Eleaml


La relazione del generale Torre al Ministro della Guerra è interessante perché descrive il destino degli eserciti degli antichi stati e cita i campi di prigionia in cui venivano inviati i Soldati Napolitani - che nella relazione vengono definiti Napoletani, anche il cambio di terminologia ha la sua importanza - a cui era stato assegnato ufficialmente il termine di "sbandati".

Facciamo notare agli amici che ci seguono, che nell'archivio custodito presso il Priorato di Mentoulles, per il 1860 e fino al gennaio del 1861 nelle schede dei soldati napolitani deceduti e sepolti nel cimitero di Fenestrelle viene adoperato il termine "Soldat prisonnier de guerre napolitain".

Ci hanno chiesto in questi giorni qual è il modo di far la conta dei morti nei campi di prigionia
- alcuni amici sostengono che sarebbe più corretto definirli "campi di sterminio" - e noi non abbiamo saputo dare una risposta certa. Forse mettendo a disposizione degli studiosi tutti i faldoni sul brigantaggio in possesso dall'AUSSME e decrittando le centinaia di fogli cifrati che qualcuno dice vi siano inseriti.

Forse si tratta di un conteggio che nessuno di noi potrà mai fare. Una cosa sola è certa, si tratta di diverse migliaia come ormai sostengono numerosi studiosi.

Zenone di Elea, 7 giugno 2009

https://www.eleaml.org

L'ITALIA MILITARE
RASSEGNA MENSILE

ANNO I.
VOLUME PRIMO
Puntata 3a - Giugno 1864
TORINO,1864.
UFFICIO DELL'ITALIA MILITARE
Via della Zecca, N. 12, piano 1°

AGLI ASSOCIATI

Crediamo far cosa gradita ai nostri associati di riprodurre in questa Rassegna il proemio e i brani principali della Relazione del Generale Torre al Ministro della Guerra sulle Leve compiutesi in Italia dalle Annessioni delle varie Provincie al 30 settembre 1863, corredata di alcuni dei documenti più importanti.

Nel I' Annuario dell'Italia Militare noi abbiamo già pubblicati in compendio alcuni cenni statistici intorno a siffatto argomento. Colla Relazione del Generale Torre i nostri lettori hanno ora nei termini i più particolareggiati tutte le notizie attinenti alla formazione dell'Esercito Italiano, e i risultati delle varie Leve operatesi in Italia fino a quella sui nati nel 1843.

Per non dividere in due puntate la Relazione del Generale Torre, noi abbiamo dato in questo volume un maggior numero di fogli di quello promesso. Il prossimo volume consterà perciò di un numero minore di essi.

Torino, giugno 1864.

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RELAZIONE

DEL MAGGIOR GENERALE

FEDERICO TORRE

Direttore Generale delle Leve, Bassa-forza e Matricola

al signor

MINISTRO DELLA GUERRA

sulle Leve eseguita in Italia dalle annessioni delle varie Provincie

al 30 settembre 1863.

PROEMIO

«Due anni or sono intorno alle gloriose armi subalpine si ordinavano i soldati delle nuove Provincie. Oggi andiamo alteri di un Esercito Italiano»

Discorso di S. M. VITTORIO EMANUELE all'apertura della Sessione legislativa del 1863,

L'Esercito Italiano il 30 settembre del 1863 (1) era forte di 379,722 uomini, cioè di

Fanteria di linea (80 Reggimenti e due Depositi in Sardegna) 215263
Bersaglieri (6 Reggimenti o 36 Battaglioni). 25423
Cavalleria (17 Reggimenti) 23210
Artiglieria (10 Reggimenti) 29318
Genio (2 Reggimenti) 6717
Treno d'Armata (3 Reggimenti) 7761
A riportarsi 307692

(1) Abbiamo prescelto questo punto di partenza per non entrare a discorrere delle operazioni della Leva ancora in corso sui nati nei 1843.

268

Riporto 307692
Carabinieri Reali (14 Legioni) 18619
Corpo d'Amministrazione 6152
Corpo Franco e Moschettieri 2836
Corpi sedentari, Istituti, ecc., ecc.... 13185
Uomini della 2. a categoria della classe 1842 non ancora assegnali ai Corpi (2)
31172

379722

Di questi appartenevano:

Alle classi provinciali 162538
All'Ordinanza 100979
Alla 2. a categoria, compresa quella dei nati nel 1842
90618
379722
Uffiz., Corpi sedentari, Istit., ecc., ecc.
25587

Il 30 settembre erano presenti sotto le armi
273044
379722
In congedo illimitato 106678

Quali le classi provinciali e le seconde categorie, in attività di servizio o in congedo illimitato, in qual anno compiano la loro ferma gli uomini d'ordinanza, vedrà il lettore nel seguente prospetto.

(2) La 2. a categoria della classe 1842 è propriamente di circa 33000 uomini, ma di questi ne furono destinati ai Corpi 1838, sia per anticipata spontanea partenza, sia perché, trovati eccedenti al contingente e rimandati a casa, figurano però nella situazione dei Corpi.

269

Questo Esercito, quando sarà condotta a termine la Leva in corso sui nati nel 1843, sarà potente di assai oltre i quattrocentomila uomini.

Come potè l'Italia in sì breve periodo di tempo comporsi un Esercito cosi numeroso? Aggregando intorno all'antico e glorioso Esercito Sardo i soldati Lombardi rilasciati dall'Austria, quelli della Toscana, dell'Emilia, delle ultime quattro classi dell'Esercito Napoletano, varii frammenti dei Corpi dei volontarii, e cogli uomini delle Leve operatesi dalle annessioni delle varie Provincie in poi. A questi due fatti principali arrogi anche lo spontaneo arruolamento dei giovani nello Esercito.

I.

Prima di descrivere in quale guisa e quando avvenissero le aggregazioni delle forze dei varii Stati Italiani all'Esercito Sardo, stimiamo conveniente, anzi utile, e per più ragioni agevoli ad intendersi, pubblicare le tabelle delle forze degli antichi Regni e Ducati d'Italia nell'anno 1859.

Esercito Piemontese.

Fanteria 50101
Bersaglieri,. 7576
Cavalleria 6915
Artiglieria 6781
Genio 2236 83201
Treno d'Armata 1484
Carabinieri Reali 3645
Corpi e Stabilimenti diversi 4463
A riportarsi
83201

270

Esercito Toscano.

Fanteria 6745
Bersaglieri 668
Cavalleria 239 11616
Artiglieria 1864
Gendarmeria 1850
Corpi diversi 250

Esercito Modenese.

Fanteria 2960
Cavalleria 530
Artiglieria 588 4275
Genio 3
Corpi e Stabilimenti diversi 194


Esercito Parmense.

Fanteria 2332
Cavalleria 121
Artiglieria 148 3700
Genio 11
Gendarmeria 372
Corpi e Stabilimenti diversi 306


Esercito Pontificio.

Fanteria 9074
Cavalleria 600
Artiglieria 800 16894
Gendarmeria 4700
Corpi e Stabilimenti diversi.. 1720
A riportarsi
119276

Esercito Napoletano.

Fanteria 54056
Cavalleria 7397
Artiglieria 7227
Pionieri e Zappatori 2823 88162
Treno 1930
Gendarmeria 4693
Corpi e Stabilimenti diversi 10030
Totale
20743

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La tabella delle forze dell'Esercito Sardo da noi riportata si riferisce al 31 gennaio 1859; ma quell'Esercito, all'approssimarsi della guerra, ricevé aumento d'uomini, di maniera che all'aprirsi della campagna nell'aprile 1859, pel concorso di 11 mila volontari arruolatisi in quelle file, l'Esercito sorpassò la cifra di 94 mila uomini. A questi 94 mila uomini si aggiunsero lungo il secondo trimestre dell'anno altri 10 mila volontari e 23 mila coscritti delle seconde categorie delle classi 1834,1835,1836,1837, i quali, come che non assegnati ai Corpi vari, non figuravano ne' quadri dell'Esercito, e non furono chiamati che nel giugno e luglio di quell'anno, tal che la cifra dell'Esercito salì a 127201 uomini.

Dopo però la pace di Villafranca furono congedati i 21 mila volontari, i quali non avevano preso servizio che pel tempo della guerra, e 12 altri mila uomini delle classi 1828 e 1829 per ferma compiuta. Quindi l'Esercito Sardo sul principio dell'autunno del 1859 si ridusse alla forza di 94201. Però eseguita la Leva in quel tempo sulla classe 1838 nelle antiche Provincie, e nel dicembre chiamati i 9 mila uomini di 1. a categoria, il Piemonte, compresi gli 8

272

uomini di 2a categoria della classe stessa, sebbene non ancora assegnati ai Corpi, contava al cader dell'anno 1859 la forza di uomini

111201.

