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LA
CIVILTÀ CATTOLICA

ANNO DECIMOQUARTO
VOL. VII.
DELLA SERIE QUINTA
ROMA
COI TIPI DELLA CIVILTÀ CATTOLICA
1863
LA POLITICA INGLESE
ED IL BRIGANTAGGIO
NELLE DUE SICILIE

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Ella è opinione ammessa universalmente a' di nostri, e la quale oggimai va per le bocche di tutti, che cioè delle gravi calamità, in che versa l'Europa continentale e delle più gravi che forse le sovrastano, le prossime cagioni si debbano ripetere, per la maggior parte, dalla Politica inglese. E diciamo a vero studio dalla Politica inglese e non dall'Inghilterra, acciocché l'odiosità e l'Infamia di un siffatto giudizio non pesi sopra quella nobilissima nazione; ma tutta ricaschi, com'è dovere, sopra il partito che al dì d'oggi né rappresenta al di fuori i voleri e le inclinazioni, ed al di dentro ne governa le sortì. Ora chiunque ripeta colla memoria i grandi avvenimenti, che in questi ultimi anni ebbero luogo, e ponderi prudentemente la parte grandissima che vi ebbe quella politica, e l'indirizzo che le pubbliche cose per effetto di essa vi presero, non può trovare altro, che verissima quella opinione. Il discorrere pei singoli casi sarebbe troppo prolisso, e per poco non richiederebbe il ritessere la storia di questi ultimi due ladri, cosi fecondi di avvenimenti; ma le bombe dell'Orsini, dalle quali non sappiamo se si originasse, ma è ceffo che prese principio il nuovo avviamento della politica francese, sono state fabbricate in Inghilterra, il cui Governo ne entrava in certa guisa pagatore colla protezione, che prese dei complici convinti del regicida;

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ma il famoso Memorandum, presentato dal Cavour al Congresso di Parigi, ebbe la migliore introduzione ed il più poderoso appoggio dal Clarendon, Ministro inglese sedente in quello; ma dal Gabinetto di S. James mossero gli ostacoli più gagliardi all'attuazione del Trattato di Zurigo; ma l'impresa di Marsala, da cui ebbe cominciamento la scellerata invasione delle Due Sicilie, fu compiuta coll'oro inglese, colle armi inglesi, colla protezione del console e del navilio inglese; ed oggi medesimo il mantenere al Romano Pontefice la sua Metropoli con un residuo non grande dei suoi Stati, non può farsi senza tener testa alle insistenze petulanti ed alle mene soppiatte di quella stessa politica, la quale non vede l'ora, che eziandio questo lembo occiduo dell'Italia sia cacciato in gola all'idra della rivoluzione, trionfante dal Varo al Mincio e dal Cenisio al Lilibeo. Ma veramente quella politica ha ottenuto e sta ottenendo di mantenere il Continente nei miseri termini, in che al presente si trova, non tanto col fare, quanto col non fare, o piuttosto coll’impedire che si feccia nulla, che possa comechessia aiutarlo ad uscirne. Di che è nato questo stato lamentevole di molti Potentati, i quali con sul capo pendente la spada di Damocle, si attendono ad ora ad ora qualche catastrofe da dentro o da fuori; ed intanto si guardano l'un l'altro mutoli, allibiti, inerti, quasi assiderati, rendendo immagine di persona che, sognando starle per venire addosso una mina, si sente inchiodata nel letto, senza poter fare un passo per sottrarsene. Noi non abbiamo grande fiducia nei Congressi, salvo il caso che, seguitando essi a grandi battaglie e a non meno grandi rovesci guerreschi, hanno la sicurezza di trovare le parli contendenti affranto dalla lotta, ed alcuna di esse disposta o piuttosto obbligata a cedere dalla sconfitta. Ma tra contendenti interi di forze e dei quali ciascuno può avere (e chi non l'ha?) la presunzione di prevalere colle armi, ci par forte a credere, che si possa ottenere un componimento pacifico per via di Conferenze diplomatiche o di Congressi. Ad ogni modo è indubitato, che dalle presenti condizioni lamentevoli od incertissime ove non si voglia uscire per mezzo di una guerra, che sarebbe sicuramente generale, si deve di necessità pigliare il mezzo dei Congressi, i quali, se non sono ordinati a far deporre le armi,


