Riceviamo dall'amico Nino Gernone la segnalazione di una interessante ricerca effettuata dall'A.N.I.M.I. (L’Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno d’Italia).
UNA RICERCA DELL’A.N.I.M.I. SU: LE “CONDIZIONI MATERIALI” DELLA SCUOLA SUPERIORE DI SECONDO GRADO NEL MEZZOGIORNO D’ITALIA (BIBLIOTECHE, GABINETTI SCIENTIFICI, STRUMENTAZIONI DIDATTICHE, ECC.) CON RIFERIMENTO ALLA QUALITÀ DELL’OFFERTA FORMATIVA.
Sintesi e proposte di sviluppo
1.
I RISULTATI DELLA RICERCA
1.1. Un quadro sconcertante
La
ricerca è stata condotta da A.N.I.M.I nel corso dell’anno
scolastico 2002/2003. La ricerca ha effettuato la ricognizione delle
fonti certe e attendibili, la raccolta e l’analisi dei dati quantitativi
disponibili presso tali fonti, la raccolta e l’analisi delle informazioni
qualitative già disponibili; inoltre, sono state effettuate 24
interviste a testimoni privilegiati (Amministratori pubblici, dirigenti
amministrativi e scolastici, docenti e studenti) e la visita a cinque
istituti in due regioni, la Calabria e la Basilicata.
Ne è emerso un quadro sconcertante, sintetizzabile in cinque punti:
1.2. La spesa pubblica
Il
dato che emerge con più evidenza dalla ricerca è l’ambiguità dello
sforzo finanziario pubblico. La ricerca lascia intravedere, infatti,
allarmanti sintomi di una gravissima possibilità: la spesa pubblica
per alunno più bassa d’Italia si registrerebbe nel Mezzogiorno.
Il condizionale è d’obbligo data la difficoltà di
avere dati omogenei sull’intero comparto pubblico. Tuttavia, alcuni
dati della fine degli anni ’90 ci dicono che solo il Mezzogiorno
registra valori di spesa statale per alunno sotto la media
nazionale. Tutto il resto d’Italia è sopra la
media nazionale.
Inoltre, da dati del 1996/1998 e del 2000, risulta che anche
le spese regionali per istruzione e cultura per alunno sono,
nel Mezzogiorno,
mediamente sempre sotto la media nazionale (nel 1998: 64 contro
100
nelle regioni a statuto ordinario), cosi è anche per la spesa per alunno
delle province (nel 1998: 79,5 contro 100) e – ancor più nettamente
- per quella dei comuni (nel 1996: 62 contro 100); nel 2000 la spesa
per studente delle amministrazioni locali di regioni come Puglia e Calabria
risultano essere poco più del 50% della media nazionale, contro,
ad esempio, il 30% in più della media nazionale registrato come
valore massimo nazionale in Emilia Romagna.
La spesa pubblica di settore (istruzione e cultura) dovrebbe essere unitariamente più forte nel Mezzogiorno rispetto al resto d’Italia, per aiutarlo
ad uscire dall’asfissia ed invece è più debole, segno che
tale spesa non è all’interno di politiche di sviluppo, ma si limita
a registrare il gap del Mezzogiorno rispetto al resto d’Italia e a finanziarne
i bisogni in mera proporzione, come se non fosse capace di fare – come
servirebbe – molto di più.
Del resto, che il Mezzogiorno abbia voglia e capacità di fare molto di
più sembrerebbe dimostrato da un sintomo registrato nelle interviste e
nelle analisi dei casi: il grande interesse e la capacità di impiego dei
fondi dell’UE.
I programmi realizzati con i fondi dell’Unione Europea, lo dice l’analisi
dei dati statistici, lo confermano le interviste e l’osservazione dei casi
scolastici, in qualche modo hanno integrato – e integrano – l’intervento
finanziario (spesso debole) dell’operatore pubblico statale, regionale
e provinciale. Nel Mezzogiorno questi interventi finanziari sono, da un punto
di vista unitario (pro capite o per alunno), inferiori alla media nazionale rispetto
ai valori già più alti del Centro e ancor più alti – e
anche di molto – del Nord d’Italia. Queste debolezze sono state integrate
dal flusso finanziario dei fondi dell’Unione Europea, fondi che hanno sicuramente
contribuito alla formazione ed al radicamento di una cultura della progettualità e
della valutazione e, in minor misura, anche della comunicazione.
