Ci giunge l'eco che sono stati pubblicati - in data 7 giugno 2003 sul quotidiano "Il Mattino" di Napoli un articolo intitolato "Povero Garibaldi" a firma di Titti Marrone, in recensione al breve saggio - apparso sulla rivista trimestrale "Nuova Antologia"- del prof. Alfonso Scirocco -, illustre titolare della cattedra di Storia del Risorgimento all'Università di Napoli.
Molti si chiederanno: chi è costui? Quale nuovo apporto alla memoria fondante il bel paese ci ha consegnato?
Si ha la fortuna di aver incrociato il predetto studioso a Napoli nel 1984
all'importante convegno di studi sul Brigantaggio; Scirocco inoltre, con
la sua secca figura presenziava un incontro culturale sul Risorgimento nel
novembre 2002 a Roma, circostanza quest'ultima, in cui l'abbiamo rivisto
e riascoltato con attenzione compassionevole, educazione che si deve pur
avere per chi fa parte del Creato.
L'intervento a Napoli nel 1984 del nostro, unitamente a quello del prof.
Giuseppe Galasso - la cui fama travalica i tempi e i luoghi -, fu indirizzato
sostanzialmente a tacitare il grande storico del Brigantaggio Franco Molfese.
Tant'è che il Molfese, studioso serio e rigoroso a noi familiare,
ci confidò - alcuni giorni dopo il convegno - che l'insistenza del
Galasso e Scirocco nazionali ad invitarlo alle giornate napoletane, aveva
lo scopo strumentale di contrastarlo e limitare l'incidere del suo testo
fondamentale sullo sviluppo storiografico, per ricondurre gli indirizzi
di ricerca alla visione tradizionale unitaria liberale - crociana: dunque,
si proponevano di avversare l'interpretazione del Molfese che documentava
e dimostrava scientificamente nel dettaglio, la storia della feroce guerriglia
contadina, la resistenza armata popolare alla conquista del Sud e ai falsi
plebisciti del Risorgimento, che non fu certo processo unitario, bensì
complesso e contrastatissimo scontro politico- militare - economico.
In quell'occasione chi scrive denunciò (intervento censurato negli
atti), la chiusura del più importante archivio su quelle vicende:
l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito che è blindato sui
documenti relativi ai contadini - briganti fucilati a decine di migliaia
nel Sud, con villaggi abitati da innocenti messi a fuoco dai soldati invasori.
Orbene, l'anno scorso a Roma erano presenti anche il giornalista Paolo Mieli,
di cui è ormai chiara l'attenzione moderata più da -ci si
permetta -"pompiere" che da indagatore serio delle vicende e motivazioni
profonde dei conquistati; tra gli altri relatori vi erano i proff. Banti
e Talamo. Quest'ultimo e Scirocco sono gli esponenti di punta della componente
moderata di studiosi risorgimentali: quelli a guardia d'onore in perenne
servizio della memoria del conquistatore Vittorio Emanuele II, e dei suoi
cortigiani guidati da Cavour, per intenderci. Sempre premiati i due Scirocco
e Talamo, già a partire dagli anni '60 del centenario nazionale e
delle figurine risorgimentali.
Si conoscono, dunque, le loro interpretazioni storiografiche e il ruolo
che hanno ricoperto nei condizionamenti educativi da decenni, anche e soprattutto
nella direzione del sempre governativo istituto per la storia del risorgimento.
Scirocco ha rilanciato a Roma le sue tesi, tra l'altro immaginandosi una
presunta competenza sul brigantaggio, motivata dalle prefazioni baronali
da lui curate ai lavori di catalogazione e ricerca archivistica sull'argomento
da altri condotti; e da qualche sua mai innovativa pagina storica: è
successo "qualcosa" bisognava pur scrivere. Naturalmente, alla
ripetuta nostra denuncia sugli archivi militari, Scirocco in compagnia del
Talamo, ha eclissato la questione quasi scusandosi - con astuzia irrispettosa
per i destinatari e in tono e modo cardinalizi -, delle affermazioni veritiere
ascoltate dagli alti ufficiali presenti e offesi dall'aver sentito definire
"criminali di guerra e contro l'umanità" alcuni fondatori
dell'esercito italiano.
La ricerca storica seria, a nostro avviso, non fa sconti a nessuno e, ad
essere onesti nel giudizio, la lealtà d'opinione e d'indagine richiama
virtù e coraggio sconosciuti ad intellettuali di basso profilo: ognuno
è libero di scegliere valori, linee di condotta e l'umanità
con cui rapportarsi.
Aggiungiamo inoltre, che è prevista, e in preparazione già
da due anni, la pubblicazione - in mutua collaborazione tra componente moderata
dell'intellighenzia risorgimentale e ufficiali dell'esercito nazionale -,
di un nuovo testo sul brigantaggio basato sulla riservata documentazione
militare: bisognava, pertanto, essere solidali tra chi imposta ad usum delphini
la storia ufficiale.
