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Non penso che i politici siano tutti uguali, ma dopo averlo visto un paio di giorni fa accanto a Di Pietro nutro il sospetto che De Magistris voglia investire il suo prestigio politico sul piano nazionale. Teoricamente potrebbe essere buona cosa visto il destino politico di Antonio da Agragola che si è lasciato invischiare nella gabbia campana ed aveva certamente i numeri per volare alto.

Il problema non sta nell'evitare la fine di Bassolino ovvero farsi chiudere in un orticello territoriale bensì nella completa assenza di culltura identitaria che ha impedito a Bassolino e impedirà a De Magistris di gettare sul piatto della bilancia il grande peso delle Provincie Napolitane.

Non si tratta di imitare Bossi o di scimmiottare la Lega  Nord, ma di passare oltre la siepe del meridionalismo. Una siepe che ha impedito a decine di meridionali di farsi interpreti degli interessi reali del sud.

Non ci dispiacerebbe affatto essere smentiti dai fatti, anzi ne saremmo immensamente felici.

Zenone di Elea – 12 Novembre 2011


Fonte:
https://www.demagistris.it/

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di Luigi de Magistris

Sono consapevole che il mio impegno per una politica "nuova" ed "altra", sinceramente al servizio dei cittadini, susciti anche forme di delazione.

L'accusa che non posso però accettare è di essere un esponente della casta, il chiacchiericcio per cui de Magistris "predicherebbe bene e razzolerebbe male", il ritornello per cui vivrei di privilegi, sarei assenteista, favorirei i miei sodali e parenti. A molti nemici del cambiamento conviene, infatti, far credere ai cittadini che i politici siano "tutti uguali": un modo subdolo per stroncare quanti, proprio dall'interno della politica e delle istituzioni, lavorano invece per una svolta anche morale. E' la buona politica, che tenta di farsi strada faticosamente, la prima vittima di questa operazione maliziosa.

Allora rispondo alle critiche ingiuste mossemi in questi giorni. Ho lasciato il parlamento europeo quando sono diventato sindaco di Napoli, rinunciando a 10mila euro di stipendio, per prenderne uno di 4mila. Non mi pesa, perché comunque non sono un povero e non faccio politica per denaro.

Prima di essere parlamentare mi sono dimesso dalla magistratura, rinunciando anche al diritto ad una pensione di circa 8mila euro. A riprova di come traduco in pratica le mie convinzioni secondo cui la politica non deve arricchire e richiede anche rinunce personali in rispetto della coerenza.

Non ho mai cumulato doppi incarichi, in particolare quelli di sindaco e parlamentare.

Me lo vieta la mia etica, oltre a vietarlo la legge, che vuole le due cariche incompatibili e dunque la decadenza automatica, quando si diventa sindaco, dal ruolo di parlamentare. Al parlamento europeo sono stato tra i più presenti.

I dati di Votewach riportano una mia presenza di 77 su 113 sedute plenarie di Strasburgo (pari al 68%). Se teniamo conto però delle sedute svoltesi quando ero impegnato in campagna elettorale, per cui ero giustificato anche dal mio gruppo politico, le mie presenze sono pari a 77 su 95.

Un dato che poi non restituisce l'intenso lavoro in Commissione Bilancio di cui ero presidente.

Ho sempre quindi compiuto il mio dovere. Mentre denunciavo la casta di quei politici al di sopra delle leggi, mai ho fuggito i tribunali e le decine di cause che mi intentavano e intentano anche oggi per punirmi, intimidirmi e azzittirmi. Ci si difende nei processi non dai processi.

Mai sono ricorso infatti all'immunità parlamentare per sottrarmi ai tribunali penali. Il parlamento europeo, invece, ha affermato che non potevano richiedermi risarcimento danni in sede civile solo per aver espresso delle opinioni, essendo le opinioni di un parlamentare insindacabili per legge ed essendo spesso il risarcimento civile (quindi il denaro) un'arma per perseguire chi denuncia il sistema e le sue collusioni.

Inoltre non credo di aver mai alimentato l'immagine di "onorevole da auto blu".

La scorta, che non ha alterato le mie abitudini, è prevista per ragioni di sicurezza, guadagno 4mila euro e i miei assessori 2800, abbiamo accorpato le partecipate e ridotto i loro Cda (stipendi dei dirigenti compresi), sforbiciato le consulenze esterne e i permessi per le auto di servizio.

Personalmente, vivo in una casa in affitto, mia moglie è ancora senza un impiego (si è trasferita da Catanzaro e ha perso il lavoro), i miei figli frequentano scuole pubbliche. Non ho mai favorito parenti e amici: gli staff sono composti da giovani titolati, preparati, votati al lavoro e al nostro progetto, in alcuni casi selezionati tramite facebook o casualmente. L'ho fatto perché non ho interessi da blandire, clientele da foraggiare, poteri da servire.

Lavoro, insieme a tutti i miei collaboratori e alle mie collaboratrici, a realizzare un solo obiettivo: la crescita e lo sviluppo di Napoli. Di fronte quindi alle recenti accuse strumentali, mi viene in mente un passaggio del discorso che Berlinguer ha tenuto al Teatro lirico di Milano nel 1977. Spesso del resto abbiamo bisogno del conforto dei più "grandi" per capire ciò che non capiamo, come io non capisco queste accuse.

Rispondendo a "certi petulanti", Berlinguer esortava: "compagni e compagne, lasciate che ricordi quel famoso verso di Dante con cui Marx chiuse la prefazione alla prima edizione de Il capitale: 'Segui il tuo corso e lascia dir le genti'".













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