Unita la Lombardia al Piemonte, i soldati Lombardi che si trovavano sotto le bandiere austriache, in virtù dell'articolo 13 del trattato di pace segnato in Zurigo tra la Sardegna, la Francia e l'Austria, e ratificato poi in Torino il 17 del mese di novembre del 1859, furono liberati da quel servizio, ed a drappelli rimandati successivamente nella loro patria. Questi militari erano

45503.

Dovendo questi uomini essere versati nel R. Esercito, con Decreto Reale del 10 novembre 1859 vennero determinati i nuovi obblighi militari cui dovevano essere sottoposti, e nel tempo stesso venne stabilita la durata e la decorrenza della ferma che dovevano percorrere.

A pareggiare intieramente la sorte dei soldati lombardi a quella dei soldati delle antiche Provincie, fu fissata la medesima ferma per tutti, assegnando senza eccezione i Lombardi alla classe della Leva corrispondente al loro anno di nascita, come la legge del 1854 prescriveva per i Piemontesi. Siccome però per la Patente Imperiale del 17 settembre del 1820, che regolava la coscrizione in Lombardia, i giovani erano soggetti al militare servizio a principiare dall'età di anni 20 compiti, così fu prescritto, per una massima generale, che la ferma dei soldati Lombardi dovesse intejidersi decorrere dal mesn di gennaio dell'anno in cui avevano compiuto il ventunesimo di loro età, ninna distinzione fatta per coloro che fossero stati chiamati sotto le armi in tempo diverso.

Nello stesso Decreto fu provveduto a riguardo degli individui che avevano disertato la bandiera austriaca ed ai

273

molti refrattarii alle Leve fatte dall'Austria, uguagliando i loro obblighi a quelli dei militari concittadini regolarmente istituiti dal Governo Imperiale, non potendosi naturalmente lettere in dubbio il diritto di esigere dai medesimi che restassero ora al proprio paese un tempo di servizio pari quello cui ancora erano tenuti i soldati coi quali furono ascritti.

Nel R. Decreto sopra citato del 10 novembre 1859 circa li obblighi militari, nel R. Esercito, de' Lombardi già al servizio austriaco, fu determinato che, siccome gli uomini delle classi 1828 e 1829 delle antiche Provincie, classi che ano le più anziane fra quelle tuttora vincolate al militare servizio, sarebbero stati fra breve congedati per termine di mia, così si dovevano considerare come sciolti da ogni obbligo ulteriore i Lombardi nati anteriormente all'anno 1830. Quindi la divisione dei militari Lombardi, che ancora ave»no obbligo di servizio e che furono riconosciuti abili al medesimo, risultò la seguente:

Individui delle classi 1830, 1831, 1832, 1833 ai quali spettava il congedo illimitato N° 13574
Individui delle classi 1834, 1835, 1836, 1837, 1838, 1839 destinati sotto le armi N" 24106

Esclusi dunque gli uomini appartenenti alle classi anteriori quella del 1830 e gli inabili, non dovevano unirsi e non furono aggregati all'Esercito Sardo che i Lombardi delle assi 1839 in poi, cioè uomini

37476 (1).

Ciò posto, seguita l'aggregazione dei 37476 soldati Lombardi, tra uomini in congedo illimitato e tra uomini presenti le bandiere, l'Esercito Sardo-Lombardo nei primi mesi;1 1860 ascendeva a

148677.

(1)  Propriamente sarebbero 37674, ma siccome 198 di essi fumo assegnati alla Marina, così non ne abbiamo tenuto conto.

274

Fu appunto nel corso di quest'anno 1860 che avvennero le annessioni di tutte le altre Provincie italiane, le quali unite alle antiche ed alla Lombardia costituiscono per ora il Regno d'Italia, e però lunghesso l'anno 1860 segui la aggregazione degli Eserciti dell'Emilia, della Toscana e di una parte dell'Esercito Napoletano coll'Esercito Sardo-Lombardo. Prima però di parlare partitamente di questo fatto, crediamo sia necessario porre sott'occhio del lettore le tabelle delle forze dei vari Stati Italiani allora esistenti, e che poscia integralmente od in parte si unirono alle Provincie settentrionali d'Italia.

Esercito dell'Emilia.

Fanteria 10134
Bersaglieri 3198
Cavalleria 1713
Artiglieria 2429 31521
Genio 919
Treno 129
Carabinieri 690
Corpi e Stabilimenti diversi 3309


Esercito Toscano.

Fanteria 11390
Bersaglieri 1694
Cavalleria 1233
Artiglieria 1942 20455
Genio 350
Treno 313
Carabinieri 2044
Corpi e Stabilimenti diversi 939
A riportarsi

51976


275

Riporto 51976


Esercito Pontificio.

Fanteria 10650
Bersaglieri 4350
Cavalleria 300
Artiglieria 1250 2820
Gendarmeria 4500
Corpi diversi 1770


Esercito Napoletano.

Fanteria (1) 63112
Cavalleria 6778
Artiglieria 7426 99432
Genio 2705
Treno 2160
Gendarmeria 6942
Corpi e Stabilimenti diversi 10309


174228


Ove tutte queste truppe si fossero aggiunte all'Esercito Sardo-Lombardo, già forte di
148677


uomini, noi, nel corso del 1860, avremmo potuto avere un Esercito forte di
322905

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colla sola annessione, senza punto tener conto degli uomini che si reclutarono nelle Leve di quell'anno. Come accadesse tanta iattura di forze, e come le rimanenti si aggregassero all'Esercito Sardo-Lombardo, è pregio dell'opera discorrere almeno per sommi capi.

(1) In questa forza son compresi 13,000 uomini circa composti di sedici battaglioni dei cacciatori e tiragliatori.

276

ESERCITO DELL'EMILIA. - Non entra nello scopo del nostro lavoro tessere la storia della formazione di questo Esercito, la quale formazione ebbe origine prima che scoppiasse la guerra e propriamente il 25 aprile 1859, quando alcuni Uffiziali, col Generale Luigi Mezzacapo, spediti dal Governo Piemontese si recarono in Toscana ai confini dello Stato Pontificio per raccogliere i molti volontari che accorrevano ad arruolarsi per la guerra, e che in quaranta giorni giunsero a circa nove mila uomini, da concentrarsi in Alessandria, se l'armistizio di Villafranca non avesse troncato le speranze della nazione. Sarebbe questo un lavoro di lunga lena e minuto, e ci distrarrebbe di soverchio dal filo del nostro ragionamento; tuttavia non possiamo a meno di toccare di volo alcuni punti storici che agevoleranno l'intelligenza dei nostri calcoli.

La Duchessa Luisa di Parma, all'incalzare degli avvenimenti, prima di partire dallo Stato, nel giugno 1859, lasciò istruzioni intorno al governo di quelle provincie nella sua assenza, tra le quali alcune relative alle truppe. Queste, per avvenimenti di forza maggiore, che le ponessero in penosa costrizione, potevano riguardarsi prosciolte dal loro giuramento (1); e difatto quelle truppe senza costrizione di sorta si sciolsero, ed i soldati si tornarono alle loro case appena quella Sovrana usci dallo Stato.

Non così accadde delle truppe estensi. - Nei primi mesi del 1859 queste furono divise nelle diverse Provincie Modenesi per contenervi la rivolta che per molti segni il Governo credeva imminente. Nelle provincie di Massa e Carrara, dove gli spiriti erano più eccitati, vi era un grosso nerbo di truppe sotto il comando del Colonnello Casoni. Da Modena fa spinta un'altra buona parte di truppe a Fiumalbo per impedire al Corpo comandato dal Principe Napoleone di entrare nel Ducato!

(1) Raccolta generale delle Leggi per gli Stati Parmensi Anno 1859. Semestre I, tomo i, pagina 140.

277

Le truppe erano non soltanto malvedute, ma disprezzate dalla popolazione a causa specialmente della burbanza degli uffiziali. La battaglia di Magenta, l'entrata nelle Provincie d'oltre Appennino delle colonne mobili di volontari sotto gli ordini del General Ribotti costrinsero le Truppe del Duca a ritirarsi in Fosdinovo, e la minaccia d'occupazione di vari altri punti dello Stato indussero Francesco d'Este ad abbandonare lo Stato. Le truppe che già occupavano l'oltre Appennino e quelle di Fiumalbo ripiegarono su Reggio e si diressero a Brescello. Quelle di Modena il giorno 11 di giugno 1859, accompagnate dalla guarnigione austriaca che era in questa città, per Carpi e Novellare volsero verso Guastalla, dove recatosi lo stesso Francesco tenne Consiglio di Ministri, al quale presero parte anche gli uffiziali superiori. Fu posto il partito se dovevansi licenziare le truppe, ossivero condurle fuori di Stato. Dopo lunga discussione prevalse quest'ultima sentenza. Quindi le truppe furono raccolte in Brescello, ed il giorno 14 giugno, precedute da un battaglione di Croati, passarono il Po. A retroguardia, e ciò forse per impedire le diserzioni, marciava il resto dei soldati austriaci che si trovavano nel Ducato, meno una piccola parte che rimase per tenere i quartieri, dove dovevano alloggiare le truppe austriache che si ritiravano da Bologna.

