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Fonte:
La Gazzetta del Mezzogiorno – Anno 119 n. 7 – Domenica 8 gennaio 2006 

L'editoriale

Sud buono

anzi fin troppo

LINO PATRUNO

Non è vero che la gente del Sud è più intelligente di quella del Nord. È vero invece che è più buona. Quindi la signora Franca Ciampi, che lo ha detto giorni fa con gran scandalo, ha ragione e torto. La gente del Sud non è più intelligente altrimenti non si sarebbe fatta trattare come è stata trattata dall’unità d'Italia in poi. Ed è più buona perché, nonostante questo trattamento, ha consentito al Nord di passare da vittima e di avere privilegi come se il Sud fossero loro e il Nord noi. 


E' inutile ripetere la storia patria. Ma anche lo studioso meno benevolo verso il Sud sa che, dal 1861 in poi, non c'è stata decisione presa dai vaii governi che non abbia servito gli Interessi della parte più forte del Paese e non quelli della parte più debole. E sempre il Sud è stato costretto ad interrompere ciò che stava facendo senza essere preparato alle conseguenze. 


Atto primo. Al momento dell'unità, il Sud ha una florida industria metalmeccanica, tessile, della carta, del vetro, dei pianoforti. Ma si difende dalla concorrenza col protezionismo: pesanti tariffe doganali sui prodotti esteri per farne aumentare i prezzi. Il nuovo governo abolisce queste dogane e l'industria meridionale crolla sotto i colpi dei prezzi più bassi degli altri: come oggi con la Cina. 


Allo secondo. Crollata l'industria, il Sud sì concentra sull'agricoltura, che ha uno sviluppo vertiginoso basato sulle esportazioni favorite indirettamente dall'abolizione delle tariffe doganali, che hanno creato un buon rapporto con gli altri Paesi. Ma d'improvviso il governo ripristina quelle tariffe, perché l'industria settentrionale ha bisogno di essere a sua volta protetta. Dopo l'industria è distrutta anche l'agricoltura meridionale, che non vende più un grammo por la ritorsione degli altri Paesi che non comprano più. E sono distrutte le banche, che perdono i soldi prestati per l'espansione della produzione. Una «vigliaccata» verso il Sud disse il meridionalista Giustino Fortunato. Con crescita ulteriore del divario. 


Atto terzo. A inizio 1900 occorrono leggi speciali a favore del Mezzogiorno. Ma quando stavano dando i primi frutti, sulla spinta centro-settentrionale alla ricerca di nuovi mercati l’Italia si imbarca nella conquista della Libia. Finanze dissanguate, leggi speciali interrotte e Sud che continua a non avere strade, ferrovie, acquedotti, fognature, scuole, università. Guerra che assorbe anche i sudati risparmi inviati dai nostri emigrati nelle Americhe.             


Atto quarto. L'Italia entra nella prima  guerra mondiale, arricchendo ovviamente l'industria settentrionale, mica sì potevano sparare chicchi d'uva anche se si  potevano mandare i terroni a morire a Caporetto.


Atto quinto. Il fascismo, che nasce al Nord e sostiene il Nord. Grandi opere pubbliche quasi tutte lì. E quasi tutta 1ì anche la bonifica delle terre.


Atto sesto. Ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale. Più difficile dove già c'era meno prima, cioè al Sud. E intervento speciale al Sud fondato soprattutto  sul Piano Marshall, aiuti americani che avrebbero dovuto aggiungersi, non sostituirsi  a quelli dello Stato italiano, come invece andò. Ecco perché chi parla di soldi sprecali al  Sud è disonesto: il Sud non ebbe una lira in  più. E di quelle spese beneficiò soprattutto  l’industria settentrionale, che vendeva al Sud o al Sud scendeva ad aprire fabbriche, spesso :  chiudendo dopo aver incassato i soldi. E soprattutto dal Centro-Nord sono stati utilizzati  gli incentivi delle altre leggi più recenti «a favore delle aree sfavorite». 


Con tutto lo strombazzato intervento straordinario, lo Stato ha speso al Sud non più dello 0,50 per cento del reddito nazionale, molto meno di quanto speso per le casse integrazioni e per le ristrutturazioni delle industrie del Nord. Mai, insomma, nella storia dell'Italia u-nita, c'è stato un intervento soltanto per il Sud, ma il Sud è sempre stato al traino di quanto si faceva per il Nord.


E ora arriva il federalismo, cioè ciascuno si tiene il suo: un federalismo che, se non sarà solidale con le regioni meno sviluppate, toglierà loro anche gli ultimi soldi dello Stato, lasciando ricchi i ricchi e poveri i poveri.  Reco perché la signora Ciampi ha torto e ragione: meridionali tanto poco intelligenti da farsi schiacciare, tanto buoni da non alzare mai la voce. E da l'arsi insultare da Calderoli, il ministro leghista che ha parlato di razzismo verso il Nord. Incredibile.


(lino.patruno at gazzettamezzogiorno.it)   








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