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potrebbero riuscire ali effetto di farle prendere, che pure sarebbe una via d'uscirne. Ora lutti debbono ricordare come, ogni qual volta si so do intavolate pratiche per riunire Congressi, a fine di dare assetto ai tanti scompigli, ond'è dilacerata l’Europa, dall’Inghilterra, e talvolta dalla sola Inghilterra sono mosse le difficoltà, che ne hanno fatto interrompere le trattative e deporre il pensiero, anche quando si erano già nominati i Plenipotenziarii, e questi stavano per pigliare le mosse verso il luogo designato pel convegno. Talmente che si può dire con verità che quella pace e quell'ordinamento definitivo, che è il bisogno supremo, e per conseguenza è il voto più acceso delle contrade continentali di Europa, è per contrario lo sgomento e lo spauracchio della politica inglese, la quale come è separata da queste pel mare frapposto, cosi sembra esserne non meno separata moralmente, avendo inclinazioni, interessi e desiderii, non che diversi, ma pugnanti affatto colle inclinazioni, cogl'interessi, coi desiderii dei popoli, che abitano lungo le sponte dell'Atlantico, della Manica, del Mare Germanico e del Danubio.

Senza che, egli ci sarebbe un altro mezzo da riuscire alla medesima conclusione; né già, vedete, mezzo apodittico o rigorosamente dimostrativo; ma tale nondimeno che, veduto la qualità della materia, che non è né metafisica, ne matematica, deve avere una grandissima probabilità. Per iscoprire i colpevoli, il cui bono è pregiudizio gravissimo, e tenuto in gran captale dai criminalisti; essendo mollo naturale presunzione, la colpa essersi commessa da chi ne trasse profitto maggiore, e più ancora da chi fu solo a trarne profitto. Ora movete attorno lo sguardo pel mondo osservando le condizioni, in che trovansi i varii Stati: appena ne troverete alcuno, che non abbia qualche grande malanno che lo divori; non ne troverete uno, che, pur non avendone al presente, non tema o di vederlo», scoppiare in seno da un giorno all'altro, o di sentitosi gettare in casa dal di fuori, quando meno sei pensa. Di qui, dove non sono guerre civili, come nelle Due Sicilie ed in Polonia; rivoluzioni dominanti, come in Grecia, nei Principali, in tanta parte d'Italia e. nella Svizzera; lotta accanita di partiti, come nell'Alemagna rolla, nel Belgio; dove, diciamo, non sono ancora questi mali

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presenti, vi sono la sospensione, l'incertezza, la trepidatone e i sintomi pia o meno sicuri, che non potranno tardare guarì a produrvisi, come nello stesso Impero d'Austria e nella Francia, dove segnatamente le ultime elezioni della Capitale potrebbero far temere, che le cose non vi sono poi cosi sicure, come altri facilmente vorrebbe credere. Intanto la superba ed insolente Albione guarda, satisfatta e pettoruta, dai suoi scogli queste agitazioni dell’altra Europa: essa, quanto al presente, più tranquilla e fiorente di qualunque altra contrada, e quanto all'avvenire meno di qualunque altra impensierita di vedere o per moti intestini, o per esterne complicazioni, alterato il suo riposo.

E si noti attendente: noi non rechiamo a colpa dell’Inghilterra il trovarsi essa bene, mentre gli altri si trovano tutti più o meno male. Quando le due cose fossero indipendenti l'una dall’altra, non vi dovrebbe essere luogo a sospizioni e mollo meno ad invidie. Oh! che? ad animi bennati e cristiani non deve forse tornare di qualche conforto il risapere che, se sono miseri essi, vi è tuttavia altri che, la Dio mercé, non sono? Ha la faccenda va al tutto diversamente; e quelle due cose, lungi dall’essere indipendenti runa dall'altra, sono di vincolo strettissimo congiunte insieme, come la causa e l'effetto; stantechè, appunto dal trovarsi gli altri cotanto male, trae la politica inglese il trovarsi essa cotanto bene. E di qui, quando pure i fatti non ne dessero la certezza, da questa sola circostanza si avrebbe ma molto stringente presunzione, essere essa veramente r che sa adopera a mantenere le pubbliche cose in Europa in uno stato, il quale a lei, e per avventura a lei sola, riesce, sotto tanti rispetti, cosi vantaggioso.

