Carlo Pisacane, il «romito» di Albaro (Zenone di Elea - Giugno 2024) |
PISACANE E LA SPEDIZIONE DI SAPRI (1857) - ELENCO DEI TESTI PUBBLICATI SUL NOSTRO SITO |
RISORGIMENTO ITALIANORIVISTA STORICA(Organo della “Società nazionale per la storia del Risorgimento italiano”) DIRETTA DAL Prof. BENIAMINO MANZONE VOLUME TERZO MILANO TORINO ROMA FRATELLI BOCCA EDITORI 1908 |
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Una lettera di Carlo Cattaneo a Carlo Pisacane (Comunicazione di Achille Neri). — Allorquando Carlo Pisacane, reduce dalla Francia, si presentò in Milano al Cattaneo nell’aprile del 1848, questi lo condusse immediatamente dal generale Lechi, che gli diede il brevetto di capitano. Dopo gli avvenimenti di Lombardia prese parte alla difesa di Roma, e, caduta la repubblica, si ritrasse a Lugano, dove pubblicò i! noto libro sulla guerra del 1848-49.
Venne in seguito a Genova, e quivi, a campare la vita, si diede ad insegnare le matematiche. Istituito frattanto il nuovo liceo del Cantone Ticino, il Cattaneo, al quale, i reggitori s’erano rivolti per consiglio, ne fu eletto professore; e il Pisacane vagheggiò il disegno di procurarsi colà una cattedra che Io togliesse dalle incertezze dell’insegnamento privato. Ne scrisse perciò ai l’amico, il quale rispose così:
4 ag.° 1862
Aggiungo all’indirizzo i miei più cordiali saluti alla signora.
E rispondo all’amico pregiatissimo.
Io non vi risposi subito, perché avrei pur voluto potervi dire qualche cosa di certo intorno all’inchiesta. Ma temo la mia speranza sia vana. Fu qui due volte il consigliere Guscelli, al quale sono principalmente demandate le cose del pubblico insegnamento, ch'erano poc’anzi in cura di Filippo Cioni. Ambo le volte l’ho cercato per fargli menzione di voi, pregandolo a volermi confidare se vi avrebbe aperto l’adito alla cattedra di Matematica e Meccanica, la quale è la sola che mi sembra potersi accordare alla vostra carriera. E una volta e l’altra mi disse, con riserva, desiderarsi che questo incarico venisse accettato da un sig. Viglezzi, uno dei tre che per legato dei sig. Vanoni istituirono la cattedra di Fisica, e vi chiamarono l’amico nostro Cantoni; desiderarsi questa cosa appunto perché il sig. Viglezzi non è fra i seguaci del governo, volendosi con ciò mostrare che nella riforma delle scuole non si procede come in cosa di parte. Vorrebbesi anche rompere l’avversione di certe famiglie, che forse altrimenti ricuserebbero di mandare i loro giovani al nuovo Liceo.
Nell’ultimo abboccamento il sig. G. mi disse inoltre potervi essere fra i concorrenti un Italiano, che ora trovasi ascritto al Liceo d’una città della Svizzera interna, se non erro in Friburgo, e che vorrebbe valersi di questa occasione per avvicinarsi alla patria. E il governo avrebbe caro di scegliere persona, sulla quale fosse già caduto il favorevole giudizio d’altro paese confederato; poiché ciò scemerebbe in parte le difficoltà che nascono dalla sfrontata maldicenza e contraddizione dei vescovi e di tutti i nemici della luce e della libertà.
Oltre alla Matematica, v’ha una cattedra di Storia e letteratura universale, e una di Filosofia e istituzioni civili. Per questa si vorrebbero trovare uomini di riputazione già fatta in simili studi. Per quella d’ingegneria vi sono, per quanto si dice, due aspiranti in paese, vi saranno poi quattro o cinque scuole di latinità, non ancora provvedute, e alcuni posti per l’insegnamento contemporaneo del Francese e del Tedesco; vi adiranno principalmente giovani nativi del contorno ove le due lingue stanno in confine. Per l'anno successivo vi sarà una cattedra d’Istoria naturale, ora questo corso non avrebbe scolari.
Di politica non abbiamo altra novità che le sterili sventure di Mantova. Li incorreggibili di Londra non s’accorgono che un intervallo di tre anni ha già mutato totalmente le cose materiali, che qualunque siffatta impresa, se potesse riescire, non sarebbe altro che una calamità. Ma essi hanno la dottrina del martirio; stolta e scellerata, e sciupano carte, che, giuocate a luogo e tempo, avrebbero potuto essere preziose. Dai professori di rivoluzione non s’intende come le rivoluzioni e le stagioni non sono al comando dell’individuo, e si pretende farle nascere a forza, e quando poi sono nate non si sa volgerle a profitto, ma si dànno da condurre a principi e papi. Dicono: azione e silenzio; l'azione è un assurdo, e il silenzio è un tradimento.
