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L'iniziativa di Nino Gernone comincia a raccogliere attenzioni da parte dei politici (Melandri, DS) e della stampa (Il Giornale).
Riportiamo l'articolo apparso sulla cronaca di Roma de Il Giornale il 27-02-2005

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La salvaguardia dei dialetti
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Fonte:
Il Giornale (cronaca di Roma) 27-02-2005

La salvaguardia delle tradizioni popolari è una battaglia che sta interessando un pò tutta la penisola. L’iniziativa della regione Lazio ha scatenato proseliti soprattutto nel Meridione, terra di sangue e passione.


La legge sulla tutela e la promozione dei dialetti laziali - approvata dalla giunta Storace lo scorso dicembre – è già diventata un punto di riferimento per alcuni storici del Sud, che vogliono stimolare gli assessori alla Cultura nell’adozione di una simile iniziativa.


Il primato del Lazio sta proprio nel fatto che la salvaguardia del dialetto è affidata a un organismo territoriale – l’Istituto regionale che entrerà in funzione entro marzo - e non a circoli culturali privati.


Giuseppe Renzi, presidente dell’Accademia Belli e professore di dialettologia romanesca all’Università popolare di Roma, è tra gli studiosi che hanno ispirato il disegno di legge (presentato dal capogruppo dei Verdi Bonelli) e che per anni si sono battuti affinché il patrimonio romano non fosse disperso.


Racconta con orgoglio come nelle ultime settimane sia stato contattato da dirigenti politici, assessori alla cultura e semplici appassionati di molte regioni del Sud, tra cui Campania, Puglia  e Calabria, per farsi mandare il testo di legge e capire così il percorso seguito. Come il signor Sebastiano Gernone, esperto di Risorgimento e collaboratore del mensile culturale napoletano Il Brigante.


Sul suo sito personale (eleaml.org) è possibile leggere, oltre a poesie e interviste in dialetto, curiosità, ricerche e racconti folkloristici, sopratutto inviti ed esortazioni a mantenere vive le tradizioni, con espliciti richiami di sensibilizzazione lanciati agli assessori meridionali. Sul sito compare per intero il testo di legge della regione Lazio, quale fonte di ispirazione per una futura iniziativa legislativa.


Cinque giorni fa questo “work in progress l’ho inviato via e-mail ad alcuni parlamentari della Commissione Cultura – spiega Gernone - a tutti gli assessori delle regioni del Sud e a quello di Bari mia città natia”. Ma non ha riscosso lo stesso successo del prof. Renzi: “L’uomo politico  - sottolinea - è legato al mercato”.


Gli ha risposto solo Giovanna Melandri (Ds), membro della commissione cultura, a dimostrazione che l’interesse per il vernacolo e il suo studio nelle scuole è bipartisan (la legge laziale è stata approvata all’unanimità e in tal direzione si muove anche il ministro Moratti). Come dire, la giunta Storace ha fatto da apripista, contribuendo al “revival” dell’attenzione nazionale per le tradizioni popolari.


L’idea di Gernone è infatti quella di partire dal modello di Storace, adattandolo alle tradizioni popolari delle diverse realtà territoriali, per arrivare così a un progetto coordinato che porti a un istituto nazionale per la salvaguardia dei dialetti.


“La mia speranza – spiega Gernone - è che ogni regione, provincia, comune abbia un corpo di articoli di legge che favorisca la rinascita d'uso del dialetto, da considerare nei suoi molteplici significati culturali, economici, turistici e gastronomici”.


Mantenere vivo il dialetto significa infatti mantenere vivi “i suoni, la bellezza della molteplicità linguistica e riadattare l’uso della parlata”.


Il primo passo? La creazione di un database che contenga tutte le iniziative e le varie esperienze fatte nel campo della dialettologia e delle tradizioni popolari.


Silvia Marchetti





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