Eleaml


Questa mia vecchia 
nota ben si adatta 
alla pubblicazione 
in corso del Risorgimento 
in 8 volumi di Repubblica...

Sebastiano Gernone
13 Aprile 2007
Risorgimento, senza non ci saremmo

I GATTOPARDI DI SINISTRA

di Sebastiano Gernone - 24 Dicembre 2002

La Repubblica ha pubblicato (21 ott. 2002, p.29) un’intervista di Nello Ajello allo storico Girolamo Arnaldi. Il titolo dell’articolo è “Storia d’Italia e dei suoi invasori” ed è un articolo promozionale del libro d’Arnaldi con un rilievo che riguarda il predominio straniero in Italia, dai Longobardi allo sbarco alleato in Sicilia.

Vogliamo soffermarci in questa nostra nota sull’ultima parte dell’articolo. Ajello domanda: “Perfino sull’unità politica italiana, culminata nel 1870, aleggia un sospetto di 'conquista’ dall’esterno. 

Ne sarebbero colpevoli i piemontesi, visti di volta in volta come ‘stranieri’ e come esponenti di una monarchia ancien régime. La polemica si prolunga, stancamente fino ai gioni nostri. Essa associa nostalgici borbonizzanti e progressisti estremi, mentre i meridionalisti più insigni, a partire da Giustino Fortunato, ne hanno denunziato la natura retorica e ‘piagnona’. Tu da che parte stai? “ Arnaldi risponde: “Sono stato da sempre, e rimango, sulle posizioni di Giustino Fortunato. Sulla mia formazione – e non devo spiegarlo a te –ha avuto un’influenza molto notevole l’aver frequentato l’ambiente politico-culturale di Napoli negli anni Cinquanta. Mi illudo che il tono generale di questo mio libro rifletta quel clima ”. Mi giunge nuova la definizione “progressisti estremi” che appare come una mediazione tra estremista e progressista ma tant’è… 

Le risposte sono state già date al valore reazionario delle analisi del Croce e del Fortunato, queste sì retoriche e storicamente infondate, da Antonio Gramsci e dal maggiore storico della guerra contadina post-unitaria Franco Molfese. 

A tutt’oggi, in barba a ogni disposizione di legge archivistica(la 1409 e seguenti...), è ancora vigente la direttiva dell’Ufficio Storico dello stato Maggiore che non permette la consultazione sui 150.000 documenti che riguardano la conquista militare del Mezzogiorno da parte dei Piemontesi (vedi lettera a Ciampi precedente) e la guerra civile tra le due Italie. Perché, dunque, i napoletani Ajello, Arnaldi, Galasso, il calabrese Eugenio Scalfari sono indifferenti alla ricerca della verità storica e alla sua complessità? 

A nostro avviso, essi sono legati tradizionalmente a quella ricca nobiltà latifondista e alla borghesia meridionale che nel processo di formazione unitaria si divise tra moderati con Cavour, democratici-repubblicani con Garibaldi e Mazzini, e borbonici-clericali con Pio IX e Francesco II. 

Essi grazie all’appoggio internazionale e all’impresa di Garibaldi, annunciato alle popolazioni siciliane e meridionali- in eterna attesa di figure taumaturgiche - quale inviato di Santa Rosalia, ed emissari dei medesimi moderati e democratici abili e astuti nell’affissione strategica e nell'annuncio d’illusori editti per la distribuzione delle Terre ai contadini, raccolsero, per l'appunto lor "nuovi" signori Francesco Crispi (nei decenni successivi sempre più oppressore popolare) e Rosalino Pilo, la truppa dei mille settentrionali sbarcati a Quarto che si trasformarono in esercito garibaldino con migliaia di popolani quale massa di manovra aggirata da fumose promesse di liberazione. 

Raggiunta l’Unità d’Italia i gattopardi si ricompattarono: i subalterni strumentalizzati dai tre schieramenti ebbero la peggio e il loro destino di conquistati contadini-briganti-emigranti, umiliati nelle vite e dal disprezzo linguistico- culturale segnato. 

Non sorprende, pertanto, che questo blocco nella ricerca culturale profonda trovi difensori: nella costruzione di una mai realizzata identità italiana la retorica risorgimentale di Ciampi e delle bandiere al vento della patria, l’opposizione al governo del mercante Berlusconi di gruppi dirigenti che non riconoscono la necessità dialettica dell’opposizione storica dei sottomessi, ambisce unicamente a prendere il comando del Paese all’interno dell’Europa. 

Della storia dei dominati, delle loro condizioni attuali, a chi importa? Ai gattopardi di destra e sinistra, finti progressisti volti unicamente alle loro lotte di clan del potere nessuna credibilità: la liberazione non si specchia nei loro trafficati porti.











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