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IL POLITECNICO
REPERTORIO
STUDI LETTERARI, SCIENTIFICI E TECNICI.
PARTE LETTERARIO-SCIENTIFICA

MILANO.
AMMINISTRAZIONE DEL POLITECNICO.

1868.
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MEMORIE.

IL CORSO FORZOSO ED I PICCOLI BIGLIETTI.

CONSIDERAZIONI E PROPOSTE.

L'Illustre Scialoja non sarà rimproverato dalla storia se nel maggio del 1866 dovette decretare il corso forzoso, costretto dalle necessità della guerra nazionale, dall'erario esausto, e dalle angustie del commercio già precipitante a fallimento nelle principali città d'Italia, perché la Banca, per difesa della sua riserva metallica, avea quasi cessate le operazioni dello sconto.

La conseguenza necessaria di quel ferreo provvedimento fu la notevole depressione delle cedole bancarie paragonate con l'oro, che già perdeva il suo carattere di misuratore dei valori, per conservare soltanto quello di mercé. Né di ciò era a stupirsi, e quando si acqueteranno le ire che ora turbano la serenità dell'esame, si dovrà confessare che il corso forzoso contenuto quasi sempre nei limiti di una emissione ben proporzionata ai bisogni del mercato inflisse all'Italia calamità minori che ad altri paesi; e mentre gli Americani ci davano l'esempio seducente di provvedere alle spese delle loro omeriche battaglie coi biglietti dello Stato e delle Banche nazionali, !" Italia seppe salvarsi a tempo dalle funeste esperienze della carta moneta.

Ma sino dai primi giorni del corso forzoso, l'opinione pubblica ebbe a notare un fatto il quale si era riprodotto con infelice costanza

Polit. Lett. , Vol. VI. 0, 1868, fase. V. 1

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anche in altri paesi e particolarmente in Austria, la terra classica della caria moneta, e consisteva nel rapido dileguarsi degli spezzati di argento e di rame e nel difetto assoluto di moneta spicciola per le minute contrattazioni. Il ministro delle finanze preoccupato dall ' idea che l’emissione dei piccoli biglietti avrebbe affrettata la scomparsa degli spezzati metallici, e potesse insinuare il sospetto che si entrasse nel pelago del corso forzoso per non uscirne mai più o se non dopo lungo tempo, oppose da principio una fortissima resistenza all'appagamento di questo voto nazionale, e solo poco a poco ed in misura insufficiente concedette alla Banca la facoltà di emettere biglietti da dieci, poi da cinque, e troppo tardi quelli da due lire. Intanto il commercio, e T industria erano tormentati nel modo più fiero; tutti coloro che vengono retribuiti a stipendio fisso, dal bracciante all’impiegato, non riuscivano a spezzare il biglietto di cinquanta o di cento lire, fruito di sudate fatiche, che con gravissima perdita; e gl’industriali che volevano pagare i loro operai in biglietti di minor taglio od in ispezzati metallici ebbero a soffrire enormi scapiti.

Il pubblico e specialmente il popolo minuto che appena si sarebbe accorto del lento rincarire delle merci, fu colpito nel vivo da questi danni immediati che, derivando dalla penuria di piccoli biglietti, tanto più gravi quanto si potevano più facilmente evitare, lo perseguitavano ed infastidivano da per tutto, particolarmente nelle più minute spese cotidiane.

Il difetto di spezzati addoppiò le calamità del corso forzoso e con esempio nuovo nella storia finanziaria non solo si appalesò l’aggio dell’oro verso la carta, ma pur anche quello dei biglietti piccoli rimpetto ai maggiori.

Non sarebbe possibile riassumere in cifre esatte e rotonde la somma delle perdite inflitte al commercio ed all'industria, ma le attestazioni concordi dei più cospicui industriali di Lombardia da noi interrogati acconsentono nel dichiarare che ognuno di loro avrebbe contribuito una forte quota di alcune migliaja di lire a beneficio del pubblico erario, se dal maggio al dicembre del 1866 avesse potuto disporre di sufficiente moneta spicciola.

Quando il governo non provvede a tempo opportuno, i cittadini costretti dalla necessità provvedono da so medesimi, senza sottili indagini di leggi e di regolamenti, e senza quell'unità di disegno e di savie cautele per le quali si richiede l’opera dello Stato. Già alcuni industriali, sin dal maggio, avevano incominciato a porre in circolazione, quali rappresentativi degli spezzati metallici,


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marche e gettoni; e Municipii, Società operaje, Banche, Casse di risparmio, Orfanotrofi, Province, non poterono resistere alle domande, alle esortazioni, e persino alle minaceie del pubblico che chiedeva assetato questa pioggia di piccoli biglietti. I quali si pigliavano da tutti senza curarsi della loro origine, senza indagare se rappresentassero un valore reale od immaginario, si pigliavano perché si spendevano immuni da ogni perdita, mentre il grosso biglietto scapitava d'assai ad essere decomposto nelle frazioni del suo valore. Né di ciò è a stupirsi nelle attuali condì/ioni della nostra civiltà; malgrado i ditirambi di alcuni economisti, è vanità sperare che il popolo sappia applicare le teorie economiche all’apprezzamento del valore reale che va assegnato ai diversi biglietti, quando ne esuberi sul mercato una molteplice varietà.

