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OSSO MASTROSSO CARCAGNOSSO E ‘O ZI PEPPE

OVVERO I SERMONI ZOPPICANTI DI SAVIANO

Zenone di Elea

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RdS, 16 novembre 2010


Non ci piace “”Cristo si è fermato ad Eboli”, non ci piace “Il Gattopardo”, non ci piace “Gomorra” e non ci è piaciuto l’ultimo sermone di Saviano. Il motivo proviamo a spiegarvelo, ed è condensato il una sola parola: decostentualizzazione.

In Levi troviamo l’immagine astorica di un sud immobile, in Tommasi di Lampedusa quella di un sud che si crogiola nella contemplazione di un passato magnifico, con delle classi dirigenti fameliche e incapaci di progettare un cambiamento sostanziale; da Gomorra emerge l’immagine di un sud pervaso da una criminalità imbattibile; il sermone di ieri sera partiva dal mito fondativo delle tre organizzazioni criminali meridionali (mafia camorra ndrangheta – osso mastrosso carcagnosso) dei tre cavalieri spagnoli rifugiatesi sulla isola di Favignana, dando la falsa immagine di rituali cristallizzati nel tempo. Non si capisce perché abbia sorvolato su quello dei santisti – ma può darsi che noi ci fossimo distratti quando ne ha parlato – basato su alcuni noti padri della patria italiana, Mazzini Lamarmora e Garibaldi. Leggiamo infatti da un documento del Parlamento Italiano, Camera dei Deputati — Senato della Repubblica - XV Legislatura — Disegni di Legge e Relazioni:

Il secondo importante elemento è costituito dalla “terna” dei personaggi di riferimento prescelti per l’organizzazione della “Santa”.

Non più gli Arcangeli della società di sgarro – Osso, Mastrosso e Carcagnosso, giunti dalla Spagna in Italia dopo 29 anni vissuti nelle grotte di Favignana- ma personaggi storici, ben noti nella tradizione culturale e politica italiana: Garibaldi, Lamarmora, Mazzini. I primi due, generali dell’esercito italiano, un tempo, in quanto portatori di divisa al servizio dello Stato, sarebbero stati considerati “infami” per definizione, per eccellenza.

Come va spiegato allora un richiamo così solenne ed esplicito a tali personaggi? Qual è il messaggio che attraverso tale indicazione si vuole mandare al popolo della ‘ndrangheta?

La risposta è chiara se si osserva come Garibaldi, Lamarmora, Mazzini erano tutti e tre appartenenti a logge massoniche, per di più in posizioni di vertice (Garibaldi fu Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 24 maggio all’8 ottobre del 1864).”

Quando si è trattato di entrare nello specifico del rituale ndranghetistico il Saviano l’ha buttata sulla botanica, sull’albero della scienza – con tutta la sua fraseologia. Che, per carità, andava detto ma non era certo l’elemento più interessante nell’economia di ciò che stava spiegando, visto che poi ha descritto la colonizzazione della Lombardia.

La verità è che l’operazione è sottile e diviene impossibile il districarsi anche al pubblico più colto. La conclusione che ne viene è che si tratta di un potere quasi magico che si perpetua nel tempo senza modifiche sostanziali e che conserva intatta tutta la sua potenza dalla notte dei tempi.

Tutte cavolate. Non sappiamo a volte se Saviano c’è o ci fa, nel senso che lo riteniamo comunque un ragazzo preparato e certi passaggi detti o non detti ci stupiscono e non comprendiamo dove voglia andare a parare.

A nostro avviso, le organizzazioni criminali come tutte le organizzazioni umane si adeguano alle contingenze. Non hanno una linea politica immutabile nel tempo e non sono un monolite. Discutono, valutano, decidono, se necessario eliminano i dissidenti, fisicamente in genere.

A Napoli giravano con paroccole e coccarde tricolori e dopo aver servito la causa della unità della patria, pensarono più prosaicamente al portafoglio, forti delle entrature conquistate sul campo. Scrive Marco Monnier, nella sua “La camorra: notizie storiche raccolte e documentate”, Firenze, 1863:

Del contrabbando di terra avea il comando supremo un camorrista non meno celebre, nominato Pasquale Merolle. Si operava liberamente a tutte le porte della città. Un picchetto di compagni si appostava coll'arme in braccio presso l' uffizio della Dogana. Allorchè giungeva un carico di vino, o di carni, o di latte, e i gabellotti uscivano dalle loro case per far la visita ed esigere i tributi, i camorristi si avanzavano numerosi gridando: «Lasciate passare, appartiene a Garibaldi» — [È roba d' o si Peppe] — I gabellotti si allontanavano tosto e il vetturale pagava la tassa ai camorristi.”

Non siamo così stupidi da ritenere che Saviano questa storia non la conosca, è patrimonio di tutti coloro che si interessano di camorra. Dirlo ai telespettatori servirebbe a far loro comprendere come nel tempo le organizzazioni criminali si adattino ai mutamenti e come la camorra (non solo essa) abbia partecipato a vele spiegate nel passaggio fondativo di questo stato.

In un tracollo di regime è abbastanza normale che le organizzazioni criminali ci mettano del loro, è accaduto e accadrà dovunque nel mondo, la penisola italica non fa eccezione.

Quello che è successo di particolare in Italia – e questo Saviano non lo spiega nei suoi sermoni – è che le organizzazioni che resero certi preziosi servigi al biondo eroe dei due mondi invece di essere neutralizzate e riportate al loro ruolo di semplici bande di delinquenti sono diventate dei veri e propri contropoteri dello stato. Questo perché lo stato sabaudo-italiano tenne impegnato tutto il suo potere coercitivo (militare) su un altro fronte, quello della guerra di resistenza che devastò l’Italia appena nata per un decennio. Da un lato si lasciò proliferare la delinquenza organizzata e dall’altro si trasformarono soldati sbandati e contadini che lottavano per la libertà in briganti, di diritto e di fatto.





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