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Carlo Pisacane, il «romito» di Albaro (Zenone di Elea - Giugno 2024)

PISACANE E LA SPEDIZIONE DI SAPRI (1857) - ELENCO DEI TESTI PUBBLICATI SUL NOSTRO SITO

STORIA DI DODICI ANNI NARRATA AL POPOLO ITALIANO

DA G. LOMBROSO E D. BESANA

VOL. III

L'EUROPA E L'ITALIA

1849-1858

MILANO, 1861

(se vuoi, scarica il testo in formato ODT o PDF)

CAPITOLO V

Tentativi insurrezionali a Genova e sulle coste Napoletane» — Terremuoti spaventevoli ed alluvioni di fiumi in varie parti della penisola. — La febbre gialla a Lisbona. — Instituzione della medaglia commemorativa di Sant’Elena. — Viaggio del papa nelle Romagne, nel ducato di Modena ed in Toscana. — Varie conferenze di sovrani e viaggio di Vittorio Emmanuele in Savoia. — Stato del Piemonte. — Urbano Rattazzi. — Conclusione.

Pochi avvenimenti e tristi tatti ci rimangono da narrare ancora, spettanti al succitato anno 1857. Cominceremo il racconto di questi fatti da Genova, or dianzi rallegrata dall’approdo del corpo spedizionario reduce dalla Crimea, ed accolto in quella città e dovunque con simpatiche dimostrazioni. Nel mattino del 29 giugno di quell’anno, pochi congiurati eransi impadroniti del forte del Diamante, sorgente nella parte elevata della città, uccidendo qualche soldato ed un sergente, tra quelli che vi stavano a guardia; ma, non assecondati dalla popolazione, cadevano nelle mani della giustizia che li sottoponeva a regolare processo. Fu pronunciata sentenza di morte contro i contumaci, fra i quali Mazzini: al rimanente dei congiurati forse più imprudenti che colpevoli, furono inflitte pene minori da dieci ai venti anni eli galera.

Esito più infausto e più cruento ebbe un altro tentativo d’insurrezione accaduto nel regno di Napoli; movimento che connettevasi con quello sventato a Genova, e del quale or dianzi tenemmo parola. Era duce un ardente patriota, Carlo Pisacane duca di San Giovanni.

Era egli nato in Napoli il 22 agosto 1818, «parve fino dalla sua nascita ch’ei fosse predestinato alla scuola del dolore, poi- che perdette il padre appena tocchi i sei anni. La madre con sollecita cura gli procurò quella educazione che si conveniva a’ suoi natali ed al suo ingegno. L’animo fervido del giovinetto inclinava specialmente alle cose di guerra, per cui venne, nel 1831, posto nel collegio della Nunziatella, ove si educavano al mestiere delle armi i giovani nobili di nascita ed i figli dei militari. Compiuti gli studi, sempre con distinzione in ¡special modo nelle scienze matematiche, dopo aver fatto per sei anni il soldato gregario a Nocera, fu ammesso come sottotenente nel corpo del genio. Chiamato dal captano Fonseca a coadiuvarlo nella costruzione della strada-ferrata da Napoli a Caserta, una sera a Napoli mentre ad ora tarda ritira vasi a casa, d’improvviso gli si scaglia addosso uno sconosciuto e lo minaccia di vita se non gli dà danaro. Pisacane, sebbene inerme contro uomo armato, non si sgomenta e tenta atterrare il malandrino, che vistosi a mal partito, con uno stile lo ferisce in più parti, fuggendo poscia e lasciandolo in mezzo alla strada immerso nel proprio sangue. Trasportato a casa, i medici dissero non esservi più speranza, perché mortali quelle ferite; ma la gioventù la vinse sul male e si riebbe e sanò;, egli era riservato a più sublimi destini. Nel 47 lasciò Napoli perchè seppe sposa d’altri la donna ch’egli aveva amato appena uscito di collegio: recossi a Londra, poi a Parigi, e privo di mezzi di procacciarsi la vita, portossi a Marsiglia, ed il 5 dicembre partiva per l'Africa, dove ottenne il grado di sottotenente nel primo reggimento della legione straniera che militava per Francia contro gli Arabi dell’Algeria.