Così stavano le cose, quando le Banche popolari, le quali cominciavano a gittare salde radici in alcuni luoghi erano additate da tutti come i centri più opportuni e naturali donde dovessero diramarsi i piccoli biglietti, e sebbene esse resistessero, come quella di Milano, insino al luglio del 66, l'onda della pubblica opinione e la volontà manifesta dei soci costrinsero i loro amministratori ad intraprendere una operazione tanto delicata.

E quello appunto sarebbe stato il momento opportuno pel governo d'intervenire e di ingerirsi in affare così supremo!

Non c'era più dubbio alcuno sulla necessità delle piccole cedole, perché gli spezzati d'argento e di rame prima ancora che esse fossero poste in circolazione, erano scomparsi quasi da per tutto; né le condizioni finanziarie del regno nell'agosto del 1866 accompagnate dai disastri di una guerra ingloriosa lasciavano alcuna speranza che con un frego di penna ministeriale si potesse abolire il corso forzoso e ricondurre a condizioni normali la circolazione così profondamente turbata. Il governo poteva appigliarsi a due partiti diversi ed egualmente degni di seria considerazione. Uno di essi stava nel concedere agli istituti di credito e di risparmio, sotto l'osservanza di alcune guarentigie ben determinate, la facoltà di emettere piccoli biglietti non inferiori nel loro valore a cinquanta centesimi né superiori a due lire.

Questa operazione si doveva combinare in tal modo che pigliasse l'aspetto e l'andamento di una operazione di cambio e non di emissione, come appunto l'aveva ideata la Banca popolare di Milano, non rilasciando i piccoli Boni che verso deposito di biglietti di Banca nazionale di un valore corrispondente.


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L'altro partito sarebbe stato quello di autorizzare i tre maggiori nostri istituti di emissione (la Banca Nazionale, il Banco di Napoli, la Banca Toscana) a porre in circolazione a corso forzoso tanta copia di piccoli biglietti quanta potesse corrispondere alle necessità del mercato, ove il Governo non avesse stimato più opportuno di serbare per sé questa operazione così proficua e di esito così sicuro.

Il primo provvedimento avrebbe giovato a svolgere, profittando quasi della calamità del corso forzoso, parecchi nascenti istituti di credito pieni di giovanili speranze e di florida vita e quando si fosse accompagnato a discipline ben congegnate e severe, avrebbe fatto pago il bisogno del pubblico di piccola moneta, senza compromettere la fede pubblica. Che se veramente i Ministri delle finanze speravano di potere in pochi mesi uscire dal corso forzoso, e repugnassero perciò a metter mano al torchio della Banca Nazionale per tirarne i piccoli biglietti, avrebbero dovuto con lieto animo commettere questo ufficio alle Banche minori circondate dalla fiducia locale e munite di severe garanzie. Un ministro intraprendente poteva con questo allettamento onesto suscitare numerose banche in tutta la penisola, e costituire in ogni centro commerciale, agricolo ed industrioso un alveare di credito.

Che se invece si avesse reputato miglior consiglio quello di affidare la emissione alle tre Banche che già godevano del corso forzoso od allo Stato, allora almeno il beneficio della piccola moneta si sarebbe fatto sentire prontamente in tutta l'Italia.

Ma il Governo non seppe appigliarsi né all'uno né all'altro di questi partiti; incerto ed esitante lasciò che il paese si coprisse di biglietti di vari colori senza disciplinare queste emissioni o proibirle provvedendo direttamente a sì stringente bisogno; fa inutilmente tollerante ed inutilmente severo ed ebbe la debolezza di non sapere né permettere, né vietare. Ed anche i primi avvertimenti, le prime minacce all’indirizzo delle Banche minori vennero dal Ministero del Commercio quando esse avevano già bene avviate le loro emissioni, recando grandissimi vantaggi alla popolazione e quando il Ministro delle finanze aveva percetto persine il bollo per contratto d'abbonamento!

E qui si noti un altro fatto sul quale vorremmo fissare l'attenzione del pubblico. Secondo le leggi vigenti nel Regno, mentre le Casse di Risparmio, Je Banche di qualsiasi natura ed altri stabilimenti finanziari devono per costituirsi essere autorizzati dal Governo e sorvegliati dal Censore centrale, la Società di mutuo soccorso ed altri istituti consimili sfuggono alla sua vigilanza.


