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Fonte:
https://partitodelsud.blogspot.com/

RIFLESSIONI COMMENTI E PROPOSTE SUL CONGRESSO DI NAPOLI

(Diario di un Militante)

di Vincenzo Cesario

lunedì 24 ottobre 2011

Dopo oltre un anno di militanza virtuale fatta prevalentemente di post sulle bacheche di face book, giungeva finalmente il momento di toccare con mano la realtà: arriva l’avviso del III congresso nazionale del Partito del Sud a Napoli.

Da anni mi occupo di meridionalismo, al cospetto di amici e familiari che esprimono, rispetto a questa mia passione, sospetto e qualche preoccupazione (non esclusa, credo, quella di aver perso la ragione).

Mi sono avvicinato a conoscere vari movimenti di quella galassia che Lino Patruno definisce “Fuoco del Sud”, e da tempo speravo che nascesse una formazione, in cui potermi identificare, cioè che riuscisse a portare avanti le istanze del Sud e a contrapporsi all’arroganza e al potere della Lega Nord ed affini, compresi i tanti meridionali che, direttamente o indirettamente, sono loro alleati (chiamati “affettuosamente” ASCARI).

Quando scopro il Partito del Sud mi sembra di realizzare un sogno, in quanto la stragrande maggioranza delle sue caratteristiche costitutive (inno compreso) corrispondono alle mie idee. Tutto questo non mi sembra una conseguenza di fenomeni parapsicologici ma, semplicemente, ritengo che altri esseri umani dotati di pensiero, possano condividere con me gli stessi ideali.

In confronto ad altri movimenti inoltre (Neoborbonici, Filoborbonici, Duosiciliani etc., di cui nutro comunque rispetto), il Partito del Sud vuole giocarsi, fino in fondo la partita con la realtà; questo è il motivo principale per cui vi ho aderito.

Arriva finalmente la mattina dell’ 8 di ottobre, sveglia alle 5 e partenza per Napoli: in aereo una piacevole sorpresa, incontro il compatriota Filippo Romeo con il quale, una volta a terra, ci dirigiamo assieme verso la sede del congresso.

Durante il tragitto da Capodichino, guardandomi intorno, trovo una città complessivamente pulita, inoltre vedo Napoli sotto un’altra ottica, rispetto a visite del passato: mi sembra più bella, oltre ad avvertire, per la prima volta, un senso di appartenenza al luogo. Questa nuova e piacevole percezione è conseguente al fatto che, grazie alla passione per il meridionalismo, ho approfondito di molto le mie conoscenze storiche sulla città, e ciò mi consente di apprezzarla per il meglio (la cultura offre sempre una marcia in più).

Giunti a destinazione, e dopo un caffè e sfogliatella di rito, entriamo nell’hotel sede del congresso che, a dispetto della descrizione negativa fornitaci del tassista, mi appare un luogo di sobria raffinatezza.

Incontro e riconosco man mano i tanti amici conosciuti sul web: Andrea Balia, Pino Lipari, Enzo Riccio, Bruno Pappalardo, Rosanna Gadaleta, Tony Quattrone e altri e, nonostante sia la prima volta che li vedo, mi sembra di conoscerli da tanto tempo. Rivedo piacevolmente inoltre amici già conosciuti personalmente: Natale Cuccurese, Antonio Ciano, Beppe De Santis, Guglielmo Di Grezia, Cristian Vicentino e altri. Scorgo a distanza lo Stilista Identitario Salvatore Argenio, con una delle sue inconfondibili cravatte (che spero di acquistare in occasione delle prossime festività).

Il congresso inizia con un certo ritardo, la sala è piena e i membri del direttivo iniziano a parlare:

- Natale Cuccurese puntualizza una norma statutaria in cui viene espresso, a chiare lettere, che il Partito del Sud (e naturalmente i suoi iscritti) si pone, sul piano politico, in una posizione trasversale (né destra e né sinistra), ma in totale contrapposizione alla Lega Nord e a tutti i partiti e movimenti ad essa alleati (well done Natale)

Andrea Balia e Enzo Riccio comunicano che una serie di intellettuali meridionalisti tra i quali Pino Aprile, Gigi Di Fiore e Lino Patruno faranno parte di una sorta di commissione di saggi che fungerà da corollario ideologico del partito (anche questa è un’ottima notizia)

- Antonio Ciano memoria storica e fondatore del partito, ne riassume le matrici epistemologiche e socio-culturali, annuncia inoltre che presto volerà per il Canada, per diffondere il meridionalismo oltre oceano (grande Antonio).

