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Fonte:
https://comitatiduesicilie.org/
Colpo d’occhio sulle condizione del Reame delle Due Sicilie 
nel corso dell’anno 1862
di Valentino Romano

Sabato 27 marzo 2010

Due Sicilie, buona domenica!

Prende l’avvio  oggi una rubrica di recensioni librarie nella quale andremo a scoprire insieme frammenti della nostra storia rimossa ufficialmente.

Ringrazio i Comitati che mi danno la possibilità di muovermi all’interno del mondo che più amo, i libri.

E sono libri particolari, che amo particolarmente: tasselli importanti della conoscenza di quelle verità che insieme - senza polemiche sterili e con passione - stiamo cercando di far affiorare dalle nebbie di un passato negato, di una storiografia bugiarda e scritta dai vincitori. Un popolo è tale quando ha tradizioni e culture antiche e soprattutto quando se ne conservi memoria.

Anche questo hanno cercato di scipparci, ma invano: tradizioni e culture - benché compresse e calpestate - non si cancellano e la memoria, prima o poi, riaffiora prepotente. E ci restituisce ciò che ci appartiene: la dignità di popolo, la sua identità. Non saranno perciò recensioni nel senso tecnico della parola ma chiacchierate tra amici, spunti di riflessione e un invito alla lettura per riflettere insieme, per riappropriarci di ciò che ci appartiene; chiacchierate di un uomo innamorato del libro e insieme del Sud, anzi dei tanti Sud del mondo. Lo spazio è aperto al contributo di tutti perché sono veramente convinto che ognuno possa arricchire l’altro attraverso il dibattito.

Spero che vorrete seguirmi in questo viaggio all’interno del mondo fantastico della carta stampata e per questo vi chiedo solo pochi secondi della vostra attenzione per tentare di illustrarvi, preliminarmente,  la mia idea di “libro”: queste carte stampate e raccolte insieme non sono un oggetto inanimato, sono una persona vera, pulsante, un essere vivo che travalica la vita di chi lo ha generato, ne conserva la memoria, trasmette  messaggi. Provate a sfogliare un libro antico, a soppesarlo tra le mani, anche ad annusarlo, se volete, a immaginarvi la persona che lo ha scritto, a carpirne nelle sue righe i  gusti, le preferenze, le gioie, le sofferenze; pensate al periodo della sua esistenza che ha dedicato alla sua stesura, alle ricerche, alle cure, alle passioni, all’amore che vi ha profuso. Se farete questo, come lo faccio io, beh allora il libro anche per voi non sarà più soltanto un oggetto utile ma un amico da rispettare e difendere e vi sembrerà di aver conosciuto da sempre anche il suo autore. Se poi il libro incontrerà il vostro totale consenso, allora avrete l’impressione che sia stato lui a scovare voi e non viceversa.

Credetemi, questo è accaduto a me con “Colpo d’occhio sulle condizione del Reame delle Due Sicilie nel corso dell’anno 1862” di Francesco Durelli.

Stavo lavorando sulla curatela di un libro di Durelli per la collana “Carte scoperte, storie e contro storie” che dirigo per conto dell’editore Capone, quando fui contattato da Vincenzo D’Amico e Mino Errico che mi sottoposero il testo di un anonimo per un parere sulla validità di una sua ripubblicazione. Lo lessi immediatamente: era decisamente bello e - in più -  aveva qualcosa di familiare, di conosciuto che, inizialmente, non seppi individuare. Lo lasciai un attimo, promettendomi di approfondire la cosa.

Non voglio farla lunga, la stessa notte mi si accese improvvisamente una spia nel cervello: “ha lo stesso stile, il medesimo argomentare di Durelli”; consultai furiosamente il saggio bibliografico della Gasparini sulla “biblioteca politica” di Francesco II e finalmente lo trovai.

Era proprio suo!

A questo punto bisogna spiegare perché il libro - come tanti altri in quel periodo - venne pubblicato in forma anonima: Francesco Durelli aveva seguito re Francesco in esilio e scriveva testi in controtendenza da diffondere poi nel Regno ormai occupato dai savoiardi. Era una forma di guerriglia mediatica dell’800, paragonabile alla diffusione in tempo di guerra di giornali e volantini clandestini del ‘900. Durelli insomma continuava fedelmente a servire il suo re con l’arma di cui disponeva: la penna. E lo faceva con passione e competenza, innovando completamente le tecniche di scrittura allora in voga: applicò infatti la tecnica dell’instant book, editando il libro nelle primissime settimane del 1863 e riportando i fatti più importanti accaduti nel martoriato ex Regno fino al dicembre 1862, desumendoli evidentemente dalle notizie che pervenivano dal Regno alla corte del Borbone in esilio. 

Detto per inciso di lì a qualche mese morì.

Altra tecnica usata fu quella di ricorrere all’uso di giornali italiani e stranieri, così da permettere al lettore di farsi un’idea del dibattito politico in atto in Italia e all’estero.

Durelli affrontò poi le questioni legate all’occupazione e alla  colonizzazione del Mezzogiorno con la competenza dell’economista, con la passione del politico e con la lucidità analitica dell’uomo di legge (era avvocato).Il libro è suddiviso in capitoli organici tra di loro ma distinti per argomento:  religione, finanze, esercito, giustizia, governo e politica. Non voglio sottrarvi il piacere di scoprire da soli il contenuto dei capitoli, le argomentazioni addotte da Durelli, i fatti che l’autore riporta a supporto delle sue tesi.

Ve li lascio immaginare, dal sistematico saccheggio dei beni della Chiesa allo smantellamento dell’impianto finanziario borbonico; dall’emarginazione dei soldati di Re Francesco alla caccia feroce degli insorgenti in armi; dall’amministrazione di una giustizia asservita al potere politico ai provvedimenti governativi tutti tesi a piemontesizzare il Sud, estirpandone usi, tradizioni, leggi e cultura.  E’ un’impietosa analisi del cinismo e delle tanti “ragioni di stato” e di portafoglio che determinarono veramente la calata “liberatrice” dei savoiardi.

E’ un libro scorrevolissimo, nonostante la sua vetusta età; insomma, un libro che -come si usa dire dalle nostre parti - “si fa leggere”, un testo che solamente una storiografia bugiarda e partigiana come quella ufficiale e canonica poteva occultare. E se questi sono i suoi meriti, ancora maggiori sono i meriti di chi lo ha riproposto alla nostra  attenzione.

Grazie perciò a Mino Errico  e a Vincenzo D’Amico per aver avuto il coraggio di una simile scommessa editoriale.

Di questi uomini ha bisogno il Sud, di gente cioè che creda veramente negli ideali che va riscoprendo, di gente che ha capito che il recupero della memoria è fondamentale e che va perseguito con l’impegno, il sacrificio, la passione e la competenza.

Amici! Il mio modesto parere è che Durelli vada letto da tutti noi.

Ci arricchirà.

Ed è con questo invito e con questa certezza che auguro buona lettura, due Sicilie!

Valentino Romano

FRANCESCO DURELLI
Colpo d’occhio sulle condizione del Reame delle Due Sicilie
nel corso dell’anno 1862,
a cura di Mino Errico e Vincenzo D’Amico,
Ripostes, 2010
Trovate il testo anche su
ebay - emporioduesicilie

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