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Fonte:
https://comitatiduesicilie.org/

A Piaggine (Sa) per restituire la memoria

di Valentino Romano

Roma 27 settembre 2010

Bel convegno ieri, nel Salernitano: “Economia del Sud, unità d’Italia, brigantaggio”. Piaggine, un paesino infrattato nella verde serenità del Cilento si è parato innanzi a Vincenzo D’Amico e a me all’improvviso dopo l’ultima sgomitata di un tornante, lungo una strada neanche troppo mal messa. Siamo lì per iniziativa del prof. Vincenzo Marra, dell’Amministrazione Comunale, di un gruppo di associazioni ambientalistiche e del territorio e per la collaborazione dei Comitati delle Due Sicilie, attraverso il suo presidente, Fiore Marro.Nella piazzetta del paese troviamo Nando Dicè, che dirige con passione e caparbietà il movimento di “Insorgenza”.

Prima del convegno assistiamo ad un incontro informale sulla pastorizia: non solo un amarcord del tempo che fu, ma un riaffondare nelle radici, una riscoperta della cultura e della civiltà pastorizia del luogo.

Poi tutti al convegno, ad ascoltare Nando che pesca – con la consueta verve - nei meccanismi economici che hanno condizionato la storia degli ultimi 150 le ragioni dell’impegno di oggi.

La sorpresa piacevolissima per noi “addetti ai lavori” è l’entusiasmo e la determinazione di Vincenzo Marra che ha deciso di cimentarsi (assecondato da Angelo Ciriello, il sindaco) nell’arduo compito di restituire a un figlio di Piaggine il posto che gli spetta di diritto nella Storia: il posto, il ruolo e la dignità di rivoltoso e di combattente. Scrollandogli di dosso l’etichetta posticcia ed inappropriata di “brigante” e malfattore.

Parlo di Giuseppe Tardio, una delle più limpide figure di insorgenti meridionali. E lascio a Marra il compito di tratteggiarne la figura:

“Giuseppe Maria Tardio nasce a Piaggine Soprane nel Principato Citra il 1° ottobre 1834 da Paolo e Catarina Alliegro di Rofrano. Frequenta a Salerno il Real Liceo e poi l’Università a Napoli.

Partecipa a Salerno nel 1859 ad una manifestazione liberale e viene arrestato per 5 giorni.

A Piaggine si ordisce una congiura per farlo arrestare come reazionario intorno al 10 dicembre.

Il 25 dicembre del 1860 evade dal carcere di Laurino e si rifugia a Roma.

Il 18 settembre 1861 si imbarca a Civitavecchia su un paranzello e nella notte tra il 21 e 22 settembre sbarca ad Agropoli Punta Teresino contrada Sambuco ed arriva a Piaggine il 24 settembre.

Una settimana prima Josè Borges (ufficiale spagnolo)sbarca a Brancaleone per organizzare le bande nella Basilicata capeggiate da Crocco.

L’avvocato, appena sbarcato ad Agropoli consegna le armi a 32 uomini ex soldati borbonici, affida i gradi e, attraverso Giungano, Capaccio, Trentinara, Monteforte, Felitto, Magliano, Stio, Laurino e Valle Dell’Angelo, arriva a Piaggine sul Monte Cervati.

La famiglia paga le conseguenze della sua scelta: in più occasioni viene arrestato il padre Paolo e il fratello Felice.

A ridosso delle occupazioni dei paesi confinanti con Piaggine vengono arrestati il padre, i fratelli Antonio e Felice, la sorella Filomena e le zie

Il fratello Felice nel periodo Maggio/luglio 1861 non si presenta, come tantissimi giovani, per prestare servizio militare sotto la bandiera Sabauda del Regno d’Italia e viene incarcerato prima a Laurino poi a Vallo della Lucania

Una volta arrestato, a Roma l’8 novembre 1870, il legale subisce un lungo processo a Salerno ed Avellino che si conclude con la sentenza di condanna a morte. L’accusa gli attribuisce il reato di voler sovvertire l’ordinamento dello Stato e, nel merito, anche vari fatti di sangue.

In seguito, la pena viene tramutata in condanna ai lavori forzati a vita che sconta nel penitenziario dell’isola di Favignana in Sicilia. Qui, dopo 20 anni di prigionia, muore  il 13 giugno 1892. In paese i familiari sostengono che sia stato avvelenato.

In nessun atto processuale Tardio rivela i nominativi di sostenitori e collaboratori.

Vale la pena di leggere la sua Autodifesa

… Io non sono colpevole di reati comuni poiché il mio stato, il mio carattere e la mia educazione non potevano mai fare di me un volgare malfattore; io non mi mossi e non agii che con intendimenti affatto politici e per iscopo meramente polittico, talchè non si potrebbe chiamarmi responsabile di qualsivoglia reato comune che altri avesse per avventura perpetrato a mia insaputa contro l’espressiva mia volontà e contro il chiarissimo ed unico scopo per cui la banda era stata da me radunata….”

Quest’uomo, fatto passare per un volgare delinquente, è – al contrario -un insorgente, uno dei tanti bipedi meridionali che – come dice il mio amico Raffaele Nigro – osò camminare a schiena dritta in un mondo di gente che camminava carponi.

Merita il nostro rispetto e la nostra gratitudine.

Per questo ci impegneremo al fianco di Vincenzo Marra, del Sindaco Angelo Ciriello, di Cinzia Monzo e degli abitanti di Piaggine nelle iniziative future per il ripristino della verità storica e per la restituzione della dignità scippata a Giuseppe Tardio.

Perché, se il Parco del Cilento è patrimonio dell’umanità, la lotta e il sacrificio di uno dei figli migliori di questa terra sono patrimonio dell’intero Meridione!




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