Né si creda che questi vantaggi siano di piccola importanza, e d'ordine materiale solamente. Già questi secondi, per le nuove e speciali condizioni, in che, per opera della Riforma, si comprese la Gran Bretagna, sono diventati di tanto momento, che il procurarli l'assicurarli, per poco non è riguardato colà come una verissima necessità dello Stato. Scarsamente sorrise dei suoi doni a quelle terre nebulose la malora; ed esse appena basterebbero coi loro prodotti a provvedere delle cose necessarie alla vita il quinto della foltissima popolazione, che da tre secoli vi si è addensata.

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 È forza dunque trarre là dal di fuori quanto si richiede al sustentamento quasi di tutti, ed alle agiatezze, alle delizie di una parte notevole, che vi trae una vita sibaritica, quale per avventura nelle altre contrade dell’Europa cristiana neppur si conosce; di qui i commerci, che per le altre genti sono un mezzo di ben essere, per la Inghilterra sono una necessità indispensabile per semplicemente essere, in quanto quasi ogni cosa le dee venire dal di fuori, mentre essa non può dare in iscambio, che lavorii o manifatture, come piuttosto dicono, le cui materie grezze pure dee trarre dal di fuori, se non fosse il ferro che è per avventura la sola mercé, di cui le isole britanniche ab tondino veramente. Stando così le cose la ricchezza, la prosperità, la vita medesima di quel popolo dipende in tutto e per tutto dal più o meno, che di quelle manifatture prendono da lui gli altri popoli, per averne esso il necessario a sa medesimo; tanto che se, per un'ipotesi strana veramente, ma non al tutto assurda, gli altri popoli si congiurassero a non prendere più nulla dall'Inghilterra, questa in quindici o vent'anni diventerebbe la più misera nazione del mondo, e i quattro suoi quinti, se non si volessero acconciare ad uscire dalla vita per la fame e pel freddo, si dovrebbero rassegnare ad uscire dalla patria, per ramingare in paesi stranieri, come, anche senza ciò, n'escono ogni anno parecchie centinaia di migliaia, appunto perché i commerci, quantunque fiorenti e smisurati, non sono tuttavia tanti, che bastino ai bisogni di tutto quel popolo. Or che sarebbe se fossero languidi e scarsi? che, se a dirittura diventassero nulli?

Dall'altra parte dove l'Inghilterra non può fabbricarsi cogli sterminati suoi opificii i cereali, le carni, il vino, il té, il lino, la lana, il colone ed altre somiglianti materie necessario e convenienti alla vita; gli altri. popoli, tanto solo che il vogliano, possono passarsi delle manifatture inglesi, o rinunziando all'uso di cose non assolutamente necessarie, o traendole da altri paesi del Continente, o fabbricandole in casa propria, poniamo che le dovessero essere meno perfette ed a non cosi vile mercato. E perciocché ogni gente è naturalmente inclinata a bastare a sé stessa, rendendosi quanto può indipendente da altri;

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 ed, oltre a ciò, ce ne sono alcune che non cedendola all'anglo-sassona quanto ad abilità e perizia di lavorii d'ogni maniera, le possono fare una formidabile concorrenza in tutti i mercati di Europa e di fuori; benché il caso che agli opificii inglesi resti chiuso ogni sbocco sia quasi impossibile, il caso che quegli sbocchi siano notevolmente assottigliali è non che possibile, ma probabile, e diverrebbe anzi sicuro ed inevitabile ogni qual volta si avverasse una condizione, la quale, essendo sovranamente desiderabile al Continente europeo, dev'essere per conseguenza altrettanto temibile ali' Inghilterra. Quella condizione poi sarebbe una pace diuturna, e non già per caso impreveduto, ma colla universale fiducia, che l'abbia a perdurare lungamente. Signori si! un mezzo secolo che passassero gli Stati continentali di Europa senza esterne lotte od interne commozioni, colla sicurezza abbastanza ferma che una tale tranquillità avesse a mantenersi lungamente, un tal mezzo secolo, diciamo, riuscirebbe altamente pregiudizievole agi' interessi inglesi, che per poco non ne sarebbero messi al fondo ed annullati. Perciocché è indubitato che, in quella universale tranquillità, gli animi si volgerebbero alle arti della pace, tra le quali a' di nostri occupano luogo precipuo le grandi imprese d industria, di opificii e di commerci, ed alle quali si sogliono dare tanto maggiori dimensioni ed impulsi tanto più vigorosi, quanto è più fidata la preveggenza che si abbiano a distendere ad un più lungo avvenire. Per contrario quando le pubbliche cose sono sossopra, 4 impossibile che le private incedano prosperose, soprattutto nel moderno sistema d'incentramento governativo, pel quale le faccende private sono state così strettamente legate alle pubbliche, e fatte tanto dipendenti da quelle. Dall'altro lato nella espettazioné continua di cose nuove, nella sospensione degli animi e nella incertezza di un avvenire, del quale i più pensano che sarà peggiore del presente, poco s'intraprende e meno si conchiude per questo e per molti altri rispetti.