Diserzioni ve ne furono, ma in numero non rilevante, e queste specialmente nei sergenti e caporali della fanteria ed artiglieria.

Il Corpo dei dragoni estensi, esecrato universalmente perché uffiziali e soldati violenti e rotti a tutti gli abusi e gli arbitrii d'un Governo dispotico, non passò il Po a Brescello, ma raccolto a Mirandola fu per Revere sul territorio Mantovano (1).

(1) La Brigata Estense fu sciolta nel settembre 1863; la maggior parte dei soldati ripatriarono, ed il Ministero della Guerra provvide alla loro sorte colle istruzioni contenute nella Lettera circolare N* 32, del 10 ottobre 1863, - 2. a Divisione Leve.

278

Nello stesso tempo, cioè nel giugno 1859, le Romagne erano presidiate da una parte delle truppe pontificie in numero di sei mila uomini circa: dappoiché eravi il 2° reggimento di fanteria indigena con un battaglione a Ravenna e l'altro spicciolato fra Bologna, Imola, Faenza, e qua e là nelle terre circonvicine: un reggimento di fanteria estera (di Svizzeri) di due battaglioni in Forlì, e nella stessa città una batteria d'artiglieria da campo, uno squadrone di dragoni tra Bologna e Ferrara ed una legione di gendarmeria diramata in tutti i paesi delle Romagne.

Dopo la ritirata degli Austriaci, avvenuto il movimento politico in Bologna, le truppe pontificie ripiegarono sopra Forlì abbandonando tutte le altre guarnigioni: mancarono alla partenza l'intiero squadrone de' dragoni, ad eccezione di due uffiziali, ottocento uomini circa del 2° reggimento di fanteria indigena, che nella maggior parte si sbandarono, e molti gendarmi, quasi tutti quelli che erano in Bologna, che furono poscia coi dragoni adoperati al servizio del nuovo Governo.

Da Forlì, dopo qualche giorno, le truppe pontificie marciarono sopra Cesena, e quindi per Rimini e Pesaro si concentrarono in Ancona, ove la guarnigione di scarso numero aveva abbandonata a se stessa la città, limitandosi a conservare la fortezza. In appresso, riordinate alla meglio queste truppe, furono diramate nelle città delle Marche, ed una Brigata di circa quattromila uomini fu posta in Pesaro a guardia del nuovo confine.

Nei primi giorni di luglio, lasciata la Toscana, il General Mezzacapo entrò in Bologna colle brigate Forlì e Ravenna, con un battaglione di bersaglieri, una sezione d'artiglieria ed uno squadrone di cavalleria, e percorrendo lunghesso le Romagne si pose a campo alla Cattolica per imperdire agli Svizzeri ed agli altri soldati papalini di rientrare, come millantavano, nelle Romagne; e così diede agio al General Roselli d'indietreggiare a Sant'Arcangelo e ricomporre in Brigata,

279

che poi prese nome da Ferrara, i volontarii che in quei primi momenti, dopo lo sgombro dei Pontificii, aveva potuto alla bella meglio raccogliere, ed al General Tinelli di potere in Bologna organizzare una Brigata di fanteria (Bologna) ed il reggimento di cavalleria Lancieri di Vittorio Emanuele. Contemporaneamente nelle Provincie Modenesi e Parmensi guardate da una Divisione Toscana ferveva l'opera di organizzazione, cui intesero specialmente i Generali Ribotti, Fontana, Doda, e si ebbero le brigate Modena e Parma, battaglioni di Bersaglieri, artiglierie ed il reggimento di cavalleria denominato Ussari di Piacenza.

Ciò premesso, l'Esercito dell'Emilia avrebbe potuto raccogliere anch'esso un discreto numero di truppe regolari se le Parmensi non si fossero del tutto sciolte, le Estensi non avessero valicato il Po e le Pontificie il nuovo confine alla Cattolica.

Studiò invero quell'egregio uomo di Stato, il dittatore Farini, di riunire gli elementi superstiti delle truppe regolari, e con Decreti varii chiamò nelle Provincie Parmensi sotto le patrie bandiere gli uomini dispersi e i quattrocento uomini della riserva della classe 1838, e 1200 uomini di nuova Leva sui nati nel 1839 (1); e nelle Provincie Modenesi assegnò un termine al rimpatriare de' soldati estensi, ma non rimpatriarono che rarissimi; eseguì la Leva sui nati nel 1839 già ordinata innanzi con Decreto Beale (2). I disertori pontificii o non ripresero servizio, o il presero come 'volontarii.

(1) Ne vennero 1050, come risulta dalla situazione numerica delle operazioni del Consiglio di Revisione di Parma per la coscrizione del 1859 a tutto il 21 aprile 1860, che si trova presso il Ministero della Guerra.

(-2) Decreto del Principe Eugenio, Luogotenente Generale del Re, in data del 7 luglio 1859; fu ordinato che il contingente fosse di un requisito per ogni 560 anime; risultò quindi di uomini 1071, come si legge in un Dispaccio del Ministro dell'Interno a quello della Guerra. - Torino,25 maggio 1860, Divisione 6, N* 3042.

280

Le Romagne non vennero ancora soggette alla coscrizione militare, quindi scarso il numero dei soldati regolari nell'Esercito dell'Emilia, e la maggior parte dei militi erano volontarii, non pochi dei quali avevano già combattuto nelle file dell'Esercito Sardo. Gli uffiziali, fatte pochissime eccezioni, avevano tutti servito o nell'Esercito Piemontese o nell'Austriaco, Spagnuolo, Francese, o avevano combattuto in Roma ed in Venezia nel 1848 e nel 1849. Mercé le cure intelligenti ed indefesse del General Fanti, che sul cadere di quell'anno 1859 prese il comando delle Truppe della Lega dell'Italia centrale, l'Esercito dell'Emilia ricevé aumento, organizzazione ed assetto finale, e giunse alla forza di uomini

31521.

Seguita l'annessione delle Provincie dell'Emilia e della Toscana con R. Decreto del 25 marzo 1860, furono riuniti in un solo e medesimo Esercito quelli dell'Emilia e della Toscana coll'Esercito Sardo-Lombardo. Essendovi ancora disparità nella durata della ferma de' volontarii, non ostante l'ordine dato nell'ottobre 1859 dal Generale in capo della Lega di uniformarla a 18 mesi, il Ministero della Guerra ordinò (1) nulla doversi innovare circa la ferma di coloro che erano stati arruolati per un tempo determinato, cioè per un anno,18 mesi, e simili; doversi congedare coloro che, trovandosi senza determinato limite di servizio, non volessero assoggettarsi alla ferma di tre anni decorrente dal dì del loro arruolamento; per coloro che furono arruolati nell'Emilia e nella Toscana pel tempo della guerra e per sei mesi avvenire fu determinata la decorrenza di quei sei mesi dal R. Decreto d'annessione di quelle Provincie, cioè dal 18 marzo 1860 per l'Emilia e dal 22 marzo dello stesso anno per la Toscana. Molte migliaia di questi volontarii, terminata la ferma, cessarono dal servizio, a che contribuì potentemente l'ardimentosa

(1) Lettera circolare N. 52 del 25 aprile 1860.

281

spedizione del Generale Garibaldi in Sicilia, la quale fu eziandio causa che altri molti abbandonassero senza licenza le file dell'Esercito regolare.

ESERCITO TOSCANO. - Questo Esercito, che con decreto del 25 marzo 1800 insieme a quello dell'Emilia fu unito all'Esercito Sardo-Lombardo, era un Esercito regolare. La Toscana al 1859 possedeva un piccolo Esercito regolarmente riordinato fino dal 1852, il quale si componeva di il battaglioni di fanteria di linea, un battaglione di bersaglieri, due battaglioni di cannonieri da costa, una divisione (due compagnie) d'artiglierie da campo, una divisione (due squadroni) di cavalleria, un reggimento di gendarmeria, due compagnie di Veterani-Invalidi, un Collegio Militare col suo Liceo Militare.

Questo piccolo Esercito della forza di 12000 uomini circa dopo la rivoluzione dell'aprile 1859 fu, pel concorso specialmente de' volontari, portato alta maggiore forza di 20455 uomini, e nel tempo stesso, abbandonata la organizzazione della fanteria su battaglioni, fu ricomposta in reggimenti, come alla consistenza di due reggimenti fu portata la cavalleria, e da due a sei furono portate le batterie montate da campo.

Accadde de' volontari Toscani quello che abbiamo già detto parlando de' volontari dell'Emilia, cioè che nella maggior parte uscirono poi successivamente dalle file dell'Esercito.

