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Aspettando Godot

di Zenone di Elea

RdS, Aprile 2006

Intanto votantonio, verrebbe da dire. Per chi non ne conoscesse la trama, “Aspettando Godot”, capolavoro teatrale di Samuel Beckett, racconta l’avventura umana di due vagabondi, Estragone e Vladimiro, che stazionano sotto un albero in una strada di campagna, dove ha dato loro appuntamento un certo Godot.


L’attesa si protarrà per giorni nella speranza vana che prima o poi arrivi questo Godot.


Riassume bene, questa trama, la condizione del “Sud-Italia” nell’attesa di un movimento di riscatto reale sganciato dai partiti tradizionali (tosco-padani, direbbe Zitara), che si annuncia da tempo e mai arriva.


Si dice che ci siano oltre duecento gruppi autonomisti meridionali, chi li ha visti? Siamo giunti alle elezioni politiche del 2006 e non si è riusciti a creare uno straccio di partito nuovo che si facesse portatore delle istanza vere del paese meridionale.


Anzi, per dovere di cronaca, di tentativi ce ne sono (volevamo creare una pagina con i logo di questi partitini ma vi abbiamo rinunciato, se vi interessano a questo indirizzo potete soddisfare le vostre curiosità: https://www.politicalink.it/).


Votate per chi vi pare, magari anche per il cavaliere o per il professore, tanto uguali sono.


Una delle cose che ci appaiono più incomprensibili è l’assenza di trasparenza, fatta qualche rara eccezione. Ci spieghiamo meglio, non comprendiamo perché, ad esempio, se si è riusciti a raccogliere le firme e ci si presenta alle elezioni non lo si fa sapere in giro, non lo si scrive sui propri siti, non si pubblicizza la lista dei candidati e la regione in cui si corre.


Cos’è, la politica del nascondino?


Non parliamo poi delle diatribe fra chi si è presentato e chi no. Diatribe che in parte sono finite anche sulla rete e in parte si sono svolte in privato.


Avremmo voluto che questo dibattito – che ha una sua dignità e non va nascosto – fra chi pensa che bisogna ancora lavorare sul piano culturale e chi invece pensa che di libri se ne sono scritti abbastanza ed è ora di passare sul piano politico, venisse portato alla luce del sole.


Si arriva perfino a ridicolizzare chi propugna l’unione fra tutti questi oltre duecento movimenti come un  illuso se non addirittura un  volgare provocatore! Intanto però qua e là viene fuori che tutti questi sapientoni sperano di arrivare primi ad ottenere visibilità così da catalizzare gli altri che a quel punto li “seguirebbero”.


Una tesi davvero patetica.


Come è patetica la sindrome da “Fort Apache”, ovvero la tesi secondo cui “tutti ce l’hanno con noi perché siamo bravi, perché siamo stati i primi paladini del Sud”.


Ebbene, noi apparteniamo alla diaspora e paladini del Sud lo siamo diventati oltre trenta anni fa, quando certi libri eravamo in quattro gatti a leggerli (mi riferisco ai grandi, Alianello e Zitara), e se facevi certi discorsi sul Meridione d’Italia nel migliore dei casi ti davano del “separatista” e ti mettevano all’indice.



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