Ora quanto meno si fa per tutto altrove, e tanto più si fa dall’Inghilterra; talmente che la prosperità di questa, quale l'ha fotta h Riforma, è legata intimamente alle agitazioni, alfe incertezze, alle lotte medesime ed alle sventure, onde l'altra Europa è più o meno sconvolta e conquassata.

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 Chi dunque vorrà prendere meraviglia che quella politica appena faccia altro, che creare e fomentare nell'altra Europa le agitazioni, le incertezze, le lotte medesime e le sventure, le quali sono la condizione sine qua non della propria prosperità materiale? Non sappiamo se l'iniziatore di una siffatta politica fosse Oliviero Cromwell nella sua qualità di Protettore, o piuttosto di tiranno della Repubblica; ma è fuori di dubbio che egli la praticò in modo tanto pieno d'infingimenti e di astuzie, che ben merita di essere preso a modello dai moderni suoi successori nel maneggio della pubblica cosa. Narrano le memorie di quel tempo (1654) che egli, non alando in guerra con alcun Potentato d'Europa, anzi stando in ottimi termini con ciascuno, fé entrare tutt'un tratto nel Mediterraneo un'armata di cencinquanta vele, che senza minacciare alcuno in particolare, col solo suo mostrarsi misterioso ora in queste ora in quelle acque, riuscì a gettare lo sgomento in tutti i paesi bagnati da esse. Non vi volle di più, perché ne seguisse un ristagno subitaneo in tutte le piazze d'Europa, con un proporzionato ravvivamento delle inglesi, le quali sole stavano e si sapevano sicure. E questo fu uno dei mezzi, di che si valse il Protettore per gratificarsi la nazione, e mezzo veramente degno di chi fornivalo e di chi se ne giovava.

Dicemmo che i vantaggi, raccolti dalla politica inglese col soffiare negli altri Stati europei la discordia e col mantenervi l'agitazione, non erano di solo ordine materiale; perciocché veramente quella inframmettenza altezzosa nelle faccende dogli altri paesi, per maneggiarle a proprio talento, e la quale da alcuni si reputa il non plus ultra della beatitudine politica e diplomatica di uno Stato, quella inframmettenza prepotente è cosa spirituale; ma, intendiamoci, spirituale, com'è spirito il diavolo, essendo quella pretensione boriosa niente altro che orgoglio alla maniera pagana. Ora noi non diremo che l'arte satanica d'indebolire gli emoli, dividendoli tra loro e gettando fiamme in casa a ciascuno, per averli più docili ai proprii voleri, sia stata inventata sulle sponde del Tamigi. Sappiamo ch'essa è vecchia nel mondo; e per avventura nessuno l'adoperò meglio del Richelieu, che per fiaccare l'Austria, le alimentò per anni ed anni nel seno, con danari, con uffizii e con armi ancora,


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quell'Idra dell'eresia, la quale egli stesso sconfiggerà e schiacciava nella Francia. Ma se vi fate a chiedere, anche ai meno esperti chi mai, nel tempo moderno, stia adoperandola con migliore successo, tutti ti diranno essere l'Inghilterra; la quale, essendo per avventura la sola che, almeno per ora, è tranquilla di dentro e nulla ha da temere di fuori, è per conseguenza la sola, che abbia l'apparenza di forte, ed in questa sua condizione per poco non ai arroga il diritto di dettare la legge ali' Europa; la quale, scissa com'è nelle varie sue membra dalle gelosie e dai sospetti, ed incangrenita dalle sette, si vede, a grande sua vergogna e a danno non minore, quasi costretta ad accettarla. È poi manifesto delle cose più sopra ragionate, ma tal legge non potere mirare ad altro intento, che al debilitanento ed allo svilimento del singoli Stati, i quali, quanto som più irresoluti, meno concordi e più deboli, e tanto quella loro naturale nemica si fa pia insolente e più procace.

