestri di prestigio internazionale si sono alternati a partire dal X secolo a Salerno. Hanno imposto indirizzi, metodi e contenuti di studio che sono poi rimasti stabili nel tempo e hanno caratterizzato l’offerta didattica salernitana fin quasi alla chiusura della Scuola nel 1811. Il REGIMEN SANITATIS e l’insieme della dietetica ne hanno a lungo decretato la fama. Basti pensare alla fortuna del REGIMEN, ristampato e riedito numerose volte un po’ in tutta Europa fino al Settecento. Ippocrate, Galeno, la teoria umorale fondata su coppie di opposizione tra il crudo e il cotto, il caldo e il freddo, il secco e l’umido, l’amaro e il dolce, terranno a lungo banco, anche quando la scienza moderna metterà in crisi l’apparente razionalità della terapeutica di scuola ippocratica. L’urologia, la chirurgia, soprattutto quella femminile, sono altri settori importanti degli interessei culturali della Scuola.


            E’ ben documentata la svolta del secolo XI allorchè Alfano e Costantino l’Africano allargano con le loro opere l’orizzonte culturale dei medici salernitani. Il primo scrive un trattato DE PULSIBUS: il secondo un DE PULSIBUS e DE URINA. Alfano fa conoscere la medicina greca classica, Costantino la scienza araba. Costituiranno punti di riferimento essenziali ancora tra il Cinque e il Settecento. Alla metodologia per l’esame delle urine dedicano due fondamentali trattati, largamente ripresi anche in epoca moderna, Mauro e Ursone di Calabria.


            Come si è visto, di Scuola Medica al singolare si può parlare più per quanto riguarda i caratteri originali e originari, gli orientamenti degli studi e della ricerca, che per quanto riguarda la struttura dell’insegnamento.


            Diciamo allora che per Scuola Medica salernitana si deve intendere quel complesso di indirizzi, metodi e oggetti di studio, che formò una vera e propria tradizione diffusa a livello internazionale tra XI e XIII secolo. I caratteri di questa tradizione possono essere enucleati nel modo seguente:


1.      la via maestra della medicina è l’osservazione diretta del malato;


2.     la lettura incrociata di Ippocrate e dell’aristotelismo arabo di Avicenna producono un progetti di medicina razionale fondata su un duplice procedimento: cercare le cause delle malattie per mezzo di molteplici osservazioni; applicare i metodi più adeguati; com’è noto, è questo il cricolo ippocratico di prognosi e diagnosi;


3.     solo attraverso questa via si possono scoprire le leggi universali dell’evoluzione delle malattie;


4.      terapeutica e farmacologia devono privilegiare i rimedi naturali.


Il trinomio empirismo-naturalismo-aristotelismo viene così a caratterizzare la tradizione della Scuola Medica Salernitana e il suo prestigio internazionale fino al principio del XIV secolo.


            A partire da quest’epoca comincia una nuova storia. Si sviluppano le grandi università di Parigi, Montpellier, Bologna, che imporranno in tutta Europa l’insegnamento della medicina. Nasce l’università di Napoli che accentrerà nella Capitale gran parte della funzioni della formazione e della preparazione alle professioni giuridiche e mediche. Nasce alla metà del Quattrocento la separazione tra lo STUDIO e il COLLEGIO: nel primo confluiranno le funzioni vere e proprie dell’università; il secondo sarà l’organo deputato a conferire sia i titoli accademici sia le licenze professionali.


            La Scuola Medica vivrà una condizione di ripiegamento sulla scala locale: sarà una variabile dipendente dalla storia di una “città assente”, Salerno appunto, e parte non irrilevante del mito di una città meridionale che nei secoli dell’Alto Medioevo aveva vissuto la breve stagione del suo protagonismo.


            Mi sono brevemente soffermato sulla storia della Scuola Medica Salernitana perché essa fornisce un mirabile esempio, e assai concreto per la verità, di sincretismo mediterraneo, nel doppio senso di cui si diceva: come una complessa produzione storica fatta di eredità, scambi, creatività, continuità e novitàm permanenze e invenzioni; come un processo di integrazione, più che di fusione tra i soggetti che hanno partecipato al suo divenire storico.


            Ma il discorso non può fermarsi qui. Esso deve necessariamente proiettarsi in una lunga durata fra passato, presente e futuro. Dico spesso ai miei allievi che la storia è la forma di conoscenza in cui si può sviluppare meglio la piena libertà della memoria. La piena libertà della memoria ha un valore retrospettivo e insieme prospettico: retrospettivo, perché la lettura e l’interpretazione critica delle fonti e dei documenti ci illuminano sulle profonde differenze tra passato e presente; prospettico, perché la storia ci insegna che la sua capacità produttiva e creativa va ben oltre le nostre aspettative e delude qualsiasi ipotesi di “fine della storia”.


            Così la lezione del sincretismo mediterraneo della Scuola Medica Salernitana può ancora dare frutti, può produrre ancora esiti positivi ed imprevedibili per il futuro per lo meno a tre livelli:


1.     il rapporto tra ragione e fede, il dialogo produttivo tra monoteismo musulmano e monoteismo cristiano;


2.     il trinomio mediterraneo empirismo, naturalismo, aristotelismo come fondamento culturale all’incrocio della quattro civiltà greca, latina, ebraica, araba;


3.     la ricerca non della fusione, ma di un’integrazione creativa, ben riconoscibile nelle diverse identità che compongono la civiltà del Mediterraneo.


Ragionare in profondità, senza schemi precostituiti e senza fondamentalismi, su questi tre livelli significa anche identificare il ruolo del Mezzogiorno d’Italia nell’attuale contesto del Mediterraneo.



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Se sei interessato ad approfondire la storia della Scuola medica salernitana:


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