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Fonte:
https://comitatiduesicilie.org/

CARLO DE LUCA, Il ponte sul burrone.

Breve storia di un’opera polignanese di paternità taciuta.

di Valentino Romano

Roma 2 maggio 2010

Due Sicilie, buona domenica! 

Le sorprese che non ti aspetti: a Villa Castelli insieme a tanti amici di vecchia data, riuniti per la presentazione del mio libro, altri amici che incontro per la prima volta. Tra questi Carlo De Luca che, con discrezione, mi fa dono di una sua pubblicazione. E poi, nelle chiacchiere che seguono, mi regala anche un momento di inaspettato fluire di antichi e teneri ricordi familiari.

La storia raccontata nel libro di Carlo è un tassello di recupero della memoria, una restituzione di “paternità taciuta”, una storia “minore”, la storia di un ponte.

E che sarà mai il ponte di una piccola cittadina pugliese, si chiederà il lettore superficiale. E’ una cosa importante invece perché induce alla riflessione.

Oggi andiamo un poco tutti inseguendo i “primati duosiciliani”. E ci affanniamo a dimostrare (spesso a ragion veduta, s’intende) quanto eravamo bravi, belli e felici prima di … Facciamo pure bene, per carità! La grancassa dei vincitori ci ha rintronato le orecchie con la storiella della nostra inferiorità sociale, economica, culturale ed anche … antropologica.

 Come non capirli? Ogni guerra di conquista ha bisogno di giustificazioni ideali e se (come spesso accade) non ce ne sono, allora bisogna inventarsele. La nostra ansia di riscatto, di riappropriazione e di divulgazione della verità in questi anni si è sforzata di dimostrare l’esatto contrario.

 Talvolta però ricorrendo anche ad esagerazioni non supportate dalla verità storica, prestando così il fianco alle critiche risorgimentaliste. A mio modesto avviso questo gioco di ruolo, a negare o esaltare i “primati”, non ha ragion d’essere.

Lo sforzo dovrebbe essere non tanto quello di stabilire delle graduatorie di merito, delle classifiche, nel tentativo di riaffermare una nostra “superiorità” nei confronti di chi ha teorizzato la nostra “inferiorità”.

Lo sforzo e l’obiettivo dovrebbero essere solamente quelli di ripristinare la verità delle cose, insomma di dare a Cesare quello che gli appartiene e che gli hanno sgraffignato in 150 anni di mistificazione.

Tale sforzo compie Carlo De Luca restituendo la paternità della progettazione e della costruzione del ponte della sua città ai legittimi genitori: i Borbone. La definisce “paternità taciuta” perché gli storici locali fino ad oggi si sono pervicacemente rifiutati di attribuirla correttamente, collocandolo in epoca murattiana.

 Eh sì, qui l’operazione è chiara: bisogna rimuovere dalla coscienza e dalla memoria popolare tutto ciò che è “borbonico”, bisogna far finta che non ci siano stati proprio. Tanto se proprio non si può fare a meno di ammettere il loro “passaggio” nelle nostre terre, si può sempre ricorrere al vecchio trucco di parlarne male e per luoghi comuni.  De Luca non ci sta e comincia le sue ricerche d’Archivio, con metodo cronologico. Scava e scava, finché non salta fuori il fascicolo della costruzione della strada regia consolare Bari-Brindisi-Lecce : qui vede premiati gli sforzi e confermate le intuizioni: il ponte è di epoca ferdinandea, collocabile tra il 1831 e il 1835.

Solo chi frequenta gli archivi può comprendere a fondo l’emozione che prova il ricercatore alla conclusione della sua caccia al tesoro. Carlo De Luca trasmette questa emozione con il bel volumetto che ha stampato e diffonde a sue spese e cure, a garanzia e in difesa della propria “libertà”, come scrive egli stesso. In questo passaggio pare di cogliere una garbata polemica verso chi, magari detenendo le leve della cosa pubblica, baratta la concessione di un contributo pubblico con asservimenti di varia natura.

Il volume comprende una serie di documenti che, letti con attenzione, superano anche le vicende della costruzione e rappresentano uno spaccato della società polignanese (Carlo, si dice cosi?) dell’epoca.

Allora il ponte, la consolare e tutti i lavori connessi non servono solamente a far uscire la cittadina dall’isolamento nel geografico in cui si trova, favorendo in prospettiva – attraverso il miglioramento delle vie di comunicazione – lo sviluppo dei traffici economici; costituiscono un intervento diretto e concreto dello Stato per contrastare gli effetti della crisi economica in cui versano le masse contadine di Polignano in quegli anni. Si offre cioè ciò che il popolo vuole: lavoro dignitoso, onesto ed immediato.

Quanta differenza dalle politiche assistenziali che hanno accompagnato la nuova Italia dalla sua nascita ad oggi.

Un altro aspetto che mi pare di cogliere è … la limpidità e la correttezza dell’appalto. Scrivo queste notarelle mentre fuori gli ambienti della politica che conta sono in subbuglio per le inchieste sulla corruzione negli appalti: una casa con vista sul Colosseo al prezzo di un dignitoso appartamento nella mia Brindisi!!! E poi il regno della corruttela sarebbe quello abbattuto dai conquistatori sabaudi. Bah! Mi sono lasciato per l’ultima l’indicazione di una chicca del volume di De Luca: la prefazione.

Amici miei, contrariamente a quanto faccio di solito, l’avevo cominciata a leggere prima del testo. E mi ha appassionato fin dalle prime righe, c’era dietro una penna esperta, troppo acuta, con una magistrale capacità di sintesi e di collegamenti, con una visione pacata, tollerante ma ferma, meditata e consapevole della storia e degli uomini che non poteva che appartenere che ad un Maestro, di fronte al quale noi, orecchianti della storia, possiamo solo ascoltare in silenzio. Indovinate un po’? … Franco Cardini! E bravo Carlo!!! Non me ne avevi fatto cenno, hai lasciato che lo scoprissi da solo.

Lo hai fatto per modestia o per verificare successivamente la mia lettura? Posso prendere a imprestito dal Maestro un concetto bellissimo? In un periodo in cui la civiltà appare specializzata nella costruzione di muri “che dividono” si avverte il bisogno di ponti “che collegano”.

E Carlo con la storia del suo ponte ne ha costruito un altro che aiuta il percorso verso il ripristino delle verità storiche negate. Anche quelle di storia minima e localistica che costituiscono poi le tessere del mosaico di quella “maggiore”.

Ai nostri giovani, che si cimentano con studi particolari, questo libro serva da esempio e di incoraggiamento.  E a Carlo il mio grazie per avermi fatto conoscere un pezzo della storia di Polignano.

Buona lettura, Due Sicilie

Valentino Romano

CARLO DE LUCA, Il ponte sul burrone
CARLO DE LUCA
Il ponte sul burrone.

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