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INCONTRO CON IL REGISTA FLORESTANO VANCINI

UNIVERSITA'DEGLI STUDI DI ROMA "LA SAPIENZA"

AULA IV GIOVEDI 26 GIUGNO 2003 ORE 11,15

Resoconto a cura di Nino Gernone

Premessa: L’incontro organizzato da Lorenzo Letizia www.dellarealta.com, si è svolto con la partecipazione di 19 persone, inclusi il presentatore Letizia e l’operatore video (due telecamere vhs a campo medio e lungo con una registrazione immediata e semplice). La trascrizione è una sintesi delle risposte di Vancini a Letizia e altri partecipanti, incluso lo scrivente interessato al film Bronte.

Introduzione di Letizia:

30 documentari, il 1° nel ’49, lavoro con Mario Soldati, Soldini, Ferrari. La lunga notte del ’43, La neve del bicchiere:storia dei contadini liberi nel Ferrarese tra la fine dell’800 e '900 ecc..

Domanda: Il rapporto con la Storia.

R>: Il rapporto con la Storia è iniziato al liceo, La materia che mi piaceva di più con la letteratura.

Col mio cinema i critici rimanevano sconcertati perché ero eclettico, non inquadrabile. Della Storia mi ha sempre interessato il non detto, il non narrato. La storia dei vinti. L’interesse per me è sull’uomo, sull’individuo, sulla persona e come la grande Sttoria passa sull’individuo.

A Bronte in un villaggio, mentre sta nascendo il nuovo Stato, accade una rivolta e il secondo dei mille (Bixio,ndr) arriva a reprimere questa rivolta. La lunga notte del ’43 è l’altro film storico: una rappresaglia che vidi a 17 anni a Ferrara, 10 uomini trucidati . Su questa vicenda il mio amico Giorgio Bassani, allora aveva 11 anni più di me, scrisse una storia. Il libro di Manzoni è un libro storico con personaggi inventati. Il caso di Bronte è ricostruito con assoluta precisione storica. Leonardo Sciascia collaborò alla sceneggiatura. L’abbiamo ricostruito dai documenti del 1860 e dal processo del ’63. Col rigore massimo, come nel mio delitto Matteotti, tutto fu documentato: trasposizione cinematografica di qualcosa documentalmente provato. In quei villaggi poveri la Storia passava.

D: Nella notte del ’43 c’era anche Pasolini tra gli sceneggiatori…

R: Ci fu qualche variazione rispetto al racconto di Bassani…la sceneggiatura fu scritta in 30 giorni. Questo film fu una rivelazione per me. Inviai il trattamento e non la sceneggiatura a un grande produttore tutt'ora vivente. Mi disse che l’avrei fatto, il mio esordio aspettato da tanti anni, e mi disse che dovevo cambiare qualcosa.

Fu quell’episodio la prima rappresaglia a Ferrara. Cito il bellissimo libro di Pavone. A ferrara fu una lotta interna, una guerra civile, non c’entravano i tedeschi. Il produttore mi disse di non far vedere quest’aspetto ma di evidenziare la consueta lotta fra l’invasore e il patriota. Non ci convincemmo. Tutti i miei film rifiutano il cinema celebrativo, mi interessa il piccolo uomo che combatte per ciò in cui crede.

Nel delitto Matteotti tutta la ricerca si svolge nei palazzi del potere (Palazzo Chigi, il Parlamento) e quindi i potenti (Mussolini ecc..) E'una storia di una sconfitta. Matteotti era un uomo straordinario. Con il delitto Matteotti il Fascismo ha un effetto boomerang, ed è l’ultima occasione per mandare a casa il Fascismo da parte degli antifascisti. Matteotti nel 1924 fa un’accusa documentatissima contro il governo e 10 guiorni dopo viene ucciso. Racconto i 6 mesi successivi.

D: Come lavora su un testo?

R: La notte del ’43 parte da un racconto con Bassani, con grande amicizia, a lui facevo leggere man mano che lo scrivevo e lui approvò sempre quello che man mano facevo. Anni dopo mi disse che non condivideva il titolo la lunga notte del ’43 ma ricordo che l’avevo scritto fin dall’inizio.

A proposito del delitto Matteotti, il Messagero fece un incontro: c’erano De Felice, De Rosa, spriano ecc.. De Felice dopo si congratulò con me anche se non avevo consulenti storici pur leggendo tutti i loro testi.

D: Perché la marcia su Roma non si realizzò?

R: Volevo spiegare perché una minoranza si affermò nel paese ma il film di Dino Risi con Gassman e Sordi bruciò il mio, un film completamente diverso da quello che stavo progettando.

Poi iniziai con Bronte. Una violenta rivolta non borbonica né antigaribaldina,. Volevamo capire e contattammo questo giovane Leonardo Sciascia che per l’unica volta nella sua vita collaborò a una sceneggiatura. Fu Sciascia…

D: Le musiche di Egistio Macchi nel film Bronte: che tipo di ricerca avete fatto insieme?

R: Lui collaborò già due- tre mesi prima di girare. E c’erano molti popolani che cantavano molto nei paesi. Macchi fece una ricerca in Sicilia per ricostruire i cantidai vecchi che ancora li cantavano e rielaborò le ricerche storiche. Nel caso di Bronte c’erano delle scene cantate elaborate da Macchi.