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Intanto, come abbiamo narrato, i moti d’Italia andavano crescendo: alle dimostrazioni, alle feste succedevano fatti più degni, già corre vasi alle armi. Messina e Palermo cacciavano le soldatesche borboniche;

Milano inerme fugava ottantamila Austriaci; e tutta Italia ornai levata in armi correva a combattere gli stranieri, e da ogni parte i suoi figli esuli o vagabondi si affrettavano ad ingrossare le falangi dei. combattenti. Sebbene il Pisacane fin allora, mancate le occasioni, fosse stato alieno da ogni briga politica, non fu sordo alla voce della patria che chiamava a battaglia tutti i suoi prodi. Ed egli accorse pronto e volonteroso come chi riceve finalmente un invito da lunga pezza atteso e desiderato; e da quel giorno la sua grand’anima si consacrò spontanea alla morte per la sventurata Italia, per la libertà. Lasciato il grado in Africa, viene a Marsiglia e corre a Milano. Il generale Zecchi, a cui lo presentava il Cattaneo, voleva affidargli la cura di levare ed ordinare un reggimento in Milano dandone a lui, come a colonnello, il comando. Noi volle il Pisacane e rispose: «Non essere egli venuto a bella posta dall’Africa, non corso sui campi ove si agitavano le sorti della patria diletta, per trascinare neghittoso la spada per le vie di Milano, ma per tingerla nel sangue dei nemici d’Italia; non ambir lui comandi, non grossi stipendi, non onori, ma vita operosa e pericoli e battaglie: lo mandassero però ove ei potesse e tosto, ad affrontarsi coll’odioso straniero, n Generose, sublimi parole, degne d’un eroe tanto più in un’epoca in cui ai fatti incominciavano già a sostituirsi declamazioni e vanagloria. Zucchi allora il mandò capitano nella legione Borra, che allora campeggiava ai confini del Tirolo sul monte Nota. Ivi in frequenti scontri che ebbe coi nemici riportò lode somma di coraggio e di virtù; né cessò quella campagna, cominciata con sì splendidi auspizi ed ultimatasi con tanto lutto d’Italia, senza che il Pisacane desse col sangue pegno 'delle imprese future.

Il 29 giugno, scontratosi coll’inimico, ebbe da una palla ferito il braccio destro e così miseramente che sa non era il dottor Leone che il volle risparmiato, a giudizio comune dei medici era mestieri tagliarlo. Dopo trenta giorni che giaceva infermo a Salò, per ravvicinarsi dei nemici fu tratto in sicurezza a Milano. Cadde Milano dopo aver egli benché ferito offerto invano il suo braccio per la difesa di quell'eroica città, e sdegnoso recossi in Isvizzera ove là per là prima volta conobbe Mazzini. Appena ebbe udito che in Piemonte levavansi soldatesche per la riscossa ed ordinavansi reggimenti lombardi, egli che non poteva nè voleva restare neghittoso, mentre ancora in qualche angolo d’Italia si combatteva e si preparavano armi, venne a Torino ed ottenne il grado di capitano nel 22.° Ma a lui erano gravi gli indugi, le esitanze, e quando seppe della repubblica proclamata a Roma, il 29 febbraio 1849, dimesso il suo grado in Piemonte, si affrettò alla volta della città eterna: pensando che là, sotto una bandiera italiana e per opera del popolo si compirebbero fatti degni dell'Italia e si combatterebbe davvero. Quando egli vi giunse, il piccolo esercito della nuova repubblica era disordinato e disperso, ed egli, come uomo di tali cose espertissimo, espose i suoi pensieri a Mazzini sul modo di raccoglierlo e di disciplinarlo; e fu istituita una commissione sulle cose di guerra, di cui ne era anima il Pisacane al quale devesi il vanto d’avere ordinato il fatto d’arme del 30 aprile. Caduta anche Roma per le armi di Francia, di nuovo peregrinò in Isvizzera, indi recossi a Londra ove scriveva l’opera: Guerra combattuta in Italia negli anni 1848-49, e che pubblicava poscia a Genova, ove, stanco di vivere sotto cielo straniero, erasi recato nel giugno del 1850, abitandovi fuor di città sull’ameno colle d’Albaro, ove nella quiete meditò e scrisse molte buone opere. Mentre ivi dimorava, avea stretto relazioni

