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"Intere famiglie veggonsi accattar l’elemosina; diminuito, anzi annullato il commercio; serrati i privati opifici. E frattanto tutto si fa venir dal Piemonte, persino le cassette della posta, la carta per gli uffici e per le pubbliche amministrazioni. Non vi ha faccenda nella quale un onest'uomo possa buscarsi alcun ducato che non si chiami un piemontese a sbrigarla.
A'mercanti del Piemonte si danno le forniture più lucrose: burocrati di Piemonte occupano tutti i pubblici uffizi, gente spesso ben più corrotta degli antichi burocrati napoletani. Anche a fabbricar le ferrovie si mandano operai piemontesi i quali oltraggiosamernte pagansi il doppio che i napoletani. A facchini della dogana, a camerieri, a birri vengono uomini del Piemonte.
Questa è invasione non unione, non annessione!
Questo è voler sfruttare la nostra terra di conquista. Il governo di Piemonte vuol trattare le provincie meridionali come il Cortez ed il Pizarro facevano nel Perù e nel Messico, come gli inglesi nel regno del Bengala."
Duca di Maddaloni
BRIGANTI-CONTADINI
Terra di tristi.
Gli echi strazianti della tofa
risuonano ancora
nelle notti di tempesta...
Quante illusioni, speranze,
rabbia, fame di terra e di sangue
quella notte nella Grande Piazza
Non più contadini ma briganti.
Non più bestie da lavoro ma uomini liberi.
Le falci affilate da poco
scintillavanoalla luce delle fiamme
che fuggivano verso il cielo,
i fasci di ginestraconsumandosi
scoppiettavanoe si mischiavano
alle grida di vendetta...
In quel fuoco quella nottescomparirono
gli odi le invidie le gelosie
tutti dimenticaronole offese
dell'amico del compare del vicino.
E giurarono morte ai signori.
Tu quella notte
non volevi i miei baci
non cercavi il mio amore
non mi guardavi nemmeno
mentre stringevinelle mani
la falce appena affilata.
Anche i tuoi occhi luccicavano...
Pensavi a tuo padre
sbranato dai lupi sui monti
mentre cercava una pecora
Il padrone non poteva
rinunciare a una pecora.
Già vedevi il suo sangue
abbeverare la lama della falce
e non sentisti l'inferno
dei colpidei fucili
dei soldati piemontesi.
Avevano oramai circondato la piazza.
Pareva grandine.
Quando devasta i vigneti.
Cento anni non sono bastati...
Nelle notti di Tempesta
si odono ancorale grida
gli spari i guaitidei cani
che leccavano il sangue fumante
e il suono lugubre della tofa
che racconta di quella notte...
E dice di non dimenticare.
Mino Errico (FAGLIUSCHE, Galzerano Editore)
Il caporale garibaldino Carmine Crocco (Enrico Lo Verso) torna al suo
paese e scopre che nulla è cambiato: la classe dominante
è rimasta in sella, prepotente più di prima, e il nuovo
potere sabaudo infierisce sulla povera gente quanto quello borbonico.
Nuovo Robin Hood, si dà alla macchia con un gruppo di briganti
per restaurare il Borbone. I contadini sono con lui.
Inizialmente Carmine riesce a trionfare sull'esercito piemontese, mentre il generale Cialdini attua una brutale repressione sulla popolazione civile. Ma il tradimento è vicino; isolato, il generoso e leale capopopolo andrà incontro alla inevitabile rovina. Con Briganti!, Pasquale Squitieri si è lanciato in un tentativo di cinema epico che contamina diversi repertori: la saga di Emiliano Zapata, la revisione della nostra storia ufficiale (vedi "Bronte" di Florestano Vancini), uno spruzzo di "Gattopardo", lo stile di ripresa dello spaghetti-western. Per l'occasione ha riunito un cast di volti famigliari, da Claudia Cardinale nella parte di una levatrice un po' strega a Franco Nero in quella di un onesto carabiniere; da Giorgio Albertazzi con la tonaca di un alto prelato a Remo Girone prete dei poveri, a Carlo Croccolo in una caratterizzazione di informatore voltagabbana.
C'è anche la brigantessa bella e pasionaria (Roberta Armani) innamorata dell'eroe. Quel che manca al film, sfortunatamente, è proprio il respiro dell'epica. Malgrado i mezzi abbastanza larghi e l'abbondanza delle comparse, piani ravvicinati e primi piani predominano sulle inquadrature "larghe", soffocandole. Briganti! non ci risparmia neppure una dose di scene al rallentatore: a rischio, almeno in un caso (la strage degli innocenti fucilati per rappresaglia), di figurare in una futura antologia del kitsch.
(6 giugno 1999)
Stralcio di un articolo pubblicato nel 1992 su "Il Calendario del Popolo"
Il Sud e l'Unità d'Italia (9. La Sicilia)
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