ESERCITO PONTIFICIO. - Parlando dell'Esercito dell'Emilia, abbiamo detto come nelle Romagne vi fossero di presidio circa sei mila uomini appartenenti all'Esercito Pontificio, i quali, salvo poche centinaia di disertori, si ridussero al di là della Cattolica, dopo la ritirata degli Austriaci da Ancona e da Bologna. Questo Esercito, che in quel tempo contava meglio di 16000 uomini, rumoreggiava continuo e spavaldo ai confini delle Romagne,

282

sapendo che a quello dell'Emilia non era dato di valicarli. Ebbe nel corso del 1860 aumento di altri 6000 uomini Tedeschi, Svizzeri, Belgi, Francesi, Irlandesi e d'ogni altra schiatta e favella. Questa gente raccogliticcia, non usa alla disciplina, all'ordine, era capitanata da un illustre guerriero: minacciava ricuperare le Romagne, agevolò invece la perdita delle Marche e dell'Umbria. A liberare quelle povere e bersagliate Provincie da quegli stranieri mossero, sotto il comando supremo del Generale Fanti, le nostre Truppe, in due colonne, dalle Romagne e dalla Toscana, capitanate l'una dal Generale Cialdini, dal Generale Della Rocca l'altra, ed in pochi dì, sbarazzato il terreno da ogni ostacolo, strinsero sì da presso il nemico, che l'obbligarono ad accettar battaglia. E fu battaglia spigliata e spedita quella che il 18 settembre sulla china e nel piano sotto Castelfidardo diede il Generale Cialdini, il quale, attaccato e vinto il Lamoricière, lo costrinse a rinchiudersi in Ancona, ove cinto dalle nostre forze di terra e di mare, il 29 si arrese a discrezione. L'Esercito di Lamoricière più non esisteva; fatti 18000 uomini a Pesaro, Città di Castello, Perugia, Fano, Fuligno, Spoleto, Castelfidardo, Ancona, Terni, Narni, Rieti, Ascoli, presi 500 cavalli, 28 cannoni da campo, 100 da piazza, sequestrati 1,125,000 franchi, munizioni, viveri, vestiario d'ogni genere. Quelli che non furono fatti ripararono a Fioma, ed i stessi furono restituiti. Scarso il numero di coloro che entrarono volontarii nel nostro Esercito; quindi le truppe papali non contribuirono che menomamente all' aumento dell'Esercito Nazionale.

ESERCITO NAPOLETANO. - L'Esercito Napoletano era un Esercito regolare e di antica esistenza, si reclutava come gli altri eserciti, cioè colle Leve e cogli arruolamenti volontari. Contro l'uso di quel reame, che in generale aveva buone leggi, la Legge sul Reclutamento dell'Esercito era pessima, vuoi per i privilegi a favore dell'uno e l'altro clero

283

ed a vantaggio quasi esclusivo delle classi agiate della società, vuoi per il sistema stesso di recluta che obbligava a concorrere alla stessa Leva i giovani di sette età, dai 18 ai 25 anni; quindi uno dei mali di quell'Esercito era appunto nella sua radice, nella Legge cioè sulla militare coscrizione.

Questo Esercito nel 1860 aveva ricevuto un aumento di 12,586 uomini tra uffiziali e truppa, e tale aumento fu la conseguenza della organizzazione di tre battaglioni esteri, di un Deposito di veterani esteri di quattro compagnie, di due reggimenti di fanteria di linea, e di quattro battaglioni di cacciatori nazionali in sostituzione dei quattro reggimenti svizzeri, dei cacciatori parimente svizzeri e del Deposito degli stessi licenziati nel 1859.

Questi uomini, oltre gli esteri, mantenuti al servizio (3871), vennero somministrati nella quasi loro totalità dalla Leva del 1860, che il 3 novembre 1850 fu ordinata in 18,000 uomini e di cui 6,018 raggiunsero le bandiere nel dicembre dello stesso anno, i rimanenti nel corso del 1860.

È troppo recente la storia dello scioglimento dell'Esercito dell'ultimo Re di Napoli, perché vi sia bisogno di ricordarla; accenneremo solo che cominciò in Sicilia all'urto vigoroso dei volontarii capitanati dal Generale Garibaldi, quindi nelle Provincie continentali più lontane da Napoli: dopo il 7 di settembre 1860 il nerbo principale di questo Esercito si concentrò sul Volturno, combatté con più o meno infelice successo contro i volontarii davanti Capua e contro le nostre Truppe regolari ad Isernia, a Teano, sul Garigliano, a Mola di Gaeta, finì col rifugiarsi sul territorio romano, e col capitolare a Capua, a Gaeta, a Civitella del Tronto ed a Messina.

Dopo il plebiscito del 21 ottobre, dichiarate coi due Decreti del 17 novembre 1860 le Provincie Napoletane e Siciliane parti integranti del Regno d'Italia, occorreva provvedere alla unificazione dell'Esercito Napoletano coll'Esercito Nazionale. Quindi con R. Decreto del 20 dicembre dello stesso anno furono chiamati sotto le armi a far parte dell'Esercito attivo

284

tutti gli individui delle Provincie Napoletane, i quali furono obbligati a marciare per le Leve degli anni 1857,1858,1859 e 1860, compresi i renitenti delle classi stesse; tutti gli altri individui non compresi in queste quattro Leve, e che non avevano ancora compiuta la loro ferma, rimanevano nella rispettiva loro patria in congedo illimitato, da rispondere però a qualunque chiamata. Fu assegnato a limite della presentazione tutto il gennaio 1861, poscia con altro Decreto del 24 aprile 1861 fu allargato questo limite al 1° giugno dello stesso anno, considerando come disertori tutti coloro che dentro quel limite non si presentassero al Deposito generale d'arruolamento in Napoli, limite che ancor esso fur sorpassato da molte migliaia di quei militari che d'allora in poi furono denominati sbandati.

Per gli uomini delle classi antecedenti alle chiamate fu disposto che venissero registrati alla matricola dei Comandanti dei rispettivi Circondar1; ma siccome gli uomini di queste classi man mano vennero già forniti di congedo assoluto, cosi non è prezzo dell'opera tenerne più calcolo.

Negli ultimi quattro anni del suo Regno il Re di Napoli aveva ordinata una Leva annuale di 18,000 uomini; ma, un po' per naturale indolenza propria dei popoli meridionali, un po' per ritrosia al servizio militare, secondate l'una e l'altre dalle floscie disposizioni della Legge di Reclutamento del 1834, questi uomini non raggiunsero le bandiere che, si potrebbe dire, a loro bell'agio, e molti ancora mancano oggidì al completamento di quelle Leve. Se tutti gli uomini di quelle ultime quattro Leve, cioè delle classi 1857, 1858, 1859, 1860 si fossero già trovati nell'Esercito Napoletano, sarebbero stati 72,000 uomini, ma, come dicemmo, molti mancavano al completamento delle classi, molti saranno stati i morti nei combattimenti, e naturalmente molti i riformati, a molti poi si rifiutarono di obbedire al Decreto della chiamata; quindi, come vedremo, gli aggregati all'Esercito Nazionale furono in numero assai minore.

285

Prima però che dal Deposito generale di arruolamento in Napoli si cominciasse la spedizione nelle Provincie dell'Alta Italia degli uomini delle quattro classi prementovate, la quale spedizione cominciò propriamente col 1° di febbraio 1861, erano già giunti nelle Provincie settentrionali fin dall'ottobre e dal novembre 1860, molte migliaia di soldati (1) restati al l'atto del Macerone prima d'Isernia, alla presa di Capua e a Mola di Gaeta. Questi furono condotti nel maggior numero in Alessandria, a Milano, a Bergamo, a e nei forti di Genova. Il Ministero della Guerra ordinò (2) che i suddetti, fossero uffiziali o di bassa-forza, venissero aggregati in sussistenza presso i varii Depositi dei Corpi dell'Esercito, destinandoli all'Arma cui già appartenevano nell'Esercito Borbonico, ripartendo quelli di Alessandria fra i Corpi che stanziavano nel 1° Dipartimento, quelli di Milano e Bergamo fra i Corpi del 2° Dipartimento, quelli di fra i Corpi che erano nel 5° Dipartimento, e finalmente quelli dei forti di Genova fra i reggimenti e Depositi che erano nella divisione di Genova (3). In Genova venne istituita una Commissione presieduta dal Luogotenente Generale Boyl, Comandante della Divisione, e composta di cinque membri scelti fra le varie Armi e nel Corpo d'Intendenza Militare per le assegnazioni. Questa Commissione fu veramente il centro delle assegnazioni dei

(1). 7 ottobre 1860 N. 900
17 id. » » 360
8 novembre » » 3600
11 id. » » 2330
24 id. » » 810


Totale N. 8000

(2) Circolare N. 23. - Gabinetto del Ministro. - 20 novembre 1860.