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Laonde male a proposito il Governo esercitava tutta la sua autorità per costringere le Banche da lui dipendenti a ritirare i loro Buoni, perché non avrebbe avuto un'eguale influenza sulle emissioni delle Società operaje e di altri istituti ben più pericolosi e pronti ad occupare il posto lasciato dalle prime.

Di fatti se una Banca autorizzata dal Governo, sia pur di gracile complessione, mette in corso i suoi Buoni, c'è almeno un ente morale che risponde di questa emissione, v'è una società costituita legalmente che deve possedere una certa quota di capitale ed essere legata dalle norme del codice di commercio, dalle quali si suppone che non possa sviare anche per effetto della sorveglianza governativa. Ma un sodalizio di mutuo soccorso, a mo' d'esempio, non ha personalità giuridica, nessun ente consorziale può rispondere dei propri biglietti circolanti e tutto è commesso alla buona fede, la quale nell'affare delle emissioni bancarie non può reputarsi infallibile guida. Laonde, giacché il governo non aveva provveduto a procacciare i biglietti di una lira e da cinquanta centesimi, doveva pensare a rafforzar le guarentigie delle Banche minori, affidando ad esse con franca lealtà quell'incarico; cosi a poco a poco si sarebbero spazzati via tutti quei biglietti di Società operaje, Orfanatrofi, ecc. , che per istituto loro non sono banche di credito e perciò non possono assumerne la funzione più delicata.

A noi non giova indagare per ora le ragioni di tanta incertezza nei consigli dello Stato, né se il Ministro del Commercio, dal quale dipendono le banche minori, si fosse pienamente concordato con quello delle finanze che governa e regola gl'istituti di emissione. Ma il più volgare accorgimento doveva suggerire che indarno il Ministero del Commercio minacciava le Banche delle più dure pene se non avessero posta mano alla liquidazione dei loro Boni, ove queste minacele non fossero state accompagnate da un decreto del Ministero delle Finanze che emettesse direttamente od autorizzasse la Banca Nazionale, la Banca Toscana, ed il Banco di Napoli ad emettere complessivamente almeno 15 milioni da una lira e da cinquanta centesimi.

E ci ricorda di una risposta che noi fummo obbligati di dare ad un Ministro del Commercio italiano che ci sollecitava a ritirare la carta emessa dalla Banca popolare di Milano: «Signor Ministro, quand'anche io pubblicassi questo avviso, i portatori dei nostri Boni non li recherebbero al cambio, perché ne hanno troppo bisogno e se li tengono.»


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Male provvede il Governo alla tutela della sua dignità, se decreta ordini ai quali non si possa obbedire perché trovano nella indeclinabile condizione delle cose ostacoli insuperabili ad essere eseguiti!

Così s'erano passati due anni quando nel febbrajo del 68, il Ministero del commercio istituì una commissione coll'incarico di studiare l'ordinamento attuale delle Banche popolari, ma che aveva particolarmente lo scopo di esplorare lo stato della loro circolazione cartacea e la qualità delle guarentigie.

Questo provvedimento era degno di lode e la Commissione con l'esame diligente di alcune settimane avrebbe potuto presentare al Governo una tabella statistica dichiarante lo stato della circolazione e delle guarentigie al 31 dicembre 1867 ed una serie di proposte per la liquidazione dei biglietti ovvero per munirli di cauzioni sicure ed efficaci. AH' incontro si arrestò a mezza via, allegando che la Commissione parlamentare istituita dalla Camera pel corso forzoso avrebbe dovuto occuparsi anche delle Banche minori ed avvisare ai rimedi coordinali coli' insieme delle sue proposte.

Ma questo modo di ragionamento si riduceva nel fatto a lasciar correre l'acqua per la sua china, giacché gli studi parlamentari non potevano porre alcun ostacolo a quelli di una commissione incaricata dal Ministero di una indagine amministrativa, tanto più che se le Commissioni d'inchiesta parlamentare potessero sospendere in Italia l'opera della Amministrazione, gli interregni sarebbero troppo lunghi e disastrosi. Di fatti quando alfine comparve la prima relazione della Commissione parlamentare, vi si leggevano alcune parole vaghe e poco benevole all'indirizzo dei piccoli biglietti delle banche, ingiuste perché le involgeva tutte in una stessa spira di sospetti, senza prova di fatti. E a nettare il paese da questa fanghiglia dei piccoli biglietti illegittimi si proponeva alla camera di autorizzare le Banche maggiori ad, emetterne di propri per sei milioni, quando l'esperienza avea chiarito a luce di meriggio che appena quindici sarebbero stati sufficienti e proporzionati alle minute contrattazioni del Regno. Così questo provvedimento non riusciva, anche quando fosse stato prontamente eseguito, che ad aggiungere un nuovo biglietto piccolo accanto agli altri che continuano a circolare impunemente, perché, sebbene non abbiano il corso forzoso, sono muniti ancora di un corso necessario.

