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Sul discorso di Casini a Napolitano

Nando Dicè
Napoli, 14 Maggio 2006

Nel suo discorso di saluto a Giorgio Napolitano come decano delle camere, Pier Ferdinando Casini ripete più volte il termine IDENTITA' e ne ha sottolineato con "passione" due passaggi che ritengo necessario approfondire per rimarcare la necessità di “una bella rivoluzione identitaria”. Il Casini in sintesi rinchiude il valore dell’italianità nel riconoscimento di tutto il paese nel parlamentarismo, le istituzioni democratiche e nella costituzione.


Egli oltre a queste sovrastrutture di rappresentanza analizza il “valore PROFONDO” del riconoscersi in “VALORI CONDIVISI CHE SONO ALLA BASE DELLA NAZIONE”. A questo punto Casini ci offre con la sua sintesi l’opportunità di chiarire una volta e per sempre la differenza fra i rappresentati attuali del popolo meridionale e i meridionali stessi, ed in generale fra i popoli, le comunità e le nazioni e i propri modi di esercitare la sovranità.


L’Italianità del Casini si basa su una concezione illuminista di assimilazione di una popolazione militarmente vincente su una militarmente sconfitta. L’italianità del Casini è condizionata nel midollo dall’asservimento a dei principi liberali di carattere internazionale.


 Nulla fa pensare che Casini faccia riferimento a quei principi di civiltà universale che i popoli italiani hanno generato nell’impero romano, nel sacro romano impero o nel rinascimento. Tutti periodi storici dove lo stato inteso come nazione uniformante dei popoli ad essa assimilati da una parte predominante non era neppure concepito.


L’italianità del Casini quindi è fondata su un modello di cultura a carattere giacobino che non è la nostra concezione di italianità. Il parlamentarismo a cui fa riferimento Casini è un sistema di esercizio del potere dove il popolo mediante una delega effettuata attraverso il voto ed il filtro dei partiti, sceglie una classe dirigente a cui delegare l’uso del potere.


Per non deviare dal discorso non mi dilungherò sul ruolo-filtro dei partiti, lasciando intuire al lettore la nostra opinione ma ci interessa far notare che, come tutti sanno, la Politica si è trasformata in PolitiCuccia parlamentare, cioè in uno strumento al servizio dei poteri (economici) forti che hanno depredato il popolo della sua sovranità. Quindi il parlamentarismo è un GIOCO al quale il popolo può partecipare, ma che non ha la SOVRANITA’ per decidere le sorti di una comunità. 


Il parlamentarismo del Casini, quindi, non appartiene a coloro che prima di decidere come esercitare il potere vorrebbero che tale potere fosse veramente espressione dell’unico soggetto che dovrebbe avere il diritto di esercitarlo, cioè del popolo.


Le istituzioni democratiche, in genere, sono quelle istituzioni che mediante la frammentazione del potere (legislativo, esecutivo, di controllo, di rappresentanza…) garantiscono (sic) il non accentramento dei poteri e quindi la non predominanza di una parte del potere sull’altra. 


Il discorso in teoria sembrerebbe condiviso, ma nella realtà sappiamo tutti come funziona il gioco. La giustizia verso un semplice cittadino non è uguale a quella verso Prodi o Berlusconi, ed il modo con cui queste istituzioni democratiche agiscono sono sempre ricondotte o riconducibili a gruppi di interessi nordisti o internazionali.


Della costituzione diremo subito che per noi essa riflette i germi dell’illuminismo quindi è nemica indiscussa delle identità e delle sovranità popolari e comunitarie, ma per non dilungarci oltre faremo notare all’ ex presidente della camera che una costituzione basata sul lavoro per un popolo come quello meridionale che soffre dal 1863 del dramma continuato della disoccupazione e dell’emigrazione più che un valore sembra una barzelletta. Ma veniamo al nocciolo della necessità di una bella rivoluzione. I valori condivisi su cui si basa questa nazione non sono i nostri valori.


Il Casini partirebbe dall’origine citando il Risorgimento e l’unità d’Italia, noi che siamo meridionali (ma anche i Veneti e i Liguri) sappiamo (al di là dei begli ideali di alcuni che rispettiamo) che quel Risorgimento fu in sostanza una guerra assimilazionista dei popoli italici ad un modello piemontese, che a sua volta era l’emanazione Italica del liberismo internazionale nemico di tutte le identità e di tutti i popoli capaci di attuare un modello di sviluppo diverso dal liberal-capitalismo.


Tutti i popoli che ponevano (e pongono) l’economia al servizio dei popoli e non i cittadini al servizio dell’economia e dell’usura bancaria andavano spazzati via (con una scusa o con un'altra). Scusi signor Casini se non ci riconosciamo in questo “valore”. Il nostro valore di riferimento all’italianità si ispira ad un modo di concepire la civiltà italica ed europea che nulla ha a che vedere con il Risorgimento. 


Casini continua sui valori condivisi parlando poi della Resistenza. Anche su questo punto noi meridionali non possiamo non far notare che la Resistenza fu diversissima nel suo interno e diversissima nelle sue finalità: essa fu bianca, rossa e nordista e che noi meridionali non abbiamo affatto condiviso tale esperienza collettiva (se mai essa si possa definire tale). Per giunta il nostro spirito europeista ci impedisce per semplice buon senso portare come valore fondante una guerra civile italiana ed europea.


Sarebbe come chiedere agli americani di festeggiare non l’indipendenza di tutti gli americani dagli inglesi, ma di festeggiare la vittoria del nord sul sud come valore di tutti gli americani del nord e del sud: ridicolo.


Casini continua ricordando l’adesione degli italiani ai valori occidentali come cardine in cui tutti gli italiani debbono riconoscersi. A questo punto la frattura fra noi meridionali identitari e i valori che Casini cita è netta e totale. I valori occidentali, che poi sarebbero quelli dell’american live, non sono i nostri valori.


L’economicismo, l’asservimento dei popoli alle strutture economiche internazionali, la distruzione delle identità, la totale non-coscienza della natura come parte di se stessi e del proprio essere popolo, non sono i nostri valori.


Pur se ritenessimo valido (e non è così) che il sistema democratico è valido per tutti i popoli, non saremo mai d’accordo ad esportarlo a suon di bombe. Ma tanto sappiamo tutti che tale esportazione non è che una scusa stupida per asservire altri popoli e territori al dominio dei mercanti.


Non possiamo che rabbrividire nel pensare che i valori mercantili siano i “valori condivisi” che dovrebbero farci riconoscere in questa italia-statuale, che in realtà è una reliquia del passato, che verrà erosa dal basso dai popoli ed esautorata dall’alto dalla necessità dell’unità europea. Casini nel finire cita il valore dello stato nazione.


Beh, abbiamo gia espresso le nostre perplessità su questa tesi, ma non possiamo non far notare che il diritto nazionale degli stati nazione in Serbia, in Kossovo e in Afganistan è stato violato da quei valori occidentali che lei richiama in alcuni dei suoi passaggi.


Dobbiamo dedurre che lo stato nazione a Casini gli va bene, tranne se contraddice i “valori” e gli interessi del mondo occidentale(!). La ringraziamo sig Casini, con il suo bel discorso ci ha dato la possibilità di chiarire ancora una volta che non solo nei fini, ma soprattutto nei valori, i meridionalisti e gli identitaristi con lei è la sua Italia-naziona-statale non hanno nulla in comune e che con lei nulla può essere condiviso soprattutto i VALORI.





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