(3) In novembre 1860, il 1° Dipartimento militare attuale era suddiviso in tre compartimenti: - 5° Dipartimento (Torino), 1° Dipartimento (Alessandria) e Divisione Territoriale di Genova.

286


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Pubblicato il R. Decreto del 20 dicembre 1860, con cui i soli soldati delle Leve del 1857, 1858, 1859 e 1860 erano chiamati all'attivo servizio, giustizia volle che quelli tra i di guerra che appartenevano alle classi anteriori fossero rimandati in patria (1), e nel solo mese di gennaio 1861, ritornarono nelle Provincie Meridionali meglio di 2600 nomini. Furono altresì rimandati coloro che furono trovati insufficienti a più oltre proseguire nel militar servizio, e gli ammogliali ancora o vedovi con prole, ordinando di aggregarli provvisoriamente, fino a definitiva determinazione del Ministero, alla Casa dei Veterani ed Invalidi di Napoli.

Ma perché questo andirivieni inutile e dispendioso d'uomini, che fu una necessità per i di guerra, non si verificasse altresì per gli uomini delle quattro classi chiamate, il Ministero della Guerra ordinò (2) che i soldati delle quattro classi dovessero essere attentamente visitati presso il Deposito Generale d'arruolamento in Napoli per non imbarcare gente inutile al servizio militare; che si escludessero dal partire, fino a nuovo ordine, gli ammogliati o i vedovi con prole; che una Commissione mista d'ufficiali distinguesse i soldati secondo l'Arma cui appartenevano o in cui potevano continuare a servire; ogni convoglio di soldati, previo avviso telegrafico

(1) Circolare N. 1 del 6 gennaio 1861. - Direzione Generale delle Armi di Fanteria e Cavalleria, Divisione Reclutamento, Sezione 2.

(2) Lettere della Direzione Generale delle Armi di Fanteria e Cavalleria del 6 gennaio, N 255, Divisione Reclutamento, Sez. 2°, e N° 432, Divisione Reclutamento, Sez. 2 del 9 gennaio, alla Direzione Generale della Guerra in Napoli.

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al Ministero, dovesse essere accompagnato coi rispettivi ruolini di marcia, perché, giunti a Genova, il Comandali le di quella Divisione potesse avviare ai diversi Corpi di ciascuna Arma gli individui suddetti, tenendo conto delle classi cui appartenevano, acciò fossero equiparate le classi stesse nei varii reggimenti o Corpi; che fosse fatta facoltà anche a quelli delle classi non chiamate di riprendere il servizio, ove ne dimostrassero il desiderio; la formola d'arruolamento (d'assento) per tutti la medesima, cioè per continuare la ferma di servizio contratta sotto il cessato Governo per non pregiudicare qualunque quistione potesse sorgere per l'avvenire.

Le istruzioni poi date alla Commissione di Genova per l'assegnazione de' soldati si possono compendiare nelle seguenti: gli uomini che servivano in artiglieria doversi consegnare al Comandante territoriale dell'Arma in Genova, con incarico di ripartirli tra i varii reggimenti d'artiglieria secondo la loro attitudine fisica ed il servizio anteriormente da essi prestato, mandandone un ugual numero per ogni reggimento dell'Arma, dopo averli separati per specialità e per classe di Leva; quelli del Genio a Casale, i cacciatori tutti al Deposito, allora centrale, de' bersaglieri a Cuneo, per essere distribuiti, i primi nei due reggimenti, ed i secondi nei varii battaglioni; gli uomini di fanteria 25 per ogni Deposito di ciascun reggimento, e 10 pei Depositi dei reggimenti gli uomini di cavalleria; finito il turno di ogni assegnazione, doversi questo rinnovare.

Mentre la Commissione di Genova cominciava, al giungere delle prime spedizioni, a ripartire nel tenore suddetto ai varii Corpi i delle quattro classi chiamate, la fortezza di Gaeta capitolò, e ciò avvenne il 13 febbraio 1861; ma in virtù dell'articolo 11 di quella capitolazione potendo i militari di bassa-forza godere, dopo terminata la prigionia di guerra, che ebbe fine il 20 marzo successivo, una licenza di due mesi, i militari delle classi chiamate andarono anche essi a casa,

288

e non vennero poscia a Genova che alla spicciolata e confusi

Non ostante che il R. Decreto del 24 aprile 1861 nel suo primo articolo avesse prescritto che gli individui delle Leve del 1857, 1858, 1859 e 1860 dovessero presentarsi a tutto il 1° di gennaio al Deposito Generale d'arruolamento in Napoli, sotto pena che le recluto dovessero essere dichiarate renitenti ed i soldati disertori, tuttavia al 1° giugno si era ben lontani dall'avere sotto le bandiere gli uomini delle Leve suddette i quali giungevano a mala pena a ventimila. Fu quindi necessità dare ordini urgentissimi alle Autorità locali perché provvedessero all'invio immediato di questi uomini sotto le armi. L'azione vigorosa delle Autorità tutte obbligò quei soldati sbandati a presentarsi in gran numero, di guisa che nell'agosto arrivarono giornalmente sia da Napoli, sia dalle altre Provincie in tanta copia i militari suddetti, che il Ministero della Guerra per provvedere a loro riguardo,

(1) Il 26 marzo 1861 — la spedizione 1040
16 e 17 aprile — 2a e 8a spedizione 514
19 aprile — 4a spedizione. 1042

2596

289

non potendo più sopperirvi la Commissione di Genova, deliberò di formare un Campo d'istruzione sulle lande di S. Maurizio presso Torino, sotto la superiore ispezione del Luogotenente Generale Decavero. Colà furono avviati tutti quelli giunti a Livorno, a Genova, in Ancona, a Rimini, a Fano e che vennero e per la via dell'Adriatico e per quella del Mediterraneo fino al cadere dell'ottobre. In quel campo, a misura che giungevano quei soldati, erano passati ad accurata rassegna, sottoposti all'arruolamento, e ricevuta la prima istruzione militare secondo la teoria vigente per l'Esercito Italiano, erano assegnati ai Corpi colle norme stesse date alla Commissione di Genova(1). Le assegnazioni cominciarono il 23 settembre ed ebbero termine il 12 novembre. Il numero dei militari assegnati ai varii Corpi dal Campo di S. Maurizio fu di 11,289. Al Deposito del 1° reggimento di fanteria in Moncalieri furono diretti i Napoletani che, ammalando al Campo di S. Maurizio, curati nell'Ospedale Divisionario di Torino, erano, per non rimandarli al Campo, aggregati al detto Deposito, il cui Comandante, colle norme seguite dalle altre Commissioni, li designava ai varii Corpi dell'Esercito. Questi furono 755.

Inoltrandosi la stagione invernale, e convenendo adottare per conseguenza nuove disposizioni per i militari Napoletani

sbandati,

che ancora dovevano giungere ed essere incorporati nell'Esercito, il Ministero della Guerra determinò (2) che dal 31 ottobre in poi non si dovesse più dirigerli al Campo di S. Maurizio. In quella vece furono stabiliti due Depositi d'arruolamento, l'uno nella caserma di S. Benigno in Genova, l'altro nella cittadella d'Alessandria, l'uno e l'altro sotto la ispezione dello stesso Generale Decavero; a Genova gli uomini provenienti da Napoli, in Alessandria quelli di Ancona.

(1) Segretariato Generale - Gabinetto del Ministro - Circolare N. 41 del 14 agosto 1861.

(2) Segretariato Generale - Gabinetto del Ministro - Circolare N. 46 del 5 ottobre 1861.

290

In questi Depositi gli sbandati dovevano essere arruolati ed istruiti colle stesse norme che si usavano al Campo di S. Maurizio, e di quindici in quindici giorni passare ai Depositi dei varii Corpi dell'Esercito. Diminuendo però d'assai il numero degli sbandati che giungevano, specialmente per la via di Ancona, nel febbraio 1862 il Ministero della Guerra (1) sciolse il Deposito della cittadella d'Alessandria, e dispose d'allora in poi fossero avviati anch'essi a Genova; ed eziandio ora che scriviamo quei pochi che di tanto in tanto giungono sono diretti al Deposito di Genova, che tuttora sussiste, sebbene assai assottigliato, come è naturale, ne' suoi quadri. Oltre a ciò dal febbraio 1863 al 3 settembre dello stesso anno furono proposti al Ministero della Guerra per l'assegnazione ad un Corpo dai Comandanti Generali delle Divisioni di

Napoli 615
Salerno 141
Chieti 57
Catanzaro 60

873 (2)

Non solo gli uomini delle quattro classi chiamate, i renitenti di quelle Leve, ed altri di classi antecedenti furono incorporati nell'Esercito Nazionale, ma fu conservata altresì la Real Casa Veterani Invalidi di Napoli, nella quale al 30 settembre 1863 si numeravano 7,328 uomini.