1.3. Il servizio scolastico delle scuole secondarie di secondo grado nel mezzogiorno d’Italia
La
ricerca ha, in generale, confermato il quadro sconfortante di un
Mezzogiorno messo alle strette sul piano del servizio scolastico
di
istruzione secondaria
di secondo grado, che pure ha un posto di tutto rispetto nel quadro
nazionale. Per avere un’idea: 1.381 dirigenti scolastici sui 3.070 di tutta Italia,
cioè circa il 47% degli istituti (ciascuno con più sedi) è localizzato
nel Mezzogiorno, dove sono presenti circa 20,7 milioni di abitanti, pari a poco
più del 36% dell’intera popolazione italiana. Ciò è connesso
alle diverse tendenze demografiche del sud e isole rispetto al resto d’Italia.
Infatti, se prendiamo in considerazione la popolazione scolastica, su un totale
nazionale di 2.421.603 alunni, il 45,76% (pari a 1.107.860 alunni) risulta iscritto
nel 2002/2003 nelle scuole secondarie superiori del sud e delle isole. Inoltre,
circa il 44% del personale pertinente (docenti personale ATA e dirigenti) è impiegato
nelle scuole del Mezzogiorno; conseguentemente, il rapporto alunni/personale
nel sud e nelle isole è superiore a quello che si registra nel resto del
Paese.
La distribuzione degli alunni per tipologia d’istituto nel Mezzogiorno
risulta disomogenea rispetto alla media nazionale: tra l’8 e il 9% per
gli istituti e scuole magistrali (contro valori sempre inferiori al 6% nel resto
d’Italia), tra il 9 e il 10% per i licei classici (contro il 6,4% nel nord
ovest, l’8,4% nel nord est e l’11,3% nel centro), tra il 37 e il
38% per gli istituti tecnici (tra il 40 e il 41% nel nord e intorno al 36% nel
centro).
Il rapporto di alunni per classe è il più elevato in Italia (nel
2002/2003: 22,5 nel Sud continentale). Mediamente, in diverse regioni del Mezzogiorno
d’Italia è superiore a 22 (hanno valori inferiori il Molise, la
Basilicata, la Calabria e la Sardegna), contro una media nazionale di 22,0. Il
dato varia anche da un tipo di scuola all’altro, specie i licei classici
e gli istituti e scuole magistrali.
Il Mezzogiorno d’Italia, come il resto del paese ha registrato un rallentamento
nel volume di scolarità, una “quasi stabilizzazione” della
popolazione scolastica di scuola secondaria di secondo grado fino all’anno
scolastico 2000/2001. L’anno scolastico 2002/2003, invece, ha registrato
una tendenza di crescita – minima - che i prossimi anni dovrebbe consolidarsi
in relazione agli andamenti lievemente positivi della natalità nel Mezzogiorno
rispetto al resto d’Italia. Soprattutto in connessione con l’innalzamento
dell’obbligo scolastico (dal 1999/2000).
Pochissimi sono gli alunni stranieri, con presenze oscillanti nelle
diverse regioni meridionali fra lo zero e lo 0,2% .
Per gli esiti scolastici infine, il Mezzogiorno registra una parità di
risultati anzi, un numero di diplomati appena superiore alla media
italiana.
1.4. Le “condizioni materiali”
L’analisi degli elementi strutturali e strumentali degli istituti di istruzione
secondaria superiore nel mezzogiorno propone, poi, un quadro a dir poco sconcertante.
Le scuole secondarie di secondo grado di proprietà pubblica al sud e isole
sono meno che nel nord. Cioè, l’operatore pubblico ha investito
di meno che al centro-nord. Conseguentemente, ci sono più scuole in affitto,
scuole, presumibilmente, meno idonee all’uso scolastico. Ma alcune regioni
fanno eccezione: la Sardegna, l’Abruzzo, il Molise e la Basilicata.
I dati di ricerca fanno pensare inoltre che gli eventi sismici
che hanno colpito negli anni il Mezzogiorno d’Italia – e che hanno fatto registrare
tristi primati in termini di vittime e di danni materiali – abbiano avuto
un risvolto “benefico”. Si cita per tutti il caso della Campania:
la regione supera notevolmente la media nazionale in tutte le certificazioni
attestanti l’ottemperanza alla normativa vigente in materia di sicurezza
(agibilità statica, prevenzione infortuni sul lavoro, agibilità igienico-sanitaria,
conformità alle norme di prevenzione degli incendi).
Ancora: il Mezzogiorno d’Italia registra la più alta percentuale
di edifici scolastici di scuola secondaria di secondo grado in aree cosiddette “non
sicure”, con valori regionali tra il 52% ed il 66% degli edifici scolastici
localizzati in aree non sicure, contro il 40% circa del nord e il 46% del centro.
