Tratto dal sito:
https://www.scuolamedicasalernitana.it/
La nascita della Scuola Medica Salernitana è strettamente legata al periodo di maggiore splendore della Storia di Salerno: il secolo X. La città è al centro di intensi scambi: è uno dei protagonisti di quel mare che larghissima parte ha avuto nella formazione e lo sviluppo della civiltà europea. Il Mediterraneo – ce lo ha spiegato in modo mirabile Fernand Braudel – non è solo un contenitore, un’entità geografica, uno scenario in cui altri producono, generano o rappresentano la loro storia. Esso stesso vive un’esistenza pulsante, non è solo modellato da chi lo abita e/o lo attraversa, ma condiziona la fisionomia, l’economia, la società, la cultura materiale e spirituale, le istituzioni, gli ordinamenti dei tanti popoli che abitano sulle rive o percorrono le sue acque. Il Mediterraneo sollecita flussi, scambi, sinergie diremmo oggi, ma anche relazioni di sincretismo tra quei popoli.
Un
esempio mirabile di SINCRETISMO MEDITERRANEO è proprio la Scuola
Medica Salernitana. Alle sue origini c’è l’incontro, anzi,
più che l’incontro, una singolare fusione tra culture: ebraica,
araba, greca, latina. Tutte e quattro hanno dato, ricevuto e
conservato: in misura, modalità e tempi storici assai
differenti. Certo tutte e quattro le culture hanno rivelato una
capacità di tenuta, di “lunga durata” per restare ancora
nell’orizzonte della metaforologia braudeliana, insospettabile.
Syncretismòs, per Plutarco, era la eterogenea coalizione
cretese. Da lì deriva il significato di fusione di elementi e
principi diversi che concorrono a formare un unico sistema filosofico
e, soprattutto, religioso. Gli esempi storici sono tanti: valga per
tutti la proposta di Erasmo da Rotterdam, il suo sincretismo fra ideali
cristiani ed umanistici che divenne una delle alternative, insieme con
il luteranesimo, al superamento della crisi religiosa del primo
Cinquecento.
Due
sono i tratti pertinenti della semantica del sincretismo: la
novità del risultato che si produce attraverso la sua azione; la
sua assimilazione non ad una profonda fusione, quanto piuttosto ad una
integrazione, in cui sono riconoscibili tutti i singoli e diversi
apporti.
Proprio questi tratti pertinenti sono identificabili nel discorso che
sto svolgendo sulla Scuola Medica Salernitana: civiltà diverse,
portatrici di elementi culturali specifici e autonomi, sono messe in
relazione tra loro grazie al ruolo decisivo del Mediterraneo.
La
cultura greca, in primo luogo, Ippocrate, le basi della medicina
sperimentale e scientifica, sono tramandate al Medioevo e oltre dalla
Scuola Medica. Tale medicina, come è stato scritto, “si
contrapponeva, ma nello stesso tempo, si integrava, con altre forme di
medicina praticate da gran tempo nell’antichità, entro e fuori
della Grecia, quella magica e quella religiosa e templare,
ricollegatasi, quest’ultima, al culto di Apollo sanatore e di Asclepio
suo figlio, le due divinità che presiedavano alla salute e alla
lotta contro le malattie”. L’altro grande faro greco della Scuola
Medica è Galeno, ossia la medicina come sintesi di arte e
scienza, e come complessa articolazione disciplinare (anatomia,
fisiologia, neurologia, ecc.).
Quanto alla cultura latina ed ebraica, tutti gli studi classici e
recenti sulla storia delal Scuola Medica, da Oskar Kristeller a Massimo
Oldoni, ne hanno evidenziato apporti e influssi essenziali.
