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Fonte:
il manifesto - 20 Novembre 2004

E l'emergenza criminalità finisce in politica

Il manifesto del filosofo Masullo per «salvare la città» va in rotta di collisione con la giunta comunale
Al convegno cittadino organizzato dal Mattino non sono mancate critiche agli amministratori. E la sindaca Jervolino ha replicato stizzita: «Si sta facendo l'impossibile per creare un caso Napoli»

di ANDREA FABOZZI - INVIATO A NAPOLI

C'è una domanda che è ancora troppo presto per fare ad alta voce e che tuttavia si ponevano in molti ieri mattina nel chiostro di San Marcellino, dove il filosofo Aldo Masullo ha messo sul tavolo la sua proposta di «manifesto» per - nientedimeno - «salvare Napoli». La domanda è: quale sarà la ricaduta politica di tutto questo?


Perché l'indignazione non è eterna e la guerra di camorra si spera neppure. Passeranno. E prima che la decadenza napoletana compia il suo ciclo, prima che i cento e più morti ammazzati riposino in pace, prima che appassiscano insieme la vergogna degli intellettuali e l'ira funesta dei tour operator bisognerà pur raccogliere qualcosa da tutto questo furore.


Dal palcoscenico dell'emergenza non si può scendere di soppiatto. Così nessuna meraviglia che questa assise di eccellenze cittadine radunata dal Mattino, ancora scarsa nelle presenze nella prima uscita di ieri, abbia finito col mettere nel mirino delle sue critiche «gli amministratori». Cioè la giunta cittadina di centrosinistra. E nessuna meraviglia che alla sindaca fischino le orecchie oltreché la celebre voce.


«Ho la sensazione che si stia facendo l'impossibile per creare un caso Napoli», ha detto a caldo Rosa Russo Iervolino. Naturalmente parlava in generale, ha fatto attenzione a non entrare in rotta di collisione con questo «manifesto» anzi nei giorni scorsi ha dato mostra di accogliere ben volentieri i fervori della «società civile».


Se ha sbagliato la sindaca è stato nel garbo con cui ha accolto le parole del governo, eccesso di stile da ex ministro dell'interno nei confronti del collega Pisanu. L'ha ringraziato quando ha invitato i napoletani onesti a ribellarsi, trovandosi così scoperta quando prima Bassolino poi tutta la sua coalizione ha rigettato in faccia al governo l'incapacità di garantire l'ordine pubblico. Giornate difficili per Rosetta. Non può esserci altro che nervosismo dietro la terribile gaffe delle accuse a Ballarò: non le è piaciuto il reportage da Scampia, ha chiesto e ottenuto - gaffe su gaffe - le scuse del dg della Rai.


Perché è chiaro, nel tempo che le lascia la sua litigiosa maggioranza (ultimo scontro sulla nuova sede del comune) anche lei comincia a chiedersi, insomma, dove va a parare tutto questo? Un'abbuffata di cronaca nera finisce inevitabilmente in politica. E se da una parte l'esito è scontato, tanto che Alleanza nazionale si aggrappa alle parole di Pisanu e presenta oggi alla città la sua idea di alta autorità per la sicurezza per commissariare il sindaco al grido: «Tolleranza zero», dall'altra, nel campo del centrosinistra, gli esiti sono meno prevedibili.


Può aiutare la memoria. Qualcuno a Napoli ricorda ancora quando contro i progetti speculativi di democristiana memoria, urbanisti e intellettuali si riunirono nelle assise di palazzo Marigliano. Allora come oggi a guidare la sollevazione della civile società c'era il filosofo Masullo. Da quel movimento nacque un'idea di lista civica, che diventò poi una serie di candidature nelle liste del Pds, e persino un tentativo di giunta affidata al medesimo Masullo. Ma anche da queste parti erano ormai gli anni del crollo della prima repubblica, quel consiglio fallì presto e lasciò il posto al primo mandato di Bassolino e al celebrato rinascimento.


Dieci e più anni dopo Aldo Masullo ne ha ormai compiuti ottanta, ma il destino napoletano per lui, avellinese di nascita, è quello di dare corpo con la sua figura scarna all'autorità civile dell'ultima spiaggia. Ma è tutt'altro che ingenuo politicamente. Ragione per cui non è stata certamente casuale la sua lunga tirata di ieri contro i tentativi di censura e a favore della libertà di informazione televisiva. Ballarò ringrazierà, Iervolino proprio no.


E a palazzo San Giacomo dove per il momento resta il comune non avranno apprezzato nemmeno i riferimenti agli amministratori che «gestiscono il potere nel silenzio dei loro palazzi». «Diritto di critica», ha insistito il filosofo. Aggiungendo al suo uditorio un invito a non disperdersi: promette di organizzare almeno un incontro al mese. E mette in guardia: «Sento già tentativi di appropriazione di questa iniziativa. C'è chi vuole metterci il suo cappello in testa».


E' già così? Vediamo come tutto questo approderà alla politica. Il momento è quello giusto. L'anno prossimo si vota per le regionali. Per il comune le elezioni ci sono tra due anni. Al più tardi.


Non ci voleva molto, in effetti, se non buon senso e buona fede, per capire che lo scossone politico.





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