In quanto poi agli uffiziali del disciolto Esercito delle Due Sicilie diremo brevemente, che fu scelta la data del 7 settembre 1860, giorno in cui, Re Francesco abbandonando

(1) Segretariato Generale - Gabinetto del Ministro -Nota N. 21 del 15 febbraio 1862.

(2) Direzione Generale delle Leve, Bassa-forza e Matricola. - 2a Divisione Leve, Sezione la. Pratica N' 38 e Protocollo N'765. Categoria 2a, Specchio 2°, Volume 1°, 2° e 3°. - Quattro di questi individui furono assegnati alla Fanteria Real Marina, e però nella tabella riporteremo soli 869.

291

Napoli, s'intese sciolto l'Esercito dal suo giuramento, per la ricognizione dei loro gradi e dell'anzianità, ove facessero adesione al nuovo ordine di cose. Fu creata una Commissione mista di uffiziali generali o superiori dell'Esercito Napoletano e dell'Esercito Nazionale, sotto la presidenza del Generale De Sauget, alla quale fu prescritto di distinguere gli uffiziali in tre categorie, cioè degli atti al servizio attivo, al servizio sedentaneo, e di quelli da porsi in riposo. La Commissione fu solerte al lavoro, e rispose pienamente al suo mandato (1), e da quello scrutinio furono prescelti 2,191 uffiziali d'ogni grado ed Arma per far parte dell'Esercito Nazionale.

Ciò che venimmo finora discorrendo intorno allo sciolto Esercito delle Due Sicilie, il lettore avrà sott'occhio nel seguente prospetto, dal quale risulta che gli uomini i quali vennero ad ingrossare le, file dell'Esercito Nazionale, furono

60,159.

(1) Discorso pronunziato dal Generale Manfredo Fanti, Ministro della Guerra, nella tornata del 18 aprile 1861 alla Camera dei Deputati.

292

Prospetto Generale numerico degli iniziali ed individui

di bassa-Forza del già disciolto Esercito delle Due Sicilie

incorporati nell'esercito Italiano.

Prospetto Generale numerico degli iniziali ed individui

Prospetto Generale numerico degli iniziali ed individui

RIASSUNTO

Uffiziali ……………………………….. 2191

Truppa …………………………………… 57968

TOTALE GENERALE 60159

294

Queste che finora venimmo discorrendo furono le aggregazioni principali all'Esercito Sardo-Lombardo degli Eserciti preesistenti all'anno 1860; in quell'anno medesimo però sì organizzò un nuovo Corpo, e numeroso, di volontarii, che prese nome di Esercito Meridionale, ed altro Corpo anch'esso di volontarii, che si appellò Cacciatori del Tevere.

Questi due Corpi essendo stati anch'essi chiamati a far parte dell'Esercito Nazionale, occorre che de' medesimi ragioniamo partitamente.

ESERCITO MERIDIONALE. - È noto a tutti come avesse origine questo Esercito di volontarii. Mille animosi, guidati da uno strenuo ed ardito Capitano, salparono da Genova nel maggio del 1860 per correre in aiuto della pericolante rivoluzione di Sicilia, ed approdarono dopo tortuosa navigazione a Marsala. A questa prima tenner dietro altre spedizioni, ed i volontarii, guerreggiando i soldati borbonici con valore e fortuna a Calatafimi, a Palermo, a Milazzo, passarono lo stretto. Sgombrato il terreno delle Calabrie e delle altre Provincie del continente, giunsero in Napoli, obbligando quell'Esercito a ritirarsi a Capua, sotto le cui mura, e specialmente sul Volturno, accaddero altri combattimenti, finché la somma della guerra non passò nelle mani dell'Esercito regolare, che, liberate le Marche e l'Umbria, marciò in loro aiuto.

Questo Esercito giunse fino alla cifra di 52,839 nomini, composto per la maggior parte di volontarii accorsi da tutte le Provincie d'Italia, di disertori dell'Esercito regolare, di soldati che non avevano voluto seguire il Re, e di Guardie nazionali mobilizzate.

Quando ancora ferveva la guerra sul Volturno, già oltre 2000 di questi volontarii avevano chiesto ed ottenuto di ritornare nelle antiche Provincie, e gli altri poscia seguirono il loro esempio e non vollero obbligarsi alla ferma d'anni due stabilita dal R. Decreto dell'11 di novembre del 1860.

295

Con L'istituzione del Corpo de' volontarii italiani già sancita dal R. Decreto dell'11 di novembre del 1860 venne poscia determinata con altro R. Decreto dell'11 di aprile del 1861, col quale fu stabilito che cogli uffiziali del già Esercito Meridionale (confermati dietro il voto della Commissione di

296

dovevano costituirsi i quadri di tre Divisioni; una quarta Divisione venne poi aggiunta con successivo Decreto del 20 di ottobre dello stesso anno, ed una Commissione di Generali del Corpo medesimo fu incaricata di proporre la formazione dei quadri delle quattro Divisioni.

Finalmente con R. Decreto del 27 di marzo dell'anno 1862 il Corpo dei volontarii italiani fu sciolto, gli uffiziali già confermati, trasferiti nell'Esercito regolare, prendendo l'anzianità del rispettivo grado dalla data del Decreto stesso, e gli uomini di bassa-forza che volevano rimanere al servizio dovevano obbligarsi alla ferma d'ordinanza.

Noi già dicemmo che l'Esercito Meridionale giunse fino alla forza di 52,839 uomini; tra questi vi erano 7,343 uffiziali ed impiegati militari, come apparisce dal seguente quadro:

297

STATO NUMERICO

del personale degli uffiziali ed impiegati militari dell'Esercito Meridionale.

Dispensati dal servizio per mezzo del Comando Superiore dell'Esercito Meridionale in Napoli
2608
Dispensati dal servizio dal signor Generale Revel dopo la rivista del Generale Savoiroux
630
Esonerati dal servizio dalla Commissione mista in Palermo per difetto di nomina (aprile 1861)
633
Dimissionati volontari in Sicilia 364
Fecero valere i diritti come provenienti dal di sciolto Esercito Borbonico a senso del Regio
Decreto 28 dicembre 1860


159
Si recarono da Napoli ai Depositi delle antiche Provincie (febbraio 1861)
2227
Si recarono dalla Sicilia ai Depositi delle antiche Provincie (aprile e maggio 1861)
539
Rimasero in Sicilia comandati al servizio di Piazze ed Ospedali
133
Dispersi 50
TOTALE GENERALE 7343

Quando però accadde la fusione dell'Esercito regolare questo personale si era ridotto soltanto a 2099, cioè:

298

STATO NUMERICO

degli uffiziali del Coi-po dei Volontari Italiani

ammessi nell'Esercito regolare.

LUOGOTENENTI GENERALI 6
MAGGIORI GENERALI.. 6
COLONNELLI 30
LUOGOTENENTI COLONNELLI 44
MAGGIORI 128
CAPITANI 368
LUOGOTENENTI 366
SOTTOTENENTI 792
TOTALE UFFIZIALI 1740
CORPO SANITARIO 107
SERVIZIO AMMINISTRATIVO 220
SERVIZIO RELIGIOSO 32
TOTALE GENERALE 2099

299


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In quanto agli uomini di bassa-forza essi erano 76 che furono assegnati come appresso:

specchio numerico

300

Quindi l'Esercito Meridionale concorse all'ingrandimento dell'Esercito Nazionale, esclusi i 220 impiegati amministrativi, con uomini

1955.

CACCIATORI DEL TEVERE. - Quando le nostre Truppe, liberata l'Umbria, marciarono contro l'Esercito capitanato dal Generale Lamoricière, il Generale Masi aprì un arruolamento volontario e formò un nuovo Corpo che egli chiamò

Cacciatori del Tevere.

Questo Corpo marciò sopra Orvieto, costrinse a capitolazione quella guarnigione Pontificia, si spinse fino a Viterbo, abbandonata poscia per convenzione colle truppe Francesi, e quando l'Esercito regolare passò nell'Italia Meridionale, esso rimase a guardia di quelle Provincie, tutelando all'interno e sulla frontiera l'ordine che la reazione tentava turbare. Prese parte anche alla repressione del brigantaggio.

Il 15 di maggio 1862, per R. Decreto, questo Corpo, a cui fu dato nome di Legione dei Cacciatori del Tevere, entrò a far parte dell'Esercito regolare. Esso aveva allora 1570 uomini di bassa-forza con 43 uffiziali, cioè un luogotenente colonnello,8 capitani e 34 subalterni (1), ai quali fu assegnata l'anzianità nell'Arma di fanteria dalla data del suddetto Decreto. D'allora in poi la Legione dei Cacciatori del Tevere doveva essere composta d'uno Stato Maggiore, di due battaglioni di quattro compagnie ciascuno e d'una compagnia di deposito. L'effettivo della forza venne stabilito a 1525 uomini, fra cui 50 ufficiali. Però continuando la Legione ad avere unicamente volontarii nelle sue file, non convenendo introdurvi, in mezzo a tanta disparità di ferme, uomini di Leva, si ridusse in breve ad assai esigue proporzioni, cioè a 344 uomini con 49 uffiziali, si che con R. Decreto

(1) Vedi Relazione del Ministro della Guerra che precede il R. Decreto 15 maggio 1862.