La quale condizione della moderna Europa ad ogni animo onesta deve ispirare rammarico non mediocre, grandissimo a coloro, che quella loro onestà informano di un sincero sentimento di Religione cattolica. Perciocché a questa maniera la preponderanza, come la chiamano, tra le nazioni civili resta confiscata a profitto di una che è nemica nata del Cattolicismo, e la quale se non avesse altre ragioni del volere agitate ed afflitte le altre nazioni, le avrebbe nel proprio fanatismo poderosissime a volerlo delle cattoliche. Singolarmente è cosa lamentevole il non vedere quella preponderanza stessa in mano alle due, o almeno ad una delle due grandi Potenze cattoliche, la Francia e l'Austria, nella cui sincera unione fa sempre sperata dai buoni e temuta dai tristi la prosperità e la sicurezza della civiltà cristiana nel mondo, senza che ai primi bastasse e la forza o l'accorgimento per sventare le tante mene, messe in opera dai secondi, per impedirla od interromperla. In quelle due grandi regioni restò superstite, in diversa maniera, lo spirito di Carlomagno, e la missione eccelsa a fui affidata dalla Provvidenza; che dove i Franchi come nazione ritennero quasi proprio uffizio la difesa della Chiesa cattolica, questo medesimo ufficio restò nell'Alemagna commesso all'autorità ed al nome del Sacro Ramano Impero.

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Di qui avvenne, che in Francia fa universalmente la nazione, la quale, credendo affidato a sé quel nobilissimo ministero, v'indusse i suoi Prìncipi non sempre volenterosi; laddove in Lamagna quello fu reputato reditaggio delle varie Case imperiali, che vi condussero la nazione, finché in Rodolfo fiancatosi nella religiosissima degli Asburghi, vi è rimasto, come tradizione di famiglia, eziandio quando era stata, dopo la durata di mille anni distratta quella stupenda istituzione del Sacro Impero, creato più che restituito dai Romani Pontefici La Casa d'Austria ha avuto fine agli ultimi tempi, gli onori degli odii più accaniti dalla parte di quanti furono nemici della Chiesa, appunto per che dei diritti di questa si era fatta colle armi dei suoi popoli propugnatolo formidabile. Ma oggi non sappiamo se le nuove istituzioni dell'Impero lascino agl'Imperanti tolta la balia necessaria, per fare ciò che fecero altra volta i loro maggiori. Ad ogni modo, egli ci poté che nel presente tempo, il migliore presidio, che resti, perla tutela dei suoi diritti, alla Chiesa, è la Francia siccome nazione; e di fatto alla generosità ed al contegno risoluto di lei, diretta e sostenuta con tanto sapiente decoro dal suo ammirabile Episcopato, si deve in gran parte, che lo spogliamente, anzi l'assassinio del Romano Pontefice, come è stato per quattro quinti eseguito, non sia finora compiuto altresì pel rimanente.

Ad ogni modo, dell'essersi fatto ciò che si è fatto in Italia, quella che ha tutta la ragione di rallegrarsi e trionfare, è la politica inglese; ed essa è la sola in Europa, che incalza ed insiste e siringe pertinacemente la Francia, perché il voto del Piemonte sia compiuto, provocando da quella magnanima nazione un abbandono, il quale, considerate prudentemente le cagioni che lo avrebbero apparecchiato, sarebbe così codardo ed infame che la sola proposta ne dovrebbe essere riputata un oltraggio. Ma oggimai per lei non sono cosa notti gli oltraggi che le vengono dall'albagia britannica; e gli amici sinceri di quella veramente grande nazione, che è la Francia, sono considerate come una pubblica calamità il vederla oggimai scaduta in condizione di manifesta minoranza a rispetto di un popolo, che neppure potrebbe tenersi eguale alla gente Franca; la quale, avendo pare tutti i necessarii elementi,