Ferrari ha scritto un libercolo sul colpo di Stato, che forse avrete già. Ha pubblicato anche il suo scritto su Machiavelli in italiano, e altri opuscoli pieni di forti pensieri. Ma i pensieri fanno dispetto a chi ha bisogno della fede e della dabbenaggine.
Il vostro libro fa tradotto in Tedesco a Coirà. È complimento che si riceve di rado.
La mia Signora sta bene, e si ricorda affettuosamente ad ambedue.
Vostro
C. Cattaneo.
Ad intendere le prime parole di questa lettera, convien sapere che è indirizzata a Enrichetta De Lorenzi, la madre di quella Silvia alla quale il martire di Sapri avea posto tanto affetto. E dirò ancora che in casa della De Lorenzi, m via Colombo, venne sequestrato l’autografo il 17 aprile 1857, e deve trovarsi, insieme ad un altro sequestrato nel tempo stesso alla Mario (del quale però questa aveva serbata copia, che vide più tardi la luce in inglese nel Daily News, e poi nell’originale italiano in un suo libretto intorno al Cattaneo) (1) nel primo volume degli atti del famoso processo politico per i fatti di Genova mentre le copie possono leggersi nell'estratto eseguito in servizio della difesa (2).
L’ultima parte della lettera ferma in modo speciale la nostra attenzione per il severo giudizio sui tentativi mazziniani in Italia, e per l’accenno ai supplizi mantovani di quell’anno. Ma d’altra parte non può meravigliare chi per poco conosca le dottrine ed i concetti politici del Cattaneo, il quale s’era chiarito affatto contrario alle congiure, e non aveva alcuna fiducia nelle cospirazioni organizzate a prestabilire l’insorgere del popolo a scadenza fissa. Egli riteneva che occorresse provvedere ad una educazione virile, e che tutti gli uomini da ciò si dovessero addestrare alle armi, quelli singolarmente che un giorno avrebbero potuto condurre i patrioti contro lo straniero. Per questa ragione ei scriveva nel dicembre del '51, dopo il colpo di stato, a Pisacane (3): “Io sono quinquagenario e togato, e sto a vedere. Voi siete giovane e soldato. Se vi sono uova rotte, dovete avere una mano sulla frittata. In ogni caso dì guerra dovete cercarvi esperienza, grado e nome. Non mancherà tempo di farne poi giovamento all’Italia e alla libertà,. Ecco perche, contrariamente ad altri molti, non si mostrò avverso alla partecipazione del Piemonte alla guerra di Crimea, che anzi, al primo annuncio, scrisse “al Pisacane animandolo ad andarvi, poco importava se coi Turchi o coi Russi-, purché potesse acquistarvi esperienza delle guerre, gradi e riputazione” (4); ma quegli non tenne conto del consiglio, e di ciò più tardi il Cattaneo si lagnava, deplorando severamente, come ogn’altro tentativo, anche quello di Sapri.
Al quale il Pisacane certo non pensava ancora, quando nell’aprile del 1855 domandava al municipio d’Oristano d’essere nominato ingegnere civico; ma poiché nel maggio la sua domanda ebbe pieno consentimento, e ad ottenere la sanzione governativa si richiedeva un certificato o un saggio in materia d’ingegneria, egli, essendo necessario non poco tempo tanto per procurarsi il primo come per comporre il secondo, si vide “costretto di rinunziare alla carica chiesta, imperciocché gli conveniva accettare un’offertagli occupazione sul continente” (5). L’occupazione doveva essere assai probabilmente quella che lo condusse all’eroica, ma infelicissima fine.
(1)Cfr. Mario . W., La spedizione di Carlo Pisacane e i moti di Genova del1857, in La Rivista Popolarea Giuseppe Mazzini nel centesimo anniversario dalla nascita. Roma-Napoli, 1905, pag. 73 sgg.; e Mario Alb. e Iessie, Carlo Cattaneo. Cenni e reminiscenze. Roma, Sommaruga, 1884, pag. 85 sgg.
(2)Questo estratto dal processo originale ora si conserva nella casa di Mazzini in Genova.
(3)Mario Alb. e Ies., op. cit., pag. 87.
(4)Ivi, pag. 103.
(5) Corridore, Autografi di Carlo Pisacane. Torino, Clausen, 1901.
Nicola Zitara mi chiese diverse volte di cercare un testo di Samir Amin in cui is parlava di lui - lho sempre cercato ma non non sono mai riuscito a trovarlo in rete. Poi un giorno, per caso, mi imbattei in questo documento della https://www.persee.fr/ e mi resi conto che era sicuramente quello che mi era stato chiesto. Peccato, Nicola ne sarebbe stato molto felice. Lo passai ad alcuni amici, ora metto il link permanente sulle pagine del sito eleaml.org - Buona lettura! Le développement inégal et la question nationale (Samir Amin) |
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