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Pontelandolfo: una propaganda che viene da lontano

di Zenone di Elea


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Il Comunicato stilato dai componenti la maggioranza del Comune di Pontelandoflo denota non solo una assoluta ignoranza dei fatti che portarono al compimento della unificazione - termine, a parer nostro, più corretto di unità - della penisola da parte della casa sabauda, ma anche una acredine verso se stessi come popolo. Un mix di luoghi comuni e di propaganda che viene da lontano, da quelle polpette avvelenate che furono confezionate da esponenti della massoneria internazionale (soprattutto inglese) e nostrana per liquidare l'ingombrante Regno di Napoli.

Non stiamo qui ad analizzare la scollatura fra classi medie meridionali e monarchia borbonica, perchè ci porterebbe molto lontano ed in tanti si sono cimentati con le ipotesi più disparate. Ne elenchiamo alcune a beneficio e come promemoria per i naviganti:

Ci fermiamo qui, il disastro economico meridionale riguarda, secondo noi, il periodo successivo alla unificazione, leggetevi Zitara se volete saperne di più. Vogliamo soffermarci sulla propaganda che contribuì al tracollo del regno. Un perno di tale propaganda furono le famose lettere del Gladstone.

1851

Vengono fatte due edizioni del testo contenente le lettere del Gladstone, una a Londra e una a New York.  

Le lettere e in particolare una frase - "This is the negation of God erected into a system of government." “la negazione di Dio eretta a sistema di governo” - diventano il paradigma di un regime inumano e dispotico e fanno il giro del mondo, suscitando negli ambienti colti dell'epoca una avversione profonda verso i borbone. 

Gladstone anche se parla delle galere borboniche non vi è mai entrato. Il testo viene scritto con l'aiuto di alcuni liberali meridionali, fra cui James Lacaita da Manduria, che troveremo come agente di collegamento fra Londra e Cavour nel 1860. Lacaita diventerà poi senatore del Regno d'Italia.

La traduzione del testo in italiano viene fatta da Giuseppe Massari da Taranto, fuoriuscito meridionale in quel di Torino, segretario di Cavour e biografo del re Vittorio Emanule II. Lo ritroveremo nella commissione di inchiesta sul brigantaggio.

Del Massari bisogna ricordare anche il grido di dolore, inventato da Napoleone III, e aggiustato alla bisogna per il re Vittorio proprio da Giuseppe Massari!


Fu lui stesso a confessarlo candidamente: «Gladstone, tornato a Napoli nell’anno 1888-1889, fu ossequiato e festeggiato dai maggiorenti del così detto Partito Liberale, i quali non mancarono di glorificarlo per le sue famose lettere con la negazione di Dio, che tanto aiutarono la nostra rivoluzione; ma a questo punto il Gladstone versò una vera secchia d’acqua gelata sui suoi glorificatori. Confessò che aveva scritto per incarico di lord Palmerston, con la buona occasione che egli tornava da Napoli, che egli non era stato in nessun carcere, in nessun ergastolo, che aveva dato per veduto da lui quello che gli avevano detto i nostri rivoluzionari».

 Carlo Alianello, La conquista del Sud, Rusconi Editore 1982

Questa smentita non è mai entrata nei libri di storia patria, la frase contenente l'espressione negazione di Dio viene oggi ripetuta da fior fiore di cattedratici, giornalisti, politici, insegnanti, solo perchè se la ricordano dopo averla appresa dai libri di testo della scuola italiana.

1888

Quello che più ci ha impressionato in questi ultimi anni è che, fra le tante letture che abbiamo fatto, neppure uno - se ci sbagliamo smentiteci - degli storici del tempo, non allineati con la mitologia sabauda, De Sivo, Margotti, Buttà, metta in dubbio il fatto che il Glastone fosse stato nelle galere borboniche. Magari ne contestano le esagerazioni - vi era stato anche un tentativo di confutarne le asserzioni già nel 1851 in un testo edito a Losanna che, però, non ebbe molta fortuna - ma nessuno ipotizza che egli non avesse mai visitato una cella di persona.

Potenza della propaganda!



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Sul dibattito aperto da Edoardo Sagnuolo all'interno dei CDS, ci permettiamo di rimandare ad un nostro scritto del 2005: DEBORBONIZZAZIONE E DUOSICILIANISMO di Zenone di Elea



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