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La lezione di Terzigno

Zenone di Elea
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1° Novembre 2010

Prima di tutto vi invitiamo a leggere il bellissimo scritto di Erri de Luca1 su Terzigno. Si tratta di un viaggio nel cuore profondo delle ragioni di una rivolta, descritto con sapiente maestria letteraria. Quanto di meglio abbiamo letto sugli scontri nel paese campano.

Scoppiata probabilmente per un “banale” ma insopportabile tanfo che emana dalla discarica di Cava Sari2, la rivolta ha preso di mira anche la nuova discarica (Cava Vitiello) prevista dal decreto del 2008. Lo scontro ha saltato tutte le intermediazioni politiche, anzi i primi cittadini volenti o nolenti si sono schierati con le popolazioni interessate.

Con il passare dei giorni non riuscendo a bloccare fisicamente tutti i camion ne sono stati incendiati alcuni. Si è parlato di camorra, ovviamente, come sempre quando al sud qualcuno esasperato da decenni di incuria passa alle maniere forti per farsi ascoltare. Gli stessi inquirenti lo hanno però escluso.

Per noi si tratta di un falso problema, chi conosce la storia della camorra sa che – come la mafia del resto – essa non fa scelte politiche ma economiche. Non è pregiudizialmente a favore o contro le discariche, se domani non renderanno più passerà ad altro.

In una rivolta entra di tutto anche la malavita, probabilmente così è stato anche a Terzigno, magari lo hanno fatto solamente per menare le mani o per dimostrare a qualcuno che lo sapevano fare. Per far carriera criminale insomma.

Questo comunque non cambia la natura della rivolta di popolo, che per certi aspetti ricorda quella di Reggio Calabria per certi altri è stata diversissima. Là c’era una componente campanilistica qui assente. Quelli erano tempi da “nord e sud uniti nella lotta” e fu un coro unanime il condannare la rivolta come “di destra” – se si escludono le analisi del gruppo di Quaderni Calabresi, fra i quali c’era anche Nicola Zitara3. Quella di Terzigno non ha un colore dominante, forse qualche vena identitaria o meglio preidentitaria: il falò dei tricolori ne è la spia. L’autore del gesto – quello salito in cima ad un ulivo, ora identificato e denunciato – non era un “pericoloso” neoborbonico ma un semplice cittadino che voleva compiere un atto eclatante colpendo il simbolo (lo stato italiano) di chi lo trattava come abitante di una colonia, un senza-diritti. Un ragionamento assolutamente prepolitico. Caratteristica questa di tutte le ribellioni che si sono succedute nelle provincie napoletane in questi centocinquantanni, non per un problema di minorità intrinseca delle popolazioni meridionali bensì per un difetto di rappresentanza politica: movimenti, associazioni, sindacati partiti si son mossi e si muovono all’insegna di parole d’ordine portatrici di interessi esterni a quei territori.

Se gli abitanti di Terzigno la spunteranno4 non sarà solo merito loro ma del contesto storico. Si son trovati di fronte delle forze dell’ordine gestite da un ministro leghista che non ha inciuci con i politici locali, quindi non intendeva fare favori a nessuno ed ha utilizzato i poliziotti5 con circospezione evitando di farci scappare il morto. Abbiamo visto tanti video in cui nugoli di pietre colpivano i poliziotti, la situazione era veramente delicata. Un plauso a Maroni.

Con la sua lotta Terzigno ha dato una lezione di dignità a tutti noi, dimostrando che il popolo bue quando si incazza fa paura e ottiene risultati. Si dice che il campo sportivo e le scuole di quel paese siano sorti su ex-discariche. Sulla stampa non abbiamo trovato traccia di ciò, ma tutta la Campania è una immensa discarica che ha fatto la fortuna di criminali e politici senza scrupoli. La cosa quindi è possibilissima.

Terzigno ha fatto scuola, non solo ai campani ma a tutto il sud. Ha insegnato come riconquistare una propria dignità, che si può dire no e che il popolo quando si organizza è imbattibile e costringe il potere a patteggiare. Nulla sarà più come prima. Il berlusconismo non sarà battuto da una opposizione imbelle ma dal popolo di Terzigno. Senza il voto meridionale può scordarsi di vincere ancora – e certe battute alla Bertolaso (“Inutile che vi grattiate, da buon leghista vi dico che non sarebbe quella grande disgrazia” avrebbe detto a proposito di una eventuale eruzione del Vesuvio) che circolano in queste ore non l’aiuteranno di sicuro. Il muro contro muro degli abitanti di Giugliano contro la riapertura della cava di Taverna del Re ne sarà un altro esempio.

Per concludere, prima di giudicare aprioristicamente ciò che sta accadendo in Campania, sappiate (tanto per fare un esempio di come vanno le cose nelle Campania felix) che fino a ieri in quella cava manco i cittadini di Giugliano potevano portarci i loro rifiuti! E’ bastata una ordinanza del presidente della provincia per riaprirla. Altrimenti l’avrebbe firmata la protezione civile è stata l’ovvia giustificazione.


1 Erri De Luca – “La legittima difesa di Terzigno all’ultimo gradino della penitenza” sul Corriere della Sera, 24 ottobre 2010, pagina 7

2 «Lo abbiamo detto alle istituzioni– ha raccontato ad un cronista un signore di 76 anni – ma non ci hanno ascoltato e in città ce ne sono altri 5 o 6, di camion abbandonati, che perdono liquidi puzzolenti e nocivi». Cosa sia successo in quella cava ancora non è chiaro, il governo ha scaricato le responsabilità sulla società gerente e un esponente della stessa ha parlato di una ordinanza che gli ha imposto di sversare alcune decine di migliaia di tonnellate vecchi rifiuti. La verità è che sotto gli occhi distratti dei militari in questi due anni trascorsi dalla emanazione del decreto n.90 sui rifiuti (in vigore dal maggio 2008) nelle cave campane può essere finito di tutto ed in maniera assolutamente legale! Almeno la camorra quando lo faceva rischiava la galera, con quel decreto lo si è fatto impunemente.

3 Un testo da leggere è quello di L. M. Lombardi Satriani, Reggio Calabria: rivolta e strumentalizzazione,. Vibo Valentia, Qualecultura editrice, 1971. Qualcuno l’ha definita “una pagina di storia del nostro paese dimenticata, occultata dai media e ignorata dagli storici di professione”.

4 La modifica legislativa promessa nel testo dell’accordo firmato da premier e sindaci dell’area vesuviana è di là da venire e gli scontri di Giugliano rendono necessaria la riapertura a breve di Cava Sari. Se le proteste a Terzigno riprenderanno il governo potrebbe denunciare l’accordo nella parte in cui prevedeva la fine delle stesse e a quel punto ci vorrà un miracolo per sanare la situazione.

5 In gran parte meridionali e per nulla felici di bastonare semplici cittadini che protestavano per un primario e sacrosanto diritto alla salute.




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