di congiure e d’arditi disegni con Napoli, ed il 15 giugno 1857 si diè principio all’impresa. Seguivanlo in quella arrischiata impresa altri pochi arditi compagni, fra i quali il barone Nicotera, che imbarcaronsi come passaggeri sul Cagliari, vapore della società Rubattino che da Genova faceva vela per Tunisi toccando la Sardegna. In alto mare i congiurati si gettano sul capitano e sulla ciurma, ed a forza li costringono a cedere il comando della nave. Voltano la prora all’isola di Ponza nella quale stavano confinati molte centinaia d'infelici condannati dai tribunali borbonici. Ivi giunti quei valorosi si fanno padroni dell’isola, liberano i prigionieri, e con quattociento circa di loro sbarcano a Sapri. Era loro proposito avanzarsi nell’interno del regno ad eccitare a libertà quei popoli su cui pesava la più cruda e vergognosa tirannide. Ma la fortuna o la viltà degli uomini impedirono il nobile disegno. Dopo più scontri colle soldatesche borboniche e coi contadini armati a difesa del despota, combattendo da eroi, inseguiti, sopraffatti dalle genti borboniche, non trovando appoggio nel popolo, furono tutti presi. L’infelice Pisacane, degno di miglior sorte, morì nella mischia: a Nicotera e agli altri, cui non fu concessa pari sorte, furono tradotti nelle carceri di Salerno e dannati a vita peggiore di morte. E la storia dei patimenti fatti soffrire a quegli infelici sta nelle rivelazioni fatte dal Nicotera all’epoca del suo processo: martoriati dalla fame, dalle battiture, sottoposti al tormento della cuffia del silenzio, nuovo genere di supplizio degno dei tempi dell’esecrata inquisizione. Saputa questa cosa, lord Clarendon nella camera inglese protestò contro l’introduzione di quel nuovo genere di supplizio e contro la rete di spionaggio universale introdotto nel regno di Napoli, sotto la diretta influenza della corte e delle primarie autorità: un fremito universale d’indignazione si sparse contro i giudici carnefici di quell’infernale processo, che finì colla fucilazione di quanti furono presi dalle truppe regie colle armi alla mano, a cui tennero dietro altri numerosi arresti, altre condanne, altre maledizioni di quei sciagurati.

Oltre poi alle sciagure che emergevano a danno dell’Italia in causa della immane ferocia della maggior parte de’ suoi governanti, altri flagelli funestavanla in causa dei disastri promossi da funesti accidenti, da terremuoti e da alluvioni di fiumi che ne devastavano le ubertose campagne. A Livorno mentre davasi in un teatro lo spettacolo della presa di Sebastopoli, il fuoco erasi appiccato ad un scenario, e in un baleno estende- vasi e dilatavasi con ¡spaventevole rapidità al rimanente delle tele e dell’edifizio: gli spettatori, come era ben naturale, affollandosi alla porta d’uscita per ¡sfuggire alle fiamme, che in cerchio intorno intorno gli investivano, ne nacque tale e tanta confusione, che molti ne rimasero ammaccati e pesti dai più vigorosi e dai più impazienti che, slanciatisi alla porta per aprirsi un varco, calpestavano i corpi di quelli che in piedi, o gettati dall’irrompere della calca a terra, erano di ostacolo al loro salvamento.

Il regno di Napoli intanto soggiaceva ad altre sventure: prima e più tremenda di ogni altra quella era dei terremuoti, che scuotevano quelle vulcaniche glebe nelle campagne, e più tremendamente ancora nelle città, ove gli abitanti, oltre agli scoscendimenti del suolo, hanno a temere il crollare delle case, sotto le cui macerie ad ogni istante possono rimanere sepolti: dalle alluvioni, dalle fiamme si può sperare scampo sottraendosi dal luogo in preda al disastro, ma quando la terra traballa e si scoscende sotto ai piedi, non v’ha scampo a sperare pegli infelici colti da quel flagello, il più terribile d’ogni altro, poiché riparo non avvi onde preservarsene; molte furono le vittime che perirono in quei nefasti giorni. La più forte scossa nella capitale fu quella accaduta nella notte dal 16 al 17 dicembre, notte di angoscia tanto più terribile perchè il terremuoto minacciava di subissare l’intera città, nella quale formicolano e stanno, si può dire, ammonticchiati ben seicentomila abitanti-

