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IL  NORD CI COLONIZZA CON  GLI SFRUTTATORI DEL SUD

di Sebastiano Gernone
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Bari, novembre 2004


A tutti è ben noto – salvo chi si beve la propaganda massmediatica della Nazione Flic Floc – che l’Italia del Sud è colonizzata dal mercato dei produttori settentrionali: ai dubbiosi meridionali consigliamo una spesa al supermercato sottocasa per accorgersi che il loro carrello è zeppo di prodotti nordisti.


A noi - qui a Bari nei quartieri popolari - il tonno ci arriva da Genova (mentre in Sicilia ben fornita di tonno a migliaia e migliaia emigrano nel nord industrializzato italiano, europeo e statunitense ecc..), la carta igienica dalla Liguria e dal Piemonte, e il restante dall’Emilia e dalle regioni ricche della bell’Italia…


In questi giorni nella nostra Puglia, aggiungiamo, abbiamo incrociato de visu e direttamente i coltivatori e produttori diretti d’uva che stanno protestando animosamente contro una nostra vergogna, una vera e propria truffa ai poveri, e sono così motivati che hanno bloccato per giorni le statali d’accesso di Bari regalando agli automobilisti infastiditi nel loro tran-tran grappoli e grappoli d’uva: il dolce per attenuare una protesta che li coinvolge e amareggia.


Che cosa chiedono i nostri contadini?


Ci hanno detto che coltivano direttamente l’uva e la rivendono a 10 – 15 centesimi al kg mentre arriva nei mercati popolari a prezzi gonfiati tra 1,5 – 2 euro al kg, ovviamente con gran vantaggio pecuniario dei distributori e dei supermercati (che quando sono meridionali che giocano al rialzo si meritano tutta la nostra indignazione e disprezzo).


Dopo le proteste di questi giorni hanno rialzato il prezzo d’acquisto a 20 centesimi e abbassato la vendita fino a 70 centesimi in alcuni supermercati: ma la partita è tutta DA GIOCARE E REGOLAMENTIZZARE.


Inoltre, l’associazione dei produttori d’olive mi ha mostrato i dati statistici del loro prodotto: ebbene, la gestione della produzione d’olive da mensa è nel mezzogiorno del 60.8 % contro il 24.1 % del centro nord (il rimanente è Frutti pendenti: 15.3 % nel Sud contro 0.7 % al Nord) ma il bello è che la Lavorazione in azienda vede il 75.2 % al Nord contro il 23.9% al Mezzogiorno.


Un furto che continua dai tempi della conquista risorgimentale del Sud, insomma quelli del barone Ricasoli (quel capo governo e dei vini DOC, giusto appunto utilizzando i vigneti del sud imbottigliati al nord…).In alcuni porti adriatici meridionali al tempo della dominazione veneta (XV e XVI Sec.) negli specchi d'acqua delle cale caricavano - con gran lavoro dalle basse costruzioni  e dalle grotte adibite a fondaci per oli, vini, sale, granaglie - sulle galee veneziane e risalivano via mare con i nostri prodotti: ma si scrive sui libri appunto di dominazione mentre dal Risorgimento in poi si scrive di mercato nazionale con tutta la retorica patriottica bugiarda.


A riprova di quanto ci capita di vedere e analizzare, proprio in questi giorni è giunto da noi in visita Luca Di Montezemolo Agnelli, capo della Confindustria, della Fiat, della Ferrari, della Fiera di Bologna ecc..


Sulla stampa locale - La Gazzetta del Mezzogiorno e le edizioni pugliesi del Corriere della sera e della Repubblica – è stato un corri corri d’articoli entusiastici, di presentazioni e introduzioni degli industriali, imprenditori, sindaci, autorità istituzionali al grand’ospite di cui tutti han subito lo charme dell’uomo di successo omaggiandolo con gran salamelecchi, e ricordando che Luca Montezemolo Agnelli si sta battendo per il Sud, per la sua industrializzazione, per il turismo meridionale e per l’internazionalizzazione della nostra industria che unita in gran coro a quella nazionale deve vincere la scommessa dei tempi a venire.


Nessuno – dolosamente -ha avuto qualche dubbio sulla Confindustria capeggiata dal Montezemolo Agnelli che in tutta la sua storia ormai centenaria ha eletto – salvo due ascari meridionali - sempre presidenti che provenivano in gran parte dal Nord che ci ha colonizzato e ci colonizza; nessuno ha pensato che la fiat degli Agnelli – Montezemolo ultimo epigone – ha condizionato fortemente l’economia, le reti di trasporto, tutta la politica della Nazione Italia che ci sfrutta e ci tratta da camerieri, e che lo stesso Luca M.A. capeggia l’industria tosco-emiliana che spadroneggia con i loro prodotti nel mercato meridionale.


Nessuno ha CITATO L’EPISODIO DI QUESTE SETTIMANE DELLA BARILLA  di ridimensionare i siti del Mezzogiorno con la chiusura del Centro Ricerche CO.RI.AL. di Foggia, il pastificio di Matera,il Mulino di Termoli e la linea di fette biscottate di Caserta in violazione degli accordi sottoscritti il 20 Settembre 2003. Inoltre progettano il trasferimento della Ricerca a Parma penalizzando l'intero Territorio della Provincia di Foggia in un campo strategico per lo sviluppo. La Barilla  dopo aver avuto nei decenni passati finanziamenti, infrastrutture e quant’altro per impiantare i loro impianti nelle nostre regioni, li stanno chiudendo dopo aver messo in disponibilità – un anticipo di licenziamento – centinaia d’operai che protestano con le loro famiglie: arrivano come sciacalli sul nostro territorio, prendono quel che possono, ripartono spesso con i macchinari delle aziende fatte fallire dolosamente per il Nord.


E’ ora di finirla, occorre una nuova identità e un progetto per noi del Sud non asserviti che la faccia finita con i colonizzatori e i loro lacchè sfruttatori pur numerosi dalle nostre parti.



Sebastiano Gernone

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Manifesto della Coldiretti di Bari
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La gestione della produzione di olive da mensa
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