Inoltre, nel Mezzogiorno d’Italia ci sono ancora tantissimi problemi di
messa a norma per quanto riguarda la sicurezza ed il superamento delle barriere
architettoniche.
Quanto, in particolare, alle biblioteche scolastiche, ci sono
segnali che nel Mezzogiorno ci sia una crescita di attenzione
allo sviluppo
e all’impulso
delle biblioteche scolastiche, anche se non è stato possibile avere dati
specifici. Nel 1997 si registra una svolta da parte del MIUR che ha dato notevole
impulso allo sviluppo delle biblioteche scolastiche: circa 4.000 scuole in tutta
Italia si sono mostrate interessate e circa 700 hanno ricevuto finanziamenti
specifici. Ma ora tutto si è di nuovo fermato.
Le scuole con disponibilità di palestra nel Mezzogiorno sono proporzionalmente
di meno che nel Nord d’Italia, con percentuali regionali oscillanti fra
il 34% e il 61%, contro una media nazionale del 62,42% (77,20% nel Nord ovest,
77,60% nel Nord est e 62,31% nel Centro).
Riguardo alle tecnologie informatiche, al sud ci sono scuole cablate
come al nord e l’area scolastica con il maggior impiego di
tecnologie informatiche è la segreteria, seguita dalla
didattica, seguita – ma a molta distanza – dall’area
“qualità” -.
Dalla osservazione dei casi scolastici, infine, emerge una
debolezza della cultura della manutenzione, in particolare
per quel che
riguarda gli edifici
scolastici.
Tuttavia, si è registrato un comportamento diversificato da parte delle
province, con soluzione diversificate, quali quella di mettere a disposizione
dei dirigenti scolastici una somma per la manutenzione ordinaria, oppure fare
convenzioni con fornitori esterni chiamati a intervenire tempestivamente nelle
scuole per interventi di manutenzione straordinaria.
2. ALCUNE DIREZIONI DI APPROFONDIMENTO
2.1. La spesa per l’istruzione e la cultura nel Mezzogiorno d’Italia
Sulla
base di quanto ci dicono i dati e l’analisi, sarebbe importante
e molto utile fare un percorso di osservazione per capire se la diminuzione
dell’intervento pubblico sia correlata all’avvento dei fondi
dell’Unione Europea (ma questo sarebbe un effetto perverso), cercando
di capire che cosa succederà se o quando questa forma di finanziamento
comincerà ad assottigliarsi, specie per la parte connessa all’ingresso
di altri dieci stati nell’Unione.
Capire è molto importante, soprattutto se si considera che è anche
grazie a questi fondi che è stato ed è possibile garantire
quella normalità che sa di eccellenza che è stata
riscontrata nei casi scolastici esaminati.
2.2. Le risorse materiali della scuola scuola secondaria di secondo grado nel Mezzogiorno
Risulterebbe utile fare un percorso di esplorazione riguardo ai possibili usi innovativi delle risorse strumentali e materiali delle scuole secondarie di secondo grado del Mezzogiorno d’Italia, per individuare i percorsi migliori, i più qualificati ed utili, da far conoscere e diffondere.
2.3. Il territorio
Si
aprono ampie prospettive di indagine riguardo a come collocare
nel
territorio l’istituzione scolastica di istruzione secondaria
di secondo grado, almeno su due diversi ambiti:
Il primo riguarda la “socializzazione” delle risorse (non
solo la palestra e l’aula magna, ma anche, ad esempio, la biblioteca – e
non solo per il prestito e la consultazione, ma anche per tutto ciò che è animazione
culturale -), entrando anche nei problemi dei costi – chi
paga che cosa, a chi e come -.
Il secondo ambito riguarda una diversa integrazione del mondo produttivo
ed imprenditoriale con l’attività della scuola, per conoscere
o sperimentare quei mix previsti dalle nuove norme che stanno entrando
in vigore (alternanza/scambio col mondo produttivo).
Le scuole secondarie di secondo grado nel Mezzogiorno d’Italia
trarrebbero grande vantaggio se si potessero promuovere le migliori esperienze
sinora registrate di integrazione con il mondo produttivo.
Riguardo al territorio, infine, diversi soggetti – diverse persone
giuridiche – concorrono al funzionamento delle istituzioni scolastiche.
Sulla base di quanto emerge dalle osservazioni sul campo – casi
e interviste – riguardo alle difficoltà di relazione, ai
problemi sollevati, ai bisogni degli amministratori locali, emerge con
chiarezza un bisogno: la necessità di promuovere l’istituzione
di tavoli di coordinamento a tre livelli (regionale, provinciale e comunale),
con la presenza degli uffici scolastici territoriali, la regione, le
provincia, il comune.
