Sono un giovane maturando liceale vostro lettore assiduo. Mi riferisco all'articolo apparso su Libero il 20 novembre. L'articolista dovrebbe spiegare se oltre alle due lingue da lui citate - italiana e milanese - esistono altre lingue come la romana, la napoletana, la palermitana, la catanese eccetera. Se così fosse, non ci sarebbe bisogno di inserire nelle scuole l'obbligo di studiare la seconda o terza lingua straniera perché queste già si parlano.
Per competenza geografica rispondo sul napoletano, che ha almeno sei milioni di frequentatori abituali, un migliaio di anni di storia, una sua grammatica e i suoi testi letterari, teatrali e musicali. Dunque, una lingua vera e propria, nata - dicono gli esperti - "come fusione tra il greco (dai quali Napoli, allora Partenope, fu fondata nel VI secolo a.C.) e le parlate osche e sannite delle popolazioni indigene e successivamente regolata dal latino".
Poi, come è ben noto, con il trascorrere dei secoli
arrivarono infinite dominazioni e dunque infinite influenze. Senza
dilungarsi: il risultato è questa lingua qui che ha in
sé anche 'qualcosa dello spagnolo, del francese e
dell'arabo, e le cui origini documentate risalgono al 1200 con un testo
per canzone - cito sempre dagli esperti - il cui titolo è
"Canto delle lavannare del Vomero".
Le Iavannare " - come è forse facile intuire - erano le
lavandaie. Raccontano che scendevano il lunedì dalle colline
del Vomero. Le più ricche avevano un asino, le
più povere solo un'ampia sporta.
Raccoglievano la biancheria casa per casa, la lavavano in un torrente e il venerdì la riportavano a destinazione. Lavanderie a domicilio e ante litteram, perché anche secoli fa Napoli era Napoli, e in qualche modo ci si arrangiava. Ritorniamo alla lingua, che ha solo poco a che vedere con l'italiano.
Vuole un po' di esempi semplici semplici? "Pazzariello', termine
abbastanza noto. Indica una persona gioviale, briosa, ma anche quel
particolare banditore che girava per le strade di Napoli facendo
pubblicità a negozi e prodotti vari.
Come sopra: pubblicitario unte litteram. Il termine deriva dal greco
"paizo", poi diventato "pazziare" e dunque "pazzariello".
Una parola meno politicamente corretta: "ricchione", cioè
qay, omosessuale. Ricchioni erano i marinai spagnoli che arrivavano nel
porto di Napoli e che spesso esibivano grandi orecchini, in molti casi
così pesanti da allungare il lobo dell'orecchio. Comuni
marinai dell'epoca che - raccontano - per via dei lunghissimi viaggi
(il Concorde non era stato ancora costruito) rimanevano a secco di
donne, e pure loro si arrangiavano.
Le assicuro: proprio una lingua, che non diventerà mai
materia di studio nelle nostre scuole. E non perché non ne
sia degna. Perché si dà il caso che negli Stati
Uniti parlino americano e in Gran Bretagna inglese e in Francia.
francese. E dunque la lingua napoletana, bella e cara, serve, ma solo a
Napoli. Se la Casa Bianca fosse al Maschio Angioino, sarebbe tutto
diverso.
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