Ed intanto l'anarchia dura ancora; biglietti di ogni colore corrono l'Italia e nessuno potrebbe dire a quanto ne sommi l'importare, all'infuori di quello delle Banche popolari che, a nostro avviso, non supera i sei milioni.


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Non parrebbe tempo al Governo di provvedere con efficaci opere a' rimedi?

Egli dovrebbe adoperarsi subito, all'infuori delle deliberazioni che sarà per prendere il parlamento, partendo da alcuni criteri temprati dall'opportunità. Ed invero la Commissione d'inchiesta o proporrà nulla su questo argomento o proporrà che si aumentino i biglietti di piccolo taglio delle Banche autorizzate, ovvero che si legalizzi, e regoli la circolazione delle Banche minori. In tutti questi casi occorre che le Banche minori provveggano, onde le guarentigie sieno pronte e liquide. A tale uopo il Sindacato centrale governativo potrebbe invitarle a porsi nel giro di due mesi in tale condizione da avere almeno liquida e pronta in biglietti legali la metà della somma dei loro Boni, e l'altra metà impiegata soltanto in Buon» del Tesoro a scadenze non maggiori di tre mesi od in anticipazioni su rendita pubblica vincolate a due mesi al più ed eseguite colle cautele della Bianca Nazionale. Si dovrebbero escludere gli sconti di cambiali, perché possono nascondere operazioni fittizie ed in ogni modo non offrono una solidità pari alle due altre garanzie. Le Banche minori che nel tempo indicato non si acconciassero a tali disposizioni sarebbero sottoposte ad una inchiesta locale, e se le loro difficoltà derivassero da imbarazzi momentanei, il termine potrebbe essere prorogato, se da incurabili dissesti si porrebbero in liquidazione ritirando ad esse il decreto reale che le ha costituite.

Cosi quando queste istituzioni fossero rientrate tutte nella condizione normale, ogni preoccupazione sarebbe cessata, sia che si invitassero a liquidare i loro Boni o che paresse più opportuno di conservarli nella circolazione. E se le conchiusioni della Commissione parlamentare piegassero a libertà e venisse proposto di permettere a molteplici banche la facoltà della emissione sotto guarentigie determinate, in paese si avrebbero già alcuni istituti muniti di opportune forze, pronti ad usare della libertà e non nuovi a questi delicati affari.

Ma tali provvedimenti si dovrebbero prendere con prontezza ed energia; così l'azione del governo parrebbe a tutti benevola e paterna senza essere rilassata, provvidamente severa senza esser dura e cesserebbe lo spettacolo di una debolezza che non sa, lo ripetiamo, né permettere né proibire. Cosi le istituzioni oneste escirebbero dalla prova col credito rassodato, e ne andrebbero sconquassate soltanto quelle che, cresciute all'ombra dell'anarchia, dovranno rendere conto alfine della mal tolta moneta.


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Resterebbero ancora le emissioni dei privati e degli istituti privi di personalità giuridica; ma per essi varrebbe l'esempio delle Banche  popolari ed in ogni modo un forte movimento dell'opinione pubblica,  come quello che si è pronunciato di recente nel territorio biellese, potrebbe costringerle a porsi in regola colle loro guarentigie ed a liquidare.

Che se il governo commettesse alla sorte la regola di questi affari, se l'opinione pubblica giacesse dormigliosa, potrebbe nascere che la cessazione del corso forzoso fosse accompagnata da calamità non minori di quelle che infierirono al suo apparire e che si facesse pagar caro quel benefizio alle popolazioni con nuovi sagrifici.

Siamo ancora in tempo di riparare a molti mali e di prevenire molte calamità; ma bisogna non indugiare più a lungo e porsi all'opera alacremente perché anche in questa faccenda l'indomani non ci appartiene. E noi saremo lieti se avendo cooperato ad appagare un bisogno del paese quando richiedeva i piccoli biglietti, potremo anche ajutare col consiglio onde si ponga mano, ove occorra, alla loro liquidazione, senza disastri e senza difficoltà; e sappiamo che le istituzioni nelle quali ebbimo alcuna parte, sarebbero pronte ad ottemperare agli ordini del Governo ponendo a fronte dei loro buoni le guarentigie determinate nel modo severo che fu detto più volte. E già parecchie di loro sino da bel principio si serbarono ligie a questa religione della prudenza!

Ove si adoperasse in tal guisa, quando in questioni cosi positive sieno leciti i presagi, noi speriamo che anche questa confusione di biglietti recherà al paese minori danni di quelli che i più presentono, e piuttosto che un argomento di sfiducia, ne desumeremo anzi un nuovo titolo di moralità pel popolo italiano.

Prof. Luigi Luzzati.









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