Né a Napoli soltanto limitaronsi le sciagure che desolavano l’afflitta Italia; ma in Calabria eziandio, nel Modenese e nello stesso Piemonte varie scene d’orrore vi accaddero sia nei villaggi che nelle città, minacciati e quelli e queste ed anche invase dalle acque irrompenti dai fiumi straripati che allagate d’ogni intorno avevano le adiacenti campagne: uomini ed armenti, case e rurali attrezzi trascinati e travolti venivano dalle onde, come zimbelli a tanto furore, spargendo cosi la desolazione su tante floride località orrendamente devastate da quel flagello.









Pisacane e la spedizione di Sapri (1857) - Elenco dei testi pubblicati sul nostro sito
1851 Carlo Pisacane Guerra combattuta in Italia negli anni 1848-49
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1858 Carlo Pisacane Saggi storici politici militari sull'Italia Vol. I HTML ODT PDF
1858 Carlo Pisacane Saggi storici politici militari sull'Italia Vol. II HTML ODT PDF
1860 Carlo Pisacane Saggi storici politici militari sull'Italia Vol. III HTML ODT PDF
1860 Carlo Pisacane Saggi storici politici militari sull'Italia Vol. IV HTML ODT PDF

1849

CARLO PISACANE Rapido cenno sugli ultimi avvenimenti di Roma

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La quistione napolitana Ferdinando di Borbone e Luciano Murat

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ITALIA E POPOLO giornale politico Pisacane murattisti

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Italia e Popolo - Giornale Politico N. 223 Murat e i Borboni

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L'Unita italiana e Luciano Murat re di Napoli

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ITALIA E POPOLO - I 10 mila fucili

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Situation politique de angleterre et sa conduite machiavelique

1857

La Ragione - foglio ebdomadario - diretto da Ausonio Franchi

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GIUSEPPE MAZZINI La situazione Carlo Pisacane

1857

ATTO DI ACCUSA proposta procuratore corte criminale 2023

1857

INTENDENZA GENERALE Real Marina contro compagnia RUBATTINI

1858

Documenti diplomatici relativi alla cattura del Cagliari - Camera dei Deputati - Sessione 1857-58

1858

Difesa del Cagliari presso la Commissione delle Prede e de' Naufragi

1858

Domenico Ventimiglia - La quistione del Cagliari e la stampa piemontese

1858

ANNUAIRE DES DEUX MONDES – Histoire générale des divers états

1858

GAZZETTA LETTERARIA - L’impresa di Sapri

1858

LA BILANCIA - Napoli e Piemonte

1858

Documenti ufficiali della corrispondenza di S. M. Siciliana con S. M. Britannica

1858

Esame ed esposizione de' pareri de' Consiglieri della corona inglese sullaquestione del Cagliari

1858

Ferdinando Starace - Esame critico della difesa del Cagliari

1858

Sulla legalità della cattura del Cagliari - Risposta dell'avvocato FerdinandoStarace al signor Roberto Phillimore

1858

The Jurist - May 1, 1858 - The case of the Cagliari

1858

Ricordi su Carlo Pisacane per Giuseppe Mazzini

1858

CARLO PISACANE - Saggi storici politici militari sull'Italia

1859

RIVISTA CONTEMPORANEA - Carlo Pisacane e le sue opere postume

1860

POLITECNICO PISACANE esercito lombardo

1861

LOMBROSO 03 Storia di dodici anni narrata al popolo (Vol. 3)

1862

Raccolta dei trattati e delle convenzioni commerciali in vigore tra l'Italia egli stati stranieri

1863

Felice Venosta - Carlo Pisacane e Giovanni Nicotera o la Spedizione Sapri

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Giacomo Racioppi - La spedizione di Carlo Pisacane a Sapri con documenti inediti

1864

NICOLA FABRIZJ - La spedizione di Sapri e il comitato di Napoli (relazione a Garibaldi)