Per il delitto Matteotti ho lavorato ancora splendidamente con Macchi: andavo a casa sua e allo studio. Non fu lo studio di un musicista che arriva per ultimo, dopo il montatore: il montaggio è un momento creativo importantissimo.

LA DIFFUSIONE DEI DOCUMENTARI NEL DOPOGUERRA ERA FAVORITA DALLA LEGGE CHE PREVEDEVA PER OGNI PROIEZIONE DI UN FILM 1 CINEGIORNALE E 1 CORTOMETRAGGIO. PENSATE USCIVANO 500-600 FILM L’ANNO IN QUEI TEMPI. NOI FACEVAMO DEI DOCUMENTARI IN VISTA DEI FILM, ERANO UNA PALESTRA. IO CERCAVO DI FARE UN CORTOMETRAGGIO CHE RANO FICTION, PERCHE’ GUARDAVO E INQUADRAVO I PERSONAGGI. DEI DOCUMENTARI NE HO FATTI SULLA SICILIA, SUGLI ABRUZZI E GRAN PARTE SULLE MIE TERRE. MOLTI SONO ANDATI PERDUTI. ANCHE PERCOLPA NOSTRA, NON NE CONSERVAVAMO COPIA , E 7 O 8 VORREI RITROVARLI.

Carlo Conti, il grande produttore, voleva lanciare Sofia Lazzaro (Sofia Loren) e da due miei documentari nasce il film "La donna del fiume". I documentari erano sui temi sociali . "Le valli di Comacchio" era un’azienda privata per le anguille sorvegliata notte e giorno.I xcomacchiesi non avevanoterra e vivevanodi pesca di frodo delle anguille e di cefali di notte senza luna andavano affrontando le guardie valline: era un furto , perché portavano 4 –5 kg. di anguille e venivano condannati per 15 –20 giorni. C’era un tizio che aveva 96 – 97 condanne. Alle foci del Po c’erano le canne utilizzate per le scope, e Sofia Loren si vede che taglia delle canne alle foci del Po : "La donna del fiume" fu un’esperienza molto importante, con il bravissimo Soldati.

Quando ho fatto televisione sapevo che l’immagine era ridotta ma giravo in definitiva come giravo un film.

Nella prima realizzazione per la Rai parlai di come Mussolini decise di entrare in guerra e non era vero, come dicevano a destra, che non sapesse la situazione reale delle forze armate, sapeva tutto perché era ministro di tutto. Decisi di non far apparire mai Mussolini perché noi si vede ma non ci si è visti. Mussolini era impersonato dall’obiettivo. Se avessi preso un attore non avrebbe avuto lo stesso effetto.

La fotografia con Carlo Di Palma : aveva iniziato con me nel 1953 facendo dei documentari in Sicilia. Mi capitò l’occasione di andare a fare 3 documentari in Sicilia.

Dario Di Palma era il nipote di Carlo che poi divenne anche mio direttore di fortografia: sopralluoghi, dialoghi ecc.. "Le stagioni del nostro amore " è stato un film con Dario Di Palma direttore di fotografia, bellissimo. Un giovane, ormai oltre i 40 anni, ex- partigiano che meditò sul tempo, sulla propria esperienza . Qualcuno si scusò dopo dicendomi "Hai precorso troppo i tempi ". il film è del ’66, Berlinguer venne dopo dicendo che il comunismo era morto, era meglio stare sotto l’ombrello della Nato

Un film sul 1505 nella mia città stopreparando e girerò ad agosto. Mi occuperò degli uomini semplici, come vivevano.

Mia domanda: Bronte, siti con le immagini di Bronte, Festival del film meridionale, storici Romeo e storiografia liberale che mitizza il risorgimento, la figura di Garibaldi strumentalizzata dallo schieramento moderato risorgimentale a danno dei contadini meridionali, la trilogia del gattopardo del suo film e di Squitieri.

R: (si compiace, sorpreso, dell’inserimento di spezzoni del suo film nei siti di Bronte). Il film di Bronte è stato restaurato 2 anni fa e ho inserito 16 minuti che avevo tagliato. A Catania, Palermo, Siracusa lo proiettarono con successo, organizzati con le istituzioni.

Ho un giudizio diverso dal suo su Garibaldi. G non capiva niente di politica. Con Cavour si scontrò in Parlamento e addirittura si disse che Cavour morì per l’offesa subita da Garibaldi in parlamento che disse che non avrebbe mai stretto la mano a chi aveva venduto la sua Nizza. Lui, è vero, concordava con Vittorio Emanuele II.

I contadini in Sicilia vivevano a un livello subumano. Ippolito Nievo rimaneva allibito di fronte a loro.

Non entrarono i contadini nella ducea di Nelson, uccisero 14 "cappelli"ma non entrarono. A garibaldi gli fecero credere che ci fosse una rivolta borbonica e G. manda l’uomo più sbagliato che ne uccide 5 (compreso il matto del paese) e 200 li manda a Catania. Fu Bixio a salvare il Volturno con il 70% di Siciliani tra i garibaldini (e Bixio odiava i siciliani)…

Dopo l’incontro rimane sorpreso dall’apprendere che i fondi sul brigantaggio sono ancora segregati "Ancora oggi?"

sebastiano gernone

 

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