Tra
l’Ottocento e il Mille il mondo arabo giunse al suo massimo splendore
anche come civiltà e cultura. Quattro sono in particolare i
campi in cui la civiltà araba ha avuto un’importanza e un
influsso decisivi sulla civiltà occidentale: la letteratura, la
musica, la filosofia, la scienza. Cristiani e musulmani avevano
un’esigenza comune: il rapporto stretto tra ragione e fede, tra
filosofia e religione. Proprio questo rapporto fu al centro della
riflessione e delle opere del grande filosofo arabo Avicenna
(980-1037). La sua particolare lettura di Aristotele, oltre a far
conoscere in Europa molte opere che si credevano perdute, ebbe notevole
influenza sullo sviluppo della filosofia occidentale, soprattutto nei
secoli XIV e XV, con il grande rifiorire della filosofia greca. Anche
la storia della scienza, tra VII e XI secolo, è dominata dallo
sviluppo del pensiero arabo. Esso fu l’erede della cultura greca, e
pose le basi del pensiero scientifico moderno occidentale. Senza gli
Arabi, non avremmo né la medicina moderna, né
l’acquisizione delle cifre e del calcolo numerico, né la
geografia come scienza, che essi, grandi esploratori del mondo, ebbero
modo di sperimentare e mettere a punto nei loro avventurosi viaggi.
Proprio il sincretismo mediterraneo ha prodotto una “via salernitana
all’aristotelismo”, se così possiamo dire, che, come hanno
dimostrato gli studi di Oskar Kristeller, è il vero lascito
della Scuola Medica all’Umanesimo e al Rinascimento europei. Aristotele
giunge alla Scuola Medica Salernitana via Galeno, Avicenna e
Averroè. Tutto questo è sincreticamente fuso nella
personalità intellettuale di Agostino Nifo, figura di primo
piano della corte dei Sanseverino di Salerno, docento presso lo Studio
della città campana, in cui insegna la profonda connessione tra
medicina, logica e filosofia naturale. Si tratta di una direzione
importante assunta dal primo Rinascimento italiano, un episodio
significativo della fortuna di Aristotele tra Quattro e Cinquecento. E
Salerno recò un contributo di rilievo in questa direzione. Fu
qui che si formò una linea di aristotelismo laico fin dal secolo
XII, da qui si diffuse nelle altre università italiane (Napoli,
Bologna, Padova), qui riprese forza agli albori del Cinquecento. La
tradizione scolastica fu trasfigurata nell’Umanesimo e nel Rinascimento
attraverso nuovi contributi, soprattutto l’inserimento del programma
didattico delle università degli Studia humanitatis, retorica,
poetica, storia e filosofia morale.
Ma
è corretto parlare di Scuola Medica al singolare ? Studi recenti
hanno dimostrato che forse è meglio declinare al plurale quella
parola. Una molteplicità di sucole private e maestri di
prestigio internazionale si sono alternati a partire dal X secolo a
Salerno. Hanno imposto indirizzi, metodi e contenuti di studio che sono
poi rimasti stabili nel tempo e hanno caratterizzato l’offerta
didattica salernitana fin quasi alla chiusura della Scuola nel 1811. Il
REGIMEN SANITATIS e l’insieme della dietetica ne hanno a lungo
decretato la fama. Basti pensare alla fortuna del REGIMEN, ristampato e
riedito numerose volte un po’ in tutta Europa fino al Settecento.
Ippocrate, Galeno, la teoria umorale fondata su coppie di opposizione
tra il crudo e il cotto, il caldo e il freddo, il secco e l’umido,
l’amaro e il dolce, terranno a lungo banco, anche quando la scienza
moderna metterà in crisi l’apparente razionalità della
terapeutica di scuola ippocratica. L’urologia, la chirurgia,
soprattutto quella femminile, sono altri settori importanti degli
interessei culturali della Scuola.
E’
ben documentata la svolta del secolo XI allorchè Alfano e
Costantino l’Africano allargano con le loro opere l’orizzonte culturale
dei medici salernitani. Il primo scrive un trattato DE PULSIBUS: il
secondo un DE PULSIBUS e DE URINA. Alfano fa conoscere la medicina
greca classica, Costantino la scienza araba. Costituiranno punti di
riferimento essenziali ancora tra il Cinque e il Settecento. Alla
metodologia per l’esame delle urine dedicano due fondamentali trattati,
largamente ripresi anche in epoca moderna, Mauro e Ursone di Calabria.
Come
si è visto, di Scuola Medica al singolare si può parlare
più per quanto riguarda i caratteri originali e originari, gli
orientamenti degli studi e della ricerca, che per quanto riguarda la
struttura dell’insegnamento.