1866

Giuseppe Castiglione - Martirio e Libert࠭ Racconti storici di un parroco dicampagna (XXXVIII-XL)

1868

Vincenzo De Leo - Un episodio sullo sbarco di Carlo Pisacane in Ponza

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Leopoldo Perez De Vera - La Repubblica - Venti dialoghi politico-popolari

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BELVIGLIERI - Storia d'Italia dal 1814 al 1866 - CAP. XXVII

1873

Atti del ParlamentoItaliano - Sessionedel 1871-72

1876

Felice Venosta - Carlo Pisacane e Giovanni Nicotera o la Spedizione Sapri

1876

Gazzetta d'Italia n.307 - Autobiografia di Giovanni Nicotera

1876

F. Palleschi - Giovanni Nicotera e i fatti Sapri - Risposta alla Gazzettad'Italia

1876

L. D. Foschini - Processo Nicotera-Gazzetta d'Italia

1877

Gaetano Fischetti - Cenno storico della invasione dei liberali in Sapri del 1857

1877

Luigi de Monte - Cronaca del comitato segreto di Napoli su la spedizione di Sapri

1877

AURELIO SAFFI Scritti editi e inediti di Giuseppe Mazzini (Vol. 9)

1878

PISACANE vita discorsi parlamentari di Giovanni Nicotera

1880

Telesforo Sarti - Rappresentanti del Piemonte e d'Italia - Giovanni Nicotera

1883

Giovanni Faldella - Salita a Montecitorio - Dai fratelli Bandiera alladissidenza - Cronaca di Cinbro

1885

Antonio Pizzolorusso - I martiri per la libertࠩtaliana della provincia diSalerno dall'anno 1820 al 1857

1886

JESSIE WHITE MARIO Della vita di Giuseppe Mazzini

1886

MATTEO MAURO Biografia di Giovanni Nicotera

1888

LA REVUE SOCIALISTE - Charles Pisacane conjuré italien

1889

FRANCESCO BERTOLINI - Storia del Risorgimento – L’eccidio di Pisacane

1889

BERTOLINI MATANNA Storia risorgimento italiano PISACANE

1891

Decio Albini - La spedizione di Sapri e la provincia di Basilicata

1893

L'ILLUSTRAZIONE POPOLARE - Le memorie di Rosolino Pilo

1893

 MICHELE LACAVA nuova luce sullo sbarco di Sapri

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Napoleone Colajanni - Saggio sulla rivoluzione di Carlo Pisacane

1905

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Carlo Tivaroni - Storia critica del risorgimento italiano (cap-VI)

1899

PAOLUCCI ROSOLINO PILO memorie e documenti archivio storico siciliano

1901

GIUSEPPE RENSI Introduzione PISACANE Ordinamento costituzione milizie italiane

1901

Rivista di Roma lettere inedite Pisacane Mazzini spedizione Sapri

1904

LUIGI FABBRI Carlo Pisacane vita opere azione rivoluzionaria

1908

RISORGIMENTO ITALIANO - Giudizi d’un esule su figure e fatti del Risorgimento

1908

RISORGIMENTO ITALIANO - Lettera di Carlo Cattaneo a Carlo Pisacane

1908

RISORGIMENTO ITALIANO - I tentativi per far evadere Luigi Settembrini

1911

RISORGIMENTO ITALIANO - La spedizione di Sapri narrata dal capitano Daneri

1912

 MATTEO MAZZIOTTI reazione borbonica regno di Napoli

1914

RISORGIMENTO ITALIANO - Nuovi Documenti sulla spedizione di Sapri

1919

ANGIOLINI-CIACCHI - Socialismo e socialisti in Italia - Carlo Pisacane

1923

MICHELE ROSI - L'Italia odierna (Capitolo 2)

1927

NELLO ROSSELLI Carlo Pisacane nel risorgimento italiano

1937

GIORNALE storico letterario Liguria - CODIGNOLA Rubattino

1937

GIORNALE storico letterario Liguria - PISACANE Epistolario a cura di Aldo Romano





Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui - lho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org - Buona lettura!

Le développement inégal et la question nationale (Samir Amin)










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