C'è una domanda che è ancora troppo presto per fare ad alta voce e che tuttavia si ponevano in molti ieri mattina nel chiostro di San Marcellino, dove il filosofo Aldo Masullo ha messo sul tavolo la sua proposta di «manifesto» per - nientedimeno - «salvare Napoli». La domanda è: quale sarà la ricaduta politica di tutto questo?
Perché l'indignazione non è eterna e la guerra di camorra
si spera neppure. Passeranno. E prima che la decadenza napoletana
compia il suo ciclo, prima che i cento e più morti ammazzati
riposino in pace, prima che appassiscano insieme la vergogna degli
intellettuali e l'ira funesta dei tour operator bisognerà pur
raccogliere qualcosa da tutto questo furore.
Dal palcoscenico dell'emergenza non si può scendere di
soppiatto. Così nessuna meraviglia che questa assise di
eccellenze cittadine radunata dal Mattino, ancora scarsa nelle presenze
nella prima uscita di ieri, abbia finito col mettere nel mirino delle
sue critiche «gli amministratori». Cioè la giunta
cittadina di centrosinistra. E nessuna meraviglia che alla sindaca
fischino le orecchie oltreché la celebre voce.
«Ho la sensazione che si stia facendo l'impossibile per creare un
caso Napoli», ha detto a caldo Rosa Russo Iervolino. Naturalmente
parlava in generale, ha fatto attenzione a non entrare in rotta di
collisione con questo «manifesto» anzi nei giorni scorsi ha
dato mostra di accogliere ben volentieri i fervori della
«società civile».
Se ha sbagliato la sindaca è stato nel garbo con cui ha accolto
le parole del governo, eccesso di stile da ex ministro dell'interno nei
confronti del collega Pisanu. L'ha ringraziato quando ha invitato i
napoletani onesti a ribellarsi, trovandosi così scoperta quando
prima Bassolino poi tutta la sua coalizione ha rigettato in faccia al
governo l'incapacità di garantire l'ordine pubblico. Giornate
difficili per Rosetta. Non può esserci altro che nervosismo
dietro la terribile gaffe delle accuse a Ballarò: non le
è piaciuto il reportage da Scampia, ha chiesto e ottenuto -
gaffe su gaffe - le scuse del dg della Rai.
Perché è chiaro, nel tempo che le lascia la sua litigiosa
maggioranza (ultimo scontro sulla nuova sede del comune) anche lei
comincia a chiedersi, insomma, dove va a parare tutto questo?
Un'abbuffata di cronaca nera finisce inevitabilmente in politica. E se
da una parte l'esito è scontato, tanto che Alleanza nazionale si
aggrappa alle parole di Pisanu e presenta oggi alla città la sua
idea di alta autorità per la sicurezza per commissariare il
sindaco al grido: «Tolleranza zero», dall'altra, nel campo
del centrosinistra, gli esiti sono meno prevedibili.
Può aiutare la memoria. Qualcuno a Napoli ricorda ancora quando
contro i progetti speculativi di democristiana memoria, urbanisti e
intellettuali si riunirono nelle assise di palazzo Marigliano. Allora
come oggi a guidare la sollevazione della civile società c'era
il filosofo Masullo. Da quel movimento nacque un'idea di lista civica,
che diventò poi una serie di candidature nelle liste del Pds, e
persino un tentativo di giunta affidata al medesimo Masullo. Ma anche
da queste parti erano ormai gli anni del crollo della prima repubblica,
quel consiglio fallì presto e lasciò il posto al primo
mandato di Bassolino e al celebrato rinascimento.
Dieci e più anni dopo Aldo Masullo ne ha ormai compiuti ottanta,
ma il destino napoletano per lui, avellinese di nascita, è
quello di dare corpo con la sua figura scarna all'autorità
civile dell'ultima spiaggia. Ma è tutt'altro che ingenuo
politicamente. Ragione per cui non è stata certamente casuale la
sua lunga tirata di ieri contro i tentativi di censura e a favore della
libertà di informazione televisiva. Ballarò
ringrazierà, Iervolino proprio no.
E a palazzo San Giacomo dove per il momento resta il comune non avranno
apprezzato nemmeno i riferimenti agli amministratori che
«gestiscono il potere nel silenzio dei loro palazzi».
«Diritto di critica», ha insistito il filosofo. Aggiungendo
al suo uditorio un invito a non disperdersi: promette di organizzare
almeno un incontro al mese. E mette in guardia: «Sento già
tentativi di appropriazione di questa iniziativa. C'è chi vuole
metterci il suo cappello in testa».
E' già così? Vediamo come tutto questo approderà
alla politica. Il momento è quello giusto. L'anno prossimo si
vota per le regionali. Per il comune le elezioni ci sono tra due anni.
Al più tardi.
Non ci voleva molto, in effetti, se non buon senso e buona fede, per
capire che lo scossone politico.
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