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Lettera aperta agli amici de www.laltrosud.it/

Radici storiche e futuro possibile

Cari amici de laltrosud

                                 la vostra iniziativa, pur lodevole nelle intenzioni, poggia sul vento. Non ha radici storiche, senza di esse non si costruisce alcun futuro.

Non si tratta si restaurare la monarchia borbonica con cui la storia ha già fatto i conti. Solamente di ristabilire la verità storica. Con la guerra civile postunitaria e centomila morti – secondo le stime più prudenti – noi siamo divenuti di fatto un popolo sconfitto. Come tutti i popoli sconfitti, per sottometterci ci hanno sottratto anche la memoria di ciò che eravamo, cancellando insieme al nostro passato anche un possibile futuro. Ma le ingiurie del tempo non durano in eterno e come scriveva Euripide in un frammento: “Il tempo dirà tutto alla posterità. E’ un chiacchierone, e per parlare non ha bisogno di essere interrogato.”.

Molti si sono messi in ascolto delle verità seppellite per mano dei vincitori. Grazie alla rete, le gerarchie sulla circolazione delle notizie sono state azzerate. Bastano pochi euro e spesso neanche uno per scambiarsi documenti, idee, senza le mediazioni di accademie e di soloni interessati a mantenere coperte certe storie scomode.

Voi parlate di radici. Ma si puo' fondare un futuro su un passato negato? Scrive Nicola Zitara:

“Siamo stati un grande popolo, abbiamo una grande storia. Non c'era alcun bisogno che arrivasse Garibaldi per insegnarci la libertà, sapevamo difenderla per antiche virtù, l'avevamo difesa in cento passaggi della storia. Siamo stati grandi quanto gli altri, qualche volta più degli altri. Siamo stati civili quanto gli altri, qualche volta più degli altri.

Il nostro passato non è lontano millenni, come si racconta, ma solo centocinquant'anni. E' necessario che la coltre di bugie che circonda la nostra identità collettiva sia fugata. La consapevolezza del passato ci aprirà gli occhi e ci permetterà di guardare al futuro.”

Io abito in padania e vi posso assicurare che le menate leghiste poggiano su solide fondamenta – al di là delle ampolle d'acqua del Po – che si possono condensare in una parola unica: benessere. Vogliono continuare a garantirselo, a tutti i costi, anche inventandosi una storia e una nazione assolutamente inesistenti.

Noi una storia ce l'abbiamo, Napoli era una grande capitale, il Sud stava marciando con un suo passo verso la modernità e questo viaggio fu interrotto al suono dei plotoni d'esecuzione e con falsi plebisciti.

Oggi siamo ad un bivio: o ci riappropriamo delle nostre radici e guardiamo senza complessi di inferiorità al futuro o rischiamo di precipitare in un abisso che potrebbe tingersi di foschi colori sudamericani.

Per finire voglio riportare le parole dell'ingegnere Bruno Cutrì, un calabrese che è riuscito a vedere l'altra faccia della luna grazie agli scritti di Nicola Zitara che gliel'hanno mostrata.

"Li chiamano Migranti di Successo e li mostrano nelle vetrine risorgimentali ed istituzionali, ma nascondono accuratamente quelli che – dai tanti nomi oscuri – hanno realizzato il loro Successo e della prole loro famelica e sprezzante.

Per acquietare la coscienza convengono da Roma cialtrona a rappresentare, nei teatrini locali e con i soldi pubblici, le lacrimevoli vicende dei Migranti senza successo e senza storia, inebriandosi di mandolino e peperoncino, in fuga codarda, orfani colpevoli della Cultura originaria che hanno tradito."

RdS, 15 Giugno 2008

Mino Errico – www.eleaml.org


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