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per rappresentare la forza armata del Cattolicismo, e per mantenere nel dovere quali che si siano i nemici di quello, si scorge dalle circostanze condannata ad appena poterne impedire qualche audacia più esorbitante, dopo di averne confortate le minori. Nazione numerosa, unificata e compatta, quanto nessun'allra genie europea; per virtù militare e per islancio guerresco facilmente la prima, e, dopo le pruove di Crimea e la presa di Puebla, possiamo aggiungere di una tenacità di proposito maggiore di quanto l'antica riputazione ne supponeva; per condizione di suolo variamente ferace ricchissima, e per postura geografica in contatto più o meno esteso con quasi tutte, e però abile ad avere introduzioni ed influenze grandissime in ciascuna, sembra nata fatta per diventare, sotto un Capo ispirato davvero dalle grandi idee cristiane, la salute dell'Europa e del mondo. In quella vece noi stiamo vedendo da anni non pochi quella stessa grande nazione, non diremo già alla mercé ed al servigio della politica inglese, ma certo legata a quella strettamente per una specie di entente cordiale, che lasciando fare le spese di oro e di sangue alla più forte, attribuisce il fiore degli emolumenti alla più astuta. E tutto finisse con profitti materiali, sacrificati alla permalosa vicina! ma il peggio si è che, in questi ultimi tempi, vi sono andati gli interessi religiosi e morali, e perfino l'onore, il quale quella cavalleresca nazione da un gran pezzo non avea visto insultato cosi altamente ed impunemente, come ha fatto in più di un caso la boria inglese. Il ricordato oltraggio del proposto e per poco non imposto abbandono è un giuoco, rimpetto ai tanti altri, che la Francia ne ha sorbiti con una rassegnazione, della quale si sariano certamente onorato i clienti di S. Remigio, ma non sappiamo se e quanto ne sarebbero stati capaci i soldati di Clodoveo; tra i quali oltraggi la protezione concessa ai complici dell’Orsini da un Governo, che oggi la fa da birro a servigio della rivoluzione italiana, e le forme villane, onde in pubblico Parlamento ha il Palmerston, nel passato mese, parlato del Governo e dell’esercito francese; sono stati per avventura i più strepitosi, ma non i più pungenti.

Quello nondimeno, che rende più esosa in so e più umiliante per chi la sostiene quella baldanza, è che essa non è neppur confortala da una tragrande potenza, la quale, rendendo necessaria la sofferenza,


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ne attenuerebbe ciò che, agli occhi del mondo, può avere di disonorato. Noi siamo lungi dal negare la valentia militare della gente anglosassona e le fono grandissime, di che il suo Governo, soprattutto aiutandosi della smisurata sua ricchezza, può giovarsi. Ma uomini molto intendenti e pratici di queste materie hanno giudicato, che la strabbocchevole potenza attribuita dalla fama all'Impero britannico, quando si venisse all'ergo, si troverebbe a' fatti minore assai delle voci che ne corrono; avverandosi che in questo caso la potenza è minore assai delle prepotenza, e forse si correrebbe col pensiero alla frase dantesca dei botoli ringhiosi più che non chiede lor possa. Certo l'Inghilterra, pel sentimento nazionale che la informa, e che ebbe cosi vasto esplicamento nella istituzione dei Rifles, in casa propria è strapotente, tantoché, quantunque tutta scoperta per l'immenso littorale che ne circuisce la maggiore e la minore delle due Isole che contengono i tre Regni, ha poco da temere una invasione straniera. Ma quando si venisse per terra a battaglia giudicata, le pruove di Crimea hanno oscurato il prestigio di Waterloo, dove pure. gli allori del Welington forse non sarebbero spuntati, senza l'inaspettato apparire del Blucher co' suoi Prussiani, e più ancora senza i superbi errori dello sconfitto. E cosi l'Inghilterra, secondo che giudicano quegl'intendenti memorati più sopra, benché possa spalleggiare le fazioni militari colla pecunia, nerbo principalissimo della guerra, quanto al farla essa per terra, non potrebbe in nessuna maniera misurarsi con una Potenza di prim'ordine, e forse neppure con alcuna delle secondarie; soprattutto che essa, per lodevole rispetto alla libertà individuale (per terra s'intende, che per mare è un altro discorso}, non usando far cerne forzose o coscrizioni, soldati non può avere, che a prezzo pei volontarii ingaggi. Quello, in che essa è davvero potentissima, è il mare, del quale molti la salutano regina; e veramente chi riunisse in uno specchietto tutte le forze navali, di che essa può disporre, ne troverebbe un così smisurato cumulo, che quel titolo dovria parere tributato a lei con ogni ragione. Si consideri nondimeno come quelle tante forze, trovandosi disseminala in tutta l'immensità dei mari, a guardia delle innumerevoli ed alcune anche vastissime sue colonie, le quali né tutte sono tanto franche al di dentro da intestini malumori, né tutte tante sicure da insidie di fuori,