- Beppe De Santis espone una lezione sull’economia globale, dimostrando una competenza di alto livello (chapeau !), dice inoltre che per formare un partito ci vogliono tre cose: un progetto politico, un classe dirigente da formate e, da ultimo, del tempo. Gli apprezzabili contenuti passano però in second’ordine rispetto al tono declamatorio usato, che lascia trapelare una certa tensione e qualche conflitto interno. Nella mia esperienza quando si parla ad alta voce, lo si fa perché si avverte il timore di non essere ascoltati. A un passaggio successivo ho chiesto chiarimenti in merito, utilizzando come metafora la famiglia, in cui in quel momento mi identificavo, ma pur ricevendo qualche apprezzamento sul mio intervento non ho ottenuto una risposta chiarificatoria.

- Giunge il momento di Pino Aprile, ascoltato dalla sala in sacro silenzio: anticipa i contenuti del suo ultimo libro (Giù al Sud) che dedica a tutti i meridionali dividendoli in tre categorie: quelli che restano, quelli che ritornano e quelli che pur stando lontani pensano alla loro terra (questa è musica per le nostre orecchie). Inoltre Pino chiarisce la sua posizione rispetto al nostro movimento, cioè si pone come osservatore partecipe del nostro divenire. Questo forse delude chi ne vorrebbe un ruolo più attivo, io credo invece che sia una posizione apprezzabile, simile in qualche modo a quella dello psicoanalista nella dimensione transferale con il paziente; Pino Aprile resta per noi, comunque, la stella polare.

Si arriva a votare il bilancio e alla nomina del segretario: emerge una certa confusione e viene a mancare un approfondito dibattito interno al partito, modalità che dovrà essere corretta, a mio parere, in occasione dei prossimi impegni. Credo inoltre che su eventuali divergenze interne debbano essere resi edotti tutti gli iscritti, altrimenti sarebbe come curare una ferita soltanto coprendola con un cerotto (ma siamo un partito giovane e non si può che crescere !). Alla fine votiamo per un triunvirato di segretari (gli scongiuri sono d’obbligo, perché la storia ci ha insegnato che non porta bene ).

Dopo la pausa pranzo a base di un’ottima pizza (per chi non vive a Napoli, non è una cosa scontata), i lavori del pomeriggio sono risultati di particolare rilevanza, a partire dalle commissioni interne (ottima idea) e dalla presenza di importanti ospiti. Ricordo Borrelli dei Verdi, dimostratosi molto brillante e preparato e con il quale il partito sta attuando una alleanza per le prossime elezioni; a seguito Marco Esposito che nelle sue esposizioni politiche fa emergere una posizione meridionalista più che ortodossa (ma cosa aspetta a passare con noi?); anche la Sig.ra Rullo merita rispetto e ammirazione per la determinazione con cui porta avanti la sua battaglia per i prodotti del Sud.

Il clou è stato De Magistris che dimostra, ancora una volta, carisma e determinazione, avevo espresso in mattinata perplessità circa un articolo, a sua firma, con toni risorgimentali, piuttosto caricaturali. Mi è stato detto che quell’articolo non era farina del suo sacco, e comunque ho riflettuto sul fatto che De Magistris rischiando la vita nel fare il sindaco a Napoli, cioè la più grande e importante città del Sud, pur non dichiarandosi meridionalista lo è, nei fatti, molto di più di tanti “pseudo meridionalisti” che, criticandolo e gettando fango sul nostro partito, restano ancorati a una dimensione folkloristica (non si aiuta il Sud soltanto gridando “viva o rre”).

