Eleaml


Riceviamo da Nino Gernone, da Bari.

4 giugno 2005 - Web@master

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Adersco all'iniziativa e trasmetto ad alcuni siti del Sud a cui collaboro il tuo testo.
Ciao

Sebastiano Gernone

I siti sono: www.ilbrigante.it www.eleaml.org www.libreriaeditriceurso.com

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M. C. < [email protected]> ha scritto:

Ciao a tutti,

qualche giorno fa S. mi ha chiamato suggerendomi di acquistare la Gazzetta che riportava una notizia sconcertante: il taglio del servizio idrico ad alcuni utenti di Bari e provincia che non potevano pagare.


Si è pensato di fare un articolo di denuncia, a cui aggiungo l'idea di una proposta, come leggerete, da avanzare alle rispettive amministrazioni.


L'unico punto e che non potremmo ancora firmarla come Osservatorio (giacché non abbiamo ancora inviato il comunicato sulla nostra costituzione che, come sapete tutti, faremo coincidere il 19 giugno, in occasione della Festa dei Popoli). Pertanto, propongo di firmarla come singole realtà e singole persone un pò come è stato fatto sulla comunicazione relativa alla Nike inviata al Comune. Magari, anche in questo caso, si potrebbe fare partire una raccolta adesioni da estendere, perché no, la sera della festa.


Aspetto vostri suggerimenti al testo ed all'idea. Diamoci tempo fino a domenica sera, non di più.

Un abbraccio a tutti

M.
 
 

Prove generali verso la privatizzazione: l’acquedotto taglia l’acqua

 

“Bollette non pagate, l’Aqp taglia l’acqua”, così titolava la Gazzetta un suo articolo del 1 giugno scorso dove si dava conto dell’interruzione dell’erogazione del servizio in numerose abitazioni dell’Istituto autonomo case popolari (IACP) per “punire i morosi”. Questo avveniva nonostante le proposte già avanzate di rateizzare i pagamenti arretrati o di saldare il pregresso.


Quanto avvenuto è doppiamente grave. Non solo, infatti, è stato negato un diritto fondamentale come quello vitale all’acqua, ma tale negazione è avvenuta anche sulla base della prevalenza di una posizione di forza piuttosto che, eventualmente, della legge attraverso un’azione legale.


Quanto accaduto sembra quasi una prova generale di quello che potrebbe succedere, come già avviene in diverse regioni ed in numerosi Paesi, con la privatizzazione. Quest’ultima è espressamente prevista quale fase conclusiva del processo di “societarizzazione”, avvenuto nel 1999, che ha trasformato l’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese in una Società per Azioni.


E’ evidente che non si tratta “semplicemente” di un cambiamento tecnico ma di qualcosa di più che affonda le sue radici in una nuova visione dell’acqua, accomunata ad un qualsiasi altro bene, e che si traduce nella pratica nella violazione di un diritto vitale che viene negato a chi non ha soldi per permetterselo.


L’acqua, dunque, viene considerata una merce e, pertanto, sottoposta alle stesse regole della domanda e dell’offerta, alle leggi del potere di acquisto.


Tutto questo sembra quasi paradossale se si pensa che, lo scorso 18 maggio, la III Commissione Esteri della Camera ha approvato una risoluzione nella quale riconosce l’accesso all’acqua come “Diritto Universale”.


Pertanto, si chiede ai sindaci dei Comuni interessati (Bari, Noicattero e Rutigliano) di intervenire presso l’acquedotto assicurando, attraverso un loro intervento, la ripresa dell’erogazione di un servizio vitale.


Inoltre, si invita il Comune di Bari, la Provincia e la Regione, sull’esempio nazionale, a costituire un “Tavolo di discussione e di confronto con la società civile e l’associazionismo sul tema dell’acqua come bene comune e diritto umano” in modo da consentire una riflessione sui processi di privatizzazione della gestione delle risorse idriche prima di doverne subire solo le conseguenze.


 

 

 




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