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che possano essere senza pericolo sguernite di quella guardia; è manifesto che, entrata in una lotta marittima, essa non potrebbe schierare sulle acque, che una parte sola e forse non la maggiore del suo navilio. Vero è che anche cosi sarebbe tal forza, che forse non troverebbe in Europa chi potesse disputarle la vittoria; ma è opinione di molti che, quando una grande Potenza marittima, come, por figura di esempio, la Francia, potesse associarsene un'altra anche delle minori, supponete la Spagna o le due Sicilie, si metterebbe in grado non pure di disputarle la vittoria, ma di rapirgliela.

Nel discorrere queste cose non avemmo alcuna intenzione di menomare la riputazione di valore e di forza militare in che è tenuto meritamente il Regno unito della Gran Bretagna; solo ci parve necessario toglierne quel tanto di soverchio, che la fama e la immaginazione vi hanno aggiunto, per le studiate esagerazioni di coloro, ai quali mette conto che quelle forze stesse siano riputate assai maggiori del vero. Né di questo medesimo inganno ci graveremmo, se per mezzo di esso non vedessimo giustificato e quasi onestato quel predominio, che la politica inglese esercita sopra l'Europa continentale, a detrimento di quanto questa ha di più riverito e di più sacro, vogliamo dire del Cattolicismo e della sua più salutare istituzione tra le terrene, quale riputiamo essere il Principato civile dei Romani Pontefici Certo per un' anima sinceramente cattolica dev'essere cosa d'infinito rammarico vedere gl'interessi più vitali della società cristiana e della Chiesa manipolati in gran parte, non diremo da una nazione eterodossa, che sarebbe poco; ma dalla politica più ostile che si conosca alla repubblica cristiana ed alla Chiesa. Certo non siamo ancora al caso che le pecore siano raccomandate al lupo; ma certamente sono raccomandate a tal drappello di sonatori e giocatori, che il lupo vi batte la solfa vi fa le carte.

Sappiamo benissimo che una siffatta politica non è cosa tanto inseparabile da un Governo eterodosso, che sempre la prevalenza di questo nelle pratiche diplomatiche debba recare con seco i danni o le vergogne di quella. La medesima Inghilterra diè nobilissimo esempio del contrario nel cadere del passalo secolo e negli inizi di questo; quando, non essendo ancora passato e neppure proposto il Bill di emancipazione, essa era più assai anglicana, che non è il presente.


ED IL BRIGANTAGGIO DELLE DUE SICILIE 17

E nondimeno la politica inaugurata da Guglielmo Pitt nel 1786, e mantenuta per parecchi lustri dai suoi successori, finché i Tories restarono al potere, fu politica degna di una nazione cristiana, poniamo che eterodossa. La storia narrerà con ammirazione, e la Chiesa cattolica ricorderà sempre con riconoscenza l'ospitalità generosa, onde da quel Governo e da quel popolo fu accolto il clero francese proscritto e ramingo dalle proprie sedi, la parte che ebbe quel Governo stesso per assicurare l'elezione in Venezia del Settimo Pio, il calore sincero, onde nel Congresso di Vienna i suoi rappresentanti sostennero i diritti della Santa Sede, e le cordiali profferte presentale al medesimo Pio VII di condurlo ed ospitarlo degnamente in terra inglese: profferte, le quali, volute goffamente scimmiare da John Russell e dal degno suo nipote Oddo, riuscivano poco meno che un insulto a rispetto di Pio IX; che dove allora l'Inghilterra offeriva sicurezza ed ospitalità dalla faccia dello spogliatore e del nimico; questa volta le offeriva per dare agio al compimento della spogliazione già fatta dall'amico, dall'alleato e dal protetto; tanto che l'invito non riusciva pii cortese di quello, onde un vicino, che vi avesse bruciata quasi tutta la casa, si sollecitasse, per generosità filantropica, a riparare nella sua alfine che gl'incendiarii avessero il comodo di bruciare anche il resto. Ma checché sia di ciò, la Chiesa, come dicemmo, non dimenticherà mai quel generoso contegno di una nazione eterodossa; e noi siamo persuasi che, eziandio a dì nostri, questa novera uomini di Stato e non pochi, 1 quali avrebbero udente da intendere la nobiltà di un siffatto procedere e cuore da imitarlo.