Introdotto il curriculum vitae et studiorum del prof. Scirocco, qual è
stato l'ultimo suo intervento?
Da biografo del mito di Garibaldi omaggiato dai riconoscimenti istituzionali
e dal retorico Ciampi, ha tentato la difesa di quel che non si può
difendere perché i documenti d'archivio sono chiari: la richiesta
con firma d'onore del nizzardo - falso liberatore dei contadini del Sud
- di un prestito in moneta corrente di un milione di euro per il figlio
Menotti al Banco di Napoli, mai restituito e disonorato.
Il grave ammanco di Garibaldi fu ben poca cosa rispetto al furto da parte
del nuovo Stato Italiano: l'intera riserva aurea del Banco di Napoli e di
quello di Sicilia, che rappresentavano quasi i due terzi delle riserve di
tutte le banche del territorio nazionale. Un furto nei confronti del credito
e dell'economia meridionale continuato fino all'esproprio recente e completo
del Banco di Napoli.
L'istituto di credito nato nel 1539, è stato fuso per incorporazione ufficialmente dal 1° gennaio 2003 nel gruppo San Paolo Imi di Torino. Non è più soggetto autonomo, come già avvenne per il Banco di Sicilia: pertanto, c'è stato il crollo finale delle storiche due grandi banche meridionali che con la Banca d'Italia battevano moneta fino al 1926.
La stessa Banca del Salento è stata assorbita da un gruppo nazionale, Montepaschi, e trasformata in un'anglofona Banca 121, e il Banco di Santo Spirito, creato nel 1605 da papa Paolo V, è confluito prima nella Banca di Roma e recentemente nel colosso Capitalia, ecc . Con la conquista del Sud, i capitalisti nazionali e internazionali colonizzarono il Mezzogiorno, programmarono lo sradicamento di milioni di emigrati per lucrare sulle loro rimesse, e ai nostri giorni utilizzano il risparmio dei meridionali per le loro speculazioni finanziarie e per l'ulteriore arricchimento delle regioni industrializzate settentrionali.
La storia ufficiale della nascita della nazione e il mito di Garibaldi non
si toccano, così professa Scirocco.
Il mito di Garibaldi in verità, fu già utilizzato nella conquista della Sicilia al fine di creare consenso e seguito all'impresa dei Mille; difatti, fu spacciato dai gattopardi locali e nazionali per l'inviato della protettrice Santa Rosalia, e furono affissi manifesti firmati dal "Salvatore" impostore che promettevano un'equa spartizione della terra ai contadini. Garibaldi, al servizio del conquistatore Vittorio Emanuele II e delle alleanze internazionali, se ne guardò bene dal rispettare gli impegni propagandistici, e con fucilazioni sommarie eseguite da Bixio, represse i contadini siciliani che avevano creduto nel suo mito e che volevano occupare le terre della Ducea Nelson, tenute dei latifondisti inglesi a Bronte.
Gli stessi consoli inglesi residenti in Sicilia distribuirono già dal febbraio 1860 ai contadini due milioni di piastre turche, del valore di circa 500 chilogrammi d'oro, per arruolarli contro i Borboni; la stessa vittoria di Calatafimi richiese un assegno di Garibaldi di quattordicimila lire (70.000 euro attuali), naturalmente il titolo di credito era scoperto e mai onorato.
Durante il combattimento a Palermo del maggio - giugno 1860 i garibaldini
conquistarono il Palazzo delle Finanze, dove erano la Zecca e il Regio Banco;
dopodiché vi prelevarono l'intera cassa di 134.000 ducati (569.500
lire dell'epoca, 2.797.500 euro attuali) di proprietà dei meridionali
e sanarono la loro situazione finanziaria: erano partiti da Genova con sole
94.000 lire dell'epoca (470.000 euro attuali) ben presto terminati, e a
cui erano seguite requisizioni e prestiti richiesti forzatamente ai comuni
occupati che risulta non furono mai restituiti.
Questi i fatti.
Concludiamo il nostro scritto, affermando che l'opera del citato Scirocco
e dei suoi sodali- va scritto a chiare lettere e come risposta alle loro
offese a tutto campo per il colonizzato Sud -, è nella tradizione
di taluni meridionali, veri e propri collaborazionisti dei conquistatori
e dei gruppi dominanti settentrionali e internazionali: essi furono e sono
traditori e denigratori delle ragioni, delle vicende e vite dei contadini-briganti,
dei milioni di emigranti, dei nostri soldati in trincee per guerre coloniali
e imperialistiche, dei disoccupati, di operai e impiegati in industrie e
servizi, di uomini e donne umiliati delle nostre regioni meridionali.
La Storia, quella seria - documentata - reale, non è strumento al
servizio di lotte per il potere e per carriere accademiche.
La Storia ignora - smentisce - disprezza le false ragioni e gli storici
di facciata.
Nino Gernone
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