Una decina di anni fa autorevoli storici e politici, americani e giapponesi, si sono sbizzarriti (ma poi non tanto) a parlare di scontri fra civiltà. A quelli tra Oriente in via di sviluppo e Occidente, padrone del mondo, si va aggiungendo quella tra Atlantico e Mediterraneo. L’Europa atlantica, a partire dalle Crociate, ha egemonizzato i paesi del Mediterraneo, giungendo alla colonizzazione di tutta la costa del Nordafrica e del Medioriente. Per secoli la diversità tra Europa industriale e popolazioni rivierasche del mediterraneo, è stata vista come un salto della civiltà materiale.
Oggi le cose vanno cambiando rapidamente. L’Europa arretra a causa della perdita di clienti e le altre parti del mondo avanzano. Consapevoli di questo spostamento globale, i governi dell’Unione Europea vanno lanciando rampini (esempio il Trattato di Lisbona di qualche anno fa) nel tentativo di attrarre a sé il Nordafrica, col fine recondito di continuare ad esercitare l’egemonia industriale dei rispettivi paesi. Le operazioni di aggancio sono condotte in modo soft secondo la tecnica del divide et impera di Metternich e risultano poco visibili all’opinione pubblica. Ciò non toglie che sono reali e proiettate nei tempi lunghi. La risistemazione dei rapporti mondiali ha una grande, storica portata per tutto il Meridione, il quale deve decidere da che parte stare, se secondare la crescita dell’Africa e dell’Oriente Mediterraneo, o se parteggiare per la dominazione dei Paesi Atlantici.
I gentili lettori dei miei articoli mi risulta sono rimasti sorpresi per gli ultimi tre o quattro pubblicati su questo sito, quasi che essi contenessero un tradimento dell’idea indipendentista. Il fatto certo è che il paese meridionale esiste in mezzo ad altri paesi e che la sua esistenza presente e futura è condizionata dalla sua geografia e dal mutare degli eventi storici. La sua condizione attuale è tuttora una eredità delle Crociate, e se vogliamo andare ancora indietro nei secoli, del conflitto tra Ellenismo e Romanità. Gli errori grandi e piccoli si pagano, a volte per tempi secolari. Il quotidiano Calabria Ora di venerdì 27 giugno 2009, in un trafiletto posto al fondo di una pagina, riporta la notizia: “Calabria e Toscana unite dai mercati mediterranei”. In pratica si sarebbero incontrati gli assessori regionali competenti in materia per siglare un accordo che colleghi i porti di Gioia tauro e di Livorno. Ora i due porti sono già collegati. Il problema consiste oggi se Livorno debba trarre maggior sugo dal Porto di Gioia. La riflessione politica generale suggerisce che lo standard di attività raggiunto da Gioia non può essere ulteriormente innalzato, ma soltanto inciso e diminuito da collegamenti particolari con altri porti italiani. Le regioni meridionali, da Napoli in giù e Pescara in giù, hanno invece un preciso interesse a consorziarsi tra loro per fondare cantieri navali e per mettere navi in mare sulle rotte mediterranee.
In una prospettiva non tanto lontana, chi scrive vede un Commonwealth tra il Regno di Napoli, la Sicilia e la Sardegna tornate alla loro indipendenza, e Malta, che controllino i mercati marittimi del mare interno e riportino in auge l’antica civiltà del continente mediterraneo.
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