Diciamo allora che per Scuola Medica salernitana si deve intendere quel
complesso di indirizzi, metodi e oggetti di studio, che formò
una vera e propria tradizione diffusa a livello internazionale tra XI e
XIII secolo. I caratteri di questa tradizione possono essere enucleati
nel modo seguente:
1. la via maestra della medicina è
l’osservazione diretta del malato;
2. la lettura incrociata di Ippocrate e
dell’aristotelismo arabo di Avicenna producono un progetti di medicina
razionale fondata su un duplice procedimento: cercare le cause delle
malattie per mezzo di molteplici osservazioni; applicare i metodi
più adeguati; com’è noto, è questo il cricolo
ippocratico di prognosi e diagnosi;
3. solo attraverso questa via si possono
scoprire le leggi universali dell’evoluzione delle malattie;
4. terapeutica e farmacologia devono
privilegiare i rimedi naturali.
Il trinomio empirismo-naturalismo-aristotelismo viene così a
caratterizzare la tradizione della Scuola Medica Salernitana e il suo
prestigio internazionale fino al principio del XIV secolo.
A
partire da quest’epoca comincia una nuova storia. Si sviluppano le
grandi università di Parigi, Montpellier, Bologna, che
imporranno in tutta Europa l’insegnamento della medicina. Nasce
l’università di Napoli che accentrerà nella Capitale gran
parte della funzioni della formazione e della preparazione alle
professioni giuridiche e mediche. Nasce alla metà del
Quattrocento la separazione tra lo STUDIO e il COLLEGIO: nel primo
confluiranno le funzioni vere e proprie dell’università; il
secondo sarà l’organo deputato a conferire sia i titoli
accademici sia le licenze professionali.
La
Scuola Medica vivrà una condizione di ripiegamento sulla scala
locale: sarà una variabile dipendente dalla storia di una
“città assente”, Salerno appunto, e parte non irrilevante del
mito di una città meridionale che nei secoli dell’Alto Medioevo
aveva vissuto la breve stagione del suo protagonismo.
Mi
sono brevemente soffermato sulla storia della Scuola Medica Salernitana
perché essa fornisce un mirabile esempio, e assai concreto per
la verità, di sincretismo mediterraneo, nel doppio senso di cui
si diceva: come una complessa produzione storica fatta di
eredità, scambi, creatività, continuità e
novitàm permanenze e invenzioni; come un processo di
integrazione, più che di fusione tra i soggetti che hanno
partecipato al suo divenire storico.
Ma
il discorso non può fermarsi qui. Esso deve necessariamente
proiettarsi in una lunga durata fra passato, presente e futuro. Dico
spesso ai miei allievi che la storia è la forma di conoscenza in
cui si può sviluppare meglio la piena libertà della
memoria. La piena libertà della memoria ha un valore
retrospettivo e insieme prospettico: retrospettivo, perché la
lettura e l’interpretazione critica delle fonti e dei documenti ci
illuminano sulle profonde differenze tra passato e presente;
prospettico, perché la storia ci insegna che la sua
capacità produttiva e creativa va ben oltre le nostre
aspettative e delude qualsiasi ipotesi di “fine della storia”.
Così la lezione del sincretismo mediterraneo della Scuola Medica
Salernitana può ancora dare frutti, può produrre ancora
esiti positivi ed imprevedibili per il futuro per lo meno a tre livelli:
1. il rapporto tra ragione e fede, il dialogo
produttivo tra monoteismo musulmano e monoteismo cristiano;
2. il trinomio mediterraneo empirismo,
naturalismo, aristotelismo come fondamento culturale all’incrocio della
quattro civiltà greca, latina, ebraica, araba;
3. la ricerca non della fusione, ma di
un’integrazione creativa, ben riconoscibile nelle diverse
identità che compongono la civiltà del Mediterraneo.
Ragionare in profondità, senza schemi precostituiti e senza
fondamentalismi, su questi tre livelli significa anche identificare il
ruolo del Mezzogiorno d’Italia nell’attuale contesto del Mediterraneo.
Se sei interessato ad approfondire la storia della Scuola medica salernitana:
https://www.scuolamedicasalernitana.it/
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