301

dell'11 di agosto dell'anno 1863 fu sciolta, trasferendo nei reggimenti gli uomini di bassa-forza e adoperando altrimenti gli uffiziali.

II.

In questo periodo di tempo in cui accaddero le aggregazioni de' varii Eserciti le quali siamo venuti finora discorrendo, furono operate molte Leve, prima successivamente nelle varie parti del Regno, poi in tutto il Regno unito. La relazione delle operazioni e dei risultati di queste Leve, come appare dal titolo stesso dell'opera, è lo scopo del nostro lavoro. Però credemmo utile preporre una breve storia della formazione dell'Esercito Italiano, sia perché col tempo non andassero smarriti molli documenti alla storia militare di Italia utilissimi, sia perché ci parve degno di memoria il modo con cui gli Italiani unirono assieme le loro forze, e crearono un Esercito, il quale di fatto, e per generale consentimento, rappresenta mirabilmente l'unione. Elementi principali per la creazione di questo Esercito furono, come dicemmo, le aggregazioni delle varie forze e le Leve. Il lettore quindi vorrà saperci grado se, senza obbligarlo a seguirci fino al termine del nostro lavoro, gli poniamo sott'occhio fin d'ora il risultato delle Leve medesime, il quale fu quest'esso:

302

profotto delle leve

303

III.

A questi due elementi, le aggregazioni e le Leve, che contorsero principalmente alla formazione dell'Esercito Italiano, va aggiunto l'altro, sebbene in un rapporto assai minore, l'arruolamento cioè dei volontarii nell'Esercito medesimo.

In virtù della Legge sul Reclutamento molti giovani delle varie Provincie d'Italia in questo periodo di tempo entrarono per ispontaneo arruolamento nell'Esercito, assumendo la ferma d'anni otto, ad eccezione di tremila circa ai quali per ispeciali ragioni fu consentita quella di anni tre. Questi arruolamenti per la maggior parte seguirono, come di legge, presso i Consigli d'amministrazione dei Corpi, però, ad agevolarli maggiormente furono istituite due Commissioni di uffiziali il 6 ottobre 1860 (1) presso i Comandi militari di Circondario di Milano e di Bologna, presiedute dal rispettivo Comandante, ed un'altra nel dicembre in Torino. La Commissione di Bologna sul principiare dell'anno seguente 1801 fu sciolta; invece se ne nominarono altre e successivamente a Ferrara, Brescia, Modena, Cremona, Firenze, Perugia, Napoli, Sassari, Cagliari. Dall'ottobre 1860 a tutto l'anno 1863 furono arruolati da queste Commissioni 3155 giovani 329 de' quali nell'ultimo trimestre dello scorso anno. Siccome però questi giovani arruolati dalle Commissioni sono compresi nella cifra de' volontarii che spediscono i Corpi, cosi riassumendo tutti gli arruolamenti volontarii diremo che furono:

Nel 1860 (2) 300

1861 3878

1862 5138

1863 3293

cioè in tutto 12609

(1) Divisione Reclutamento - Sezione 2 N. 3348.

(2) Per quante cure abbiamo adoperate non ci riuscì poter

304

Cifra che si riduce a 11812 (1) diffalcandone 797 che si arruolarono dal 30 settembre, nostro punto di partenza in poi.ottenere la cifra degli arruolati volontarii nel corso dell'anno 1860, riportiamo solo quella degli arruolatisi nell'ultimo trimestre di quell'anno.

(1) Di questi 11812, già 6227 volontarii computarono nel contingente delle Leve, cioè:

 
a) Nella Leva 1860 (classe 1839 antiche Provincie e Romagne)

1a categoria N. 787 796
2a id 11
b) Nella Leva 1861 (classe 1840 antiche Provincie Lombardia, Emilia)

1a categoria N. 1286 1469
2a id 183
c) Nella Leva 1861 (classe 1839-40 Marche ed Umbria)

1a categoria N. 99 115
2a id 16
d) Nella Leva 1861 (classe 1840 Sicilia

1a categoria
N. 31 31
e) Nella Leva 1862 (classe 1841 antiche Provincie Lombardia, Emilia, Marche, Umbria, e Sicilia)

1a categoria N. 1368 1471
2a id 103
f) Nella Leva 1863 (classe 1842 in tutto il Regno)

1a categoria N. 2281 2343
2a id 62


6227

Per aver computato questi 6227 volontarii nel contingente, noi li escludemmo dalla cifra esprimente il risultato delle Leve.


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305

IV.

Ma in mezzo a tutto questo movimento di oltre mezzo milione d'uomini noi non abbiamo tenuto calcolo che di soli 11518 uffiziali, di quelli cioè che si trovavano nei rispettivi Eserciti o nei Corpi dei volontarii nell'atto delle annessioni; però molti degli uffiziali di questi stessi Eserciti e di questi stessi Corpi vennero ammessi nell'Esercito Nazionale posteriormente alle annessioni medesime. È vero che uffiziali in numero assai considerevole; 3000 circa, furono in questi quattro anni giubilati, dispensati, rivocali, rimossi; ma è altresì vero che, se non pari numero, molti altri però subentrarono in loro vece. E senza appartenere a questo o a quell'Esercito, a questo o a quel Corpo di volontarii aggregati, vennero accolti oltre 300 altri uffiziali che precedentemente avevano servito in Francia, in Austria, nelle truppe Estensi o Pontifìcie. Arrogi che se non debbono aggiungersi i 3167 sott'uffiziali promossi uffiziali dal 1860 al 30 settembre 1863, poiché questi già facevano parte dell'Esercito, non possono dimenticarsi nei calcoli i 1538 giovani alunni degli Istituti Militari che passarono sottotenenti nelle file dell'Esercito medesimo, ed ai quali, di pochi infuori che concorsero alla formazione dei contingenti delle diverse Leve, non furono in niuna delle categorie finora discorse computali. Quindi, senza raccontare le nostre minutissime indagini, diremo che agli 11518 uffiziali ne vanno aggiunti 3376 che nel periodo più volte ricordato vennero accolti nell'Esercito.

306

V.

Riandando ora sulle nostre stesse orme, ricapitoleremo ciò di cui abbiamo finora alquanto distesamente ragionato:

Esercito Sardo 111201
Lombardi delle Classi obbligate ancora al servizio
37476
Esercito dell'Emilia 31521
Esercito Toscano 20455
Esercito Napoletano 60159
Esercito Meridionale 1955
Cacciatori del Tevere 1643
Uomini provenienti da arruolamento volontario
11812
Uffiziali posteriori alle annessioni 3376
Quindi per le aggregazioni e gli arruolamenti volontari, ecc
279568
Per il risultato delle Leve 229711
L'Esercito Italiano al 30 settembre avrebbe dovuto esser forte di uomini
509285
Invece quest'Esercito a quel tempo non ne contava che

379722

Occorre quindi ricercare le cause di cosi grave differenza.

Nel corso di questi quattro anni: Passarono alla Francia dopo l'annessione di Nizza e Savoia a quell'Impero (giugno 1860), uomini circa

12000
A riportarsi
12000

Riporto 12000

Ottennero per tempo finito il congedo assoluto gli uomini di 2a categoria della classe del 1834 piemontese (aprile 1861)

4886

Quelli della classe 1830 lombarda (ottobre 1861)
2000

Quelli della 2a categoria della classe 1835 piemontese (gennaio 1862).. 2115 Quelli della classe 1830 piemontese (novembre 1862)

4186

Quelli della classe 1831 lombarda (novembre 1862)
2500
(1)
Quelli della 2" categoria della classe 1836 piemontese (novembre 1862).
4613

Ottennero altresì il congedo assoluto gli uomini della categoria d'ordinanza che terminarono il loro tempo nel



1860 5722
1861 (2) 20967
1862 7817
1863 (esclusi i 2182 congedati nell'ultimo trimestre) 6547
Vennero altresì congedati in questi quattro anni per infermità, cioè a seguito di rassegna di rimando, meglio di 18625 uomini. Da questi 18625, esclusi

A riportarsi 70353


(1) Tutte queste cifre son tolte dalle situazioni esistenti nel Ministero della Guerra.

(2)Questo gran numero si deve attribuire al licenziamento dei volontarii, i quali figuravano tra gli uomini d'ordinanza.

