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LA RISCOSSA

Napoli 20 gennaio 2011

Cari amici,

le ultime iniziative per festeggiare l’unità d’Italia, ha portato il comitato dei festeggiamenti a dichiarare per l’anno 2011 il 17 marzo p.v., festa nazionale e per il 2 giugno sono stati invitati tutti i capi di stato delle nazioni dove sono presenti gli italiani.

Credo che bisogna darsi una mossa, avviare iniziative visibili e forti, se no, non hanno senso tutte le associazioni che si richiamano ai valori delle Due Sicilie, che non fanno partorire alcun movimento popolare.

A cosa servono tutte i vari sodalizi che si richiamano ai valori passati, se non si avviano iniziative che possano cominciare a scuotere le coscienze ed a cambiare la Storia?. Raccontare ciò che è stata la conquista della nostra antica ed amata Patria, i suoi primati, dopo 150 anni non ha più senso, se dietro a ciò non vi è un progetto forte e convinto! Ma quale deve essere questo progetto?

Quello di cambiare il nostro destino, quello della riscossa, di riappropriarci dei cantieri di Castellammare di Stabia, di riappropriaci di Carditello, di riappropriarci di Napoli, delle nostre terre, dalla nostra aria, del nostro sole, del nostro mare.

Di cacciare la camorra, la mafia, la ndrangheta, la sacra corona unita. Di divenire un paese civile. Sono intervenuto alla trasmissione radiofonica “Zapping” diretta da Aldo Forbice, facendo presente che a mio avviso i Borbone sono il simbolo del nostro riscatto, che Francesco II rappresenta la sopraffazione e la villania del Piemonte. Bene, sapete cosa ha fatto il bravo Forbice? Mi ha chiuso il collegamento, accusandomi di non conoscere la storia e che i Borbone erano degli stranieri. Fortunatamente i vari suoi ospiti lo hanno sbugiardato, ma cosa più grave, nei mesi scorsi ha ospitato Pino Aprile dando largo spazio al suo libro, facendo capire che era attento ad una rivisitazione storica di quel periodo. Per come invece sono andate le cose ieri sera, credo che egli sia un ipocrita!

Detto questo torniamo al vero problema, cosa vogliamo fare?

Si dice: “beate quelle nazioni che non hanno bisogno di eroi”! Noi ci sentiamo Nazione? Noi avvertiamo a che punto di degrado siamo giunti? Pensate che si debba proseguire su questa strada?

Io credo di no! In alternativa, a non voler far niente e trastullarci nei grandi ricordi del passato, ci si costringe a considerare seriamente a lasciare queste Terre per chi ha le possibilità.

Io voglio combattere seriamente! Ci vogliono iniziative concrete e visibili, al di fuori dei circuiti di internet. Dobbiamo usare con intelligenza lo strumento della rete (collegamenti tra noi, comunicare iniziative, darci appuntamenti) ma si deve uscire allo scoperto, particolarmente in quest’anno.

Suggerisco alcune iniziative:

  1. Invitare per il 17 marzo p.v., tutti i cittadini delle Due Sicilie, a portare una fascia nera al braccio sinistro e chi la possiede di esporre la nostra Bandiera Nazionale.

  2. Il 17 marzo od altro giorno, organizzare una decina di pullman, andare a Roma e con fare da turisti, girando per le strade della città, darsi appuntamento al Quirinale, arrivati nella piazza del colle tirare fuori la Nostra Bandiera e cantare il nostro Inno Nazionale.

  3. Sempre il 17 marzo nelle città capoluogo di Regione o di Provincia fare la stessa cosa, se Roma diviene difficile.

Bisogna iniziare!!!

Poi vi è il problema più serio, quello politico.

Sono convinto che non è possibile oggi una secessione, ma avviare una forte iniziativa che costringa il nord e chi oggi ci rappresenta a chiedere, o meglio obbligare, ad aprire una fase costituente per una nuova Italia federale sul modello americano.

Questo però ci porta a lavorare molto qui da noi, poiché il vero problema siamo noi, è inutile nasconderlo.

Bisogna chiedersi come incidere su quella parte della società che deve convincersi del cambiamento?

Penso, che se ognuno di noi si fa carico di avviare incontri ristretti tra gli amici capaci di recepire il nostro messaggio, e questi trasmetterlo ad altri loro amici, creare una rete vera e non virtuale, si può realizzare qualcosa di interessante.

Mi fermo qui, abbiamo ancora cinquanta anni di tempo, poiché il periodo più nero della nostra Nazione, oltre questo contemporaneo, è stato quello vicereale spagnolo che durò due secoli, per tale motivo rimangono ancora cinquanta anni per non superare quel limite.

Un caloroso saluto a tutti i Compatrioti.

Stanislao Napolano


Chiediamo scusa all'autore per il ritardo ma questo messaggio era finito per ben due volte nella cartella dello spamming.






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