La mia esperienza si concludeva alla sera con un cena frugale a base di spigola, assieme agli amici sopra citati, a cui si sono aggiunti la Sig.ra Balia, i compatrioti Spadafora e Bensai, oltre che una coppia di giovani militanti, brillanti ingegneri biologici.

Cosa dire?

C’è ancora molta strada da fare ma il partito è cresciuto, non si può dimenticare che siamo dei volontari e non abbiamo un soldo. Mantenere una posizione politica equidistante (destra e sinistra sono soltanto indicazioni stradali) sarà opportuno per il futuro e l’alleanza con De Magistris non rappresenta una contraddizione di ciò; quanto espresso da Natale Cuccurese ad inizio congresso chiarisce inequivocabilmente questa posizione (non và dimenticato che De Magistris non perde occasione per attaccare pubblicamente Lega Nord e suoi alleati per tutte le nefandezze verso il Sud).

Propongo tre argomenti che, a mio parere, dovrebbero essere affrontati con una certa solerzia:

1) Il radicamento sul territorio: cioè la ricerca di strategie per farci crescere di numero, anche attraverso una specifica commissione che cerchi il dialogo con tutte le rappresentanze della società civile meridionale, interessate allo sviluppo del Sud: CONFINDUSTRIA (D’Amato da tempo esprime posizioni meridionaliste), CONFCOMMERCIO e CONFARTIGIANATO (per l’affermazione del made in Sud). Il radicamento inoltre andrebbe cercato nell’ambito delle classi future, tra gli studenti, nelle Università, perfino nel mondo dello sport, ad esempio nelle tifoserie del calcio dove l’identità territoriale viene avvertita in modo rilevante (quando vanno ad assistere le partite al Nord, vengono denigrati come “Terroni” nella migliore delle ipotesi).

2) La Formazione di una classe dirigente: creare cioè una scuola di politica, attraverso l’attivazione di un corso di perfezionamento in discipline socio-politiche, rivolto a giovani meridionali. Chiunque volesse fare carriera politica con il Partito del Sud, dovrebbe frequentare obbligatoriamente il suddetto corso, al fine di evitare la presenza di incompetenti e raccomandati e farebbe in modo da distinguerci dal resto dei partiti o movimenti politici che impiegano ben altre forme di selezione. I saggi e intellettuali vicini al nostro partito (Aprile, Di Fiore, Patruno, Esposito etc.), potrebbe rappresentare la classe docente del corso.

3) La criminalità organizzata: Un partito come il nostro non può ignorare un problema così importante per il Sud, e non può neanche limitarsi a dire che è contro la mafia e la camorra. Ma deve affrontarlo in maniera speciale e approfondita, non limitarsi cioè a considerarlo un mero problema di pubblica sicurezza (Zitara, Meligrana, Teti e altri grandi intellettuali calabresi scrissero un bel libro sull’argomento negli anni ’70 “Le Ragioni della Mafia”). La criminalità organizzata al Sud ha radici sociali, storiche e politiche che non possono essere ignorate, altrimenti si corre il rischio di affrontare il problema similmente a come avvenne ai tempi del brigantaggio. E’ pur vero che tra mafia (o camorra o ndrangheta) e brigantaggio vi sono delle palesi diversità, ma sono nate e cresciute entrambe in contesti sociali ed economici precari. I fenomeni criminali recenti, come affermava Zitara, sono la risposta al mancato sviluppo economico del Sud; inoltre si sono distinti per il fatto che sono riusciti ad allearsi e ad entrare nel potere (i briganti erano molto più ingenui dei mafiosi). Nel momento in cui il Sud si sviluppasse economicamente, almeno una parte di giovani destinati alla manovalanza criminale troverebbe un lavoro onesto. Si deve inoltre pensare a un modello “Ecologico-sociale” da applicare, attraverso interventi educativi, alle giovani generazioni per effettuare un lavoro di prevenzione primaria sulla criminalità. Non possiamo lasciare il monopolio della lotta alla criminalità nel Sud al Maroni di turno, che dimostrano una pressocché totale mancanza di conoscenze del fenomeno.








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