308

Riporto 70353

i 707 dell'ultimo trimestre, rimangono i congedati per infermità
17918
Ebbero altresì il congedo assoluto per applicazione degli articoli 95 e 96 della Legge sul Reclutamento dell'Esercito in questo stesso periodo di tempo.

9142
Trapassarono da questa all'altra vita. 15064
Altra causa di diminuzione d' uomini si deve ripetere dai molti disertori che o non raggiunsero o abbandonarono le bandiere di questi quattro anni. Cause principalissime la novità della coscrizione militare in varie Provincie del Regno (1), la spedizione di Sicilia e la consecutiva formazione dell'Ejercito de’ volontarii, i fatti di Sicilia e di Calabria nel 1862 (2). Questi disertori ascesero, dedotti coloro che si costituirono spontanei o furono arrestati, a 16731, e diffalcati i. 508, cioè quelli degli ultimi tre mesi dell'anno 18G3, rimangono tuttavia. 16223
Finalmente somministrando il Ministero della Guerra dalla Leva di terra gli uomini alla fanteria R. Marina, ed essendo stati questi nelle ultime Leve e nelle quattro classi napoletane richiamate in servizio 3422, ed oltre a
A riportarsi 128700

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(1) Secondo la nostra Legge i mancanti alla partenza sono dichiarati disertori dai Comandanti dei Corpi ove furono assegnati, o dai Comandanti dei rispettivi Circondari.

(2) Dal maggio al dicembre 1862, i disertori furono 7667.

309

Riporto 128700

questi il Ministero stesso della Guerra avendo ceduti a quello della Marina altri 536 uomini per i RR. Equipaggi, occorre detrarre questi uomini,3958 i quali non facendo parte dell'Esercito, bensì dell'Armata di mare, non figurano nella situazione, cioè uomini. 3958
Tutte queste diminuzioni adunque o perdite ascendono a 132658

Ora queste diminuzioni non esprimono, come dovrebbero, esattamente la differenza tra i 509285 uomini provenienti dai varii Eserciti o Corpi e dagli arruolamenti volontari, e la forza dell'Esercito di 379722, la quale differenza dovrebbe, essere di 129563; sembrerebbe quindi che noi avessimo esagerate le perdite di 3095 uomini, ossivero dimenticatine altrettanti nelle aggregazioni. Noi confessiamo schiettamente che il nostro lavoro è basato sopra notizie e documenti ufficiali che ci siamo con molto studio e molta diligenza procacciati, e nulla asserimmo che non sia confermato sia dai documenti che riportiamo, sia da quelli esistenti nel Ministero della Guerra; tuttavia se non ostante le nostre cure non riuscimmo ad ottenere la perfetta consonanza delle cifre, noi però siamo in essere da poter assegnare la ragione di questa differenza.

Non abbiam punto fatto cenno dei molti militi dei tre Battaglioni dei cosi detti volontarii della Guardia Nazionale mobile (1), né di quelli dei Battaglioni delle Guardie Nazionali parimente mobili delle Provincie Meridionali che fecero pur essi passaggio nell'Esercito, dei quali tutti non ci venne fatto di accertare il numero. Oltreciò il lettore ricorderà che

(1) Dal solo 3° Battaglione ne passarono 86 nell'Esercito all'atto del suo scioglimento, oltre quelli passativi in antecedenza.

310

parlando degli arruolamenti volontarii seguiti in questi quattro anni, noi (1) non registrammo che i soli 300 arruolatisi nell'ultimo trimestre del 1860, e per mancanza di documenti tacemmo affatto dei giovani che nel corso di quell'anno entrarono spontanei nelle file dell'Esercito. Tenuto dunque conto del passaggio nell'Esercito dei militi delle Guardie Nazionali mobili e dell'arruolamento dei volontari nel 1860, la differenza di 3095 uomini rimane evidentemente giustificata.

VI.

Dopo avere succintamente raccontato il modo come si formò l'Esercito Italiano, e dopo aver fatto, diremo così, ia analisi storica degli elementi varii onde si compone, passiamo all'argomento del nostro lavoro, che è la relazione delle Leve che furono eseguite prima divisamente, poscia unitamente in Italia dal tempo delle annessioni delle sue varie Provincie fino al 30 di settembre del 1863.

I paesi educati alla coscrizione militare in Italia, sebbene con Leggi diverse, erano il Piemonte, la Lombardia, i Ducati, la Toscana e quella parte del già Regno delle Due Sicilie che siede al di qua del Faro; le Romagne, le Marche, l'Umbria e la Sicilia erano affatto nuove alla medesima. Ad eseguire quindi la Leva in Italia non mancavano ostacoli e per queste ultime e per le prime Provincie.

Le Autorità civili temevano che non senza turbamento e forse non senza tumulti gravi la coscrizione militare sarebbesi potuto attuare in paesi che non solo ne furono per lo innanzi esenti, ma l'ebbero sempre, non che in avversione, in orrore. Sembrava a molti cittadini dabbene ed autorevoli, ma timidi, e ne scrivevano continuo al Governo, che fosse rischiosa impresa codesta, il volere d'un tratto assoggettare

(1) Vedi la Nota 2 a pagina 303.

311

all'imposta, che chiamavano di sangue, tanta parlo del Regno, e far pericolare così le sorti della patria colla sollevazione di quelle Provincie. Il Ministero della Guerra non curò i paurosi rapporti, ebbe in miglior conto l'amor patrio di quelle Provincie, né stimò colla condiscendenza o colla pazienza, come i più consigliavano, estinguere i mali umori e consumare la ritrosia delle popolazioni, ma volle gagliardamente urtare le opposizioni, e per provvedere all'armamento della Nazione e per non rompere colle concessioni la civile ugualità.

Nei paesi poi, nei quali i cessati Governi reclutavano le loro forze colla coscrizione erano impaccio ed impedimento le Leggi varie. Tuttavia per la maniera stessa successiva con cui accaddero le annessioni, non potendosi d'un tratto cambiar Leggi e far Leve, fu necessità, nel 1859, eseguire la Leva in Lombardia colla Patente Sovrana Austriaca del 1820, nel 1860, nella Toscana, colla Legge che in quell'anno medesimo era stata promulgala e nel 1861, nelle Provincie Napoletane, colla Legge del 1834.

Un Esercito però non potendo avere modi varii di reclutamento, ed alla 'formazione di esso dovendo indistintamente concorrere le regioni tutte del Regno, faceva mestieri che una Legge unica vi provvedesse e fosse estesa e comune anche alle nuove Provincie non soggette per lo innanzi alla militare coscrizione.

La Legge del 1854, colle successive modificazioni, fu dagli intelligenti in cosi fatta materia giudicata migliore, a riscontro eziandio di quelle esistenti in altri paesi della Penisola, e corrispondente appieno ai bisogni d'Italia; doveva dunque ed essere promulgata ed in ogni luogo recata in atto. Epperò con data 30 giugno del 1860 fu resa esecutoria nella Lombardia, nell'Emilia e nella Toscana; nelle Marche e nell'Umbria con Decreto del 6 novembre dello stesso anno dei Commissarii straordinarii di S. M.; nella Sicilia con Decreto del 27 gennaio del 1861, confermato poscia

312

dalla Legge del

Dal principio delle annessioni fino al 30 di settembre 1863, furono operate in Italia nove Leve, e furono quest'esse:

Nel 1859 La Leva sui nati nel 1839 in Lombardia.
Nel 1860 La Leva sui nati nel 1839 nelle antiche Provincie e nelle Romagne.
» » La Leva sui nati nel 1841 in Toscana.
» » La Leva sui nati nel 1840 nelle antiche Provincie, nella Lombardia e nell'Emilia.
Nel 1861 La Leva sui nati nel 1839 e 1840 nelle Marche ed Umbria.
» » La Leva sui nati nel 1840 nella Sicilia.
» » La Leva sui nati nel 1836-37-38-39-40-41
» » La Leva sui nati nel 1841 nelle antiche Provincie, nella Lombardia, nell'Emilia, nelle Marche, nell'Umbria e nella Sicilia.
Nel 1862 La Leva sui nati nel 1842 in tutto il Regno.

Come abbiamo già detto innanzi, la Leva sui nati nel 1839 fu fatta in Lombardia secondo le norme della Patente Sovrana Austriaca del 1820, quella sui nati nel 1841 in Toscana colla Legge promulgala in quella Provincia nel 1860, e la Leva sui nati dal 1836 al 1841, nel Napoletano, colla Legge del 1834. Di queste tre Leve, che non sono state eseguite sotto la direzione del Ministero della Guerra, noi diremo brevemente e tanto che basti a comprendere il modo come furono operate ed i risultamenti finali che se ne ottennero. Delle altre sei Leve che furono dirette dal Ministero noi daremo una relazione minuta nelle singole loro operazioni.

Ciò premesso, entriamo senza più nell'argomento del nostro lavoro.








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