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Se le inventano tutte!

Zenone di Elea
(se vuoi, puoi scaricare l'articolo in formato ODT o PDF)
Rds, 4 Settembre 2010

Un articolo del Corriere della Sera di oggi costituisce un vero capolavoro dell'arte del luogomunismo più becero della nostra informazione nazionale. Quel mischiare sapientemente capra e cavoli. Quell'accostare eventi e resoconti che non hanno assolutamente nulla in comune, ma lo si fa perché lo fan tutti e perché così si è imparato e non si sa fare in altro modo.

La stampa italiana è la degna erede di quella stampa liberale ampiamente foraggiata dal Cavour che ne fece un docile strumento di veicolazione delle sue scelte politiche e dei suoi pastrocchi diplomatici.

L'articolo a firma di Sergio Rizzo e Gianantonio Stella è intitolato: "Quella regione testarda che ha battuto le new town". E voi vi domanderete: Embè? Dove sta il problema?

Dove? Nell'argomentazione, nella scelta delle frasi, delle parole, negli accostamenti assolutamente arbitrari. Si scomodano episodi del risorgimento per affermare di che pasta fosse fatta, già allora, la gente del Friuli.

"Dopo il sisma del 1976 i «furlani» hanno rifiutato di lasciare i paesi distrutti così come avevano resistito all'Austria nel 1848. E oggi tutto è tornato com'era."

[…] "Ma si sa come sono i furlani: teste dure. Lo sa Vienna che, come spiega il professor Salimbeni nella pagina seguente, ebbe modo di assaggiare di che pasta erano fatti nel 1848, in occasione dell'eroica difesa della fortezza di Osoppo, uno degli episodi purtroppo meno noti del Risorgimento."

Fin qui nulla di male, anzi. L'asino casca quando si tirano in ballo altri terremoti e tutti avvenuti a sud del Tronto. A cominciare dall'ultimo dove il governo avrebbe optato malamente per le New Town. Ovviamente si descrivono sommariamente le soluzioni del Belice e dell'Irpinia, dove si son buttati tanti miliardi con risultati imparagonabili al caso Friuli, dove...

"Decisero di far le cose a modo loro e le fecero. Senza che ancora esistesse, così come la conosciamo oggi, la Protezione civile. Senza le scorciatoie emergenziali che oggi sono ritenute assolutamente indispensabili. Senza esibizioni muscolari."

Addirittura si riferisce (il gioco della citazione ad hoc sulle vicende meridionali è uno sport nazionale a cui si dedicano tutti, si può dire che lo si impari da quando si è in fasce) del terremoto del 1693 nella Val di Noto in Sicilia, quando - ovviamente… - si scelse la strada della ricostruzione in altro luogo (leggi new town!).

"Corsi e ricorsi storici. La stessa scelta era stata fatta nell'isola dopo il terremoto che nel 1693 aveva devastato la Valle di Noto, causato almeno 60 mila morti e raso al suolo 25 centri. Fra i quali Occhiolà, feudo del principe di Butera. Il quale decise di spostare il borgo, di chiamarlo Grammichele e di prendere a modello la fortezza di Palmanova. In Friuli."

Ergo, mentre i friulani già durante il risorgimento mostrarono tutte le loro buone qualità, in terronia già nel seicento mostravano le cattive.

Occhiolà divenne Grammichele seguendo lo schema di Palmanova. Ragionamento perfetto, che non fa una grinza. Non potevano mica citare la dichiarazione Unesco sulla Val di Noto! Diamine. Avrebbe fatto crollare tutto il loro bel castello merlato.

Il tutto firmato dal logo tricolorato: 1861-2011 - Visioni d'Italia.

1861-2011 - Visioni d'Italia

Nostri spunti per riflettere

ovvero diamoci anche noi alle citazioni ad hoc

LUOGOCOMUNISMO

L'ideologia del luogo comune. Chi vi aderisce lo fa inconsciamente, talvolta perché è un po' pigro, ma specialmente perché tutto sommato non impegna: si va d'accordo con tutti, si sposano semmai le teorie di google e vikipedia, non si approfondisce nulla ritenendo che il proprio pensiero sia già il punto di vista più profondo e originale che si possa trovare in giro.

Fonte: https://il-logico.com/

La ricostruzione del Belice: una chiave di lettura

"La ricostruzione è stata anche una straordinaria e tragica occasione che ha generato una mole sterminata di commesse pubbliche per urbanisti, architetti, ingegneri, in un arco temporale molto ampio e ha prodotto alcuni risultati dovuti alle prestazioni dei più noti progettisti italiani nel campo dell'urbanistica e dell'architettura (Giuseppe e Alberto Samonà, Ludovico Quaroni, Vittorio Gregotti, Tommaso Giura Longo, Carlo Melograni, Franco Berlanda, Franco Purini e tanti altri) che meriterebbero ulteriori analisi."

Teresa Cannarozzo -

Gli scandali finanziari d'inizio secolo

"Altra coincidenza evidenziata dagli inquirenti è rappresentata dai finanziamenti previsti dalla legge 216 per la ricostruzione post terremoto dell'Irpinia: Tanzi chiese aiuti per otto miliardi di lire con dieci giorni di ritardo dalla scadenza, e gliene furono erogati undici."

"L'INNOVAZIONE DEI PROCESSI DI GESTIONE DELL'ICT COME FATTORE DI VANTAGGIO COMPETITIVO PER LE AZIENDE" - FEDERICO BAROSSO

Dichiarazione UNESCO per il riconoscimento delle

"Città tardo Barocche del Val di Noto"

"Le otto città della Sicilia sud-orientale (Caltagirone, Militello Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli) sono state ricostruite dopo il 1693 nel luogo o nelle vicinanze delle città distrutte dal terremoto di quell'anno. Esse rappresentano un'importante iniziativa collettiva, portata a termine ottenendo un lodevole livello artistico ed architettonico. Completamente conformi allo stile tardo-barocco dell'epoca, le città hanno apportato delle interessanti innovazioni nel campo dell'urbanistica"

Il terremoto del Val di Noto dell'11 gennaio 1693 (ore 13,30) rappresenta 

l'evento più distruttivo della penisola italiana, 7,4 gradi Richter.

"L'anno del Signore 1693, a nove di gennaio giorno di venerdì a hore quattro e mezza di notte fece un terremoto cosi grande che s'intese per tutto questo regno di Sicilia, e con tutto che havesse durato assai perché il moto fu regolato, danneggiò solamente Melilli et altre città e terre del Val di Noto nel cui territorio si subissarono molte torri situate in campagna. La nostra città di Scicli non ebbe altro danno che una casuzza nel quartiere dello Scifazzo senza danno delli habitatori, benché le fabbriche di molte case e palagi si risentirono e la madre chiesa di S. Matteo precisamente nella cappella del SS. Crocifisso. Ognuno stava timoroso della replica alle 24 ore, qual termine passato si credea non v'esser più periglio. Ma che! Alli 11 di gennaro, a hore 2 circa, giorno di domenica, fece di nuovo un terremoto cosi horribile non tanto per la durata - benché per altro fosse stato lungo per quanto un devoto che cominciò la litania della Beata Vergine arrivò a quelle ultime parole Regina Virginum - quanto fu per lo moto irregolare e saltellante, e veramente la terra nel mentre che faceva detto terremoto non solo si nacava ma si spinse in aria per tre volte come se avesse ballato, al che fu attribuito il gran danno che produsse".

Arciprete Carioti - Registro dei battesimi





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