Ma sgraziatamente colà il timone dello Stato, salvo il piccolo tempo che passò per le mani del Derby, rappresentante il partito dei Tories, fu ghermito, e da oltre a due lustri è tenuto dai Whigs, che vuoi dire italianamente dai liberali a libertini, a differenza dell'altro, che potrebbe chiamarsi dei conservatori. Anzi tra quel medesimo partito che tiene in pugno il timone, gli uomini sortiti a trattarlo non pure sono liberali e libertini, ma professano spiegatamente di essere capi e gran maestri della Frammassoneria; la quale, essendo stata dall'Inghilterra portata sul Continente europeo, non ha lasciato mal di avere colà il suo centro, le migliori sue forze ed i dignitarii più eccelsi, tra i quali, se è vera la fama che ne corre,


Serie V, vol. VIII, fasc. 319. 12 giugno 1862


18 LA POLITICA INGLESE ED IL BRIGANTAGGIO NELLE DUE SICILIE

il Palmerston è il supremo. Ora sapete voi che importa ciò? Importa in altri termini che tutta quella grande potenza, che ha realmente l'Inghilterra per le sue ricchezze, per le sue armi e pel suo navilio, ed oltre a ciò tutta quella tanto maggiore, ond'essa è riuscita ad impossessarsi colle proprie inframmettenze e colle altrui agitazioni e divisioni; tutta quella potenza, diciamo, parte reale, parte fittizia, è al servigio della setta più bieca e truculenta che si conosca, tra quante mai ne furono costituite a detrimento ed a sterminio della repubblica cristiana, ed in modo specialissimo della Chiesa cattolica.

Il pensiero resta sgomentato a questa idea, e più d'uno chiederà atterrito a sé stesso: Che vorrà diventare la repubblica cristiana e la Chiesa cattolica, condotte a termine di avere quasi ad arbitri dei loro destini i più sfidati nemici che si abbiano al mondo? Ma che volete? noi non sappiamo né sgomentarci né atterrirci; e ci pare che se molto è a lamentare il gran male che si è fatto, ci è anche più a benedire la Provvidenza del tanto peggio, che molto agevolmente si sarebbe potuto fare, e nondimeno non si è fatto, non si è potuto fare da quei medesimi, che più bruciavano di febbrile impazienza per farlo. Segno evidentissimo che se, pei peccati del mondo, Iddio ha permesso che la tempesta gli si scatenasse addosso, Esso medesimo, con mano segreta ma potentissima, ne modera gl'impeti, e le segna i confini, oltre ai quali non le sarà dato di trapassare. Tutto ei fa sperare che questi confini sono già raggiunti; ma in ogni caso fossero pure travalicati, noi, poco curando chi lo fa, troveremo nella bontà e nella sapienza di chi lo permette una fonte inesauribile di conforti salutarissimi e di speranze.

— Sia tutto vero! (dirà il lettore) ma che entra il Brigantaggio nelle Due Sicilie colla Politica inglese, alla quale lo associaste nel titolo di questo scritto?

Il Brigantaggio nelle Due Sicilie è un caso particolare, nel quale abbiamo divisato di mostrarvi all'opera quella politica, sia pel giudizio che essa ne reca, sia per le qualità e le dimensioni che gratuitamente gli attribuisce, sia da ultimo pel frutto pratico che essa ne vorrebbe trarre. Ma un tale soggetto state contenti, che venga serbato per un altro quaderno.

Zenone di Elea – Maggio 2009

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