2.4. L’efficienza e l’efficacia del sistema
La
misurazione dell’efficacia della fornitura del servizio scolastico,
anche quando va oltre il solo parametro dell’esito scolastico (conseguimento
della qualifica o del diploma) e arriva alla misurazione dell’apprendimento
di determinate contenuti disciplinari (lingua italiana o matematica)
nel Mezzogiorno d’Italia non riesce a spingersi fino alla misurazione
degli effetti della formazione secondaria di secondo grado nel proseguimento
degli studi o nell’inserimento professionale – ma questo è comune
al resto d’Italia -.
Una soluzione a basso costo per andare più in là sta nell’attivazione
di un rapporto sistematico con gli ex allievi. Tale rapporto potrebbe
assumere un valore particolare come occasione per ulteriori apporti conoscitivi
ed esperienziali all’interno della scuola, utili nella fase di
apprendimento da parte degli studenti. Il docente che invita un ex alunno,
testimone di un’esperienza professionale specifica, ad approfondire
una particolare problematica – dal docente universitario al medico,
al tecnico professionista laureato – è un’occasione
che non ha trovato riscontro in nessuna intervista né in nessun
caso scolastico esaminato; eppure questa sarebbe un’opportunità qualificata
e a bassissimo costo per un miglior servizio formativo, anche nelle materie
letterarie, anche nel liceo classico.
Il contributo degli ex alunni può essere anche una forma di animazione,
vivacizzazione della vita scolastica, garantendo una continuità dialogica
tra il modo adolescenziale e il mondo della prima maturità, favorendo
un clima diverso – molto meno conflittuale - di confronto fra le
giovani generazioni ed il “mondo adulto”. Forse il clima
scolastico si vivacizzerebbe senza entrare nelle turbolenze della conflittualità.
2.5. 2.4. La cultura della comunicazione
Abbiamo
registrato la debolezza della cultura della comunicazione da parte
delle scuole – specie sulla qualità del “come fare comunicazione” -,
ma anche la relativa debolezza dei siti web realizzati dalle scuole, non
tanto riguardo agli aspetti tecnici e tecnologici – anzi, da questo
punto di vista ci sono anche eccellenze nei casi esaminati -, quanto negli
aspetti contenutistici e di efficienza e funzionalità comunicativa.
Questa constatazione è tanto più rilevante oggi, quando la comunicazione
assume un’importanza ed un rilievo mai registrati in passato.
Si propone di orientarsi verso un approfondimento sui siti di eccellenza
da far conoscere alle scuole come modelli qualificati, promuovendo inoltre
un “premio
al miglior sito” fra tutte le scuole del Mezzogiorno, ma la cosa può essere
allargata anche a tutte le altre forme della comunicazione realizzate dalle
scuole (dal pieghevole al compact d), in modo da stimolare una crescita della
qualità dei prodotti di comunicazione e della loro capacità di
impatto.
Fonte: Fondata nel 1910 con la presidenza onoraria di Pasquale Villari e quella effettiva di Leopoldo Franchetti, l'A.N.I.M.I., eretta in Ente morale con R.D. n 218 del 5-3-1911, ha impegnato nel corso di quasi 90 anni le energie dei massimi esponenti del meridionalismo italiano, da Fortunato a Salvemini, da Croce a Lombardo Radice e Zanotti Bianco, da Compagna a Romeo, da Rossi Doria a Cifarelli che ne rinnovò la struttura organizzativa e l'iniziativa culturale. Umberto Zanotti Bianco le dedicò interamente il suo prestigio e le sue inesauste capacità, coinvolgendo amici come E. Rossi, R. Bauer, L. Einaudi, T. Gallarati Scotti, L. Albertini, G. Isnardi, G. Malvezzi, A. Nencini, G. Piacentini, Maria Josè di Savoia, Elsa Dallolio, Nora Balzani, Santa Borghese Hercolani, Giuliana Benzoni, Iris Origo, Alba Medea, B. Stringher, D. Menichella, G. Carli, R. Mattioli, Nina Ruffini, R. Moscati, U. Bosco e molti altri.
Fu tuttavia la fondazione di numerosi asili d'infanzia e l'organizzazione, a partire dal 1921, per delega del "Comitato contro l'Analfabetismo", di 1600-1800 scuole per bambini e per adulti, serali, diurne e festive, ad assicurarle i meriti maggiori e un posto di duraturo rilievo nella storia dell'educazione popolare in Italia. |
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